Chi ha deciso di ridurre del 90% e oltre i fondi per il sostegno all’agricoltura biologica siciliana?/ MATTINALE 396

10 settembre 2019

Bisogna, in primo luogo, capire se è una decisione dell’attuale Governo regionale, o se è una scelta ereditata dal passato Governo. Dopo di che qualcuno dovrebbe spiegare, sotto il profilo tecnico, perché è stata adottata una decisione del genere. Si vuole forse limitare il cosiddetto Km zero per favorire l’importazione di prodotti agricoli esteri, spesso dannosi per la salute umana? 

Nell’agricoltura siciliana sempre più abbandonata e sempre più disastrata è in atto un’involuzione. La nostra Isola, negli ultimi anni, è diventata – anzi, era diventata – la prima Regione italiana per superficie investita ad agricoltura biologica. Ebbene, nel silenzio generale, nel giro di pochi mesi, ‘qualcuno’ (ma chi?) ha deciso di ridurre di oltre il 90 per cento il sostegno all’agricoltura biologica della Sicilia!

I dati che abbiamo a disposizione, in questa fase, sono frammentari. A noi risulta che – a parte i problemi amministrativi insorti, ad esempio, durante la gestione del Piano di Sviluppo Rurale (PSR) 2007-2013, quando è stato registrato il blocco delle erogazioni in questo settore a causa di scelte errate dell’Amministrazione – fino a un anno fa il sostegno all’agricoltura biologica, a valere quasi per intero sui fondi europei, ammontava a 80-90 milioni di euro all’anno.

Ebbene – non sappiamo se per scelte adottate dal passato Governo regionale, o per scelte adottate dall’attuale Governo – l’intervento in favore dell’agricoltura biologica è stato ridotto a 7-8 milioni di euro all’anno per tutta la Sicilia!

Noi ci siamo occupati spesso dei problemi del PSR Sicilia. Ma questo problema, a nostro avviso, per gravità, li supera tutti. 

La prima cosa da fare – e di questo si dovrebbero occupare i parlamentari regionali, non ha importanza se di maggioranza o di opposizione (per esempio, l’onorevole Vincenzo Figuccia che, con l’UDC, ha organizzato una meritoria manifestazione premiando proprio ieri 11 aziende siciliane che operano nell’agricoltura biologica) – è chiedere ‘lumi’ all’attuale Governo regionale, per capire di chi è la responsabilità di questa involuzione.

Quando scriviamo che non sappiamo se la responsabilità di questa follia amministrativa sia del passato Governo o dell’attuale Governo regionale, facciamo riferimento alla ‘rigidità’ del PSR: non sempre, infatti, in materia di fondi europei destinati all’agricoltura, le scelte adottate dai Governi del passato possono essere cambiate senza il rischio di perdere i fondi. 

Citiamo un esempio: la Misura 4.1 dell’attuale PSR che, semplificando, può essere definita per interventi sull’ambiente. Ebbene, il passato Governo regionale di centrosinistra ha operato una scelta che noi riteniamo molto discutibile. Fino a prima dell’avvento del Governo di Rosario Crocetta gli agricoltori potevano presentare progetti fino a un milione e mezzo di euro; il Governo di centrosinistra ha innalzato la soglia, portandola da un milione e mezzo a 5 milioni di euro!

E’ chiaro che innalzando la soglia di oltre due terzi si favoriscono le grandi aziende (magari aziende non siciliane che sono venute ad investire in Sicilia: chissà…) a scapito delle piccole aziende. Ebbene – questa è la vera notizia – se l’attuale Governo regionale volesse riportare la soglia a un milione e mezzo di euro rischierebbe di far perdere i fondi (che, a differenza di quanto avviene con il Fondo Europeo di Sviluppo Regionale, non potrebbero essere recuperati con rendicontazioni fantasiose o rococò: si perderebbero e basta!).

Insomma, per dirla in breve, bisogna capire chi ha disposto una riduzione così drastica dei fondi a sostegno dell’agricoltura biologica.

Se la prima cosa da capire è quale Governo regionale ha adottato questo provvedimento, a nostro modesto avviso folle, la seconda domanda da porsi e porre è: gli agricoltori siciliani che operano nel settore ‘Bio’ sono stati coinvolti, o la decisione è stata presa autonomamente dagli uffici dell’assessorato regionale all’Agricoltura?

