Sicilia: ma se Regione e Comuni sono senza soldi come fanno a pagare i debiti fuori Bilancio?

2 ottobre 2018

I debiti fuori Bilancio dovrebbero essere, per definizione, frutto di ‘imprevisti’. La cosa strana è che questi ‘imprevisti’ risultano tutti ‘coperti’. E’ come se delle Pizie siano al servizio delle amministrazioni pubbliche siciliane, fornendo a Regione e Comuni responsi sul futuro… Insomma, mentre non ci sono soldi per la manutenzione di strade e scuole – o per il trasporto degli studenti disabili – i soldi per i debiti fuori Bilancio si trovano sempre. Ma guarda che cose incredibili…    

Quando finirà la ‘festa’ siciliana dei debiti fuori Bilancio? La domanda è legittima, perché la riforma della contabilità pubblica – Decreto legislativo n. 118 del 2011, che si applica anche in Sicilia – avrebbe dovuto porre fine alla sarabanda dei debiti fuori Bilancio. Invece, nei Comuni della nostra Isola e nella stessa Regione siciliana, il ‘festival’ dei debiti fuori Bilancio sembra inarrestabile!

Quello che succede ha dell’incredibile, perché i debiti fuori Bilancio, a meno che non si tratti di inattese sentenze di condanna di una pubblica amministrazione (debiti che vengono pagati o con i fondi di riserva, o con spostamenti di somme da un capitolo all’altro), non dovrebbero più esistere. O, quanto meno, dovrebbero essere accadimenti previsti e inseriti nei Bilanci di previsione.

E’ noto a tutti che i Bilanci di Comuni e Regioni (ci dovrebbero essere anche le ex Province, ma sappiamo che in Sicilia sono tutte alla canna del gas) non nascono negli uffici delle Ragionerie, ma in tutte le branche di un’amministrazione.

Ogni branca dell’amministrazione, quando si deve redigere il Bilancio, è tenuta a comunicare le spese previste. Com’è possibile che negli uffici della Regione e di tanti Comuni siciliani non si riescono a prevedere le spese che poi finiscono nel ‘mazzo’ dei debiti fuori Bilancio?

E, soprattutto, com’è possibile che i debiti fuori Bilancio, che per definizione debbono essere frutto di imprevisti, vengono tutti ‘previsti’ dalle Ragionerie dei Comuni e della Regione, tant’è vero che i soldi per pagarli ci sono sempre, mentre per altri servizi – in alcuni casi essenziali – i soldi non si trovano?

Una spiegazione ‘plausibile’ è che nelle Ragionerie dei Comuni e della Regione operino – supponiamo gratuitamente – delle Pizie che elargiscono i responsi sul futuro:

“Guardate che il giorno x perderemo tale sentenza”;

“Il giorno y il funzionario dell’ufficio z acquisterà un certo quantitativo di beni e servizi”;

“Il giorno h quel consorzio presenterà un disavanzo”;

“Il giorno b sarete costretti a ricapitalizzare la società c”;

“Il giorno d ci sarà un’espropriazione”.

Certo, ci possono essere, è vero, degli imprevisti. Ma quando un’amministrazione pubblica presenta decine e decine di debiti fuori Bilancio per un valore di 15-20-25 milioni di euro, ebbene, è difficile pensare che siano imprevisti.

Nella Regione siciliana, per esempio, si riscontrano debiti fuori Bilancio in quasi tutte le branche dell’amministrazione.

Negli uffici della Regione e nei Comuni non ci sono solo sentenze di condanna della pubblica amministrazione. Ci sono anche acquisti di beni e servizi. Possono gli acquisti di beni e servizi diventare debiti fuori Bilancio? E’ così impossibile prevederli?

Seguono altre domande.

Com’è possibile che la Regione siciliana non ha i soldi per pagare la manutenzione delle strade provinciali, degli edifici scolastici e il trasporto degli studenti disabili e poi, come sta avvenendo in queste ore, presenta ben due disegni di legge per pagare i debiti fuori Bilancio per un ammontare pari a 37 milioni di euro?

(Ricordiamoci che sei delle nove ex Province della Sicilia – Siracusa, Ragusa, Caltanissetta, Enna, Agrigento e Trapani – sono commissariare dalla Regione, mentre rimangono ‘misteriose’ le ex Province di Palermo, Catania e Messina, che possono accedere ai fondi europei, ma non sembrano avere i soldi per la manutenzione di strade ed edifici scolastici).

