La truffa olio d’oliva in Toscana (Grosseto, Siena, Arezzo e Firenze) e a Foggia/ MATTINALE 316

21 marzo 2019

“L’attività illecita è stata realizzata tramite metodologie varie come la registrazione di false moliture, l’acquisto di olio comunitario e italiano con simulazione di vendite dell’olio meno pregiato con successiva trasformazione in quello pregiato, l’utilizzo di documentazione falsa, la miscelazione di olii di origine e qualità diverse”. Buon appetito!

Truffe all’olio extra vergine di oliva tra la Toscana e la Puglia. E’ una storia di qualche anno fa – per la precisione, biennio 2014-2016. Una vicenda che ci dà la misura di quello che potrebbe succedere dietro il mondo dell’olio d’oliva di ‘qualità’ fatto di nomi altisonanti, di marchi, di pubblicità. Un storia che vede insieme una Regione del Centro Nord e una Regione del Mezzogiorno.

Storia vecchia fino a un certo punto, sia perché, alla fine, parliamo di tre anni fa, sia perché Iddio solo sa quello che sta succedendo quest’anno, con un calo della produzione di olio d’oliva extra vergine italiano che si aggira sul 50-60%, a fronte dei centri commerciali pieni di bottiglie di “olio extra vergine di oliva italiano”…

E a che prezzo poi: quest’anno, anche a causa il calo della produzione, il prezzo dell’olio d’oliva extra vergine, a bocca di frantoio, si attestava intorno a 8-10 euro in Sicilia e in Calabria e 10-12 euro in Puglia (per la cronaca, Puglia, Calabria e Sicilia producono il 90% circa dell’extra vergine di oliva italiano).

Ebbene, i centri commerciali del Belpaese – ve ne rendete conto voi stessi mettendoci piede – sono piani di bottiglie di “olio d’oliva extravergine italiano” al prezzo di 7 euro a bottiglia, 6 euro, 5 euro, 4 euro e persino 3 euro a bottiglia!

Ma andiamo ai fatti di oggi. Parliamo, tanto per cominciare di conclusione delle indagini di un’inchiesta avviata dalla Procura della Repubblica di Grosseto nel marzo di tre anni fa. La notizia la leggiamo sul quotidiano La Nazione, edizione di Grosseto. Il reato ipotizzato è associazione a delinquere finalizzata a un numero indeterminato di delitti di frode in commercio anche con falsi documenti.

Sono 31 i produttori di olio extravergine di oliva coinvolti, titolari di frantoi e rivenditori.

“Gli accertamenti dei carabinieri forestali, insieme al nucleo investigativo Nipaaf – leggiamo nell’articolo – riguardarono quattro province toscane (Grosseto, Siena, Arezzo e Firenze) e quella di Foggia. Gli avvisi sono stati notificati anche ad alcune società operanti nel settore. Secondo la Procura, veniva messo in vendita olio extravergine di oliva di origine comunitaria, in prevalenza olio greco, contrabbandato per olio extravergine Toscano Igp e per extravergine italiano”.

Ecco la sigla magica: l’Igp, una vocale e due consonanti che stanno per Indicazione geografica protetta. Una bella protezione, in questo caso…

“Tra le società coinvolte nell’attività illecita – spiega il procuratore Raffaella Capasso – figurano veri e propri colossi del mercato internazionale in grado di condizionare al ribasso i prezzi del mercato locale”.

“L’attività illecita – aggiunge il procuratore Raffaella Capasso – è stata realizzata tramite metodologie varie come la registrazione di false moliture, l’acquisto di olio comunitario e italiano con simulazione di vendite dell’olio meno pregiato con successiva trasformazione in quello pregiato, l’utilizzo di documentazione falsa, la miscelazione di olii di origine e qualità diverse”.

Con questo metodo “gli operatori economici erano in grado di assicurarsi notevoli profitti, lucrando sulla differenza di prezzo tra l’olio comunitario e extracomunitario, di qualità inferiore di quello italiano. In pratica era stato messo in vendita olio extravergine di oliva come se fosse stato di pregio a prezzi notevolmente superiori. La frode – conclude Capasso – ha danneggiato anche i piccoli produttori locali che non hanno potuto beneficiare della favorevole condizione di mercato”.

Come la moneta cattiva scaccia quella buona, l’olio d’oliva ‘extra vergine’ cattivo scaccia quello buono. Perché l’immissione sul mercato di olio d’oliva extra vergine non italiano contrabbandato per “extra vergine italiano” fa abbassare il prezzo andando a penalizzare non soltanto i produttori di olio d’oliva extra vergine del Sud, ma anche i piccoli e onesti produttori di olio d’oliva extra vergine della Toscana.

E lo stesso discorso vale per chi, nel Sud Italia, lavora olio d’oliva extra vergine che arriva da chissà dove e lo vende per extra vergine italiano…

Il mercato dell’olio d’oliva extra vergine viene alterato. E non sappiamo che cosa arriva sulle tavole di chissà quanti consumatori…

Foto tratta da ilfegate.it

P.s.

Ah, dimenticavamo, quest’anno verrà ricordato come l’anno dell’olio d’oliva tunisino a dazio zero: il bel regalo dell’Unione Europe dell’euro, con tanto di ‘bollo’ del Parlamento europeo a maggioranza PPE e PSE. Siamo piani di olio d’oliva tunisino, ma nessuno sa dov’è, visto che in Italia, da Nord a Sud, passando per il Centro, non troverete una sola bottiglia d’olio d’oliva “extra vergine” con la dizione “olio d’oliva extra vergine tunisino”. 

Sono i “miracoli” della globalizzazione dell’economia! 

Ci raccomandiamo a tutti gli agricoltori del Sud Italia, ai produttori di olio d’oliva extra vergine, ai produttori di grano duro, ai produttori di ortofrutta: alle elezioni europee di maggio votate per PD e Forza Italia, due formazioni politiche che al Parlamento europeo hanno ‘difeso’ i vostri interessi… 

QUI L’ARTICOLO DE LA NAZIONE PER ESTESO

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