Busalacchi: “Se verrò eletto presidente controlli a tappeto sul grano e sull’ortofrutta”

31 agosto 2017

“Se verrò eletto presidente della Regione – sottolinea il titolare di questo blog, Franco Busalacchi – l’agricoltura siciliana dovrà cambiare volto. Tutte le navi cariche di grano duro che arrivano nella nostra Isola verranno controllate da un ufficio speciale che opererà insieme con i Comuni. Poi ci saranno i controlli di qualità sugli ortaggi e sulla frutta che arriva in Sicilia. Con i fondi europei abbatteremo il costo del lavoro in agricoltura per sostenere le nostre imprese agricole eliminando il lavoro nero” 

In questi giorni l’assessore regionale all’Agricoltura, Antonello Cracolici, sta dimostrando la pressoché totale inutilità della sua azione di governo. Non ha fatto nulla per il grano duro siciliano (due navi cariche di cereali arrivate ad agosto nel solo porto di Pozzallo: la prima piena di grano duro canadese, della seconda non si sa nulla: questo sì che è ‘governare’ l’agricoltura!). E, soprattutto, ha ritenuto opportuno non intervenire davanti alle autorità che hanno contestato ad alcune aziende agricole dell’Isola il ricorso a manodopera non contrattualizzata. Come se un problema così grave non interessasse chi si occupa, o si dovrebbe occupare, dell’agricoltura siciliana.

Facciamo una premessa: sfruttare il lavoro altrui è un fatto grave. Ma è altrettanto grave avere abbandonato gli agricoltori siciliani in un momento difficilissimo: è di questo è responsabile l’attuale Governo regionale e la maggioranza di centrosinistra che lo sostiene all’Ars.

L’agricoltura siciliana, ormai da tempo, sconta un problema drammatico: l’invasione di frutta e ortaggi che arrivano da mezzo mondo, Nord Africa e Cina in testa. Sono prodotti quasi sempre scadenti, coltivati Iddio sa come. Non dobbiamo dimenticare che l’Italia ha bandito alcuni pesticidi, dannosi per la salute umana, tra la fine degli ’60 e gli anni ’70 del secolo passato. Pesticidi che, in molti casi, vengono utilizzati a piene mani dai Paesi che importano prodotti agricoli in Europa e quindi anche in Sicilia.

Questi prodotti ortofrutticoli arrivano sulle nostre tavole senza alcun controllo, proprio come succede con il grano duro che arriva con le navi nei porti di Palermo, Catania e Pozzallo. E anche nel resto d’Italia, a cominciare dai porti della Puglia. 

Non solo. In questi Paesi il costo del lavoro è irrisorio: il 90% in meno del costo del lavoro agricolo della Sicilia. In queste condizioni competere con l’invasione dell’ortofrutta nordafricana e cinese, almeno per alcune produzioni, è impossibile. Facciamo un esempio: il pomodoro.

Tanti agricoltori siciliani, quest’anno, fatti quattro conti, hanno deciso di non coltivare il pomodoro di pieno campo. Il perché è semplice: di questo prodotto ne arriva una caterva dal Nord Africa e, soprattutto, dalla Cina. In questi Paesi, come già ricordato, il costo del lavoro è irrisorio. Come possono i produttori di pomodori di pieno campo della Sicilia competere con un pomodoro che costa nove volte meno? E infatti non c’è storia.

Di più. In Campania e in qualche altra Regione del Sud Italia, bene o male, non mancano le industrie che lavorano il pomodoro. In Sicilia le industrie che operano in questo settore sono poche: cosa, questa, che rende ancora più problematica la coltura del pomodoro di pieno campo.

Chi è che viene penalizzato da tutto questo? Semplice: agricoltori e consumatori siciliani. Gli agricoltori, di fronte a una concorrenza sleale, si tirano indietro (con l’esclusione di particolari varietà di pomodoro, come il pomodorino di Pachino e il datterino di Porto Palo di Pachino: ma lì ci sono altri problemi, legati alla speculazione).

