Stavolta le discariche siciliane sono veramente al collasso e si rischia un disastro ambientale!

6 dicembre 2017

Questo è un altro ‘regalino’ che il vecchio Governo regionale di Rosario Crocetta ha lasciato in eredità al nuovo. L’emergenza questa volta c’è per davvero. Per per fronteggiare l’emergenza – gli affaristi se ne facciano una ragione – gli inceneritori di rifiuti non servono. La strategia da seguire è quella proposta da Zero Waste Sicilia al nuovo Governo regionale

In Sicilia, tanto per cambiare, si parla di emergenza rifiuti. Ma questa volta non è una sceneggiata, come quelle che, negli ultimi tre anni, il passato Governo regionale di Rosario Crocetta ha provato a cavalcare. la raccolta dei rifiuti, in Sicilia, è noto, è un disastro. E la responsabilità politica di quanto è avvenuto è del centrosinistra siciliano. Parlano i fatti.

I primi a parlare di raccolta differenziata dei rifiuti in Sicilia sono stati gli ambientalisti che davano vita, nei primi anni ’80 del secolo passato, alla rivista Papir. Da allora ad oggi non è stata fatta molta strada.

Nel 1986 il primo amministratore pubblico eletto con i Verdi al Consiglio comunale di Palermo – Marianna Bartoccelli – poneva la questione dell’inquinamento della discarica provocato dalla discarica di Bellolampo. Da allora ad oggi sono passati trentuno anni e il capoluogo dell’Isola, in questo settore, non ha fatto alcun passo in avanti.

Anzi, come diremo più avanti, tra qualche mese, a Palermo, potrebbero insorgere problemi non semplici in questo settore.

Il capoluogo della Sicilia è stato amministrato dal centrodestra e dal centrosinistra che, in materia di gestione dei rifiuti, hanno fallito su tutta la linea.

A Palermo la raccolta differenziata, di fatto, non esiste. E questo nonostante l’avvio di un progetto, nel 2009, per la raccolta differenziata. Questo progetto – finanziato dall’allora Ministro dell’Ambiente, Stefania Prestigiacomo – prevedeva varie fasi.

All’inizio sono stati coinvolti 120 mila cittadini. Poi, piano piano, avrebbero dovuto essere coinvolti tutti gli abitanti della città.

Questo progetto è stato messo in atto per un paio di anni. Fu vera raccolta differenziata con il riutilizzo dei materia? Non lo sappiamo. Quello che sappiamo è che, quando Leoluca Orlando è tornato sindaco di Palermo – primavera del 2012 – della raccolta differenziata si è parlato sempre di meno.

Nel 2015, dicembre, abbiamo registrato la chiusura dell’Isola ecologica della città. E la fine della raccolta differenziata (COME POTETE LEGGERE QUI).

Non tutta la Sicilia ha ignorato la raccolta differenziata. Anzi, se dobbiamo essere precisi, fino al 2008 la raccolta differenziata dei rifiuti, in alcune aree della nostra Isola, è cresciuta. Dal 2008 in poi si cambia strategia: da allora i Governi regionali puntano sulle discariche, quasi tutte nelle mani dei privati.

Purtroppo, in Sicilia, la cosiddetta ‘sinistra’ è anche questo: dietro il mito della ‘classe operaia’, della ‘giustizia sociale’ e altre belle parole, questa parte politica – con le dovute accezioni – non produce grandi cose. Sulla gestione dei rifiuti, per esempio – tranne in alcuni, rari casi – ha prodotto solo enormi danni!

Siamo arrivati ai giorni nostri. Si è insediato il nuovo Governo retto da Nello Musumeci. Che sulle discariche, in campagna elettorale, è stato chiaro:

“Sino ad oggi, piuttosto che valorizzare il rifiuto, trasformandolo in risorsa, si è preferito alimentare il sistema delle discariche; un sistema clientelare, oligarchico, talvolta contiguo a associazioni criminali, che ha solo prodotto un aumento indiscriminato dei costi di smaltimento, a vantaggio di pochi ed a discapito dei più. Le scelte operate sino a oggi nella Regione siciliana hanno dimostrato di essere portatrici solamente di problemi sulla salute pubblica, oltre che sull’ambiente e sull’economia, pubblica e privata”.

