Sul Titanic

Il Movimento 24 agosto ‘sbarca’ in Sicilia: tutti insieme per il rilancio del Sud

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Ieri, a Marineo, in provincia di Palermo, primo incontro per promuovere la nascita del futuro soggetto politico del Sud che per ora si chiama Movimento 24 agosto. Una giornata di lavori focalizzando i tanti problemi economici e sociali della Sicilia. Agricoltura, trasporti, questioni tributarie. Dibattito appassionato. E tanti spunti in vista della nascita del nuovo Movimento del Sud previsto tra circa un mese a Cosenza. Tra i presenti il senatore Saverio De Bonis arrivato dalla Lucania 

Da ieri il Movimento 24 agosto è ufficialmente ‘sbarcato’ in Sicilia. Nato, per l’appunto, lo scorso 24 agosto nel Parco della Grancia di Potenza, quello che si accinge a diventare il nuovo soggetto politico del Sud mette radici anche nella nostra sempre più disastrata Isola (la fondazione vera e propria si terrà tra un mese a Cosenza, quando sarà dichiarata la nascita ufficiale del movimento, con logo, nome definitivo, statuto e programma politico).

Quanto sia disastrata la Sicilia di oggi l’abbiamo raccontato stamattina, se è vero che il senatore Saverio De Bonis, ieri, è arrivato all’appuntamento a Marineo – dove si è tenuto il primo incontro per promuovere la futura nascita del nuovo soggetto politico – con oltre due ore di ritardo. Motivo: è rimasto ‘intrappolato’ nella strada a ‘scorrimento veloce’ (si fa per dire!) Palermo-Agrigento. Cose ‘normali’ della sicilia di oggi abbandonata dallo Stato.

Ma, problemi logistici a parte (alcune strade disastrate e altre chiuse hanno determinato ritardi e assenze), la partecipazione a questo incontro promotore del nuovo soggetto politico del Sud è stata bella, appassionata e ricca di spunti culturali, politici, economici e sociali. I lavori si sono svolti nei locali delle Cantine Buceci di Marineo, picco centro della provincia di Palermo. Sotto la regia, mettiamola così, di chi ha organizzato l’evento: e cioè di Franco Calderone, imprenditore agricolo, titolare dell’azienda alla quale fanno capo, appunto, le Cantine.

I lavori sono cominciati con un po’ di ritardo perché i partecipanti, dovendo arrivare da tutta la Sicilia in automobile, hanno dovuto affrontare i già citati problemi di viabilità. E’ stata così l’occasione per scambiare qualche idea tra persone che si vedevano per la prima volta: cosa sempre interessante, per un giornalista.

Così, tra una chiacchierata e l’altra, abbiamo appreso notizie che ci hanno fatto sorridere. Una è veramente paradossale e dà l’esatta misura dello ‘spirito kafliano’ che contraddistingue l’amministrazione della Regione siciliana.

Abbiamo appreso che, per piantare alberi in Sicilia, occorre la Valutazione di impatto ambientale (Via)! Invece di agevolare la vita a chi intende incrementare la presenza di verde nella nostra Isola, l’amministrazione regionale gli chiede la Valutazione di impatto ambientale! Mentre a Palermo il Comune vorrebbe realizzare sette nuove tratte di Tram e una impressionante sfilza di parcheggi – ‘cementificando’ la via Libertà, cioè la via più nota del capoluogo della Sicilia – senza controlli ambientali! (1)

Il senatore Saverio De Bonis – che lo ricordiamo è stato eletto nel Movimento 5 Stelle, ma è stato messo alla porta per eccesso di indipendenza – ha ricordato i tanti voti presi dai grillini nel Sud.

“Ma il Movimento 5 Stelle – ha detto De Bonis – in Italia e, in particolare, nel Mezzogiorno ha dimostrato, nei fatti, di essere un grande bluff. Così abbiamo deciso di difendere il nostro Sud mettendoci la faccia. Contro le discriminazioni che, ancora oggi, i governi nazionali esercitano nei confronti del Meridione. La nostra parola d’ordine è e sarà una: equità”.

De Bonis ha parlato del Movimento che si sta strutturano e che, come ricordato, verrà presentato ufficialmente tra circa un mese. “Per ora – ha aggiunto – stiamo lavorando alla carta dei principi. Quello che posso dire è che siamo ottimisti. Ricordiamoci che nel Sud siamo circa 20 milioni di abitanti. A cui dobbiamo aggiungere altri dieci milioni di meridionali tra chi è emigrato nel Centro Nord Italia e chi è vive fuori dall’Italia”.

