Sorpresa: arriva dal Canada anche il grano tenero per dolci, pane e pizze. Un beffa per la Sicilia!

30 settembre 2017

Infatti, nella nostra Isola, noi possiamo contare su un grano tenero antico – il maiorca – che dovrebbe essere la base per i nostri dolci, per il nostro pane e per le nostre pizze. Perché la Sicilia deve dire No al grano duro e, adesso, anche al grano tenero canadese. GranoSalus ci racconta che, in queste ore, tre navi cariche di grano canadese sono presenti nel porto di Bari. E scaricano anche grano tenero. Perché è importante parlare del grano in campagna elettorale: Siciliani, attenti a chi votate!

La battaglia per un grano pulito è ancora lunga. E adesso si arricchisce di un nuovo tassello. Dal Canada, con le ‘famigerate’ navi, non arriva solo il grano duro per produrre pasta: arriva anche il grano tenero per i panifici, i biscottifici e per le pizzerie! Insomma, mentre il Parlamento italiano ormai alle ultime battute della legislatura (nella primavera prossima, è noto, si voterà per le elezioni politiche nazionali) si prepara a discutere e ad approvare il CETA – il discusso trattato internazionale tra Canada e UE (che la Commissione Europea, fregandosene dei Parlamenti dei 27 Paesi dell’Unione che ancora non si sono pronunciati sulla stesso CETA, sta già applicando, con sanzioni per chi non si adeguerà, COME POTETE LEGGERE QUI) – in Italia continuano ad arrivare navi cariche di grano canadese.

Il CETA – per la cronaca – impone a 27 Paesi europei di mangiare i prodotti a base di grano canadese. E’ il prezzo che bisogna pagare alle multinazionali: in Europa i cittadini, che gli piaccia o no, debbono mangiare pasta, pane, pizze, dolci e via continuando prodotti con il grano canadese, pur sapendo che contiene contaminanti; in cambio le multinazionali vanno a fare affari in Canada.

Gli affari – e quindi il denaro – a scapito della salute di milioni di persone. Sarebbe questa l’Europa dei popoli?

GranoSalus e I Nuovi Vespri – che da tempo combattono insieme questa battaglia in favore dei consumatori e a sostegno degli agricoltori del Sud Italia che producono grano duro – hanno deciso di continuare a battersi contro questa follia con iniziative comuni che verranno comunicate ai nostri lettori e, in generale, a tutte le persone di buona volontà che non vogliono che, sulle proprie tavole, arrivino derivati del grano che contengono contaminanti e, segnatamente, glifosato e micotossine DON.

Insomma, la battaglia continua con sempre maggiore determinazione. Così, per entrare subito in tema, denunciamo che, in queste ore, ben tre navi cariche di grano canadese sono presenti nel porto di Bari.

“Non ha sbagliato GranoSalus a pensare che gli industriali italiani dicessero delle frottole sull’uso di grano canadese arricchito di contaminanti – leggiamo sul sito di GranoSalus -. Il grano canadese arriva continuamente. Che sia duro o tenero ha poca importanza. Del resto, il test sulle paste (CHE POTETE APPROFONDIRE QUI) ha confermato la presenza dei residui di Don, Glifosate e Cadmio. Un test che non è stato sconfessato dinnanzi ai giudici di Roma e Trani. Ma la tendenza degli industriali a mentire non rappresenta più un luogo comune: anzi adesso è confermata dalle navi. Tre navi canadesi al porto di Bari! Sull’ultima nave Divella ha comunicato telefonicamente che si tratta di grano tenero anche se sui documenti ufficiali ‘erroneamente’ avrebbero indicato grano duro”.

Questa la precisazione del gruppo Divella riportato sempre nel sito di GranoSalus:

“Non trattasi di grano duro canadese bensì di grano tenero canadese varietà manitoba, diversamente da quanto indicato nella documentazione ufficiale sanitaria che erroneamente riporta il duro e che sarà oggetto di rettifica nei prossimi giorni da parte degli uffici competenti”.

Come potete leggere, c’è la conferma ufficiale che in Italia arriva anche grano tenero canadese!

Questo per la Sicilia è assurdo, perché nella nostra Isola – che per i dolci vanta un’antica e grande tradizione – noi abbiamo il nostro grano tenero, come ricorda Wikipedia:

“Il grano maiorca o mjorca (Triticum vulgare Host. var. albidum Koern)[2][3] è un tipo di grano tenero antico a chicco bianco a maturazione veloce, da secoli coltivato in Sicilia soprattutto in terreni aridi e marginali, da sempre è stato considerato come il sinonimo del grano tenero siciliano e la sua farina sinonimo di farina per dolci”.

