La Coldiretti scopre che tanti prodotti agricoli importati in Italia sono avvelenati. Ma dimentica il grano…

16 ottobre 2016

Ma guarda un po’ che caso strano: la Coldiretti ‘sgama’ pesticidi e tossine nella frutta secca, negli ortaggi, nelle bacche di goji, nei fagioli azuchi, nello zenzero e via continuando. Ma non dice una parola sul grano duro che arriva dal Canada. Forse il grano duro canadese che arriva con le navi fa bene alla salute? Il problema non interessa solo l’Italia, ma tutti i paesi del mondo dove l’Italia potrebbe esportare prodotti ‘a base’ di glifosato e micotossine… La replica di Saverio De Bonis, di AgriSalus: “Per la Coldiretti il grano è tabù…”

La Coldiretti scopre che i prodotti agricoli che arrivano dai Paesi esteri sono pieni di pesticidi e tossine. E ha stilato pure una lista di frutta, ortaggi e persino pesci che contengono sostanze dannose per la salute degli italiani. Ci sono le nocciole e la frutta secca che arriva dalla Turchia, le arachidi cinesi, il peperoncino che arrivano dall’India. Sotto accusa finiscono pure curcuma, le bacche di goji, i fagioli azuchi e lo zenzero, tutti prodotti che arriva no in buona parte dalla Cina.  la cosa strana sapete qual è che la Coldiretti – ma guarda che caso! – in questa sua speciale classifica dei veleni si dimentica del grano duro che arriva dal Canada. Come mai?

Forse il grano duro che arriva con le navi in Italia è buono? E dire che le notizie sui veleni contenuti nel grano duro canadese non mancano.

Se ne parla in questo articolo:

Il glifosato presente nella pasta e nel pane può provocare malattie gravi: diabete, obesità, asma, morbo di Alzheimer, sclerosi laterale amiotrofica (Sla), e il morbo di Parkinson

Ma anche in questo articolo:

“Il grano duro canadese che finisce sulle nostre tavole è un rifiuti speciale che finisce sulle nostre tavole”

E ancora questo articolo:

“Cosa c’è nel pane che mangiamo? Nel Centro Nord Italia c’è da rabbrividire. E nel Sud e in Sicilia…”

Perché la Coldiretti non parla del grano? Lo chiediamo a Saverio De Bonis, protagonista di GranoSalus, l’associazione che si batte per tutelare i produttori di grano duro del Sud Italia e anche i consumatori: GranoSalus, infatti, sta promuovendo controlli a tappeto su tutti i derivati del grano duro per verificare l’eventuale presenza di metalli pesanti, Glifosato (o glifosate), micotossine e altre sostanze dannose per la salute umana.

“Per la Coldiretti – ci dice De Bonis – il grano è tabù. Da parte di questa organizzazione agricola non registriamo una sola azione concreta a tutela dei produttori di grano duro e dei consumatori. Quando parlo di azioni concrete mi riferisco a incontro in Parlamento. La verità è che, da parte della Coldiretti, non c’è alcuna voglia di mettere in discussione, ad esempio, il sodalizio, in materia di pasta, tra la grande industria che produce, per l’appunto, la pasta, e la grande distribuzione organizzata”.

De Bonis si sofferma sulla triade piemontese che oggi gode dell’attenzione della ‘grande stampa’: Oscar Farinetti (il ‘genio’ che dice che la pasta prodotta con il grano duro coltivato nel Sud Italia non è di buona qualità), Roberto Moncalvo, presidente della Coldiretti, e Carlo ‘Carlin’ Petrini, il fondatore dell’associazione Slow Food che ha assunto la carica di Presidente della Fondazione Campagna Amica, la rete di vendita diretta a marchio Coldiretti.

(ne abbiamo parlato in questo articolo: Tra slow food e Coldiretti un ‘matrimonio senza amore’ e silenzio… sulle micotossine).

“Non mi pare che questi tre signori – dice sempre l’esponente di GranoSalus – abbiano posto il tema del grano duro importato in Italia dal Canada. Mi riferisco sempre a battaglie parlamentari, non agli slogan. Pongo una domanda a questi tre signori a proposito dei derivati del grano: sono più interessati a cosa c’è scritto nelle etichette o a quello che c’è dentro la pasta, dentro il pane, nelle farine, nelle semole e via continuando?”.

“Noi di GranoSalus – conclude De Bonis – vogliamo capire come vengono prodotti pasta, pane, pizze, dolci e tutti gli altri derivati del grano. Ma per fare questo non servono le etichette, ma i controlli. Che è quello che stiamo facendo noi a tutela della salute dei consumatori”.

 

 

 

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