Su questo punto è sorto un interessante dibattito. I meridionali che vivono nel Centro Nord Italia sosterranno il nuovo soggetto politico?

Pippo Reina, già parlamentare nazionale, già sottosegretario, ha ricordato la sua esperienza nel Movimento per l’Autonomia (MpA). Ha detto che questa esperienza – cioè il tentativo di coinvolgere i meridionali che vivono nel Centro Nord Italia è stato tentato dal Movimento per l’Autonomia con scarso successo.

Di diverso avviso il padrone di casa, il citato Franco Calderone, che invece ha ricordato che sì, è vero, il tentativo è stato fatto: ma è stato fatto troppo in fretta e un po’ alla carlona:

“A me risulta che in quegli anni – ha ricordato Calderone citando la sua esperienza personale – erano tanti i meridionali che vivevano nel Centro Nord Italia che ci contattavano chiedendoci: ‘Ma che fine ha fatto il Movimento per l’Autonomia?’. La verità è che quel’esperienza è stata fatta con poca convinzione. Io la penso come il senatore De Bonis: con un progetto politico e culturale chiaro noi saremo in grado di presentare le nostre liste anche nel Centro Nord Italia e di coinvolgere tanti cittadini del Sud che vivono da quelle parti”.

Alcuni momenti dell’incontro di ieri sono stati, come dire?, un po’ ‘elettrici. Questo è avvenuto quando il citato Pippo Reina ha tirato in ballo il Ponte sullo Stretto di Messina, argomento che, da sempre, divide: c’è chi è favorevole, c’è chi è contrario.

Reina si è detto favorevole al Ponte. Ed è arrivato a questa conclusione dopo un intervento articolato. Ha parlato della fiscalità compensativa. E ha ricordato che, spesso, a votare contro i provvedimenti in favore del Sud sono proprio i parlamentari nazionali meridionali (e questo non ci stupisce: ricordiamo che nella passata legislatura i parlamentari nazionali di centrosinistra hanno votato a favore di una legge che penalizza la Sicilia: si tratta del secondo ‘Patto scellerato’ Renzi-Crocetta: fatti avvenuti nel 2016: sinistra e ‘ascarismo, in Sicilia, sono spesso ‘sinonimi’…).

L’ex sottosegretario è arrivato al progetto del Ponte di Messina dopo una digressione sulla movimentazione delle merci:

“Senza il Ponte – ha detto – la Sicilia non potrà avere l’alta velocità ferroviaria e non potrà mai movimentare le merci”.

Il ragionamento di Reina, alla fine, è semplice: il Ponte di Messina non serve per gli automobilisti, per per potenziare il trasporto merci su rotaia: fattore indispensabile se si vuol far diventare la Sicilia un luogo di passaggio delle merci.

Una tesi che non ha convinto Massimo Fundarò, già parlamentare nazionale dei Verdi, che del Ponte di Messina, come del resto quasi tutti gli ambientalisti, non ne vuole nemmeno sentire parlare.

Ne è venuto fuori un battibecco piuttosto acceso sulla fattibilità dell’opera e sulla sua eventuale utilità: e questo ci sta, perché la passione è comunque segno di partecipazione.

(In verità anche lo scrittore siciliano Gesualdo Bufalino non sembrava molto convinto del Ponte sullo Stretto di Messina: ”

Con tutto ciò, come negare l’esistenza del tumore Sicilia e delle sue minacciose metastasi d’esportazione? E’ un morbo vecchio di secoli, ma non saranno né la segregazione né l’ aggregazione a salvarcene: né una chirurgia che ci amputi, né un ponte che ci concilii. Occorrono cure diverse, e io dico timidamente: libri e acqua, libri e strade, libri e case, libri e occupazione. Libri).

Gerlando Argento, classe 1976, agronomo, arrivato da Trabia, ha manifestato la speranza che ai suoi figli non vengano insegnate, sull’Italia, le cose che hanno insegnato a lui: “Al liceo – ha detto – ci hanno insegnato che Garibaldi è stato un eroe, che ha liberato la Sicilia, che ha salvato l’Italia. Non solo. Sono cresciuto con appiccicati addosso i luoghi comuni sui meridionali vagabondi, la solita storia degli operai della Forestale che non fanno nulla eccetera eccetera. Ecco, io vorrei che alle mie figlie vengano insegnare altre cose. Ed è per questo che oggi sono qui: perché mi affascina l’idea di poter fare qualcosa di diverso e, possibilmente, di utile per la mia terra”.

Aldo Bertolone, ieri, è arrivato a Marineo da Ragusa. Con le strade siciliane di oggi un bel viaggio… Di mestiere fa l’imprenditore agricolo. Produce il pomodorino di Pachino e ortaggi.

