La lettera di Petrotto al presidente Mattarella. Tema: la Giustizia e il ‘Sistema Montante’

21 ottobre 2019

In una lettera che ci ha inviato, l’autore del volume ‘Il sistema Montante’, Salvatore Petrotto, solleva dubbi sul ruolo esercitato da alcuni magistrati negli anni in cui l’ex presidente di Confindustria Sicilia, Antonello Montante, veniva considerato un paladino dell’antimafia   

“IL SISTEMA MONTANTE’ non è solo il titolo di un libro, del mio libro che potete trovare in tutte le librerie d’Italia e nelle edicole di Catania, Messina, Agrigento, Caltanissetta, Siracusa, Ragusa ed Enna o su Amazon, Ibs.it, ed altre piattaforme di vendita online… E’ una crociata laica, per riaffermare lo STATO DI DIRITTO e quella che il mio più illustre concittadino, Leonardo Sciascia, amava definire GIUSTIZIA GIUSTA”.

Così si apre la lettera che ci ha inviato Salvatore Petrotto, autore del libro Il sistema Montante.

Petrotto ha lanciato più volte appelli alle istituzioni. A cominciare dal presidente della Repubblica, il siciliano Sergio Mattarella. “Appelli – scrive – che gli rivolgo da qualche anno, anche e soprattutto per intervenire nella sua qualità di presidente del Consiglio Superiore della Magistratura (CSM). Quest’ultimo appello lo rivolgiamo anche al vice di Mattarella dentro il cosiddetto CSM, David Ermini, per far luce sul ‘Sistema Montante’, relativamente al coinvolgimento dei 10 magistrati di cui si è occupata, nel 2016, la Procura della Repubblica di Catania”.

“Nel mio libro – scrive sempre Petrotto – in appendice riporto gli atti relativi ai comportamenti, ritenuti ‘discutibili’, ma non penalmente rilevanti, dei 10 magistrati in questione. Caso affrontato dal vecchio CSM, i cui componenti togati (nominati cioè dalla Suprema Corte di Cassazione), come è noto, a causa dello scandalo Palamara, si sono tutti quanti dimessi”.

“Adesso – prosegue Petrotto – vogliamo sapere cosa ne pensa il nuovo Consiglio Superiore della Magistratura dei dieci magistrati che, come riporto nel mio libro, riproponendo un servizio giornalistico di Mario Barresi, pubblicato dal giornale La Sicilia a marzo del 2019, sono stati praticamente, volendo abusare di una certa dose di amara ironia, ‘assolti dall’imputato’ Montante, presso la Procura della Repubblica di Catania. In altri termini, sono stati scagionati e graziati da chi, oggi condannato a 14 anni di reclusione e sotto inchiesta per mafia, li aveva frequentato, in maniera conviviale ed assidua”.

Petrotto ricorda che nei documenti che sono pubblicati nel suo libro “si fa riferimento a raccomandazioni, avanzamenti di carriera e promozioni varie”.

“Vogliamo sapere – scrive Petrotto – se si intende, anche dentro il CSM, riaffrontare il ‘caso Montante’, visto che, tra l’altro, a partire da domani martedì 22 ottobre 2019, comincerà ad occuparsene anche la Commissione Nazionale Antimafia presieduta da Nicola Morra. Per la cronaca, i primi ad essere sentiti saranno i giornalisti Gianpiero Casagni ed Attilio Bolzoni“.

“Vogliamo capire, soprattutto – scrive sempre Petrotto – se ciò che sta emergendo di clamoroso, inquietante ed allarmante per la nostra stessa democrazia… riguarda anche alcuni magistrati siciliani, visto che le presunte compravendite di sentenze, di cui parlano coloro che hanno fatto emergere questi vergognosi ed ignobili reati, con dovizia di prove e documentazioni, sono due avvocati siciliani”.

“Neanche il mio concittadino Leonardo Sciascia, nel suo famoso romanzo Il contesto, si era spinto così tanto in avanti nel descrivere ciò che sta avvenendo oggi, ma che stava probabilmente avvenendo in Italia anche negli anni Settanta, in tempi in cui, ahimè, anche allora, l’amministrazione della giustizia era affidata a giudici” in polemica tra loro.

A questo punto Petrotto si domanda che influenza ha avuto il peso che Montante esercitava nella società siciliana e, in generale, in Italia (non dobbiamo dimenticare che Montante era sostenuto da Confindustria nazionale) sulla Giustizia.

“Scusi se è poco, caro Presidente della Repubblica, nonché presidente del Consiglio Superiore della Magistratura – scrive sempre Petrotto – e caro vice presidente dello stesso organo, il cosiddetto CSM. Vi prego, presidente Mattarella e vice presidente del CSM, Ermini, dite qualcosa, fate qualcosa! Ne va di mezzo… l’esistenza di un minimo di giustizia a favore dei comuni mortali, e la sopravvivenza della nostra stessa democrazia. Aspettiamo una Vostra risposta per ritrovare un po’ di fiducia nelle Istituzioni. Altrimenti è finita per sempre!”.

Una risposta a Petrotto, in realtà, è già arrivata dalla stessa magistratura che ha già inquisito, processato e condannato lo stesso Montante. Per carità, se ci sono responsabilità di magistrati, ben vangano gli accertamenti.

Ma, a differenza della politica, che non si auto-emenda mai – e Montante era anche un politico, visto che Confindustria Sicilia di Montante ha designato nel Governo della Regione propri assessori – la magistratura ha scoperchiato il ‘pentolone’ della gestione dei beni sequestrati e confiscati alla mafia da parte della Sezione delle misure di prevenzione presso il Tribunale di Palermo ai tempi della gestione Saguto e relativo collegio; ha scatenato un terremoto ai vertici della Giustizia amministrativa della Sicilia; e, ne siamo certi, farà luce anche su eventuali anomalia tra Montante e la Giustizia.

 

 

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