Ora, da presidente, Musumeci tentenna un po’. Forse perché la situazione che gli si prospetta davanti non è delle migliori.

La raccolta differenziata è a livelli minimi. E va da sé che le discariche non si possono chiudere da un giorno all’altro.

Due anni fa il Governo Crocetta parlava di “discariche al collasso”. Non era vero. L’allora presidente della Regione avrebbe voluto che Roma lo nominasse commissario per i rifiuti. Al Governo siciliano di centrosinistra non è mai andata a genio la chiusura della lunga stagione commissariale dei rifiuti andata in scena nella nostra Isola dalla fine degli anni ’90 del secolo passato fino al 2015.

Una stagione commissariale alla quale ha posto fine il Parlamento nazionale approvando un emendamento presentato dalla parlamentare nazionale eletta in Sicilia, Claudia Mannino: cosa, questa, che la vecchia politica siciliana degli affari non le ha mai perdonato (COME POTETE LEGGERE QUI).

Oggi, però, l’emergenza rifiuti è seria. Perché le discariche siciliane sono veramente al collasso.

Un solo dato dovrebbe fare riflettere: nella sola discarica di Lentini, in provincia di Siracusa, in questo momento, si abbancano (leggere seppellire) il 50% circa dei rifiuti di tutta la Sicilia!

Quello che ha combinato il Governo Crocetta con i rifiuti – e in particolare con l discarica di Lentini – è semplicemente incredibile. Se gli abitanti di questo piccolo centro della provincia di Siracusa – che è noto per le arance rosse, non certo per la munnizza! – dovessero venire a sapere che, nel territorio del proprio paese, arriva l’immondizia di mezza Isola, con molta probabilità…

Per la cronaca, in discarica non deve andare la cosiddetta frazione umida, perché inquinante (la frazione umida, con l’acqua piovana, produce il percolato, sostanza altamente tossica).

Ciò posto, vi è il dubbio che il processo di biostabilizzazione, nella discarica di Lentini, sia insufficiente. Detto in parole semplici, vi è il dubbio che, in discarica finiscano rifiuti che non hanno perso tutta l’umidità, con il rischio di rilascio degli inquinanti.

Ma i problemi non riguardano solo la discarica di Lentini. Ci sono problemi anche nella discarica di Sciacca, in provincia di Agrigento, che sarebbe in via di saturazione. Idem per la discarica di Trapani.

A Siculiana – ancora in provincia di Agrigento, terra di ‘grande business’ di rifiuti – la discarica potrebbe tirare per altri 8 mesi-un anno.

Lo stesso discorso vale per la discarica di Motta sant’Anastasia, tra le proteste dei cittadini che non ne possono più dell’inquinamento.

Discorso a parte merita Palermo, città che – come già accennato – sul fronte della gestione dei rifiuti, è stata amministrata malissimo.

Oggi la discarica di Bellolampo – che era in emergenza già trent’anni fa – è quasi satura. Anche la sesta vasca si è riempita. Ed è in programma la settima vasca.

A parte la follia di realizzare la settima vasca (ma se nessuno ha mai censurato questo modo di procedere che c’è da fare?), sorge spontanea una domanda: la suddetta settima vasca sarà pronta quando sarà completamente saturata l’attuale capienza di Bellolampo?

Poniamo questa domanda perché, pur procedendo con celerità, la suddetta settima vasca non sarà pronta prima di un anno.

E allora? Secondo alcuni osservatori, Palermo potrebbe avere problemi già nei prossimi mesi. Altri dicono che ce la dovrebbe fare. Ma tutti concordano su un punto: se A Bellolampo arriveranno altri rifiuti, oltre a quelli che vengono oggi abbancati, la discarica andrebbe il tilt e sarebbe il caos!

