La grande truffa dell’olio d’oliva miscelato: ecco come funziona

4 luglio 2018

Dopo il grano duro si apre il ‘caso’  dell’olio d’oliva extra vergine miscelato con oli che arrivano da chissà dove. Di scena la balzana proposta di Coldiretti-Unaprol-Federolio che viene contestata duramente dal Consorzio nazionale degli olivicoltori. La storia è, per molti versi, incredibile. E colpisce soprattutto tre Regioni del Sud dove si produce la stragrande maggioranza dell’extra vergine italiano: Puglia, Calabria e Sicilia. I nostri consigli per portare sulle nostre tavole olio d’oliva extra vergine puro  

La fantasia di chi specula sull’agricoltura non ha limiti né confini. Dopo la pasta prodotta con il grano duro canadese (e, in generale, con il grano duro estero), dopo il pomodoro cinese e dopo l’ortofrutta che arriva dall’universo mondo, per la Dieta Mediterranea – tutelata solo con le chiacchiere dall’Unione Europea dell’euro – arriva anche l’olio ‘presunto extra vergine di oliva’ miscelato con oli (ma che oli?) comunitari ed extra comunitari: una proposta, quest’ultima, targata Coldiretti-Unaprol-Federolio. Per bloccarla è già on line una petizione del Consorzio nazionale degli olivicoltori. 

Eh sì, ormai nel mondo dell’agricoltura non sappiamo più cosa combattere prima. In tanti Paesi del mondo si vendono prodotti dell’agricoltura italiana ‘taroccati’, dai formaggi ai prosciutti, dagli ortaggi alla frutta.

In Sicilia, tanto per citare un esempio, la follia della globalizzazione dell’economia ha portato i pomodorini del Camerun a Pachino, nella patria del ciliegino! (COME POTETE LEGGERE QUI).

Ma arrivare pure a proporre un accordo di filiera per mescolare l’olio d’oliva extra vergine italiano non si capisce con quali altri oli nel nome del business in Italia è veramente incredibile! da qui l’ira del presidente del Consorzio nazionale degli olivicoltori, Gennaro Sicolo:

“L’accordo di filiera farlocco siglato tra Coldiretti/Unaprol e Federolio è un attentato all’Italia, ad uno dei prodotti simbolo del Made in Italy, l’olio extravergine d’oliva, ai produttori del nostro Paese e alla salute dei consumatori”.

E ancora (è sempre Gennaro Sicolo a parlare):

“La gravità di questa iniziativa deriva dal fatto che alcune aziende, per logiche di profitto e di mercato anche legittime dal loro punto di vista, tentano di arrivare allo sdoganamento delle miscele di oli (italiano con comunitario ed extracomunitario), auspicata per anni e dal mondo della produzione sempre osteggiata, con la subdola connivenza di Coldiretti, palesatasi in maniera chiara con le parole del Segretario Generale, Vincenzo Gesmundo”.

Ma cosa dice Gesmundo? Riportiamo alcuni passaggi del suo ragionamento tratti da un articolo tratto dal blog del Consorzio nazionale degli olivicoltori:

“Daremo la palma con la biga sulla via che porta verso Roma”, dice Gesmundo. E aggiunge di considerare “patriottiche quelle imprese olivicole e industrie olivicole italiane che tenderanno nel brevissimo tempo ad arrivare a blend che contengono il 50% di olio extravergine italiano”.

Per essere  ancora più chiaro il segretario generale della Coldiretti ha aggiunto:

“Per me il massimo del Made in Italy è quella industria che possa dimostrare che all’interno dei suoi blend c’è almeno il 50% di olio extravergine d’oliva italiano”. (QUI IL TESTO INTEGRALE DELL’ARTICOLO DEL BLOG DEL CONSORZIO NAZIONALE DEGLI OLIVICOLTORI).

Capito? Almeno il 50% di olio extra vergine di oliva, il resto dovrebbe arrivare da altri oli.

A stretto giro di posta la replica del Consorzio nazionale degli olivicoltori che, nella già citata petizione, scrive:

“Chiediamo a tutti i produttori e i consumatori di sottoscrivere questa petizione per salvare l’olio extravergine d’oliva italiano da chi maldestramente punta a cancellarlo. Chiediamo attraverso questa petizione di dar forza all’azione di Governo improntata, in queste prime settimane, alla tutela del vero Made in Italy”.

“La difesa dell’olio extravergine d’oliva 100% italiano prosegue la petizione – non resti solo nelle intenzioni e nelle parole, ma venga portata avanti con serietà ascoltando le istanze ed i progetti di chi, da sempre, prova a valorizzare l’extravergine d’oliva italiano vero, il lavoro giornaliero dei produttori nei campi, la salute dei consumatori, le radici della nostra terra, il patrimonio storico e valoriale rappresentato da questa eccellenza”.

“L’olio extravergine d’oliva italiano – si legge sempre nella petizione de Consorzio nazionale degli olivicoltori – è l’alimento principe della Dieta Mediterranea, il più importante per le sue caratteristiche organolettiche che lo rendono una medicina naturale antitumorale, antiossidante, in grado di prevenire anche patologie cardiovascolari. Difendiamo tutti, insieme!”.

