In Sicilia stiamo mangiando pane, pasta e pizze prodotti con il grano duro del Kazakistan?

20 febbraio 2018

Naturalmente non ci sono informazioni ufficiali al riguardo. Non c’è “l’abitudine” di informare i cittadini sulla qualità del grano che arriva con le navi. Non dobbiamo sapere cosa arriva sulle nostre tavole. Dobbiamo mangiare a ‘sorpresa’. Intanto è in corso un’ulteriore speculazione contro il grano duro siciliano a ‘colpi’ di grano duro del Kazakistan che costa 2 euro al quintale in meno 

Stiamo mangiando pasta, pane, pizze e altro ancora preparate con il grano duro del Kazakistan e non ci stanno dicendo niente? La domanda è legittima. Soprattutto leggendo i commenti al nostro articolo di qualche giorno fa, quando abbiamo raccontato di una nave che ha scaricato grano duro proveniente dal Kazakistan nel porto di Pozzallo (QUI L’ARTICOLO).

Un lettore ci ha raccontato che un altro carico di grano duro del Kazakistan è arrivato nel porto di Catania. Ovviamente noi non possiamo verificare quanto avviene in Sicilia in questo settore. Possiamo solo raccogliere qua e là informazioni frammentarie da persone di buona volontà che operano dentro i porti della nostra Isola.

Al passato Governo regionale di Rosario Crocetta, lo scorso anno, abbiamo più volte chiesto di rendere note le notizie sulle navi cariche di grano che arrivano nei porti siciliani. Per far conoscere, a chi vive in Sicilia, da dove arriva questo grano, quali sono le caratteristiche organolettiche e, soprattutto, se contiene contaminanti.

Dovrebbe essere un diritto dei cittadini conoscere cosa arriva sulle proprie tavole, no? La nostra richiesta non è stata nemmeno presa in considerazione dall’allora presidente Crocetta e dall’allora assessore all’Agricoltura, Antonello Cracolici. Per il passato Governo siciliano di centrosinistra, che Iddio lo abbia in gloria, i siciliani non devono sapere cosa arriva sulle proprie tavole (un buon motivo per non votare più questa gente).

Dal nuovo presidente della Regione, Nello Musumeci, ci aspettiamo discontinuità. Anche perché, nell’agosto dello scorso anno, quando un carico di grano duro canadese è finito nel silos di Castel di Judica – piccolo centro del Catanese – Musumeci, allora candidato alla presidenza della Regione, ha firmato un’interrogazione chiedendo conto e ragione di questo grano (QUI L’ARTICOLO CON L’INTERROGAZIONE DI MUSUMECI).

Fino ad oggi, in verità, da Musumeci, su questo fronte, non abbiamo visto nulla. La discontinuità non c’è. Ma noi siamo pazienti. Aspettiamo. Premurandoci di ricordare al presidente della Regione che noi non molleremo la presa. E che, sul tema del grano duro siciliano, ‘assicuteremo’ il suo Governo fino all’inferno…

Non va meglio con il giovane assessore all’Agricoltura, Edy Bandiera da Aretusa, o giù di lì. Che fino ad oggi, da titolare delle sorti del mondo agricolo siciliano, è riuscito soltanto ad assistere all’arrivo del pomodorino del Camerun a Pachino, nel paese dove si produce il pomodorino ciliegino che, come qualità, non ha rivali! Il tutto tra le proteste degli agricoltori di Pachino in rivolta (COME POTETE LEGGERE QUI).

Anche dall’assessore Bandiera, sul grano che arriva con le navi in Sicilia, non abbiamo notizie. Pazienza: anche in questo caso aspetteremo. Un giorno, magari, ci dirà qualcosa.

Intanto raccontiamo ai nostri lettori le notizie che circolano tra gli addetti ai lavori. Ci hanno raccontato che il grano duro del Kazakistan costa 2 euro al quintale in meno del grano duro siciliano. Per chi fa grandi numeri due euro al quintale non sono una bazzecola.

Già il grano duro siciliano e, in generale, del Mezzogiorno italiano, oggi, è deprezzato. Come raccontiamo spesso, è oggetto di una speculazione internazionale e nazionale (QUI POTETE LEGGERE UN ARTICOLO CHE ABBIAMO SCRITTO NEL NOVEMBRE DEL 2016, NEL QUALE SI ILLUSTRA COME GLI SPECULATORI PENALIZZINO IL GRANO DURO DEL SUD ITALIA).

