Parco dei Nebrodi/ Chi ha paura della verità? Cosa si sta cercando di nascondere?

23 maggio 2016

La sensazione è che ‘qualcuno’ stia cercando di depotenziare quello che potrebbe venire fuori dalle testimonianze e dai fatti emersi dall’inchiesta della Commissione regionale Antimafia. I dubbi di Adele Fortino. Che ricorda che il presidente del Parco dei Nebrodi, Giuseppe Antoci, è “amico intimo del senatore Peppe Lumia“. Nello Musumeci, che parla di “ipocrisia” della politica. E il leader dei Forconi siciliani, Mariano Ferro, che attacca l’assessore Antonello Cracolici: “Fino a che punto è giusto che Cracolici, con la condanna della Corte dei Conti alle spalle, decida sui bandi per milioni di Euro dell’Unione Europea?” 

Piaccia o no, ma è l’argomento del giorno. Parliamo dell’attentato al presidente del Parco dei Nebrodi, Giuseppe Antoci. Ci siamo occupati di questo argomento affrontandolo da diverse angolazioni.

L’abbiamo fatto ponendoci delle domande ancora senza risposta (come potete leggere qui).

Poi dando voce a Terra e Liberazione (come potete leggere qui).

E, ancora, chiedendo – sulla base di fatti oggettivi – come può un Governo regionale che utilizza male il Corpo delle Guardie forestali della Regione e che ha smantellato l’Azienda Foreste Demaniali della stessa Regione stupirsi se la delinquenza imperversa nelle aree boscate della nostra Isola (come potete leggere qui).

Ora abbiamo deciso di riprendere – commentandoli – interventi e comunicati ufficiali.

Cominciamo con Adele Fortino, una brava giornalista che vive nel Messinese. Opinione (che potete leggere per esteso qui) interessante, quella di Adele Fortino, una donna che conosce bene la provincia di Messina.

“Giuseppe Antoci, detto Peppino – scrive Adele Fortino – Presidente del Parco di Nebrodi (nominato dal Governatore Crocetta e amico intimo dall’on.le Peppe Lumia), balzato agli onori della cronaca nazionale per avere subito un attentato nella notte tra martedì e mercoledì, nel percorso tra Cesarò e San Fratello, viene descritto da chi lo conosce bene, a Santo Stefano di Camastra, suo paesello natio, come un ‘polpettone’. Che, da quando fu intimidito la prima volta dalla cosiddetta ‘mafia dei Nebrodi’ ed ebbe assegnata la scorta, ne fece un uso disinvolto, da gita scolastica, utilizzandola per amene passeggiate, con ciò attirando su di sé la bonaria ironia dei compaesani”.

In questo primo passaggio apprendiamo che il presidente del Parco dei Nebrodi è vicino al senatore Giuseppe Lumia (del Megafono?, del PD?, di entrambi? ancora non l’abbiamo capito).

“Anche l’attentato ha lasciato di stucco gli stefanoti – prosegue il commento -. Come è possibile, ci si chiede nelle conversazioni dei bar, che un gruppo di fuoco attrezzato come quello tortoriciano, spari tre colpi di pistola su un’auto blindata e lasci come ricordino tre buchetti e, a latere, due bottiglie molotov? Non sanno i malavitosi della zona che l’auto blindata resiste anche alla lupara? E perché l’esperto autista del presidente, quando si vede la strada sbarrata da quattro pietre, non supera velocemente l’ostacolo a sinistra e fila via verso lidi più sicuri?”.

In questo secondo passaggio la giornalista si interroga sulla criminalità di Tortorici, un centro del Messinese dove i malavitosi, a quanto pare, non sono degli sprovveduti. E commenta anche il ruolo dell’autista “esperto” del presidente del Parco dei Nebrodi.

“E’ chiaro che nei piccoli centri – conclude Adele Fortino – le maldicenze la fanno da padrone, ma io non trovo prive di senso tali osservazioni, anche alla luce del fatto che il presidente Crocetta, paragonato, per il suo stile folkloristico da Pietrangelo Buttafuco, a Pappagone, ha cantato un accorato peana contro la violenza malavitosa promettendo sfracelli quale appassionato corifeo, antico cantore dell’antimafia. Ma, mi chiedo, trattasi di quella antimafia di carta che va di moda di questi tempi?”.