Ma chi viene veramente penalizzato è il consumatore siciliano. Chi è oggi in grado di distinguere un pomodoro cinese o nord africano da un pomodoro siciliano? E come si fa a sapere se il pomodoro pelato e la passata di pomodoro che acquistiamo sui bachi dei supermercati sono prodotti italiani o esteri? Ci dobbiamo fidare delle etichette? (QUI UN VIDEO SUL POMODORO E SUI DERIVATI DEL POMODORO CHE ARRIVANO DALLA CINA)

Il pomodoro non è certo un caso isolato. Ci sono altri ortaggi e buona parte della frutta che scontano gli stessi problemi. Ortaggi e frutta prodotti a prezzi stracciati che invadono la Sicilia.

Chi è in grado di distinguere un’anguria coltivata nelle ‘Sciare’ di Mazara del Vallo, o a Marsala, da un’anguria prodotta in Nord Africa? Chi sa riconoscere un melone Cantalupo coltivato in Sicilia – magari a Campobello di Licata – da un melone Cantalupo coltivato in Egitto?

Certo, poi, al palato certe angurie e certi meloni Cantalupo non sanno di nulla: ma quando ce ne accorgiamo è troppo tardi!

Ribadiamo: non è solo una questione di sapore – che è già di per sé importante – ma anche di salubrità: un frutto o un ortaggio che arriva da chissà dove non solo non funziona alla prova del palato, ma potrebbe contenere, come già ricordato, residui di pesticidi che da noi non si utilizzano più da decenni perché dannosi per la nostra salute.

Ebbene, in questo scenario si inseriscono i controlli sulle aziende agricole siciliane e la ‘scoperta’ che, in tanti casi, gli operai sono sottopagati e, per giunta, in nero.

Il problema esiste: ma la politica esiste per risolvere i problemi, non per ignorarli come sta facendo l’assessore all’Agricoltura, il già citato Cracolici.

In Sicilia, è noto, fare impresa è già difficile. Fare l’imprenditore agricolo sta diventando sempre più difficile.

Detto questo, da candidato alla presidenza della Regione vorrei prendere alcuni impegni con gli agricoltori siciliani e con i consumatori dell’Isola.

Ho già più volte detto che, se sarò eletto, non consentirò alle navi cariche di cereali che arrivano nei porti siciliani di scaricare prodotti – soprattutto grano duro, ma non solo – che presentano contaminanti, segnatamente glifosato e micotossine DON. Sarà cura del mio Governo promuovere i controlli sanitari sul grano duro che arriva con le navi.

Se il grano duro che arriva con le navi presenterà contaminanti, lo rimanderemo indietro.

Sarà mia cura contattare i presidenti delle Regioni del Sud Italia per concertare insieme azioni comuni per bloccare le navi cariche di grano duro contaminato e, contemporaneamente, per tutelare il grano duro del Mezzogiorno.  

Non credo di dire nulla di nuovo. Sapete quanto tempo hanno impiegato in Canada prima di accettare l’uva Italia di Canicattì? Anni. Hanno effettuato analisi di tutti i tipi: e solo quando hanno appurato che tutto andava bene hanno dato l’ok all’ingresso di questa uva siciliana sulle tavole dei consumatori canadesi (QUI UN ARTICOLO MOLTO SUI CONTROLLI CHE I CANADESI EFFETTUANO SUI PRODOTTI CHE ARRIVANO DALL’ITALIA E, SEGNATAMENTE, SULL’UVA ITALIA DI CANICATTI’).

Perché se i canadesi controllano la salubrità dei nostri prodotti, noi non dobbiamo controllare la salubrità del loro grano duro che arriva in Sicilia? Solo perché, fino ad oggi, i presidenti della Regione siciliana e gli assessori regionali della nostra isola non hanno fatto il proprio dovere su questo fronte delicatissimo?

