Agricoltura

Nuovo appello di Pagliaro agli agricoltori del Sud: “Conservate il grano duro e vendetelo a Natale”

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Il chimico e ricercatore del CNR, appassionato di climatologia – che fino ad oggi non ha sbagliato previsioni, se è vero che il prezzo del grano duro è aumentato – ricorda le previsioni sbagliate dei Tg. E racconta della neve in Argentina e in Russia. A suo dire il prezzo del grano duro salirà ancora. Così invita gli agricoltori a stoccare il prodotto e a venderlo da Natale in poi quando il prezzo sarà elevato. Le previsioni – altrettanto giuste – di Giovanni Cicciarella sul crollo della produzione di olive in Sicilia 

Si sa: gli agricoltori debbono conoscere il clima e, oggi, sono anche un po’ più avvantaggiati grazie alle previsioni climatiche. Conoscere il clima, o meglio, l’andamento del clima su scala planetaria, è un altro grande vantaggio: perché, a seconda del clima, per certe colture, si può capire con mesi di anticipo l’andamento dei prezzi di certi prodotti agricoli: quello che ha fatto negli ultimi mesi Mario Pagliaro, chimico, ricercatore presso il CNR e appassionato di climatologia. Fino ad ora le sue previsioni sul prezzo del grano duro si sono rivelate esatte!

Ieri sono arrivate le nuove previsioni sul prezzo del grano duro di Pagliaro. vediamole insieme.

“Sconcerto fra gli #analisti del mercato del #grano: in crescita inesorabile, settimana dopo settimana. E con l’Argentina sotto la #neve alla soglia dell’estate a Sud dell’Equatore, e con la #Russia già sotto la neve a Settembre non ancora concluso, la #situazione è chiara: le nostre previsioni di prezzi su valori storicamente alti a #Natale, e poi ancora in Primavera diventano ogni giorno più attendibili”.

In effetti, rispetto allo scorso giugno, quando il prezzo del grano duro del Sud Italia era fermo a 18-20 euro al quintale, qualcosa è cambiata: 23-24 euro al quintale in Sicilia, 26 euro al quintale nel resto del Sud. Non è un aumento stratosferico, ma le previsioni di Pagliaro si stanno rivelando esatte. Da quello che abbiamo capito, il mercato internazionale dovrà tenere conto della neve in Argentina e in Russia: quindi in una riduzione dell’offerta: e quando l’offerta si riduce, si sa, il prezzo sale, anche nel Sud Italia oggetto, da anni, di una speculazione al ribasso volute dalle industrie.

“Amici #agricoltori: chi avrebbe dovuto informarvi, non lo ha fatto – scrive Pagliaro -. Ampliate le #semine: scegliete i grani antichi di Sicilia: sono modernissimi, e vi renderanno ancora di più, già a partire dal prossimo anno. Il trend climatico è esattamente il #contrario di quello che viene, appunto, ‘narrato’. Sulle #Alpi nevica a Settembre. Il deserto nella penisola arabica è andato più volte sott’acqua (ancora ieri in #Oman). La richiesta di grano non farà che aumentare: chi, come gli agricoltori siciliani, ha il grano buono, lo conservi. Già se lo vendeste oggi, seguendo i nostri consigli prima del raccolto quando persino il #Tg vi diceva di ‘sovrapproduzione e crollo dei prezzi’, ne avreste grande soddisfazione. Maggiore ancora, la vostra meritata ricompensa, se potrete aspettare ancora”.

Il consiglio di Pagliaro ai produttori di grano duro del Sud Italia e della Sicilia non cambia: non vendete il grano duro di quest’anno, aspettate Natale e, magari, la prossima primavera, quando il prezzo di questo prodotto schizzerà all’insù.

Tra l’altro, se gli agricoltori del Sud Italia non venderanno il grano duro di quest’anno, il prezzo, a maggior ragione, andrà ancora più su!

Vediamo, adesso, di dare un’occhiata ai prezzi del grano duro che leggiamo su AgroNotizie.

Il prezzo del grano duro continua a crescere in tutte le Borse merci del Sud Italia.

“Ismea – leggiamo nell’articolo di AgroNotizie – registra all’origine ulteriori nuovi passi avanti dei prezzi sulle piazze siciliane (+5 euro alla tonnellata) e a Bari (+3 euro alla tonnellata). A Foggia prezzi all’origine stabili e inferiori di due euro rispetto a quelli all’ingrosso. Mentre si tengono su valori superiori alla Borsa merci di Foggia, i prezzi in campagna di Bari (in rialzo) e Matera (in crescita sui minimi). Anche la Borsa merci di Bari il 24 settembre vede prezzi in aumento per il cereale pastificabile nazionale sull’ultima seduta del 17 settembre. Stabili i prezzi del grano duro fino Spagnolo, mentre il Canadese di prima qualità guadagna un altro euro alla tonnellata dopo il forte recupero di 7 euro della seduta precedente”.