“NO a furbate commerciali o a bizzarre strategie futuristiche – prosegue la petizione – in realtà ‘italian sounding’ camuffati come ‘Italico’, legittimazione di miscele di olio italiano con oli comunitari ed extracomunitari, perché il futuro dell’olio extravergine d’oliva italiano è nella valorizzazione delle singole peculiarità (monocultivar, Bio, Dop, Igp, etc.) e non nell’abbraccio della morte con prodotti di dubbia provenienza, qualità e tracciabilità”.

Segue una serie di No:

“NO a chi spaccia falso olio italiano piazzandolo sugli scaffali a 3-4 € al litro.

NO a chi non vuole riconoscere i costi minimi di produzione agli olivicoltori

NO a tutti coloro che operano nell’illegalità e che, attraverso frodi e contraffazioni di prodotto, rovinano l’immagine di un simbolo italiano nel mondo.

NO a chi pensa all’olio extravergine d’oliva ancora come una commodity.

NO alle invasioni indiscriminate di olio extracomunitario avallate dall’Europa.

NO a qualsiasi revisione del panel test, l’analisi organolettica degli oli, unico strumento che consente di riconoscere un olio extravergine da uno di scarsa qualità

NO a chi mira a fare cartello per abbassare il prezzo dell’olio extravergine d’oliva italiano mettendo sul lastrico centinaia di migliaia di famiglie che vivono di olivicoltura.

#salviamololioitaliano #noallemiscele #difendiamoiproduttori #tuteliamoiconsumatori”.

Ricordiamo che l’attacco all’olio d’oliva extra vergine è in atto già da qualche anno. A distruggere questa produzione sta provando l’Unione Europea dell’euro: argomento al quale questo blog ha dedicato una serie di articoli che trovate allegati in calce.

Da due anni i Paesi europei sono letteralmente invasi da olio d’oliva ufficialmente tunisino che si può acquistare a 1-2 euro al chilo-litro. Un disastro per l’olivicoltura italiana. Ricordiamo che una bottiglia di un litro di olio d’oliva extra vergine costa agli agricoltori del Mezzogiorno non meno di 5-6 euro; 6-7 euro agli agricoltori del Centro Italia; 8-9 euro agli agricoltori del Nord Italia.

La stragrande maggioranza della produzione di olio d’oliva extra vergine si localizza al Sud e, in particolare, in tre Regioni: Puglia, Sicilia e Calabria.

L’attacco all’olio d’oliva extra vergine italiano, in realtà, è un attacco al Sud, perché si colpiscono, in primo luogo, i produttori di olio d’oliva extra vergine di Puglia, Sicilia e Calabria.

Cosa fare per difendersi? Giusta la petizione del Consorzio nazionale degli olivicoltori. Ma gli abitanti del Sud Italia hanno un grande asso nella manica per combattere i truffatori dell’Unione Europea dell’euro: non acquistare più olio d’oliva extra vergine nei supermercati.

Cari consumatori siciliani e, in generale, del Sud Italia: sappiate che i predoni che cercano di imporci gli oli d’oliva che arrivano da chissà dove, contrabbandandoli per “olio extra vergine italiano” sono fatti furbi.

Fino a un anno fa nei supermercati le bottiglie di olio d’oliva extra vergine a 3 euro e mezzo 4 euro non si contavano più.

Ora sono fatti furbi. Sanno che i consumatori hanno imparato che una bottiglia di un litro di olio d’oliva extra vergine non più costare meno di 6-7 euro. Così nei supermercati trovate qualche marca di “olio d’oliva extra vergine” (o quasi) e 3 euro e mezzo-4 euro per i disinformati e per i circa 13 milioni di poveri (tanti se ne contano nell’Italia di oggi, di cui 5 milioni di indigenti); e poi tante marche di extra vergine a 6, 7, 8 e anche a 9 euro a bottiglia.

Il nostro consiglio, lo ribadiamo, è di non acquistare più l’olio d’oliva extra vergine nei supermercati.

Se volete aiutare i produttori d’olio d’oliva extra vergine della Sicilia (e lo stesso discorso vale per il resto del Sud Italia), se volete tutelare la vostra salute e quelle dei vostri figli, mandando all’aria i predoni dell’Unione Europea dell’euro acquistate l’olio d’oliva extra vergine come si acquistava una volta: a bocca di frantoio (a Palermo, ad esempio, era tradizione acquistare l’olio d’oliva al ‘Parco di Altofonte, mentre oggi l’offerta è molto varia, soprattutto in provincia).

A novembre recatevi con i vostri contenitori in vetro presso i frantoi (in Sicilia ce ne sono tanti) e acquistate lì il vostro olio d’oliva extra vergine. Avendo cura di conservarlo lontano dalla luce.

Da leggere:

L’invasione dell’olio d’oliva tunisino in Sicilia: le lacrime di coccodrillo del PD…

La grande truffa dell’olio d’oliva tunisino sulle nostre tavole? Ecco come non farci truffare

Sì del Parlamento Europeo alla truffa dell’olio d’oliva ‘extra vergine’ tunisino

Olio d’oliva extra vergine a 3 Euro e mezzo a bottiglia: a questo prezzo chissà che cosa ci vendono!

Perché per i Siciliani è importante acquistare l’olio d’oliva extra vergine dagli stessi produttori siciliani

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