Tonno ‘sgombroide’, pane e pasta con grano canadese, limoni esteri con buccia al veleno… /MATTINALE 305

9 giugno 2019

La Sicilia è ancora padrona del proprio mare? No. Ci dobbiamo sorbire le trivelle e non possiamo riesumare le tonnare tradizionali. Il grano deve essere canadese. La frutta estiva deve arrivare dal Nord Africa e pazienza se non ha sapore. E i limoni? Esteri. Ma almeno ci avvertono di non mangiare la buccia per evitare di avvelenarci… Intanto un articolo di GIFT, Great Italian Food Trade ci ricorda gli effetti nefasti del cibo-spazzatura sulla nostra salute

Così abbiamo scoperto che il tonno che circola in questi giorni nelle città siciliane è quasi tutto pescato illegalmente. E che può essere dannoso per la nostra salute (QUI IL NOSTRO ARTICOLO DI IERI). Abbiamo anche appurato che qualcuno (ma chi?) non vuole che a Favignana riapra la tonnara tradizionale. Non c’è da stupirsi: se nell’Isola che ai tempi dell’antica Roma era il “Granaio d’Italia” ci costringono a mangiare grano canadese, beh, di cosa ci dobbiamo stupire?

Il Tonno Rosso del Mediterraneo ormai è il grande affare che altri debbono gestire. Gli esemplari di Tonno Rosso del Mediterraneo, dai tempi dei Fenici, tra Maggio e Giugno, passano dai mari della Sicilia per andare a riprodursi. E, infatti, dall’antichità, nella nostra Isola, da Milazzo a Palermo, da Trapani a Sciacca, dalle coste del Ragusano fino a Vendicari era tutto un fiorire tonnare.

E oggi? Anche per il tonno il mare siciliano non è più della Sicilia. La montagna di soldi che circola attorno al Tonno Rosso del Mediterraneo – il più richiesto dal mercato giapponese, che lo paga ad un prezzo otto-dieci volte superiore al prezzo del tonno fresco delle nostre contrade – ci ha praticamente estromessi dal grande affare. Qualche briciola ce la lasciano. Ma senza esagerare.

E, soprattutto, evitiamo la pretesa di montare le vecchie tonnare. Smettiamola, in Sicilia, di pensare di poter pescare liberamente e di poter esercitare, liberamente, l’agricoltura.

Abbiamo citato il caso del grano, altro grande affare: per il Canada che lo esporta in Italia naturalmente, non certo per i siciliani e, in generale, per i meridionali, che debbono smetterla di produrre grano duro. E se non lo vogliono capire, ebbene, ci pensano loro, i ‘Signori della globalizzazione dell’economia’, a farlo capire agli agricoltori del Sud Italia, bloccando il prezzo del grano duro a 18-20 euro al quintale, tra-quattro euro in meno del costo di produzione.

E’ così da due anni, forse da tre anni. E’ così da quando in Italia c’era il Governo di centrosinistra a ‘trazione’ PD, il partito più antimeridionale della storia della Repubblica italiana.

Ed è così anche da quando in Italia c’è il Governo Giallo-Verde, cioè da un anno. Il Ministro leghista delle politiche agricole, Gian Marco Centinaio, sul grano duro (ma non soltanto sul grano duro) ha confermato la linea politica antimeridionale del PD (volete che un leghista non vada a nozze con gli antimeridionali?). E i grillini? Devono “approfondire” (così rispondono i grillini quando, sulla rete, gli si chiedono ‘lumi’ sulle contraddizioni del Movimento).

Il problema è che mentre i ‘medici’ del Movimento 5 Stelle ‘studiano’, come si usa dire dalle nostre parti, ‘u malatu sinni va

Più volte, in questo sito, parliamo di Dieta Mediterranea. O meglio, dell’ipocrisia che, in Sicilia, è stata costruita attorno alla Dieta Mediterranea. Si celebrano convegni, si assumono impegni, si annunciano iniziative: Dieta Mediterranea di qua, Dieta Mediterranea di là e bla bla bla.

Dopo di che, mangiare il tonno fresco tra Maggio e Giugno, dalle nostre parti, significa rischiare di beccarsi la Sindrome sgombroide (QUI SE VOLETE APPROFONDIRE LA QUESTIONE).

La pasta? Ormai è una gara a mangiare quella fatta con il grano siciliano e non canadese: e non è una gara facile: anzi (QUI TROVATE UNA SERIE DI ARTICOLI SU DOVE TROVARE LA PASTA PRODOTTA CON GRANO DURO SICILIANO).

Il pane? Meglio non parlarne, dal momento che le navi scaricano in Sicilia qualunque tipo di grano duro senza alcun controllo serio. Controllo serio significa non verificare, visivamente, se ci sono muffe: controllo serio significa effettuare analisi serie.

Invece? Arriva e viene macinato. E comu finisci si cunta…

Per questo noi, ai nostri lettori, consigliamo di prepararsi in casa il pane con la farina acquistata da negozi o agricoltori di fiducia (QUI UN NOSTRO ARTICOLO SU COME PREPARARE IL PANE IN CASA).

E del pomodoro ne vogliamo parlare? Pomodoro di pieno campo, quello coltivato su tre, quattro dieci ettari. Chi è che lo coltiva più in Sicilia? Ci sono i costi per la preparazione del terreno, per la semina, per le altre lavorazioni. E poi i costi per la raccolta.