Sulla vicenda è intervenuto anche l’assessore regionale all’Agricoltura, Antonello Cracolici (PD).

“Per la prima volta è stato fatto un bando pubblico per accertare  la manifestazione di interesse per concedere le aree demaniali al pascolo per gli allevatori in tutto il territorio siciliano. Dei 745 lotti, ovvero circa 34.000 ettari delle aree di demanio forestale, posti a gara, ne sono stati aggiudicati 525. Di questi, per 374 lotti sono ancora in corso le verifiche, in attesa delle certificazioni antimafia e del possesso dei requisiti di idoneità e di veridicità rispetto alle autocertificazioni prodotte”.

“Tutti coloro che non risulteranno in possesso delle idoneità, secondo quanto accertato con le modalità stabilite dal protocollo di legalità sottoscritto nel 2015 con la Prefettura di Messina – ha aggiunto l’assessore – non soltanto non potranno godere di alcuna concessione, ma  è stata impartita una direttiva all’autorità di gestione del PSR al fine di  recuperare eventuali benefici goduti sia nel Programma 2007/2013 che nel nuovo PSR, e chiederemo di fare altrettanto ad AGEA per il contributi del 1° pilastro della PAC, nei confronti dei soggetti che non sono in possesso dei requisiti di legalità dei beneficiari. Ciò varrà anche per tutti coloro che avranno avuto dinieghi o revoche da parte di altre pubbliche amministrazioni”.

“Non consentiremo a nessuno di utilizzare risorse pubbliche senza che vi siano le verifiche approfondite sul possesso dei requisiti – ha concluso Cracolici -. Né di nascondersi nei limiti di una legislazione carente, come quella che dispone le certificazioni antimafia sopra i 150.000 Euro di benefici, o le negligenze di una Pubblica amministrazione che concedeva diritti di pascolo senza procedure di evidenza pubblica e senza controlli”.

Tutto giusto. Tutto corretto. Il problema è che Cracolici e il PD governano la Regione siciliana dal 2009 (in realtà, già nel 2008, subito dopo le elezioni regionali, il PD di Cracolici e Lumia era d’accordo con l’allora presidente della Regione, Raffaele Lombardo).

Domanda: dov’erano Cracolici e il PD siciliano quando la Pubblica amministrazione regionale “concedeva diritti di pascolo senza procedure di evidenza pubblica e senza controlli”?

Oggi lo stesso Cracolici vorrebbe “recuperare eventuali benefici goduti sia nel Programma 2007/2013 che nel nuovo PSR”. Il riferimento è al vecchio Piano di Sviluppo Rurale (PSR) 2007-2013 gestito dal Governo Lombardo del quale Cracolici e Lumia erano alleati di ferro. Mentre il nuovo PSR (2014-2020) è quello che, da tre anni, gestisce il Governo di Rosario Crocetta, esponente del PD di Cracolici.

Insomma l’assessore Cracolici parla di due PSR da 2,1 miliardi di Euro cadauno come se lui e il suo partito fossero stati ‘terzi’ rispetto all’utilizzazione di tali fondi: cose se non avessero fatto parte dei Governi regionali che hanno distribuito tali risorse finanziarie ai soggetti dai quali, oggi, lo stesso Cracolici li vorrebbe indietro.

Da qui una domanda: ma questi ci prendono in giro?

Ieri il parlamentare regionale Nello Musumeci, presidente della Commissione Antimafia del Parlamento siciliano ha vergato il seguente comunicato:

“Dopo l’attentato a Giuseppe Antoci, da Palermo il Governo regionale annuncia la stretta: controlli sulla provenienza delle carni macellate, verifica dei requisiti dei proprietari di terreno ammessi al contributo. Da Roma, il Governo centrale assicura invece che arriveranno sui Nebrodi dodici reparti speciali per scovare i mafiosi. Siamo tutti contenti? Certo che lo siamo. Ma personalmente – lo confesso – provo  anche disgusto per questa ‘antimafia del giorno dopo’. Mi chiedo: dov’erano il giorno prima dell’attentato i rappresentanti del Governo Renzi e del Governo Crocetta? Nessuno sapeva della cosiddetta ‘mafia dei pascoli’ in Sicilia e non solo nel Messinese? E le pubbliche denunce del sindaco di Troina, dei vertici di Coldiretti e dell’associazione allevatori di Enna? Perché la politica deve sempre arrivare dopo la magistratura?”.

