Salta la raccolta differenziata a Palermo. Nadia Spallitta: “I responsabili sono Emilio Arcuri e la RAP”

21 dicembre 2015

L’Amministrazione comunale di Leoluca Orlando ha bloccato l’ ‘isola ecologica’ necessaria per effettuare la raccolta differenziata dei rifiuti. Una scelta amministrativa incomprensibile, che non consentirà ai cittadini di usufruire delle riduzioni sulla TARI previste da un apposito regolamento comunale. Per non parlare della cosiddetta ‘ecotassa’ che i palermitani pagheranno per il mancato rispetto degli obblighi introdotti dall’Unione Europea. Lo scandalo dello smaltimento del percolato della discarica di Bellolampo

L’amministrazione comunale di Palermo, guidata da Leoluca Orlando, non è interessata alla raccolta differenziata dei rifiuti. Può sembrare una cosa incredibile, dal momento che questa scelta amministrativa danneggia le tasche dei cittadini, chiamati a pagare proprio per questo una tassa dell’immondizia più ‘salata’. Ma – lo ribadiamo – anche se un fatto del genere può sembrare incredibile è vero, perché la vice presidente vicaria del Consiglio comunale di Palermo, Nadia Spallitta, nel denunciare quanto accade in città dimostra, con i dati di fatto, quanto denuncia.

“Salta l’istituzione dell’unica ‘isola ecologica’ del 2015 per i ritardi e l’inadempienza dell’Amministrazione”, scrive in un comunicato Nadia Spallitta. L’ ‘isola ecologica’ – per la cronaca – è un’area cittadina sorvegliata, chiamata anche ecopiazzola, centro di raccolta, ecocentro o ricicleria attrezzata per la raccolta differenziata dei rifiuti. E’ presente nelle città civili, dove i rifiuti non vanno in discarica ad inquinare terreni, acqua e aria, ma vengono riciclati. I cittadini, durante l’orario di apertura dell’area ecologica, possono portare anche rifiuti che non possono essere smaltiti con il normale sistema di raccolta: per esempio, i rifiuti ingombranti o pericolosi. L’utilità di un’ ‘isola ecologica’ è quella di evitare lo smaltimento dei rifiuti in discarica, per recuperare risorse e tutelare meglio l’ambiente.

Questa ‘civiltà’ non è arrivata nella stragrande maggioranza dei Comuni siciliani. Grazie al governo regionale, la Sicilia ha scelto infatti le discariche e non la raccolta differenziata. Discariche che sono quasi tutte fuori legge. La civiltà della raccolta differenziata non è arrivata soprattutto a Palermo, dove – come racconta la vice presidente del Consiglio comunale – l’ ‘isola ecologica’ non è stata istituita.

“Forse – dice Nadia Spallitta – è un istituto troppo all’avanguardia e un progetto troppo complesso per la nostra città, dato che dopo tanti anni non riusciamo ad averne neanche una. E’ incomprensibile il comportamento dell’Amministrazione comunale che, negli ultimi tre anni, non solo non ha incentivato in alcun modo la raccolta differenziata (per cui in città si sono raggiunti i minimi storici – circa il 6% a fronte di un obbligo pari al 50%), ma sostanzialmente impedisce ai cittadini virtuosi di godere delle riduzioni della TARI previste dal Regolamento comunale del 2013 per coloro che conferiscono presso le isole ecologiche i propri rifiuti. Le obbligatorie isole ecologiche non sono mai state istituite dall’Amministrazione, con un comportamento inadempiente e a mio avviso illegittimo, perché non viene consentito al consumatore di godere di benefici normativamente previsti in materia tributaria”.

Nonostante il Consiglio comunale abbia votato con un emendamento del PD – prosegue la vice presidente del Consiglio comunale – la realizzazione, entro il 2015, dell’ ‘isola ecologica’ per il quartiere Libertà-Montepellegrino (e nel 2016 per tutti gli altri quartieri) è rimasta sulla carta. L’amministrazione Orlando “è rimasta del tutto inerte, non ha dato seguito alla volontà consiliare, non ha redatto progetti adeguati e muniti di pareri, laddove necessari, e sostanzialmente ha disatteso le disposizioni normative e la volontà del Consiglio comunale, con conseguenti ricadute negative per la collettività”. Tutto questo, aggiunge Nadia Spallitta, “pur in presenza di un’altra decisione del Consiglio comunale che, in sede di Bilancio, ha stanziato circa 900 mila euro per la concreta attuazione dell’ ‘isola ecologica’”.

Insomma, ci sono pure i soldi, ma non c’è stato nulla da fare: di raccolta differenziata dei rifiuti, a Palermo, non se ne deve nemmeno parlare. Perché? Per tutelare quali interessi? E di chi sono, in particolare, le responsabilità di una scelta amministrativa che penalizza economicamente i cittadini e contribuisce a inquinare l’ambiente?

“La responsabilità di questi inaccettabili ritardi – sottolinea la vice presidente del Consiglio comunale – è in parte dell’assessore alle Opere pubbliche, Emilio Arcuri, che sembrerebbe non essersi attivato per la parte di sua competenza”. Un’altra parte di responsabilità va ascritta alla RAP, la società che fa capo al Comune “che dovrebbe gestire le isole ecologiche”. Insomma, sembra dire Nadia Spallitta, Arcuri (che peraltro è il vice sindaco) e la RAP di tutto si occupano, tranne che delle ‘isole ecologiche’.

“Il disinteresse del governo cittadino rispetto al tema deirifiuti, del recupero e del riciclo, incide sulla salubrità dei luoghi – conclude la vice presidente del Consiglio comunale di Palermo – dal momento che qualsiasi rifiuto, in maniera indifferenziata, viene conferito in discarica. Si pensi ad esempio al percolato e all’inquinamento del terreno e delle falde acquifere. Ma non finisce qui. Si pensi ai costi di gestione del rifiuto indifferenziato e ai mancati introiti che, invece, una raccolta differenziata potrebbe garantire. Senza considerare ‘l’ecotassa’ che la Sicilia, e quindi Palermo, paga il mancato rispetto di precisi obblighi europei”.

Sul percolato di Palermo e, in generale, sulle tasse appioppate ai siciliani sono in corso due operazioni ‘intelligenti’ delle quali parleremo in un prossimo approfondimento. Dove dimostreremo, con i ‘numeri’, una speculazione in corso (sullo smaltimento del percolato della discarica di Bellolampo di Palermo: inghippo speculativo che potete leggere qui) e il tentativo della Regione siciliana di fare ‘cassa’ sulla pelle dei cittadini siciliani per giustificare le ruberie del governo Renzi al Bilancio regionale.

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