In Sicilia un operaio agricolo costa 80-100 euro al giorno. Nel Nord Africa o in Asia costa, in media, venti volte meno. Impossibile competere.

La politica si occupa di questi problemi? Figuriamoci! Al massimo se ne occupano i sindacati, che denunciano lo sfruttamento della manodopera, cioè dei migranti: gli unici disposti a raccogliere il pomodoro per 20-30 euro al giorno.

Il risultato di questo sistema folle è che l’Italia è letteralmente invasa da pomodoro fresco, passata di pomodoro e pomodoro pelato che arriva da chissà dove, coltivato e trasformato chissà come. E gli italiani mangiano. Dieta Mediterranea corretta…

In Sicilia non è facile, ormai, trovare buona frutta estiva. Perché, nella stragrande maggioranza dei casi, arriva da chissà dove e non ha sapore. Tranne i più fortunati, ormai il sapore delle vere albicocche coltivate in Sicilia è un ricordo. Idem per le angurie. E anche per le susine.

Quante siciliani, sulla rete, chiedono e si chiedono:

“Ma dove devo andare per trovare la frutta estiva buona?”.

Ci verrebbe da rispondere:

“Andatene a parlare con l’assessore regionale all’Agricoltura…”.

E dei limoni ne vogliamo parlare? Giuseppe Rumore, sulla propria pagina Facebook ha condiviso un post del dottor Gabriele Prinzi: un post con tanto di foto: limoni spagnoli a 2,25 euro al Kg con la “buccia non edibile”.

Commenta lo stesso Gabriele Prinzi:

“Adesso, da SICILIANO … È onesto che in un supermercato di PALERMO devo trovare limoni provenienti della Spagna?
.
Che poi la buccia NON PUOI USARLA perché È AVVELENATA da dozzine di antibiotici, anticrittogamici o chissà che altro?
E non posso farci né il canarino né il limoncello?
.
O arance del Marocco?
O OLIO EXTRAVERGINE D’OLIVA della Tunisia?
.
E come sarà il succo invece?
In Sicilia è strapieno di limoni da raccogliere perché nessuno li vuole.
O perché raccoglierli costa troppo rispetto al prezzo di vendita.
Pazzesco no?
.
Ma… conta soltanto il potere delle lobby o vogliamo iniziare a fare contare anche la nostra salute e quella dei nostri figli??
.
Io non ci sto!
La salute vale!
La mia, la tua, la nostra!
.
RIBELLATI.
Non più consumatori ma CONSUM-ATTORI CONSAPEVOLI.
.
Condividi liberaMente. Per quanto la tua salute vale e io non voglio che MIO FIGLIO ACCETTI DI ESSERE PRESO PER I FONDELLI”.

Per fortuna c’è ancora chi si ribella a questo sistema folle. Dei limoni di Sicilia – o non più di Sicilia – ci siamo occupati tre anni fa (QUI IL NOSTRO ARTICOLO). Da allora ad oggi la situazione è cambiata? Non ci sembra proprio. Se fate un ‘giro’ sulla rete troverete tante foto di limoni in vendita – limoni rigorosamente esteri – deve si consiglia di non mangiare la buccia…

Ma il fatto che sulle nostre tavole portiamo prodotti che arrivano da chissà dove, prodotti chissà come, spesso di pessima qualità, che effetti provoca sulla nostra salute?

Una possibile risposta la possiamo trovare leggendo un articolo pubblicato su GIFT, Great Italian Food Trade. Tema: il Global Syndemic, ovvero la “sindrome epidemica globale. Il micidiale mix di malnutrizione e crisi ecologica costituisce la più grave minaccia per la salute delle popolazioni del pianeta, secondo l’ultimo rapporto degli esperti internazionali riuniti da The Lancet“.

“La prima causa di malattie a livello globale – scrivono Marta Strinati e Dario Dongo – è la malnutrizione nelle sue varie forme, come declinate alle diverse latitudini. Malnutrizione, vale a dire eccessi e/o carenze di nutrienti e micronutrienti, diete squilibrate. Lo scenario è destinato ad aggravarsi a causa dei cambiamenti climatici, che peggiorano le condizioni di accesso al cibo. L’interazione delle tre pandemie – obesità, denutrizione e crisi ecologica – è definita dalla Commissione sull’obesità di The Lancet come ‘The Global Syndemic‘. Vale a dire una sindemia (o sinergia di epidemie) che colpisce la maggior parte delle persone in ogni Paese e regione del mondo” (QUI L’ARTICOLO DI GIFT, Great Italian Food Trade PER ESTESO). 

Si torna all’agricoltura: ovvero alla possibilità di portare sulle proprie tavole cibi freschi e salutari, anziché “cibi ultraprocessati”.

Invece la ‘Globalizzazione dell’economia’ ci impone di mangiare il peggio degli alimenti che hanno solo il ‘pregio’ di costare di meno. O, magari, anche di più, ma sono sostenuti da accordi commerciali internazionali – vedi il CETA – l’accordo tra UE e Canada.

Da qui la necessità di far fallire gli agricoltori di certe aree del mondo, per trasformare i cittadini in consumatori inconsapevoli.

Come fare fallire gli agricoltori? Non controllando i prodotti agricoli che invadono un Paese e controllando, invece, gli agricoltori: utilizzare le leggi di un paese per distruggere lo stesso Paese…

Geniale, no?

 

 

 

 

 

 

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