Il fatto che il prezzo grano canadese sia in crescita significa che è molto richiesto: e siccome è molto ricco di proteine, significa che è molto richiesto dalle industrie della pasta che, com’è noto, con il grano duro ricco di proteine (leggere glutine) risparmiano su processo di produzione (segnatamente sull’essiccamento della pasta).

Questo ci dice che è meglio non acquistare la pasta industriale, puntando, invece, sulla pasta artigianale prodotta con grano duro locale.

Il nostro è un consiglio che vale, soprattutto, per chi vive nel Sud Italia e in Sicilia, dove non è difficile trovare la pasta artigianale prodotta con grano duro del Sud.

Agli amici del Centro Nord Italia non sappiamo che dire, se non di industriarsi per acquistare la pasta artigianale del Sud presso negozi specializzati, o magari facendosela spedire.

Tornando ai prezzi che leggiamo su AgriNotizie, il mercato del grano duro di Foggia – che è il più importante d’Italia – al 18 settembre di quest’anno, registra un prezzo medio di 26 euro al quintale.

Il mercato del grano duro di Bari, al 23 settembre di quest’anno, registra un prezzo medio di 26,5 euro al quintale.

Il mercato del grano duro di Matera, al 23 settembre di quest’anno, registra un prezzo medio di 26 euro al quintale.

Un po’ più basso il prezzo del grano duro rilevato nel mercato di Campobasso il 16 settembre di quest’anno: 23-24 euro al quintale.

Leggermente più alto rispetto alla media, invece, il prezzo del grano duro rilevato nel mercato di Napoli il 17 settembre: da 17 a 18 euro al quintale.

Per la Sicilia il giornale riporta i dati al 17 settembre dei mercati di Palermo e di Catania, dove i prezzi del grano duro – e questa per noi non è una novità – sono più bassi rispetto alla media del Sud, se è vero che si attestano tra i 23 e i 23,5 euro a quintale. Questo si verifica sia perché in Sicilia la pressione della speculazione al ribasso si avverte di più, sia perché la nostra Isola, come scriviamo spesso, è invasa da grano estero, canadese in testa.

Da qui il nostro consiglio ai siciliani: non solo dovete acquistare pasta prodotta con grano duro siciliano, ma attenti a dove acquistate il pane. Se non avete la certezza che il pane è fatto con grano siciliano, acquistate la farina di grano duro siciliano e il pane preparateloi in casa, come si faceva una volta!

Pagliaro ci regala anche un Ps:

“Ps. Molti amici, e familiari, ci chiedono dunque dell’olio di #oliva: pochi giorni e vi daremo le #previsioni di mercato per questa e pure per la prossima stagione. Al solito, per tutti e liberamente accessibili qui”.

In materia di olio d’oliva qualche anticipazione ve la diamo noi: in Sicilia c’è un ennesimo calo della produzione di olive e, di conseguenza, la produzione di olio d’oliva extra vergine sarà anche per quest’anno contenuta. I prezzi? Come lo scorso anno: da 8 a 10 euro al litro-Kg.

Una particolarità: un nostro amico che fa l’agricoltori dalle parti di Modica, Giovanni Cicciarella, ha previsto, in tempi non sospetti, che anche quest’anno la produzione di olive sarebbe andata giù.

Cicciarella ci ha detto questo la scorsa primavera, quando, dopo la terribile annata 2018, tutti si aspettavano un grande produzione di olive.

Cicciarella, a differenza di Greta e dei gretini, sostiene che il clima è sì cambiato, ma non è cambiato per l’inquinamento e per l’eccesso di anidride carbonica e, in generale, per l’inquinamento: è perché c’è chi fa esperimenti per cambiarlo:

“Succede – dice Cicciarella – che c’è il dubbio che qualcuno abbia deciso di controllare il clima. Controllano il caldo e il freddo. E questo, ovviamente, ha effetti sulle piante e sugli animali”.

Gli scienziati – con buona pace di Greta e di chi non crede nella scienza – ci dicono che l’aumento di anidride carbonica ha poco o nulla a che vedere con il clima: e noi non abbiamo nulla per non credere negli scienziati.

Detto questo, dobbiamo ammettere che avere ascoltato, di presenza, la scorsa primavera, la tesi di una persona – Giovanni Cicciarella – che ci ha anticipato il crollo della produzione di olive quando tutti gli indicatori, in quel momento, davano la produzione di olive in crescita, beh, ci fa un po’ riflettere…

QUI L’ARTICOLO DI AGRONOTIZIE

 

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