Barometro elezioni europee in Sicilia 5/ I dolori dei grillini dove, se una donna prenderà i voti, Ignazio Corrao potrebbe…

20 maggio 2019

Oggi proviamo a misurare la ‘pressione elettorale’ al Movimento 5 Stelle in Sicilia. La nostra visita, in verità, ci ricorda certi ‘pazienti’ della Prima Repubblica, quando i candidati si mettevano fuori dalle liste per non fare ‘ombra’ ai ‘capi’. Proviamo a illustrare, con ipotesi ‘naschiate’ qua e là, chi sono, oggi, i candidati grillini nella Circoscrizione Sicilia-Sardegna che potrebbero clamorosamente ‘attumbuliare’…

Oggi proviamo a misurare la ‘pressione elettorale’ al Movimento 5 Stelle nella nostra Isola. E, tanto per cominciare, vi possiamo assicurare che la pressione di questa forza politica è molto bassa. Perché? Semplice: perché le liste dei grillini nella Circoscrizione Sicilia-Sardegna sono state fatte con il bilancino del ‘manuale Cencelli’, stile Prima Repubblica: liste fatte per non fare ‘ombra’ a quello, per favorire quell’altro, togli quell’altro ancora dalla lista perché potrebbe prendere più voti di me e via continuando con le miserie della vecchia politica.

Sappiamo che ci sono agricoltori siciliani – un po’ meno di quanti abbiamo immaginato (in tanti ci hanno detto che non andranno a votare: e noi non ce la sentiamo di biasimarli COME POTETE LEGGERE QUI), anche se altri ci hanno detto voteranno comunque i grillini – che vogliono votare Movimento 5 Stelle: ebbene, sappiano che quello che leggeranno qui di seguito è la spiegazione – non esaustiva ma tutto sommato non campata in aria – del perché, in un anno di Governo in Italia, i grillini, per l’agricoltura siciliana, a parte gli annunci da vecchia politica delle ultime settimane, non hanno fatto una mazza!

Ma andiamo alla ‘pressione elettorale’. Come ha fatto Gianfranco Miccichè nel mettere a punto la lista di Forza Italia, escludendo un candidato forte di Catania che, con molta probabilità, avrebbe preso più voti del suo candidato, anche nel Movimento 5 Stelle ci sono state esclusioni – in alcuni casi clamorose – che somigliano tanto a quelle andate in scene tra i berlusconiani di Sicilia.

Noi, per esempio, abbiamo raccontato l’esclusione di Marco Trapanese (QUI IL NOSTRO ARTICOLO), docente universitario, coordinatore del corso di laurea in Ingegneria della e-mobility presso dell’Università di Palermo, non eletto per un soffio alle ultime elezioni politiche. Trapanese sarebbe stato un candidato forte: ma ormai i partiti e i movimenti non guardano tanto i voti: decidono prima coloro i quali dovranno essere eletti e poi, tra una forzatura l’altra, si trova il modo di escludere gli indesiderati, anche se forti sotto il profilo elettorale.

Una tecnica sottile per creare in modo surrettizio delle quasi-liste bloccate, impedendo agli elettori di esprimersi liberamente.

E se Miccichè, da sempre, fa pesare il suo rapporto personale con Berlusconi, e quindi decide lui chi deve andare in lista e chi no (e quando non gli conviene esce pure da Forza Italia, magari per far parte di un Governo di centrosinistra contro Forza Italia, come ha fatto durante il Governo regionale di Raffaele Lombardo, per poi rientrare dentro Forza Italia e ridiventare coordinatore del partito in Sicilia: insomma fa i cavoli suoi!), nel Movimento 5 Stelle, per motivare le esclusioni dalle liste si tirano fuori le storie più strane: quello due anni fa si era tinto i capelli, quell’altro forse era massone, quell’altro ancora ha scritto un post su Facebook che non doveva scrivere e, forse, pensa addirittura con la propria testa e via continuando.

L’esclusione non ha riguardato solo Marco Trapanese. Tra gli altri esclusi dalle liste per le elezioni europee, Antonella Di Prima, Clementina Juppa, Giuseppe Liotta (esponente dei Meet up di Messina, vicino ad Angela Raffa, la più giovane parlamentare italiana).

Si racconta – ma questa ovviamente è un’indiscrezione – che agli esclusi l’andazzo imposto dallo staff del Movimento non sarebbe proprio andato giù. Così si sarebbe creato un fronte che appoggerebbe l’ex Iena, Dino Giarrusso, candidato sempre nella Circoscrizione Sicilia-Sardegna, che verrebbe percepito come un soggetto anti staff.

In realtà, la situazione non è molto chiara. L’unica cosa che sembra chiara è che i grillini siciliani sembrano un po’ in calo. I risultati dei ballottaggi – almeno a nostro modesto avviso – vengono ‘letti’ dal Movimento 5 Stelle dell’Isola in chiave troppo ottimistica.