Ragusa e Siracusa sono due province siciliane dove l’agricoltura, se sostenuta dalle infrastrutture – trasporti in primo luogo – potrebbe dare risultati eccezionali. Ma le infrastrutture non ci sono. E l’aeroporto di Comiso, provincia di Ragusa, che tante speranze aveva acceso, fino ad oggi è stato una elusione.

Eppure un aeroporto in queste zone serve. “Perché senza un aeroporto – ha tagliato corto Bertolone – è impossibile spedire i pomodoro ciliegino a San Pietroburgo”.

In compenso, il ciliegino, a San Pietroburgo, ce lo portano altri: magari facendolo passare per “Pomodoro ciliegino di pachino”: magari è prodotto in Africa dalle multinazionali che si impossessano di enormi distese di terreni utilizzando la manodopera a basso costo africana: magari coltivando i ciliegini a colpi di pesticidi dannosi per la salute umana: tanto chi li controlla?

In Italia non ci sembra che i controlli sui pesticidi brillino, in Sicilia controlli non ce n’è per definizione, a San Pietroburgo non sappiamo…

Il caos che oggi imperversa nel mondo prodotti agricoli è stato segnalato dal citato Gerlando Argento, che ha ricordato un’esperienza fatta con alcuni suoi amici. Si sono messi a produrre funghi in Sicilia. Ma si sono accorti che dovevano fronteggiare la concorrenza di un’azienda ‘siciliana’ che lavorava, però, con i funghi che arrivavano dal Vietnam, naturalmente a prezzi più bassi…

Storia non certo nuova, per i lettori de I Nuovi Vespri, se è vero su questo problema dei guasti provocati all’agricoltura siciliana (e alla salute delle persone) dalla globalizzazione dell’economia abbiamo scritto centinaia di articoli!

Alessandro Dagnino, avvocato tributarista, ha raccontato la sua esperienza di un professionista che è andato controcorrente. Di solito, in Sicilia (e forse anche nel resto del Sud), vige un adagio che così recita:

“Cu nesci arrinesci”. 

Chi lascia la Sicilia – o chi lascia il Sud – trova lavoro e magari fortuna. E magari anche soddisfazioni professionale.

Alessandro Dagnino ha aperto lo studio a palermo con alcuni colleghi. Oggi in studio sono in settanta. E, partendo da palermo, hanno aperto studi a Roma, a Milano e in Macedonia. E presto avranno anche una sede a New York.

Dagnino tiene una rubrica sul quotidiano on line Live Sicilia. Dove si occupa proprio di questioni fiscali. Ieri ha fornito spunti molto interessanti per quello che sarà il nuovo soggetto politico del Sud. Ha spiegato che, oggi, in Italia, il sistema fiscale favorisce le grandi imprese. E poiché le grandi imprese, in maggioranza, sono localizzate nel Nord, ecco che, pur in presenza di legislazione uniforme per tutto il Paese, l’economia del Nord si avvantaggia.

Lo stesso discorso vale per le medie aziende: sono le aziende con un numero di dipendenti che va da 50 a 499. In Italia ce ne sono 3 mila e 600. Di queste, appena 300 circa sono del Sud e solo 31 hanno sede in Sicilia.

“Siamo davanti – ha detto l’avvocato Dagnino – a una distorsione territoriale implicita”.

Quindi l’idea, per il Sud, di valorizzare le Reti d’impresa: che consentono alle aziende di operare con un marchio comune, mantenendo il controllo delle società.

Salvatore Petrotto ha ricordato la sua esperienza di sindaco di Racalmuto, il paese di Leonardo Sciascia. E se è stato Sciascia, per primo, a svelare l’impostura dei “Professionisti dell’antimafia”, è toccato proprio a Petrotto subire lo scioglimento del suo Comune “per mafia”: e nessuno ha mai levato dalla testa a Petrotto di essere stato messo da parte dal potere (che in quegli anni, in Sicilia, si identificava proprio con i “Professionisti dell’antimafia”) per essersi opposto a chi voleva – e poi ha fatto – affari con l’acque i rifiuti.

Armando Melodia, presidente di Siciliani Liberi, pur apprezzando l’iniziativa messa in campo per provare a far contare di più il Sud in Italia (del resto, se è venuto a Marineo il motivo non poteva che essere questo), ha detto che la Sicilia mantiene sempre la sua specificità: l’Autonomia (che in realtà, nelle parti finanziarie e non soltanto finanziarie non è mai stata applicata) e il sogno di quei siciliani che vanno oltre l’autonomia, magari penando alla Catalogna (che, in verità, chiede da anni l’indipendenza senza molto successo).

