Oltre 10 mila licenziamenti nel settore dei rifiuti della Sicilia ‘targati’ Governo Crocetta?

23 maggio 2016

A lanciare l’allarme è il responsabile dell’UGL siciliana, Giuseppe Messina. Che denuncia: ci sono ben quattro delibere adottate dalla Giunta regionale di Rosario Crocetta che, di fatto, tutela solo 600 lavoratori, mandandone al massacro sociale altri dieci mila. In realtà, la vicenda si inserisce in un contesto più vasto. Con una Regione siciliana che è sostanzialmente fallita, ormai ‘assicutata’ – come si dice dalle nostre parti – dai creditori che preparano una pioggia di decreti ingiuntivi

 

Un’ondata di licenziamenti nel settore della raccolta dei rifiuti? A lanciare l’allarme è l’UGL siciliana con un articolo pubblicato sul proprio sito (che potete leggere qui per esteso). Un finale che è il non improbabile esito del caos che regna in questo settore (come vi abbiamo raccontato qui).

La novità, se così si può dire, è rappresentata da alcune delibere a quanto pare approvate dalla Giunta regionale di Rosario Crocetta. Stando alle quali, sempre a giudizio dell’UGL siciliana, i licenziamenti – migliaia di licenziamenti – sarebbero dietro l’angolo.

Scrive infatti il responsabile dell’UG siciliana, Giuseppe Messina:

“Il Governo regionale esca allo scoperto e dica se vuole puntare sulle Srr oppure relegarle nel dimenticatoio e sostituirle con un solo soggetto gestionale nell’Isola perché da questa decisione passa il futuro di 11 mila lavoratori del settore rifiuti”.

Le Srr, per la cronaca sono le Società per la regolamentazione dei rifiuti che avrebbero dovuto prendere il posto degli ATO rifiuti, oggi tutti in liquidazione (e qualcuno anche fallito). Il problema è che queste Srr, previste da una legge, sono rimaste lettera morta. Perché?

Ufficialmente, perché i Comuni siciliani sono quasi tutti in deficit (alcuni hanno già dichiarato il default, altri sono lì per lì per dichiararlo: quasi tutti i Comuni siciliani, in ogni caso, si ritrovano senza Bilancio 2016 e nell’impossibilità, a partire dall’1 Maggio, di proseguire con l’esercizio provvisorio perché la legge, a meno di deroghe, prevede, per l’appunto, un massimo di 4 mesi di esercizio provvisorio).

Volendo non si tratta di una scusa, ma di un fatto oggettivo. Ma altrettanto oggettivo è che tanti Comuni stiano procedendo, in materia di gestione dei rifiuti, con affidamenti diretti, senza bando. Con costi che sono sempre a carico dei Comuni: cioè degli ignari cittadini che pagano le tasse. Per questo sono in tanti a chiedersi: se non ci sono i soldi per pagare i dipendenti degli ATO in liquidazione – che oscillano da 11 mila a 13 mila – dove li trovano i soldi, i Comuni, per far svolgere il servizio a soggetti ‘terzi’?

Detto questo, proseguiamo con l’articolo pubblicato sul sito dell’UGL. Di scena c’è la Giunta Crocetta.

“Dopo quanto deliberato il 2 maggio scorso dalla Giunta – scrive Messina –  sono a rischio in Sicilia i livelli occupazionali e se l’assessore regionale dell’Energia e per i Servizi di Pubblica utilità (il riferimento è all’assessore regionale Vania Contraffatto, che si occupa anche dei rifiuti ndr) dovesse dare seguito alle prescrizioni contenute nelle delibere di Giunta dalla 163 alla 166, gli 1164 i lavoratori dipendenti degli Ato Agrigento Ovest, Palermo Est, Palermo Ovest e Trapani Sud potrebbero perdere il posto di lavoro, mentre solamente 48 troverebbero collocazione nelle rispettive Srr”.