A questo punto Musumeci dà una notizia:

“Da un anno in Commissione regionale Antimafia ascoltiamo amministratori,  operatori, burocrati per raccogliere elementi conoscitivi e dati. Appena avremo concluso, pubblicheremo anche questa relazione. E si capirà meglio quanta ipocrisia e quanta responsabilità omissiva stia accompagnando le dichiarazioni di alcuni personaggi di governo, in queste ore, sulle alture dei Nebrodi”.

Da qui un’altra domanda: non è che qualcuno. conoscendo ciò che la Commissione regionale Antimafia ha appurato e non ha ancora divulgato, ha messo le mani avanti? Della serie: “Ma noi siamo per la legalità, tant’è vero che…”.

Perché diciamo questo? Perché il passaggio finale del comunicato di Musumeci lascerebbe intendere che “personaggi di governo”, in queste ore, starebbero provando a ricostruirsi la ‘verginità’ anticipando quello che potrebbe emergere – perché no?, anche sul loro conto – dalla relazione della Commissione regionale Antimafia.

Al telefono abbiamo raggiunto Mariano Ferro, il leader dei Forconi siciliani. Che spiega:

“In questa storia il problema non è Antoci, ma gli esempi, sbagliati, che arrivano da protagonisti di primo piano della classe dirigente, o presunta tale, della Sicilia. Prendiamo il caso di Antonello Montante. Come tutti sappiamo, è indagato dalla magistratura per reati non certo leggeri. Eppure nonostante i problemi, ha continuato ad occupare ruoli di primo piano”.

“L’assessore regionale all’Agricoltura Cracolici – aggiunge Mariano Ferro – è stato condannato dalla Corte dei Conti al pagamento di oltre 300 mila Euro. Mi chiedo e chiedo: fino a che punto è giusto che Cracolici, con la condanna alle spalle, decida sui bandi per milioni di Euro dell’Unione Europea?”.

Il leader dei Forconi fa riferimento al già citato PSR 2014-2020, che prevede una spesa di 2,1 miliardi di Euro.

“Su questo punto vorrei essere chiaro – precisa sempre il leader dei Forconi -. Il mio non è un giudizio su questi personaggi. Il discorso è diverso e riguarda l’esempio che viene fuori. Mi chiedo e chiedo: se l’andazzo è questo – se, in altre parole, chi ricopre ruoli di responsabilità, e una volta travolto da inchieste e da condanne, non si tira indietro – perché i mafiosi dovrebbero arretrare?”.

Mariano Ferro è un agricoltore. E conosce il modo rurale siciliano. “Sui Nebrodi, ma anche in altre aree boscate della Sicilia hanno fatto pascolare gli animali. C’è chi, utilizzando terreni che non avrebbe dovuto o potuto utilizzare, ha incassato, per anni, circa 500 Euro ad ettaro. Lo sapevano tutti. Com’è che queste cose vengono fuori solo adesso? C’è stata un’utilizzazione impropria dei fondi europei. Quanto fuoristrada abbiamo visto circolare in questi anni nelle aree montane della nostra Isole. Magari troppe”.

“Ora i ‘rubinetti stanno per chiudersi – conclude il leader dei Forconi siciliani -. E, purtroppo, anche gli allevatori siciliani onesti pagheranno il conto. Perché a pagare non saranno solo quelli che, con l’avallo dei governi regionali, in tutti questi anni, hanno fatto il bello e il cattivo tempo nelle aree collinari e montale della nostra Isola. Vedrete, la stretta arriverà per tutti. Con la scusa dei controlli assesteranno un colpo anche a quel poco di zootecnia che ancora resiste. Coglieranno la palla al balzo per completare l’opera di colonizzazione della Sicilia”.

Foto tratta da vocidallastrada.com

 

 

 

 

 

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