Insomma, Siciliani Liberi (per la cronaca era presente anche il segretario politico, Ciro Lomonte) che ha seguito con attenzione i lavori) mantiene la propria vocazione indipendentista, anche se darà una mano all’iniziativa.

Ascoltando l’intervento di Melodia, Giampiero Milone, arrivato da Bari, si è chiesto e ha chiesto: ma non è che sollevando, in Sicilia, il tema dell’Autonomia finiamo con il dare forza alle Regioni del Nord – Veneto, Lombardia e Emilia Romagna – che chiedono l’Autonomia differenziata a scapito del Sud?”.

Domanda assolutamente legittima, anche perché il Governo Conte bis di grillini e PD non solo ha mantenuto l’Autonomia differenziata chiesta dalle Regioni del Nord nel programma, ma – addirittura! – all’inizio non c’erano nemmeno i Lep, i Livelli essenziali delle prestazioni, che Conte e compagni hanno poi inserito di corsa dopo le proteste del Sud, in testa la pagina Facebook Terroni di Pino Aprile, che non a caso ha chiesto: “Nasce un altro Governo contro il Sud?”. 

Marcello La Scala è arrivato da Agrigento. Con molta probabilità, vanta un record: è stato tra i primi a capire, come si usa dire, di che ‘pasta’ sono fatti i grillini. Ha raccontato la sua breve esperienza di consigliere comunale eletto ad Agrigento nel Movimento 5 Stelle.

“Il primo impegno avrebbe dovuto essere la moralizzazione della vita pubblica – ha raccontato -. Ma appena entrato in Consiglio comunale ho scoperto che di questo argomento, a cominciare dalle indennità dei consiglieri comunali, non si doveva nemmeno parlare. L’argomento era servito solo per acchiappare voti. Mi sono dimesso”.

Sì, si è dimesso da consigliere comunale di Agrigento, Marcello la Scala. E dalla sua esperienza ha voluto dare un consiglio:

“Attenzione alla scelta delle persone”.

Tema che ha trattato anche da Cosimo Gioia, produttore di grano duro nell’entroterra della Sicilia.

“Attenzione alla selezione di quella che dovrà essere la classe dirigente di questo nuovo soggetto politico – ha detto Gioia -. Nel mio settore, l’agricoltura, negli ultimi anni, ho provato di persona l’inadeguatezza di chi va a da eletto nelle istituzioni parlamentari. A me è capitato di porre un problema e di sentirmi rispondere: ‘Vabbé, facciamo una chat…”.

Ha risposto al volo il già citato De Bonis:

“Gioia pone un problema serio. Le competenze, nei vari ambiti, non possono mancare. Ma c’è una questione in più: dobbiamo porre grande attenzione a chi si avvicinerà al Movimento. Perché ci saranno quelli che cercheranno di riciclarsi”.

Tra gli altri intervenuti, Bartolomeo Sammartano, anche lui imprenditore agricolo: produce meloni e fichi d’India in biologico.

Giuseppe Cangelosi, anche lui imprenditore agricolo.

Lorenzo Martinelli, ex Guardia di Finanza, tra i protagonisti dell’esperienza dei Forconi.

Roberto Carchia, agronomo, esponente di GranoSalus, arrivato da Bari, che i nostri lettori conoscono per il suo puntuale intervento al Senato sulla questione del grano duro del Sud.   

Alla fine dei lavori, colazione offerta dalle Cantine Buceci: pane con olio extra vergine di oliva, formaggio e il vino di casa.

Quindi la video telefonata a Pino Aprile per un brindisi virtuale: più meridionali di così è impossibile!

 

(1) Lo sappiamo: viene da ridere. E’ impensabile, in un Paese civile ‘cavillare’ sui controlli ambientali preventivi a fronte di sette tratte di Tram, con relativa ‘cementificazione’ della via più importante della città, più una sfilza di parcheggi multipiano e sotterranei. Però, poi, quando scopriamo che c’è un ricorso al TAR Sicilia (Tribunale Amministrativo Regionale) contro e che i giudici amministrativi non hanno sospeso il provvedimento amministrativo del Comune perché non ha prodotto ancora danni, passa la voglia di ridere. 

Certo, il TAR Sicilia deve ancora entrare nel merito di questa incredibile storia: e noi la seguiremo con attenzione. Ma noi siamo molto pessimisti: non a caso abbiamo già scritto cosa pensiamo della Giustizia amministrativa della Sicilia: e non abbiamo cambiato opinione.  

Foto tratta da Meteo Palermo

 

 

 

 

 

 

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