A questo punto Messina fa il punto della situazione, numeri alla mano:

“Con la delibera di Giunta n.163, Agrigento Ovest, su un totale di 239 dipendenti, ne garantirebbe appena 11, lasciando fuori i rimanenti 228 lavoratori. Stesso effetto produrrebbe la delibera n. 164 che riguarda Palermo Est: su un totale di 340 dipendenti, la garanzia riguarderebbe appena 11 lavoratori”. Con 329 possibili licenziamenti.

“Lo scenario si ripeterebbe con la delibera n. 165 che riguarda Palermo Ovest: su un totale di 319 dipendenti troverebbero lavoro in 12, mentre 307 resterebbero appiedati. Idem con la delibera n. 166, che riguarda Trapani sud: su un totale di 314 lavoratori, i garantiti sarebbero in 14, mentre gli altri potrebbero incrociare le braccia”.

Per l’UGL, a rischiare di perdere il lavoro sarebbero circa 10 mila persone, visto che solo in 600 troverebbero, bene o male, una collocazione.

“Oltre alla violazione dell’articolo 19 della legge regionale n 9 del 2010 – sottolinea Messina – l’esecutivo regionale disapplica l’accordo sottoscritto con le organizzazioni sindacali nell’agosto 2013”.

L’UG sollecita un incontro con il Governo regionale che, in verità, anche in questo settore, è un po’ ondivago:

“Abbiamo già presentato, nei giorni scorsi, richiesta di incontro alle istituzioni interessate a livello regionale – conclude Messina -. I lavoratori non possono aspettare. Vivono un futuro a rischio e il Governo del presidente Crocetta ha il dovere di chiarire l’indirizzo politico in questo settore e definire il ruolo delle Srr, restituendo serenità e lavoro a migliaia di siciliani”.

 

P.S.

L’UGL siciliana pone la questione dei lavoratori del settore rifiuti. In realtà, lo scenario è molto più complesso. In questo momento la Regione non ha i soldi per pagare gli stipendi non soltanto ai circa 24 mila precari dei Comuni (che fino a qualche anno fa venivano pagati quasi interamente dalla Regione), ma a tutti i precari siciliani, che superano le 80 mila unità.

In affanno finanziario sono anche le ex Province: ora c’è anche la legge che istituisce le tre città metropolitane di Palermo, Catania e Messina con i rispettivi sindaci metropolitani (che sono automaticamente i sindaci di queste tre città): ma fino ad oggi, anche in questo caso, mancano i soldi promessi dal Governo Renzi.

Di fatto, mezza Amministrazione regionale è senza risorse finanziarie. L’ordine non dichiarato del Governo Renzi – che ha svuotato le ‘casse’ della Regione siciliana, come ha ammesso lo stesso assessore regionale all’Economia, Alessandro Baccei (come potete leggere qui) – sembra essere quello di ‘spennare’ i cittadini. Insomma, costringere i Comuni dell’Isola a tartassare gli abitanti, secondo lo stile demagogico di Renzi e dei suoi accoliti: andare in Tv a dire di aver “abbassato le tasse” quando invece, nei fatti, si è verificato l’esatto contrario.

In questo scenario – dove a rischiare il posto di lavoro sono oltre centomila soggetti – si inserisce la vicenda dei dipendenti degli ATO in liquidazione.

C’è una difficoltà ad ammettere che la Regione siciliana – almeno in questa fase – è sostanzialmente in default. I creditori che hanno lavorato per la Regione all’Expo di Milano sono stati ‘tappiati’ e si accingono a presentare i decreti ingiuntivi (come potete leggere qui). E altri decreti ingiuntivi in arrivo. 

Anche l’erogazione di 500 milioni di Euro, da parte dello Stato – previsti per i primi giorni di Giugno – potranno rendere legittima una manovra economica e finanziaria 2016 che non è sembrata molto corretta, in riferimento alla nuova legge di contabilità (decreto n. 118 del 2011) che non prevede certe forzature che sono state imposte dal Governo nazionale. Ma non crediamo che la Regione, anche con i 500 milioni di Euro, potrà onorare tutti i pagamenti. Anche perché le assunzioni operate negli ultimi anni sono state veramente tante.  

 

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