Eventualità da non sottovalutare, perché ci sono discariche già al limite e altre con un’autonomia di pochi mesi. E poiché, quando chiude una discarica, da qualche parte i rifiuti debbono essere portati, ecco che si rischia il caos. A meno che i rifiuti non vengano esportati fuori dalla Sicilia, con costi elevatissimi.

(Per la cronaca, fino ad oggi la Sicilia ha ‘esportato’ il percolato a costi ingenti, là dove le discariche operavano fuori legge sotterrando anche la frazione umida).

In tutto questo c’è il Ministero dell’Ambiente che improvvisamente scalpita. Questo Ministero, da anni, dice che le discariche della Sicilia vanno chiuse. Non sappiamo quante volte l’ha fatto presente al Governo Crocetta. E non sappiamo quante proroghe sono state concesse.

In queste ore è arrivato un altro ‘avvertimento’: il Ministero vuole chiudere le discariche siciliane entro 15 giorni. Sarà vero? Se è così, beh, sarebbe singolare, visto che, al precedente Governo ha concesso proroghe su proroghe. E visto che il passaggio dalle discariche alla raccolta differenziata non può avvenire in tempi celeri.

Anche in questo caso c’è il dubbio che qualcuno punti a realizzare gli inceneritori di rifiuti. Impianti che non hanno nulla a che vedere con l’emergenza e molto, invece, a che vedere con gli affari.

Gli inceneritori, peraltro, necessitano di almeno cinque anni per essere realizzati, come ha più volte ribadito il professore Aurelio Angelini, docente presso l’università di Palermo, una delle massime autorità in materia di trattamento di rifiuti in Sicilia (COME POTETE LEGGERE QUI).

Quindi gli inceneritori non servono per fronteggiare l’emergenza rifiuti in Sicilia, ma semmai per affrontare un’altra ‘emergenza’: fare ‘cassa’ in vista della campagna elettorale per le imminenti elezioni politiche…

L’aver fatto trovare al nuovo Governo regionale questa situazione rientra nella ‘trappola’ preparata dal vecchio Governo regionale (COME POTETE LEGGERE QUI). Il problema è che a farne le spese sono i cittadini siciliani, che debbono ringraziare quella politica che, in questi anni, ha reso la vita facile ai ‘Signori delle discariche’.

Che fare per venire a capo della situazione? Ci sembra interessante una lettera che Zero Waste Sicilia ha inviato al nuovo Governo regionale.

Zero Waste Sicilia – si legge nella lettera – è una organizzazione di volontariato, presente nelle principali aree di sofferenza ambientale causata dai rifiuti e da scellerati progetti di gestione degli stessi, che fa della gestione virtuosa degli oggetti e materiali abbandonati dopo il consumo la sua ragione d’essere e l’ispirazione delle proprie battaglie. Abbiamo già avuto modo di interfacciarci con la precedente Amministrazione regionale partecipando, oltre che a convegni, ai lavori della IV commissione in qualità di Associazione ambientalista, in audizioni, a qualche conferenza di servizio e presentando esposti alla corte dei conti”.

In questo caso il riferimento dovrebbe essere alla Commissione Ambiente dell’Ars, Commissione che, lo scorso anno, si è caratterizzata per il nulla mescolato con il niente, sia per ciò che riguarda i rifiuti, sia per ciò che riguarda la gestione dell’acqua. 

“Le scriviamo questa lettera aperta – leggiamo sempre – dopo che la stampa ha riportato alcune sue dichiarazioni, al recentissimo convegno di Legambiente, che abbiamo apprezzato. Fra queste ‘Sui rifiuti mi gioco la mia credibilità’ è ampiamente condivisibile, in quanto, secondo noi, tutti i suoi predecessori la credibilità se la sono giocata proprio lì, perdendola. Riservandoci di discutere della strategia Zero Waste in altra sede, ci permetta di discutere dunque di questioni molto più basilari e di elencare i minimi e necessari passi che vanno eseguiti con la massima urgenza, per riportare la Sicilia in Europa su questo fronte”.

