Sei un giovane siciliano emigrato e vuoi tornare a Ferragosto in Sicilia? Paga 500 euro di biglietto aereo (sola andata)!/ MATTINALE 373

18 agosto 2019

Ecco una nuova forma di colonialismo sulla pelle dei giovani studenti siciliani o giovani emigrati, sempre siciliani, che decidono di tornare in Sicilia per il Ferragosto: biglietto aereo di sola andata al ‘modico’ costo di 500 euro! Il problema è generale: infatti, qualunque siciliano che deve recarsi d’urgenza nel Centro Nord Italia deve pagare 500 euro in media. Ci vorrebbe una compagna aerea siciliana, ma…

La chiamano “l’imposta sul rientro”. Ma forse la dizione più esatta è la “Tassa sul giovane terrone che torna in Sicilia”. La notizia la leggiamo sul Giornale di Sicilia on line e a noi sembra molto importante:

“In Sicilia, come ogni anno in estate, è boom di presenze: da Palermo a Catania per passare da San Vito lo Capo a Taormina, la Sicilia sorride per un turismo che cresce. C’è però una tassa, in Italia, che colpisce migliaia di lavoratori e ben 52mila studenti siciliani: è ‘l’imposta sul rientro’. In estate in molti tornano sull’Isola ma spesso i biglietti aerei hanno un costo decisamente elevato e se ad agosto si vuole tornare in Sicilia, per esempio da Milano, il costo del biglietto supera anche i 500 euro”.

Pensate un po’: 52 mila studenti siciliani che tornano in Sicilia e, per i biglietto di sola andata, pagano 500 euro. Basta fare una semplice moltiplicazione! “Così diventa tutto più complicato – commenta il presidente di Assoimpresa Mario Attinasi – ci sono costi molto salati per un biglietto di sola andata per la Sicilia”.

La fregatura, per i siciliani, è organizzata in modo ‘scientifico’. E’ noto a tutti che, prenotando il viaggio sei mesi prima, si risparmia un bel po’ di soldi. Ma guarda caso, quella che è una regola generale non funziona per la Sicilia:

“Anticipare l’acquisto non serve quasi a nulla – conclude l’articolo del Giornale di Sicilia -: se il 6 gennaio si prova già a comprare un Milano-Catania o Milano-Palermo per la settimana di Ferragosto, il costo passa da una media di 90 euro a circa 300 euro, solo andata”.

Il problema del costo eccessivo dei biglietti aerei, in Sicilia, non è nuovo. E non riguarda solo gli studenti, ma tutti i siciliani. Anche se, come ora proveremo a illustrare, ‘strozzare’ gli studenti e, in generale, i giovani siciliani che a Ferragosto provano a rientrare in Sicilia è il grande business organizzato sulla pelle dei siciliani.

Cominciamo con lo scenario generale.

Nel giugno scorso abbiamo raccolto la protesta di un agricoltore siciliano, Cosimo Gioia, costretto a recarsi a Roma per questioni burocratiche.

“Devo andare a Roma negli uffici dell’AGEA, perché in Sicilia, a differenza di altre Regioni italiane, per i pagamenti in agricoltura, non c’è un’agenzia che opera nel nostro territorio. O meglio, avrebbe dovuto esserci, ma non c’è. Ebbene, volete sapere quando devo pagare un biglietto aereo andata e ritorno Palermo-Roma? Circa 450 euro! Ho cercato in più siti: siamo lì: da 430 a 450 euro. Attenzione: questo non è un problema che riguarda me in quanto imprenditore agricolo siciliano: è un problema che riguarda tutti i siciliani che debbono recarsi fuori dalla Sicilia con urgenza. Anche nei trasporti aerei ci fanno pagare il fatto di vivere in Sicilia”.

Biglietto ‘salato’, insomma, per chi, dalla Sicilia, deve prendere un aereo per Roma, per Milano e, in generale, per qualunque città del centro Nord Italia.

Tutto questo avviane non mentre opera una sola compagnia di bandiera in regime di monopolio, come avveniva nel passato, ma in presenza di tante compagnie aeree, che hanno capito che, adottando questo metodo, si guadagnano un sacco di soldi!

In Sicilia vivono oltre 5 milioni di persone. E sono ovviamente tantissimi i cittadini siciliani che in uno o più momenti dell’anno, hanno bisogno di recarsi d’urgenza a Roma, a Milano (queste sono le due mete più richiesta) o in qualunque altra città del Centro Nord Italia. Cittadini comuni, imprenditori, malati.