Ma come: abbiamo la possibilità di coltivare il grano tenero maiorca, che è “sinonimo del grano tenero siciliano e la sua farina sinonimo di farina per dolci” e importiamo anche il grano tenero dal Canada?

E che fa il Governo regionale siciliano? Insieme con la solita Unione Europea, paga gli agricoltori siciliani per non fargli coltivare il nostro grano (COME VI ABBIAMO RACCONTATO QUI)! Cari Siciliani, svegliatevi!

Volete ancora votare questa gente alle elezioni regionali del 5 novembre?

Volete ancora votare per l’assessore regionale all’Agricoltura, Antonello Cracolici, quello che dice di avere una “storia politica autentica”, un governante della Sicilia che fino ad oggi non ha detto mai detto una sola parola sullo scandalo del grano canadese che invade le nostre tavole?

Volete votare ancora per il PD e per Forza Italia che al Parlamento Europeo hanno votato in favore del CETA?

E che dire del presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano, la nuova ‘Sinistra’ che avanza? Ma avanza per andare dove? Possibile che il presidente di una delle due più importanti Regioni italiane per la produzione di grano (la seconda è la Sicilia) non abbia nulla da dire?

In Sicilia siamo abituati al vuoto-niente di Rosario Crocetta. Ma anche in Puglia, a quanto pare, non scherzano. E’ un caso che Emiliano e Crocetta sono entrambi del PD?

Tra navi nel porto di Bari significa che questo grano, sotto forma di prodotti derivati, arriverà sulle tavole di tutti gli italiani. E’ in Puglia, infatti, che si concentra il 90 per cento circa dei molini italiani. E da questa Regione che i derivati del grano finiscono in tutta l’Italia per essere trasformati in pasta e in altri prodotti. Per poi finire sulle nostre tavole e, nel caso della pasta, in tanti altri Paesi del mondo.

Sappiamo che la battaglia che stiamo conducendo è difficile. Perché ci scontriamo con le Regioni praticamente assenti (in Sicilia, dove si voterà il prossimo 5 novembre, c’è un solo candidato alla presidenza della Regione – il titolare di questo blog, Franco Busalacchi – che affronta questo argomento: il resto è silenzio), con un Governo nazionale favorevole al CETA, con un Parlamento nazionale che, fino ad oggi, ha potuto contare su una maggioranza favorevole al grano canadese.

Non è arrivato il momento di dire basta? Ci rivolgiamo ai Siciliani: il 5 novembre si voterà per le elezioni regionali. Cominciate a riflettere sul fatto che noi, qui in Sicilia, mangiamo ogni anno un quantitativo di pasta che è cinque-sei volte superiore alla media europea.

A Bruxelles hanno fissato dei limiti, circa la presenza di alcuni contaminanti – ci riferiamo alle mocotossine DON – che sono tarati per un consumo di pasta che non va oltre i 5 chilogrammi all’anno. In Sicilia e nel Sud Italia, in media, noi mangiamo da 25 a 30 chilogrammi di pasta ogni anno!

Imponendoci la pasta prodotta con il grano duro canadese, questi signori dell’Unione Europea – Commissione Europea e Parlamento Europeo – ci avvelenano a norma di legge! E avvelenano soprattutto i bambini.

“Con i nostri test – leggiamo sul sito di GranoSalus – che analizzano ciò che il Ministero esclude (ad es il glifosate), abbiamo dimostrato che Divella e La Molisana, grazie alle miscele con grani esteri, producono paste non idonee al consumo dei bambini di età inferiore ai tre anni, in relazione ai limiti di DON, senza che loro lo scrivano sulle confezioni”.

La battaglia è ancora lunga: e noi la combatteremo.

“Il motivo della nostra intransigenza è semplice – si legge sempre nel sito di GranoSalus -. Non siamo la Coldiretti, che fa finta di fare #laguerradelgrano. GranoSalus ha dimostrato a Divella, Barilla, De Cecco, Garofalo, La Molisana e Granoro quanto siano vere le nostre analisi in Tribunale. Un’associazione di privati, autofinanziata che, di fatto, si è sostituita ai (non) controlli del Ministero della Salute. Con un metodo semplice: autocontrollo e autocertificazione”.

QUI L’ARTICOLO DI GRANOSALUS SULLE TRE NAVI CANADESI PRESENTI NEL PORTO DI BARI 

 

 

 

 

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