La terza domanda è: cos’è che giustifica, sotto il profilo strettamente tecnico, una scelta del genere?

Sappiamo benissimo che dietro ogni scelta amministrativa – anche ‘tecnica’, come nel caso delle drastica riduzione del sostegno all’agricoltura biologica – c’è un’opzione politica. Ma la politica, una volta che ha adottato una scolta ‘tecnica’ così importante, la deve motivare sotto il profilo tecnico: e deve, possibilmente, essere convincente.

In un momento storico contrassegnato dagli effetti nefasti della globalizzazione dell’economia ‘ammazzare’ l’agricoltura biologica è una follia!

Basta recarsi un un grande centro commerciale per rendersi conto che siamo letteralmente ‘bombardati’ da frutta, verdura e ortaggi che arrivano da chissà dove prodotti chissà come. ormai da anni si ‘ragione’ sul cosiddetto Km zero e scopriamo che in Sicilia si sta smantellando l’agricoltura a Km zero in biologico?

L’agricoltura biologica dovrebbe essere un’agricoltura senza pesticidi. Un’agricoltura che tutela l’intero ecosistema agricolo, sfruttando la naturale fertilità del suolo, che viene favorita con interventi limitati. Il tutto promuovendo la cosiddetta biodiversità presente nell’ambiente, escludendo categoricamente l’utilizzo di prodotti di sintesi e gli organismi geneticamente modificati.

Nell’agricoltura biologica sono importanti gli aspetti agronomici.

La fertilità del terreno viene salvaguardata utilizzando soltanto fertilizzanti organici. Valorizzando le rotazioni colturali (le colture che si alternano da un anno all’altro, con riferimento, ovviamente, alle culture erbacee: per esempio, il grano e la fava).

Molto importante è anche il mantenimento e, là dove è possibile, della struttura dei terreni agricoli.

Altro elemento importante – se non centrale – dell’agricoltura biologica è la lotta alle avversità delle piante: quindi la lotta ai microrganismi di origine fungina, la lotta contro gli insetti che distruggono piante e frutti, la lotta contro batteri e virus.

L’agricoltura biologica riguarda anche la zootecnia, cioè l’allevamento di animali. Che vanno allevati con tecniche rispettose dell’ambiente e della salute degli animali e, quindi, dell’uomo. Va da sé che gli animali debbono essere nutriti con prodotti che non contengono pesticidi. Per le cure di particolari malattie si dovrebbero utilizzare rimedi omeopatici e fitoterapici (cioè piante, ovviamente prive di pesticidi). I medicinali allopatici (leggere medicina tradizionale) dovrebbero essere utilizzati nel rispetto dei regolamenti.

Volendo fare un riferimento storico, possiamo affermare che l’agricoltura biologica affonda le radici nell’agricoltura precedente alla ‘rivoluzione chimica’ degli anni ’70 del secolo passato, quando per combattere le malattie che colpivano le piante si utilizzavano soltanto prodotti naturali. Insomma, niente prodotti chimici di sintesi. E niente esternalità negative, cioè inquinamento dell’ambiente.

Questo modo di fare agricoltura è costoso. Un agricoltore deve spendere di più per produrre meno.

Semplificando, nell’agricoltura tradizionale per eliminare un parassita si spende 10. Nell’agricoltura biologica per eliminare, o limitare, la presenza dello stesso parassita si spende il doppio, certe volte anche il triplo.

Nell’agricoltura biologica la produzione si riduce sensibilmente, in ragione dell’andamento climatico e di altri fattori. E non sempre il prezzo giustifica appieno le spese sostenute e le produzioni – modeste – ottenute.

Però sono prodotti agricoli sani, che non creano problemi alla salute umana.

Per questo l’agricoltura biologica va sostenuta.

Riusciremo a capire cosa sta succedendo in Sicilia in questo settore?

P.s.

A proposito della Misura 4.1 la sinistra siciliana si conferma quella che è: una finta sinistra che, a tutti i livelli, va tenuta lontana dal Governo della cosa pubblica fino a rinnovamento integrale di tutta la sua fallimentare e compromessa classe dirigente. E questo vale per la Regione siciliana, ma anche per i Comuni.  

 

 

 

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