Una manna per chi aspetta al varco i siciliani che hanno bisogno di prendere un aereo con urgenza!

Pensate un po’ che stranezze: acquistando il biglietto due o tre mesi prima, dalla Sicilia si raggiungono tante capitali europee con una media di 50 euro. Ma se un siciliano ha l’esigenza di recarsi d’urgenza a Roma o a Milano, o se uno studente o un giovane emigrato, sempre siciliano, decide di tornare a Ferragosto in Sicilia deve pagare 500 euro!

E’ o no, questa, un’impostazione colonialista del trasporto aereo alla quale partecipano allegramente tante compagnie aeree?

Impossibile fare un paragone con altri luoghi europei. Perché dalla Sicilia, come del resto da tutto il Sud Italia, oggi, l’emigrazione dei giovani sembra inarrestabile. Il fenomeno, lo ribadiamo, riguarda tutto il Mezzogiorno, ma forse in Sicilia è più accentuato.

Alle difficoltà che ogni anno illustra la SVIMEZ, la Sicilia ha dovuto fronteggiare una pesantissima ‘stretta’ operata dallo Stato centrale a partire dal 2015. Pensate che la Regione siciliana, ancora oggi, versa ogni anno allo Stato, per il risanamento dei conti pubblici un miliardo e 340 milioni di euro (in realtà, non c’è alcun risanamento dei conti dello Stato: si tratta, infatti, dei soldi che lo Stato italiano deve reperire per pagare gli interessi sul debito pubblico che ‘viaggiano’ tra 70 e 90 miliardi all’anno!).

Un contributo, quello imposto da Roma alla Regione siciliana, che è appena di qualche centinaio di milioni inferiore a quello della Regione Lombardia, che ha quasi il doppio degli abitanti della Sicilia e un reddito pro capite di gran lunga più elevato!

A questa si aggiungono altre penalizzazioni operate sempre dallo Stato per ridurre l’Autonomia finanziaria della Regione siciliana. 

In questo scenario, ormai da qualche anno, molti studenti siciliani, finito il liceo, se se lo possono permettere, vanno a frequentare l’università fuori dalla Sicilia. E hanno ragione: le università siciliane costano tantissimo (a Palermo, ad esempio, i servizi per il trasporto pubblico sono carenti e costosi, e se gli studenti si spostano con le auto debbono pagare esosi parcheggi). Tra l’altro, per motivazioni clientelari, le università siciliane sono state appesantite da strutture altrettanto costose (gli Enti per il diritto allo studio, detti Ersu).

Risultato: i copiosi fondi regionali per il diritto allo studio, invece di sostenere gli studenti, sostengono le ‘strutture’…

Non conosciamo bene quale sia la situazione in tutte le università siciliane (oltre all’università di Palermo ci sono le università di Catania, Messina ed Enna, più le università private), ma a Palermo lo scenario universitario non è allettante: tant’è vero che le università del Centro Nord Italia a Palermo si auto-promuovono con la pubblicità cartellonistica.

Economia disastrata, disoccupazione alle stelle, giovani diplomati che vanno a frequentare le università nel Centro Nord Italia, giovani laureati in Sicilia che emigrano, giovani anche non laureati che lasciano lo stesso l’Isola in cerca di lavoro (in media, nel complesso, sono 20 mila all’anno i giovani che lasciano la Sicilia).

E’ chiaro che, se questa gran massa di Siciliani della nuova diaspora, a Ferragosto, decide di tornare in Sicilia, con 500 euro a biglietto aereo di sola andata il business è più che assicurato… 

Che fare? Ci vorrebbe una compagna aerea siciliana. Ci provarono, alla fine degli anni ’80 del secolo passato, l’allora presidente della Regione siciliana, Rino Nicolosi, e l’allora commissatrio degli enti economici regionali, Francesco Pignatone. Ma gli ‘ascari’ (leggere i siciliani venduti gli interessi del Nord) bloccarono tutto.

Ci ha provato nella seconda metà degli anni ’90 – e per un certo periodo di tempo ci è anche riuscito, unico siciliano che ha vinto le resistenze ‘ascare’ sempre pronte a tarpare le ali alla Sicilia – Luigi Crispino. Ha resistito dal 1994 al 2002, ma poi ha dovuto cedere.

Gli ‘ascari’ non hanno le ali e le tagliano inesorabilmente ai siciliani che provano a volare…

 

QUI L’ARTICOLO DEL GIORNALE DI SICILIA ON LINE 

 

 

 

 

 

 

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