Pasta: gli industriali si difendono. Barilla: “La nostra pasta è buona”. GranoSalus: “Ci vediamo ai controlli”

4 novembre 2016

La battaglia per un grano pulito comincia a produrre i propri effetti. Gli industriali hanno capito che qualcosa sta cambiando. Qualcuno di loro mette le mani avanti. E assicura che la pasta che produce è buona. E’ il caso di Luca Barilla, manager dell’omonimo gruppo. Che dice che acquistano il 40% del grano duro fuori dall’Italia perché il nostro non va bene. La replica di GranoSalus: “Il grano duro del Sud Italia va benissimo. la verità è che vogliono avere le mani libere per acquistare fuori merce scadente”  

La battaglia sul grano – segnatamente sul grano duro utilizzato per produrre pasta – comincia a sortire i primi effetti anche nel mondo della grande industria italiana. Le informazioni che circolano sulla rete – una delle poche cose che ‘I padroni del vapore’ non possono controllare – sta creando problemi a chi, fino ad oggi, in questo mondo ha fatto il bello e il cattivo tempo, facendo prevalere gli affari e il denaro sull’etica e sulla salute pubblica.

Le notizie che arrivano sul grano duro canadese, dal glifosato (o gliphosate) e sulle micotossine

E’ ufficiale: il glifosato contenuto nella pasta provoca la Sla e il morbo di Alzheimer

 

“Il grano canadese che arriva in Europa è un rifiuto speciale che finisce sulle nostre tavole”

non debbono far dormire sonni tranquilli ai grandi della pasta industriale italiana. In queste ore, ad esempio, sulla rete, va un video con un’intervista di Luca Barilla (che potete ascoltare qui), vice presidente del gruppo omonimo.

“La qualità del grano duro prima di tutto”, dice Luca Barilla nell’articolo de Il Sole 24 Ore. Per produrre grano di qualità – questa la tesi del vice presidente del gruppo – sono costretti in parte a ricorrere all’estero.

“L’azienda leader del settore con 1 milione e 143 mila tonnellate di pasta – si legge sempre nell’articolo – importa in media tra il 30 e il 40% di grano duro straniero, a seconda delle annate. Quando il grano duro italiano non raggiunge certi standard siamo costretti a comprare grano estero che abbia qualità superiore al nostro. Non c’è una politica denigratoria nei confronti del grano italiano, cosa di cui siamo stati spesso accusati, il fatto è che noi dobbiamo rispettare dei parametri qualitativi e a volte il grano duro italiano non ci garantisce questa qualità e dobbiamo integrarlo”.

E lo integrano con il grano duro che arriva dal Canada? Di questo Luca Barilla non parla. Ma assicura che ci sono controlli su tutta la filiera:

“Noi facciamo dei controlli serratissimi ed è uno dei motivi per cui la pasta Barilla costa un po di più. Questi costi sono dovuti ai controlli che facciamo lungo tutta la filiera dal momento de la coltivazione del grano, al raccolto, al trasporto, alla macinazione fino alla produzione: noi non possiamo permetterci di fare entrare nei nostri silos materia prima che non abbia superato i controlli più stretti per garantire che non ci siano sostanze nocive per la salute del consumatore”.

Luca Barilla fa sapere che il suo gruppo produrrà pasta solo con il grano italiano entro il 2020. Ma solo con certe varietà di grano. E cita l’esempio del grano prodotto a Taranto e dintorni.

“Noi abbiamo selezionato una varietà di grano che si chiama ‘aureo’ che usiamo per produrre la pasta Voiello con grano al 100% fatto in Italia. Questa varietà ha qualità nutrizionali straordinarie, ma non possiamo coltivarlo dappertutto perché non tutto il territorio italiano è adatto per questa semina. Un giorno – conclude Luca Barilla – potremmo anche riuscire a garantire una qualità costante nel tempo”.

Abbiamo chiesto a Saverio De Bonis, portavoce dell’associazione GranoSalus, cosa pensa delle parole pronunciate da Luca Barilla. Non l’abbiamo scelto a caso: GranoSalus, infatti, è un’associazione di produttori di grano duro del Mezzogiorno d’Italia che sta organizzando un nuovo modo di tutelare agricoltori e consumatori: i controlli a tappeto su tutti i i derivati del grano, pasta in testa.

“Il mondo sta cambiando ed è bene che anche il gruppo Barilla ne prenda atto”, ci dice De Bonis. Che aggiunge:

“Ho ascoltato l’intervista di Luca Barilla. Le sue parole rassicuranti non bastano più. Servono i fatti concreti. La gente, oggi, non si accontenta più del packaging e delle pubblicità sui giornali e in Tv. Oggi i consumatori vogliono conoscere cosa c’è dentro le buste e non soltanto quello che ci sta scritto fuori”.

Il gruppo Barilla è quello del Mulino Bianco: tutto bello, durato, autentico. Con quell’attore che dice: ‘C’è pane e pane… Che verrebbe di dirgli: guardi che è proprio di questo che le vorremmo parlare…

Il Mulino Bianco del gruppo Barilla deve presentarci la vera purezza del grano. Noi il candore, lo ribadisco, lo vogliamo dentro i prodotti, non negli slogan recitati in Tv. Dico di più: non ci interessano i regolamenti comunitari o le leggi italiane che tollerano la presenza di agenti contaminanti nel grano e, quindi, nella pasta e, in generale, in tutti i derivati di questo cereale. Il Sud Italia produce un grano duro sano, senza veleni”.

Barilla prevede che il suo gruppo produrrà la pasta con solo grano italiano nel 2020. E non con tutto il grano duro italiano. Vogliono solo il grano duro tarantino… Per ora ammette che il 40% circa del grano che utilizzano lo prendono da fuori. Dice che il duro italiano non va bene.

“Non è vero. Va benissimo. La verità è che non vogliono che l’Italia diventi autosufficiente nel settore del grano duro. Vogliono avere le mani libere per acquistare all’estero la merce scadente. Il tutto per massimizzare i profitti. Non sono molto interessati alle questioni etiche. E, per ciò che riguarda il Sud Italia, il grano duro del Sud Italia, non sono mai stati interessati alla valorizzazione di questo prodotto”.

Il Mezzogiorno d’Italia può diventare una zona eletta per la produzione di grano duro?

“Certo. Negli Stati Uniti, tra l’Arizona e la California, c’è un’area nella quale si produce un grano duro di alta qualità: il Dessert durum. Oggi ci dobbiamo chiedere: come mai la Barilla, che è il primo gruppo industriale nella produzione di pasta presente in Italia, non si è mai attivato per valorizzare il grano duro del Mezzogiorno, che è una zona d’elezione per la coltivazione di questo cereale? La risposta l’ho già data: perché ha preferito fare soldi con grani diversi”.

Nell’intervista Luca Barilla sostiene la la loro pasta è perfetta: per questo, ha detto, costa un po’ di più delle altre.

“Questo non può che farci piacere. Se è così, e non ho motivo di dubitarne, saranno contenti delle verifiche che GranoSalus si accinge ad effettuare su tutti i derivati del grano duro. Ci vediamo ai controlli”.

A proposito, quando iniziate con questi controlli?

“Ormai ci siamo: credo che entro la fine dell’anno, al massimo a gennaio partiremo”.

 

 

 

 

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