Quindi la Regione i soldi per pagare 37 milioni di euro di debiti fuori Bilancio li ha trovati?

Quindi li aveva messi da parte prima grazie alle ‘Pizie’?

Quindi i debiti fuori Bilancio della Regione vengono prima della manutenzione delle strade e degli edifici scolastici? E vengono anche prima del trasporto a scuola degli studenti disabili?

Lo stesso discorso vale per i Comuni siciliani. Che, per carità, hanno subito tagli pesanti dallo Stato e dalla Regione. Ma se non hanno a disposizione – in molti casi – i fondi per i servizi essenziali come mai pagano i debiti fuori Bilancio?

Proviamo a illustrare cosa sono i debiti fuori Bilancio. Partiamo dalla storia e dalla definizione.

L’evoluzione normativa dell’ordinamento contabile degli enti locali su tale materia comincia con l’art.1 bis, comma 3, del D.L. 318/86, convertito nella legge n. 488 del 1986. Obiettivo: sanare i debiti insoluti degli enti locali, rendendoli visibili agli effetti dei risultati della gestione finanziaria.

Poi è arrivato l’art. 37 del Decreto Legislativo n. 77 del 1995. E poi ancora gli articoli 4 e 5 del Decreto Legislativo n 342 del 97. L’assetto definitivo arriva  con l’art. 194 del TUEL (Testo Unico degli Enti Locali) n. 267 del 2000.

Nessuna di queste norme ha fornito la definizione di debiti fuori Bilancio. Ci hanno pensato la dottrina, la giurisprudenza contabile, il Ministero dell’Interno e l’Osservatorio sulla finanza locale. Dall’insieme viene fuori la seguente definizione:

“Il debito fuori Bilancio è un’obbligazione verso terzi per il pagamento di una determinata somma di danaro che grava sull’ente (…) assunta in violazione delle norme giuscontabili che regolano i procedimenti di spesa degli Enti Locali…” (Ministero dell’ Interno F.L. 21/1993).

Il debito fuori bilancio si configura come un’obbligazione “che si è perfezionata nell’ordinamento civilistico indipendentemente da una specifica previsione di bilancio, in violazione delle norme che disciplinano il procedimento di spesa, e che sussiste pur in assenza di specifico impegno contabile”.

Le tipologie di debiti fuori Bilancio sono cinque:

1) sentenze esecutive

2) copertura di disavanzi di consorzi, di aziende speciali e di istituzioni, nei limiti degli obblighi derivanti da statuto, convenzione o atti costitutivi, purché sia stato rispettato l’obbligo di pareggio del bilancio di cui all’art. 114 ed il disavanzo derivi da fatti di gestione;

3) ricapitalizzazione, nei limiti e nelle forme previste dal codice civile o da norme speciali, di società di capitali costituite per l’esercizio di servizi pubblici locali;

4) procedure espropriative o di occupazione d’urgenza per opere di pubblica utilità;

5) acquisizione di beni e servizi, in violazione degli obblighi di cui ai commi 1, 2 e 3 dell’art. 191 del TUEL, nei limiti degli accertati e dimostrati utilità ed arricchimento per l’ente, nell’ambito dell’espletamento di pubbliche funzioni e servizi di competenza.

Il fatto che a monte di un debito fuori Bilancio ci sia una sentenza lascerebbe credere che la politica – nel caso della Sicilia, il riferimento è all’Assemblea regionale siciliana e ai Consigli comunali – debba approvarli e basta. Non è così. Proviamo a illustrare il perché.

Fatto salvo il pronunciamento dei giudici, che non è messo in discussione, è interessante conoscere come si è arrivati a una sentenza. Perché non possono essere escluse a priori ‘triangolazioni’ tra i Governi delle Regioni e delle città, le assemblee elettive (i Consigli regionali o l’Ars nel caso della Sicilia e Consigli comunali) e la burocrazia.

Il gioco potrebbe essere il seguente: i governanti di Regioni e Comuni indebitano i rispettivi enti con iniziative non previste dai rispettivi Bilanci; Regioni e Comuni non pagano e creano le condizioni per finire davanti ai giudici; dopo di che, nonostante l’ ‘alacre impegno’ degli uffici legali di Regioni e Comuni, vincono i ricorrenti.

A questo punto le ‘carte’ sono ‘abbirsate‘ (nel giusto verso) e i Consigli regionali (l’Ars nel caso della Sicilia) e i Consigli comunali possono approvare i debiti fuori Bilancio.

