Su Radio Capital ridicolizzato il dramma dei produttori di grano pugliesi. Disinformazione?

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Ieri, nel corso del programma Lateral, una scienziata di nome Linda, ha definito ‘bufala’ l’utilizzo di grano estero in Italia e ha ironizzato sul significato della visita dei produttori di grano canadese in Puglia. Ci è o ci fa?

Ironizzare sui drammi altrui: sembra questa la nuova frontiera della satira di qualche collaboratrice di Radio Capital che, nella migliore delle ipotesi, è tragicamente disinformata, nella peggiore, predilige le veline per il suo aggiornamento quotidiano.

Premessa: a noi Radio Capital piace, da sempre. Così come apprezziamo il programma del bravissimo Luca Bottura che si chiama Lateral e che ogni mattina cura una rassegna stampa satirica. Peccato che ieri, all’interno di questo programma, abbia trovato spazio una voce (tale Linda da Milano) che, mossa chissà da cosa, si è ‘divertita’ a ridicolizzare il dramma dei produttori di grano pugliesi, quindi il dramma di tutti i produttori di grano del Sud Italia.

Alla fine del programma, infatti, ha inserito tra ‘le bufale’, la notizia che vi abbiamo dato in questo articolo in cui raccontiamo della protesta degli agricoltori pugliesi contro l’iniziativa della Camera di Commercio di Foggia che ha invitato una delegazione americana per promuovere il loro grano duro in Italia, con tanto di convegno incluso. Abbiamo anche precisato che, a differenza della Sicilia – Regione a Statuto autonomo, dove le Camere di Commercio dipendono dalla Regione – in Puglia le Camere di Commercio dipendono dallo Stato. Cioé dal Governo nazionale. Quindi, l’iniziativa è logicamente imputabile a quest’ultimo e sappiamo che non si limiterà alla Puglia. 

L’iniziativa, come accennato, ha scatenato vigorose proteste. Ne hanno parlato anche le televisioni locali e agenzie di stampa come AgenPress che hanno dato voce a GranoSalus, l’associazione che promuove il grano del Sud Italia contro chi utilizza, nei maggiori pastifici italiani, il grano canadese (e che, come dimostrano gli studi, contiene sostanze pericolose per la salute) e dell’Est europeo.

Tutto questo, però, Linda la speaker, evidentemente, non lo sapeva. Le saranno sfuggite le denunce di agronomi e micologi che tuonano contro l’utilizzo di grano estero nei pastifici italiani, così come le denunce, ad esempio, di Confagricoltura che non esita  a parlare di truffa riferendosi all’uso del brand Made in Italy nei pacchi di pasta che usano grano estero. Così come le continue manifestazioni di protesta dei produttori di grano italiano. Così come il fatto che il Governo nazionale, da un lato impone limiti nell’utilizzo dei diserbanti (come il glifosate, veleno per la salute) ai produttori di grano italiano, ma continua a non fare nulla per fermare l’importazione di grano da quei Paesi che fanno grandissimo uso di questo veleno.

Per carità, l’ignoranza di alcuni fatti non è una colpa grave. Non siamo in tribunale. Ma prima di definire ‘bufala’ qualsiasi notizia sarebbe d’uopo informarsi. Poi, sentirle spiegare, secondo la sua scienza, il motivo per cui sarebbe una bufala, farebbe sorridere se, lo ripetiamo, di mezzo non ci fosse un dramma per l’economia del Sud:

“E’ una bufala – sentenzia Linda – è una delegazione che è venuta a presentare il proprio prodotto, ma non c’è rischio di sostituzione di grano italiano con quello americano”. Infatti, non c’è nessun rischio, perché già lo fanno. La pasta italiana è fatta col grano canadese. C’è anche grano italiano, ma in piccole quantità (potete udire la scienziata che parla qui, al minuto 28).

Ricordiamo, en passant, all’amica di Radio Capital, che anche la Barilla è intervenuta sul caso, promettendo che dal 2020 userà solo grano italiano.

Ora, non è questa la sede per spiegare tutto alla nostra amica, né sulle problematiche del grano, né sul ruolo delle Camere di Commercio (che non invitano delegazioni estere, a meno che a Linda non risulti il contrario, per tour culturali). Ma ci pare di capire che è di Milano. Dove, notoriamente, non si coltiva grano. Sarebbe meglio, dunque, occuparsi di produzioni della pianura padana, o al massimo di risaie. O, meglio, informarsi prima di emettere sentenze che offendono l’intelligenza e la sensibilità di chi – i nostri agricoltori e la nostra economia – vivono sulla propria pelle un vero e proprio dramma.

“Verificare la veridicità”, dice Linda, riportando quelle che lei definisce bufale (a volte vere e proprie bufale, per carità).Cominci con le sue affermazioni. Sempre che siano sue. Non abbiamo motivo per pensare che non lo siano, ma vista la controffensiva lanciata dalle industrie della pasta e dagli importatori di grano estero da quando stanno venendo a galla tutte le verità nascoste sul grano duro estero utilizzato in Italia, non ci stupiremmo di nulla.

Sotto, il video della protesta durante la visita degli americani e alcuni articoli sul tema

 

Grano duro: gli industriali vorrebbero metterci il bavaglio. Noi andiamo avanti. Perché non argomentano?

Pasta: gli industriali si difendono. Barilla: “La nostra pasta è buona”. GranoSalus: “Ci vediamo ai controlli”

Grando duro, Pottino: “Le industrie ci raggirano col finto Made in Italy”

I prezzi del grano duro: la grande truffa a danno degli agricoltori del Sud Italia (pugliesi e siciliani in testa)

Agricoltura, l’ultima del Governo Renzi: grano duro americano al posto di quello pugliese e siciliano!

E’ ufficiale: il glifosato contenuto nella pasta provoca la Sla e il morbo di Alzheimer

Basta con il grano che cresce sotto la neve già marcio: riportiamo il grano nel Sud Italia!

 

Visualizza commenti

  • Caro Direttore, a proposito della pasta prodotta nei pastifici italiani e che ha diritto di pregiarsi del marchio " MADE IN ITALY", ricordo che qualch giorno fa la commissione Europea avrebbe dovuto stabilire le nuove diciture da screre sulle etichette da apporre sui pacchi di pasta. Potrebbe aggiornarci su quanto è successo e se è stato sabilito la nuova "targhetta" o se non s'è fatto più nulla?
    La ringrazio, Direttore, per quanto andrà ad aggiornare i suoi lettori che La seguono con massima attenzione.

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