A questo punto, nella lettera, si indicano le cose da fare nel rigoroso rispetto dell’ambiente:

“Passo 0: Riportare la legalità nella gestione dei rifiuti in Sicilia.

0-a) Quasi tutte le discariche siciliane sono illegali, per molti versi. Tralasciando abusi e violazioni delle AIA, all’entrata in discarica i rifiuti devono essere trattati (cfr. TULA Dlgs. 152 del 2006) per evitare o almeno fortemente ridurre la produzione di percolato. Ciò si ottiene mediante separazione meccanica della frazione secca dei Rifiuti Urbani Residui (RUR) da quella umida, e successiva biostabilizzazione di quest’ultima negli impianti di Trattamento Meccanico Biologico (TMB)”.

“Tali impianti – si legge sempre nella lettera – o non esistono, o la frazione umida non è trattata abbastanza a lungo per stabilizzarla, come innumerevoli decreti emergenziali varati dalla precedente amministrazione regionale invece consentono. E comunque la capacità totale degli impianti di TMB non è sufficiente per gli oltre 2 milioni di tonnellate annue che i Comuni conferiscono”.

“0-b) In Sicilia dal 31/12/2015 (L.R. 9/2010) – prosegue la lettera – bisognava raggiungere le soglie del 65% di raccolta differenziata (RD) e del 50 % di recupero di materia (RM) dai rifiuti. Come dai reports dell’Ufficio Speciale per il monitoraggio e per l’incremento della raccolta differenziata, la Sicilia non arriva che ad un terzo del primo limite di legge, malgrado gli sforzi ed i progressi di alcuni Comuni che raggiungono percentuali accettabili. Pertanto il sistema siciliano dei rifiuti è fuorilegge con ciò procurando gravi danni non solo ambientali ma economici non solo sul piano della economicità di gestione del ciclo dei rifiuti, ma anche sul piano delle mancate risorse economiche extraregionali”.

“Passo 1: Raccolta differenziata e Recupero Materia

E’ la Raccolta Differenziata (RD) finalizzata al Recupero di Materia (RM) l’obiettivo da perseguire per avviarci alla soluzione dei problemi legati alla raccolta dei rifiuti, in quanto le materie prime seconde così recuperate possono essere monetizzate. Per innalzare la RD oltre che il RM è indispensabile utilizzare il metodo di raccolta porta a porta (PAP), e la invitiamo ad informarsi sul consorzio Contarina (www.contarina.it), dove 50 Comuni del trevigiano, 554.000 abitanti tutti serviti PAP, raggiungono percentuali di 85% di RD e soli 50 kg/abitante/anno di RUR (in Sicilia sono oltre 400). Il consorzio Contarina ha tariffe e costo del servizio più bassi d’Italia”.

“Passo 2: Compostaggio e biodigestione

2-a) La frazione organica ad oggi raccolta in Sicilia dai soli rifiuti solidi urbani è pochissima, circa 250.000 tonnellate/anno, invece delle 750.000/800.000 possibili al 65% di RD, cui si sommano le quantità provenienti dai rifiuti speciali originati dalle attività agricole ed industriali di trasformazione. Gli impianti in esercizio di compostaggio (quasi tutti utilizzano il compostaggio aerobico) hanno una capacità di sole 100.000 ton/anno. Bastano solo questi numeri ad indicare la vera emergenza e la vera priorità tra le cose da fare”.