La realtà – lo ribadiamo – è che dal Governo nazionale Giallo-Verde, per la Sicilia, non è arrivato molto. E questo peserà. Se fino a sei mesi fa i grillini si aspettavano di eleggere, tra Sicilia e Sardegna, tre eurodeputati, adesso sono diventati due. Il terzo potrebbe scattare con i resti, ma non ci sono molte possibilità che ciò si verifichi.

A nostro modesto avviso, l’eurodeputato uscente del Movimento 5 Stelle, Ignazio Corrao, è un po’ a rischio. Cosa ce lo fa pensare? Un paio di cose.

Intanto l’atteggiamento del ‘capo’ dei grillini, Luigi Di Maio, che come capolista, per la Sicilia e la Sardegna, ha imposto la sarda Alessandra Todde. Non sappiamo se, oltre alle esclusioni dalle liste per favorire alcuni e ‘segarne’ altri, i grillini siciliani, dalla Prima Repubblica, abbiano ereditato anche il culto delle ‘accoppiate’ e delle ‘terzine’.

Tecnicamente, se due dei tre candidati che sembrano più forti – Dino Giarrusso, Alessandra Todde e Ignazio Corrao – si dovessero mettere d’accordo (della serie, tu voti e fai votare me e io voto e faccio votate te) il terzo sarebbe matematicamente a casa.

Il problema è che c’è l’alternanza di genere: si possono esprimere tre preferenze alternando uomo e donna: o un uomo, una donna, un uomo; o una donna, un uomo, una donna. Ma anche due preferenze: in questo secondo caso obbligatoriamente un uomo e una donna.

Cosa vogliamo dire? Che eventuali ‘terzine’, o coppie, presuppongono la presenza di una donna (a proposito, segnaliamo anche la candidata Antonella Corrado, che sembra essere molto apprezzata in quella parte del mondo dell’agricoltura intenzionata a votare Movimento 5 Stelle).

Insomma, per dirla in breve, se qualche candidata grillina dovesse prendere un bel po’ di voti, beh, uno di due candidati maschi quotati – o Ignazio Corrao, o Dino Giarrusso – resterebbe fuori.

Chi rischia di più tra i due? Intanto uno dei due – lo ribadiamo – rischierebbe se una candidata donna dovesse prendere molti voti, magari battendo entrambi. Impossibile? In politica, qualche volta, l’impossibile diventa probabile.

Del resto, se Di Maio ha indicato come capolista Alessandra Todde non l’ha fatto per fargli prendere quattro voti…

Da parte sua, Dino Giarrusso sembra molto lanciato: abbiamo detto del fastidio che si è creato tra gli esclusi e del fatto che la ex Iena sembra essere percepito come il candidato alternativo all’ormai vecchio Movimento 5 Stelle di Giancarlo Cancelleri al cui carro sembrerebbe legato Ignazio Corrao…

Tra l’altro, Giarrusso si è presentato in Sardegna – dichiarazione riportata da L’Unione Sarda.it – e ha detto:

“”Penso di prendere più preferenze di Silvio Berlusconi in Sicilia e Sardegna” QUI L’ARTICOLO PER ESTESO). Uno che se ne esce così, beh, quando meno si attende un bel po’ di voti.

Anche in questo caso, solita domanda: che vogliamo dire? Semplice: che, a nostro modesto avviso – sempre che, lo ribadiamo, una candidata ‘s’inn’cchiani’ (cioè prenda più voti dei due o di uno solo dei candidati maschi titolati) – la rielezione Corrao potrebbe essere a rischio.

I rumors di queste ore raccontano di un super attivismo di tutti i candidati grillini (i tempi in cui non si faceva campagna elettorale sono già finiti…). Si percepisce un forte malcontento causato dall’imposizione delle capilista un po’ in tutta Italia. Da qui i movimenti e gli abboccamenti che non avrebbero risparmiato tutti i portavoce eletti. Voci di corridoio, per carità, anche se non mancano i post sulla rete.

Chi vincerà lo sapremo lunedì. E non è facile capire se la divisione dei grillini tra ‘lealisti’ e ‘nuovi’ sopravviverà a un post elezioni che si annuncia ‘caldo’, se è vero ciò che si sussurra: e cioè che se la Lega di Salvini dovesse vincere, e se grillini e PD dovessero perdere, Di Maio avrebbe già un mezzo accordo con il Partito Democratico di Zingaretti e con altre ‘frattaglie’ da raccattare qua e là alla Camera e al Senato per dare vita a un nuovo Governo di ‘Unità nazionale’ con la ‘benedizione’ dell’Unione Europea dell’euro pronta a fare sconti per comitive ‘europeiste’ sull’IVA…

 

 

 

 

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