Debiti fuori Bilancio della Regione: qualche domanda al ‘commissario’ Baccei e alla Ragioneria

13 ottobre 2016

L’assessore-commissario e la Ragioneria generale della Regione dovrebbero spiegare perché questi debiti fuori Bilancio non sono stati inseriti nella legge regionale di Stabilità del 2015, come prevede la riforma della contabilità pubblica. E perché – soprattutto – è stato presentato a Sala d’Ercole un provvedimento che contiene irregolarità, non soltanto contabili. I protagonisti di questa incredibile storia pensano veramente che una vicenda così grave non avrà risvolti contabili e forse anche di altra natura?

Ieri, anche se in modo rocambolesco – e più per paura che per convinzione (ora diremo delle paure dei parlamentari) – l’Assemblea regionale siciliana ha approvato 132 milioni di Euro di debiti fuori Bilancio. Il tutto con il ricorso a un tragicomico voto segreto: ovvero un maldestro tentativo, da parte dei deputati, di impedire alla magistratura contabile di individuare i nomi dei parlamentari che hanno approvato il provvedimento (come potete leggere qui).

Alla luce di questo voto abbiamo provato ad approfondire la questione. Vediamola, per grandi linee.

Il primo elemento che salta agli occhi è la data di entrate in vigore della riforma della contabilità pubblica. Parliamo del Decreto nazionale n. 118, che è entrato in vigore l’1 gennaio del 2015.

In queste ultime due settimane l’assessore-commissario all’Economia, Alessandro Baccei, ha più volte ribadito che ‘infilare’ i debiti fuori Bilancio della Regione nel Bilancio della stessa Regione è una previsione di legge: nel senso che tale passaggio è previsto dal già citato Decreto n. 118 del 2011.

Baccei ha ragione. Ma proprio perché ha ragione ci chiediamo e gli chiediamo: poiché la riforma della contabilità, come già detto, è entrata in vigore l’1 gennaio del 2015, i debiti fuori Bilancio della Regione non avrebbero dovuto essere inseriti nel Bilancio della Regione lo scorso anno?

A nostro modesto avviso, sì. Perché su questo punto la legge è chiarissima e non c’è bisogno di interpretazioni. Fatta eccezione per i debiti fuori Bilancio emersi dopo l’approvazione del Bilancio regionale 2015 – e quindi, grosso modo, da aprile 2015 in poi – tutti i debiti fuori Bilancio della Regione precedenti (cioè quelli che vanno dal 1999 alla primavera dello scorso anno) avrebbero dovuto essere inseriti nel Bilancio regionale 2015 ed approvati dal Parlamento siciliano.

Perché questo non è avvenuto? Perché è stata ignorata una previsione di legge? E perché il Governo – con riferimento all’assessore Baccei e, supponiamo, con il supporto degli uffici della Ragioneria generale della Regione – ha inserito i debiti fuori Bilancio nel rendiconto 2015, senza passare da un voto preventivo dell’Ars, ma chiedendo solo il voto successivo, quasi a ‘sanatoria’ di questo grande pasticcio contabile?

Domanda che chiama altre domande: non è che, con questo stratagemma – culminato con l’approvazione di ieri, da parte di Sala d’Ercole, di questo papocchio – si sta cercando di nascondere le irregolarità che riguardano parte di questi debiti fuori Bilancio?

Noi possiamo perfettamente comprendere la situazione oggettivamente difficile in cui si sono trovati in queste ultime settimane i deputati dell’Ars. Parliamo, in questo caso, della paura dei parlamentari accennata all’inizio di questo articolo.

Da una parte c’era il Governo che ha spedito in Aula il ‘papello’ con gli oltre 130 milioni di euro di debiti fuori Bilancio e con l’avvertimento ai deputati:

“Votate e approvatelo in tempi brevi, perché più tempo passa, più maturano gli interessi che pagherete voi…”.

Dall’altra parte, però, i deputati dell’Ars hanno approvato – con 25 voti favorevoli espressi nel segreto dell’urna – debiti fuori Bilancio che, in parte, non hanno pezze d’appoggio: non ci sono, in alcuni casi, documenti (ma come e chi li ha fatti sparire?) che spieghino come sono stati spesi soldi pubblici!

Il voto di ieri – sempre a nostro modesto parere – non è meno pericoloso della mancata approvazione. Per un motivo semplice: perché, ancora sempre a nostro modesto avviso, è impossibile che questa storia incredibile non sia approdata negli uffici della magistratura contabile e penale.

Qualcuno pensa veramente che 4, o 5, o 10 milioni di euro di fondi pubblici possano sparire senza giustificarne la spesa?

Sono tante, forse troppe, le stranezze di questa storia.

Non si capisce il perché una legge – il Decreto 118 – non è stato applicato a partire dall’1 gennaio 2015.

Come sia possibile che, di ingenti pagamenti effettuati da una pubblica amministrazione, manchino le pezze d’appoggio.

Che senso ha approvare oltre 130 milioni di debiti fuori bilancio sapendo che si è in presenza di irregolarità che non sono solo contabili…

Non escludiamo che questa storia – ribadiamo: incredibile! – possa finire male.

P.S.

Una domanda anche per il Legislatore nazionale.

Da anni la Corte dei Conti stigmatizza il ricorso ai debiti fuori Bilancio. Con tutti i rilievi mossi dalla magistratura contabile si approva una legge di riforma della contabilità che, di fatto, non abolisce i debiti fuori Bilancio?

Se un’Amministrazione pubblica amministra con un Bilancio che senso hanno i debiti fuori Bilancio?

Prima che venissero inventati i debiti fuori Bilancio, all’Ars, quando intervenivano pagamenti non previsti, si procedeva con le variazioni di Bilancio; se il fatto accadeva a fine anno nessuno pagava con il ricorso ai debiti fuori Bilancio, ma si rinviava il pagamento all’esercizio successivo.

Ora, uno e due, ed ecco che spuntano i debiti fuori Bilancio. Chissà perché…  

 

 

 

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