Basti pensare che il grano duro siciliano viene pagato la metà circa del grano duro prodotto negli Stati Uniti d’America. Il grano duro prodotto in America – varietà Desert Durum – ha caratteristiche organolettiche uguali a quelle del grano duro del Sud Italia (COME POTETE LEGGERE QUI). Ma sul mercato internazionale si paga quasi il doppio di quello del Sud Italia.

Il prezzo del Desert Durum,infatti, non scende mai sotto i 32 dollari al quintale e, spesso, si attesta intorno ai 40 dollari al quintale.

Mentre il prezzo del grano duro del Sud Italia (e quindi anche quella della Sicilia) si mantiene quasi sempre intorno a 20 euro al quintale.

Non solo che il grano duro siciliano (e, in generale, del Sud Italia) viene pagato a un prezzo irrisorio, ma deve pure subire anche la presenza del grano duro del Kazakistan di pessima qualità, come ha raccontato il presidente di GranoSalus, Saverio De Bonis (QUI LA SUA INTERVISTA).

Ci hanno raccontato che è in corso un’ulteriore manovra speculativa contro i produttori di grano duro della Sicilia. Ricordiamo che il prezzo grano duro del Sud Italia (e quindi anche di quello siciliano) dell’annata 2017 non ha superato i 20-22 euro al quintale.

Ci dicono che prima dell’arrivo delle navi cariche di grano del Kazakistan, il grano duro, in Sicilia, veniva venduto a 21,50 euro al quintale. Dopo l’arrivo del grano duro del Kazakistan il prezzo del grano duro, nella nostra Isola, è sceso a 19,50 euro al quintale.

Insomma, quando agli acquirenti il prezzo del grano duro siciliano sembra troppo caro, oplà!, ecco che spuntano le navi con il grano duro estero – canadese, ucraino, adesso anche del Kazakistan – per ‘calmierare’ il prezzo del grano duro siciliano che, lo ribadiamo ancora una volta, è già basso!

Ci chiediamo quale sia il ruolo – ammesso che ne abbia uno – dell’assessorato regionale all’Agricoltura. Ce lo chiediamo perché, del grano duro che arriva sulle nostre tavole sotto forma di pane, pasta, pizze e via continuando sarebbe corretto illustrare la cosiddetta ‘tracciabilità’: ovvero dove è stato coltivato, come è stato coltivato, se sono stati utilizzati concimi, diserbanti e pesticidi e com’è stato conservato.

E, soprattutto, se tale grano duro presenta contaminanti. Chiediamo troppo?

Ci hanno raccontato che, tanti agricoltori siciliani che producono grano duro, in queste ore, si rifiutano di vendere il proprio prodotto (produzione 2017) a un prezzo così basso (da 19,50 euro al quintale, aggiungendo i costi vari, il prezzo scende a 18 euro al quintale).

In questo gioco al ribasso a farne le spese non sono soltanto i produttori di grano duro siciliano, ma anche i consumatori, ai quali viene rifilato il grano duro che arriva con le navi.

Secondo voi uno la mattina si sveglia, va al bar e chiede: scusi con quale grano è fatto il cornetto? E se a fine mattina si mangia un piatto di pasta va a controllare il grano duro con il quale è stata prodotta? E la sera, stanco dopo una giornata di lavoro, si interroga sulla qualità del pane?

La verità è che questa storia del grano tocca ogni giorno – almeno due o tre volte al giorno – le nostre vite e noi, spesso, non abbiamo nemmeno il tempo per riflettere.

Servirebbero dei controlli. Vengono effettuati? E da chi? Il Governo regionale ne ha notizia?

Intanto si ha notizia che l’annata del grano duro 2018 sarà pessima. Motivo: la siccità che, in tante aree della Sicilia ha impedito la germinazione del grano duro. Il calo produttivo si attesterebbe sul 30% (in certe aree anche del 40%).

Insomma, anche il clima sembra congiurare contro il grano duro della Sicilia.

 

 

 

 

 

 

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