“Inoltre – leggiamo sempre nella lettera che Zero Waste Sicilia ha inviato al Governo regionale – se la raccolta dell’organico è fatta male, l’ammendato ottenibile sarà sporco di vetro, metalli pesanti, plastica ecc., e quindi non utilizzabile in agricoltura. Il compostaggio viene dunque a perdere la sua funzione primaria all’interno dell’economia circolare, cioè la procedura per restituire ai terreni alcune delle sostanze organiche che preleviamo con l’agricoltura e diviene un problema, e quindi un costo, per i gestori degli impianti e indirettamente per la comunità”.

“Non Le sfugga, on. Presidente – leggiamo ancora nella lettera – che l’85% dei terreni siciliani è a rischio di desertificazione. Solo che ad oggi le procedure per l’autorizzazione di impianti di compostaggio sono troppo lunghe e complicate. Un Suo primo intervento potrebbe essere quello di snellire e velocizzare le procedure autorizzative per il compostaggio, anche consentendo ai singoli Comuni di dotarsene senza passare attraverso le SRR (Società per la Regolamentazione del servizio di gestione Rifiuti ndr)”.

Per la cronaca, la gestione commissariale della gestione dei rifiuti in Sicilia, negli anni passati, ha finanziato un grande numero di centri di compostaggio che, in buona parte, non sono stati nemmeno completati. Sarebbe auspicabile che, in questa legislatura, a Sala d’Ercole, venisse istituita una commissione parlamentare d’inchiesta per fare luce sul fiume di risorse pubbliche utilizzate per i centri di compostaggio in buona parte incompleti i rimasti sulla carta.

Anche perché queste opere pubbliche sono state gestite in regime commissariale, ricorrendo ad affidamenti diretti, senza evidenza pubblica. 

Torniamo alla lettera al Governo Musumeci di Zero Waste Sicilia:

“2-b) Una soluzione da caldeggiare, a nostro avviso è quella di incentivare gli impianti di biodigestione anaerobica, con produzione di bio-metano. In questi processi si ottiene un ammendante, in quantità inferiori a quello prodotto dagli impianti aerobici da far maturare sul terreno, e biogas, da depurare per ottenere bio-metano per auto trasporto o da immettere nella rete: quindi una risorsa da utilizzare tutta e subito. Ora, non è necessario costruire giganteschi biodigestori, bensì sarebbe possibile un revamping dei depuratori delle acque reflue esistenti (che funzionano per lo più proprio mediante la digestione anaerobica) immettendo insieme alle acque reflue anche la frazione organica di qualità da raccolta PAP (Porta A Pota). Se alla fine del processo i ‘fanghi’ di depurazione contengono quantità di metalli pesanti ed altro sotto i limiti di legge si avrebbe un discreto precompost e non ci sarebbero le spese di smaltimento dei fanghi di depurazione”.

“Passo 3: Impianti sovracomunali e finanziamenti europei

Per valorizzare la frazione secca da RD PAP e perfino quella indifferenziata sono indispensabili gli impianti di selezione e valorizzazione. Questi vanno finanziati e ci sono ottime possibilità, dopo che la Commissione Juncker lo scorso 26 Gennaio 2017 (http://ec.europa.eu/environment/waste/waste-to-energy.pdf) ha invitato la Banca Europea di Investimenti a preferire negli investimenti gli impianti per l’economia circolare anziché nuovi inceneritori”.

“On. Presidente – prosegue la lettera – sono tantissime altre le misure che la Regione siciliana potrebbe prendere, compresi un nuovo Piano Regionale Rifiuti ed una legge quadro su tutte le tematiche ambientali, e Zero Waste Sicilia è pronta a discuterle con Lei e con i competenti assessori. Tuttavia, anche se è pleonastico, noi vogliamo avvertirLa che la riforma del sistema dei rifiuti in Sicilia non è solo una difficilissima operazione culturale, ma toccherà grandi interessi economici consolidati di potentissimi gruppi”.

“Ci troverà al Suo fianco – conclude la letera a Musumeci di Zero Waste Sicilia – se questa battaglia vorrà portare avanti, così come riceverà puntualmente le nostre critiche se così non dovesse essere”.

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