Però c’è un però.

Prendiamo il ‘caso’ del Comune di Palermo, che negli ultimi anni è andato giù ‘pesante’ con i debiti fuori Bilancio. Nel 2015 ha raggiunto la cifra incredibile di 34 milioni di euro! (COME POTETE LEGGERE QUI). Di questi, ben 24 milioni di euro erano frutto di sentenze. Tutto questo non dà adito a dubbi?

Tra i debiti fuori Bilancio della Regione siciliana ce n’è uno di 13 milioni di euro. E’ il maxi risarcimento che la Regione deve a una società romana – la New Energy – che ha ottenuto con ritardo l’autorizzazione per realizzare un impianto per la produzione di energia da biomasse.

Cosa ci dicono i fatti, allora? Che un’attenta analisi sulle vicende che portano una pubblica amministrazione a soccombere in giudizio sarebbe più che mai opportuna: un’analisi per capire se ci sono responsabilità da parte di un’amministrazione (che non è un’entità astratta, ma è fatta da persone con vari livelli di responsabilità, a cominciare – ma non è il solo – dal responsabile di un procedimento amministrativo); e anche per capire com’è stata organizzata la difesa di una pubblica amministrazione, soprattutto nei casi dove le sconfitte in giudizio sono di gran lunga maggiori delle vittorie…

Perché ci poniamo questi problemi? Perché, come abbiamo scritto in un articolo dello scorso anno, l’attuale normativa prevede la ‘responsabilità per danno patrimoniale’, se è vero che dà facoltà alle pubbliche amministrazioni di riconoscere i debiti fuori bilancio nel limite dell’indebito arricchimento: dove per indebito arricchimento s’intende il beneficio che il Comune dovrebbe ricavare dall’accensione di tali debiti.

“La norma – citiamo sempre il nostro articolo dello scorso anno – è molto importante, perché consente ai Comuni (e anche alla Regione siciliana, in questo caso) di pagare i debiti fuori bilancio ‘nei limiti dell’utilità e dell’arricchimento che l’ente ha conseguito’; mentre la restante parte dei debiti fuori bilancio che hanno arrecato solo danni al Comune (o eventualmente alla Regione) debbono essere pagati da chi ha ordinato o reso possibile la fornitura di beni o servizi al di fuori delle previsioni di Bilancio”.

Insomma, sono problemi dei privati che hanno fornito beni e servizi che non sono serviti alla pubblica amministrazione; o problemi degli amministratori pubblici che hanno eventualmente aggirato le disposizioni normative che regolano questo particolare settore della vita pubblica.

Domanda: alla Regione e nei Comuni siciliani, in materia di debiti fuori Bilancio, è stata mai applicata la normativa che prevede la “responsabilità per danno patrimoniale”?

Chissà, magari la materia potrà essere approfondita dalla Commissione Bilancio e Finanze dell’Ars…

P.s

Chi ha un po’ di memoria ricorderà che, nella passata legislatura – per la precisione nell’ottobre di due anni fa – l’Assemblea regionale siciliana ha approvato un ‘papello’ di 132 milioni di euro di debiti fuori Bilancio. Allora c’erano 90 deputati, ma a votare il provvedimento furono in 25 con il tragicomico ricorso al voto segreto: con la maggioranza di centrosinistra che chiedeva il voto segreto per se stessa, con il chiaro tentativo di nascondere i nomi dei deputati che avevano approvato il mega debito fuori Bilancio… C’era molti timore, tra i parlamentari, perché per alcuni di questi debiti fuori Bilancio non c’erano le ‘pezze d’appoggio’ (COME POTETE LEGGERE QUI).

Erano i debiti fuori Bilancio del passato e si ‘dovevano’ pagare tutti in un colpo, perché si stava applicando per la prima volta il Decreto 118 (in realtà tali debiti avrebbero dovuto essere inseriti nel Bilanci passati: ma, chissà perché, l’anomalia passò quasi inosservata…

Ci avevano detto che il capitolo dei debiti fuori Bilancio era chiuso, perché da allora in poi, ci sarebbe stata una buona amministrazione. Perché, per definizione, una buona amministrazione non produce debiti fuori Bilancio ma, tranne casi rari, li prevede. Invece… 

 

QUI UN APPROFONDIMENTO SUI DEBITI FUORI BILANCIO   

 

 

 

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