Opera Pia ‘Cardinale Ruffini’: l’Arcivescovo di Palermo Lorefice si rimangia “lo spirito di solidarietà”…

12 luglio 2018

La vicenda dei dipendenti dell’Opera Pia ‘Cardinale Ernesto Ruffini’ è finita sui tavoli dei giudici del Tribunale del Lavoro di Palermo. Con l’Arcivescovo di Palermo, Corrado Lorefice, che scivola su qualche contraddizione. Nadia Spallitta, avvocato di alcuni dipendenti dell’Opera Pia licenziati: “Dov’è lo spirito cristiano della Chiesa cattolica di Palermo?”  

Può capitare alla Chiesa cattolica di predicare bene e razzolare in modo un po’ approssimativo? La domanda sorge spontanea a giudicare da quello che sta succedendo all’Opera Pia (o IPAB) ‘Cardinale Ernesto Ruffini’ nella quale un ruolo centrale viene svolto dall’Arcidiocesi di Palermo.

Noi ci siamo più volte occupati di questa storia (COME POTETE LEGGERE NEGLI ARTICOLI IN CALCE). Se oggi torniamo sulla vicenda è perché questa storia è finita sui tavoli dei giudici del Lavoro del Tribunale di Palermo.

Partiamo dall’inizio, provando a riassumere, per sommi capi, questa storia.

L’Opera Pia ‘Cardinale Ernesto Ruffini’ ha sempre operato nel sociale. Da quando la Regione siciliana è in sostanziale default non dichiarato ritarda i pagamenti e, in alcuni casi, ha tagliato i fondi, come avvenuto con le Opere Pie.

A dir la verità, stando a quanto risulta dai decreti di finanziamento, proprio questa Opera Pia, nel 2017, ha ricevuto dal Comune di Palermo un milione 500 mila euro; dall’ASP di Palermo 400 mila euro; e altri 400 mila euro e rotti dalla Regione siciliana. Se a questo poi si aggiunge un patrimonio di circa 30 milioni di euro di beni immobili, si può affermare che l’Opera Pia ‘Cardinale Ernesto Ruffini’ non patisce la fame…     

Fatta questa doverosa premessa, va detto che l’Opera Pia ‘Cardinale Ernesto Ruffini’ aveva 42 dipendenti. Di questi, 30 sono stati licenziati. Dei licenziati, 8 sono assistiti dall’avvocato Nadia Spallitta. 

I dipendenti di questa Opera Pia non percepiscono stipendi da un anno e mezzo. E sono creditori anche del Trattamento di fine rapporto (Tfr).

La scorsa primavera l’Arcivescovo di Palermo, Corrado Lorefice, vista la situazione di grave difficoltà in cui versavano i dipendenti, ha regalato ad alcuni di loro da 8 a 12 mila euro “per spirito di solidarietà”, come ha scritto lo stesso Arcivescovo.

“Si è trattato – spiega Nadia Spallitta, l’avvocato che, come già ricordato, difende 8 dipendenti licenziati – di una donazione fatta dall’Arcivescovo di Palermo, Corrado Lorefice, per spirito cristiano”.

Dopo di che, però, è agli atti anche una lettera con la quale lo stesso Arcivescovo Lorefice, nelle vesti di presidente dell’Opera Pia ‘Cardinale Ernesto Ruffini’ si oppone alla donazione fatta dall’Arcivescovo, cioè da se stesso!

Insomma, il nostro Arcivescovo, in questa lettera, scrive che si tratta di somme indebitamente percepite dai lavoratori e che devono essere restituite all’Opera Pia alla quale, lo stesso arcivescovo, decide, nei fatti, di donare tali somme.

Il particolare non è secondario: ricordiamo che i lavoratori sono creditori, nei riguardi dell’Opera Pia, di un anno e mezzo di stipendi arretrati e del Tfr. Da questi crediti vantati dai dipendenti – questo, alla fine, il ‘succo’ di questa storia – debbono essere scomputati i soldi in un primo momento donati dallo stesso Arcivescovo agli stessi dipendenti licenziati.

“Il problema – sottolinea Nadia Spallitta – è che nel periodo in cui i dipendenti hanno lavorato senza percepire stipendi, per sopravvivere, si sono indebitati. Con la donazione i lavoratori disoccupati – che hanno un’età media di 60 anni e non hanno maturato il diritto alla pensione – hanno pagato i debiti. Ora la Curia di Palermo, in sostanza, vuole indietro i soldi. Così i dipendenti disoccupati e senza stipendi da un anno e mezzo sono diventati ‘debitori’ verso l’Opera Pia! Mi chiedo e chiedo: dov’è lo spirito cristiano della Chiesa cattolica di Palermo?”.

Intanto i lavoratori licenziati hanno presentato i decreti ingiuntivi per farsi pagare gli stipendi arretrati e il Tfr. Ma la Curia Arcivescovile di Palermo ha presentato opposizione ai decreti ingiuntivi. “E l’ha fatto – precisa Nadia Spallitta – nominando ben due avvocati per ogni lavoratore che ha presentato ricorso”.

In questa storia non mancano le anomalie.

Il consiglio di amministrazione dell’Opera Pia ‘Cardinale Ernesto Ruffini’ è decaduto. Questo perché il componente nominato dalla Regione siciliana si è dimesso. E l’amministrazione regionale non l’ha ancora sostituito.

“I componenti del consiglio di amministrazione – spiega Nadia Spallitta – sono tre: l’Arcivescovo che la presiede, il componente laico nominato dalla stessa Curia Arcivescovile e il consigliere nominato dalla Regione. Agli atti non esiste alcuna delibera del consiglio di amministrazione che prevede e dispone il licenziamento e che prevede e dispone l’opposizione ai decreti ingiuntivi. Tra l’altro – aggiunge – nessuno di questi atti è sottoscritto dal presidente di questa Opera Pia, che ne è il rappresentante legale. per cui, a mio avviso, tali atti nulli, se non addirittura inesistenti”.

“Attendiamo con fiducia – conclude Nadia Spallitta – le decisioni del Tribunale di Palermo e della Corte dei Conti per la Sicilia, alla quale questi atti sono stati anche inviati. ci auguriamo, altresì chela regione intervenga ed eserciti il suo potere-dovere di vigilanza, anche con un controllo sostitutivo”.

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