La stessa cosa farò, se verrò eletto presidente della Regione siciliana, con l’ortofrutta che arriva dal Nord Africa, dalla Cina e da qualunque Paese del mondo.

Esistono tante forme di terrorismo. Ci sono terroristi che vanno a seminare la morte nelle città europee. E ci sono ‘terroristi dell’agricoltura’ che prendono di mira alcuni Paesi per distruggerne le agricolture.

Il mondo agricolo della Sicilia, già da tempo, è sotto attacco da parte di questi ‘Terroristi dell’agricoltura’. 

E come sempre avviene in questi casi, chi sta lavorando per distruggere l’agricoltura siciliana lo sta facendo con l’aiuto degli ‘ascari’: non è un caso, insomma, se oggi gli agricoltori siciliani vengono pagati, con i fondi europei, per non coltivare il grano duro: cosa, questa, che giustifica l’arrivo di grano duro canadese con le note navi! (QUI UN ARTICOLO DOVE SI RACCONTA QUESTA VERGOGNA!).

A fronte di questi atti di ‘terrorismo agricolo’ io mi impegno – se sarò eletto presidente della Regione – ad effettuare controlli sanitari su tutta la frutta e su tutti gli ortaggi che arrivano in Sicilia. Come per il grano duro, se tali ortaggi conterranno pesticidi non previsti dalla farmacopea agricola italiana, o pesticidi in quantità tali da risultare dannosi per la salute, li bloccherò e li rimanderò indietro.

Mi impegno a istituire un ufficio speciale che si occuperà dei controlli dei prodotti agricoli che arrivano in Sicilia.

I prodotti agricoli esteri, privi di ‘tracciabilità’, non potranno essere commercializzati nella nostra Isola. Abbiamo il diritto di sapere cosa arriva sulle nostre tavole. E abbiamo anche il diritto di andare oltre le etichettature.

Il nostro modello dei controlli sarà quello sperimentato con successo da GranoSalus, l’associazione che vede insieme produttori di grano duro del Sud Italia e consumatori (QUI I RISULTATI DELLE ANALISI SU ALCUNE MARCHE DI PASTA INDUSTRIALE ITALIANA  PROMESSE DA GRANOSALUS).

Per questo – sempre se sarò eletto presidente della Regione e sempre con l’ufficio speciale che verrà istituito – promuoveremo controlli sulla qualità sui prodotti agricoli che arrivano in Sicilia.

A questo lavoro di controllo sui prodotti agricoli che arrivano in Sicilia – il grano duro e l’ortofrutta – dovranno partecipare anche i Comuni. Parliamo della salute dei cittadini e i sindaci e gli uffici comunali preposti dovranno lavorare, fianco a fianco, con l’ufficio speciale.

La Sicilia produce agrumi di prim’ordine, un olio d’oliva extra vergine eccellente, vini di qualità eccelsa, anche se sulle cantine sociali non è stato fatto molto. Sarà mia cura occuparmi di questi settori nell’interesse degli agricoltori e dei consumatori siciliani.

Un altro impegno lo assumo con gli agricoltori. Pensare, in questo momento di crisi, che un’azienda agricola possa pagare un operaio 100 euro al giorno è una follia. La Regione, con i fondi europei, interverrà per abbattere drasticamente il costo del lavoro. Questo consentirà di eliminare il lavoro nero in agricoltura.

Se verrò eletto presidente della Regione mi impegno a fare in modo che un’impresa agricola siciliana paghi un operaio non più di 20 euro al giorno: il resto del salario, fino ad arrivare a 100 euro, se è questo il costo totale di una giornata lavorativa in campagna, sarà a carico della Regione che lo pagherà, lo ripeto, con i fondi europei destinati all’agricoltura.

I fondi europei destinati all’agricoltura servono agli agricoltori, e non ai politici da quattro soldi per fare campagna elettorale e comprare i voti.

 

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