Grano estero: altre tre navi nel porto di Bari. Il presidente Emiliano non può fare nulla?

9 ottobre 2016

La gente ormai è informata. Si sa che il grano che arriva con le navi è spesso pieno di micotossine e di altre sostanze dannose per la nostra salute. Ma non c’è verso di fermare questo commercio di grano al veleno. Dal Governo nazionale di Matteo Renzi non ci aspettiamo nulla. E, ovviamente, non ci aspettiamo nulla da Rosario Crocetta. Ma – con riferimento alla Puglia – ci chiediamo e chiediamo: il presidente della Regione, Michele Emiliano, non può intervenire per fermare queste navi?

 

La battaglia contro il grano duro che arriva nel nostro Paese con le navi continua. Ed è un a battaglia ad armi impari. Nel senso che la gente del Sud Italia – agricoltori, ma anche comuni cittadini informati su quanto continua a succedere – non ha molte armi per combattere contro chi porta dalle nostre parti grano estero pieno di chissà quali sostanze. Nei giorni scorsi un lettore ci ha chiamato da Pozzallo. Voleva sapere cosa poteva fare per bloccare una nave carica di grano duro arrivata da chissà dove (forse dal Canada? indovina indovinello…). Ieri abbiamo notizia che ben tre navi cariche di grano duro hanno attraccato nel porto di Bari. Insomma, è arrivato il grano per la pasta industriale, per il pane, per le pizze, per i dolci, per le farine che allieteranno le nostre tavole…

Leggiamo la notizia sulla Gazzetta del Mezzogiorno.it (qui potete leggere l’articolo per esteso). In ogni nave ci sono 500 mila quintali di grano. Totale: un milione e mezzo di quintali di grano pronto per le nostre tavole.

Sbaglia chi pensa che questo grano duro arriva solo per essere trasformato in Puglia e mangiato dai pugliesi. E’ bene che gli italiani e anche gli europei sappiano che, con questo grano, viene fatta la pasta industriale che verrà distribuita in tutta l’Italia e nei Paesi europei dove i grandi marchi della pasta esportano il proprio prodotto.

E’ arrivato il momento che anche i consumatori europei vengano informati,l perché anche loro sono vittime di pubblicità ingannevole.

Proprio ieri questo blog ha pubblicato un articolo (che potete leggere qui) dove si parla del grano canadese, in queste ore coperto di neve (c’è anche una foto) che verrà fatto maturare artificialmente e poi esportato, soprattutto in Italia.

Qualcuno dirà: ma è così da anni. Vero. Solo che adesso la gente è informata. I consumatori sono informati. Ormai è stato accertato che questi grani, che percorrono 7-8 mila miglia marine su navi spesso raffazzonate (in alcuni casi si tratta di ex petroliere), debbono per forza di cose essere trattati con veleni chimici.

Ma nonostante i trattamenti l’umidità è quella che è. Così si sviluppano micotossine. Se si tratta, poi, di grano duro canadese (e nella grande maggioranza delle volte il grano duro che arriva con le navi è canadese) c’è anche il glifosato. E la frittata è fatta.

Insomma, la battaglia per liberare il nostro Paese dal grano duro avvelenato è ancora lunga.

Nell’articolo della Gazzetta del Mezzogiorno.it si spiega il meccanismo con il quale le industrie della pasta fanno arrivare il grano duro estero nel nostro Paese:

“Questo meccanismo – leggiamo – ha un nome: Traffico di perfezionamento attivo (Tpa). L’impresa della pasta chiede al ministero l’autorizzazione ad importare grano. Tutto però è sottoposto ad un’autorizzazione preceduta da un’istruttoria che deve certificare che in quel momento c’è penuria di grano”.

“Questo però contraddice la realtà delle cose che vede i nostri imprenditori agricoli che producono grandi quantità di grano”, racconta Antonio Barile, già presidente regionale della Confederazione italiana agricoltori (Cia) della Puglia per 15 anni, oggi alla guida del patronato nazionale della Cia, l’organismo che si occupa di previdenza nel mondo agricolo.

Barrile tocca un punto cruciale. Nel Sud Italia si produce uno dei migliori grani duri del mondo. Ma i canadesi non sanno che farsene del loro grano duro pieno di micotossine. E – come abbiamo raccontato in questo articolo – lo debbono rifilare a noi. E’ logica delle multinazionali.

Riempendo di grano duro canadese l’Italia, il prezzo del grano duro del nostro Paese – cioè del Sud Italia, dove il grano duro viene coltivato – crolla. E infatti, quest’anno, il prezzo del grano duro è crollato a 14 centesimo al chilogrammo. A questo prezzo non è nemmeno conveniente raccoglierlo.

Ecco la dimostrazione di come le multinazionali – con il corollario di accordi internazionali truffaldini e con le interessate dichiarazioni (le industrie che dichiarano che c’è penuria di grano) – distruggono le realtà produttive. E ci riescono: basti pensare che, nel Sud Italia, nell’ultimo decennio, 600 mila ettari circa di seminativi a grano sono stati abbandonati.

Così il grano cattivo scaccia in grano buono. E il grano estero spesso pieno di micotossine e glifosato invade i porti italiani.

“Se immaginiamo che 500 mila quintali di grano percorrano in nave 10 mila chilometri – leggiamo sempre nell’articolo – accade che nelle stive aumenti il tasso di umidità. C’è il rischio che proliferino micotossine, dannose per la salute umana. Chiedo ai Nas dei carabinieri di effettuare dei controlli. Bisogna rompere qualche incantesimo”.

Già, rompere qualche incantesimo. E’ quello che si chiedono tanti siciliani che vedono arrivare le navi cariche di grani provenienti da chissà dove e contenenti chissà quali sostanze nei porti di Palermo, Catania e Pozzallo…

Ci chiediamo e chiediamo: cosa sta facendo il Governo nazionale per tutelare la salute delle persone?

E cosa fanno le Regioni?

Non non ci aspettiamo nulla dal Governo Renzi. E qui in Sicilia non ci aspettiamo nulla da Rosario Crocetta che, non a caso, è stato definito il peggiore presidente della Regione d’Italia.

Ma dalla Puglia qualche speranza di un cambiamento c’è. Ieri abbiamo letto che Michele Emiliano, presidente della Regione Puglia, è il più apprezzato tra i presidenti delle Regioni italiane. Ebbene, perché non interviene a tutela dei suoi cittadini e, in generale, di tutti i cittadini italiani?

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