Barilla punta sulla pasta con solo grano italiano. Bene. E il grano estero delle navi che fine fa?

12 giugno 2020

E’ con grande piacere che prendiamo atto di una pubblicità della Barilla che annuncia la produzione di pasta con solo grano italiano. Ottima notizia. Detto questo, registriamo – lo ha ribadito nelle scorse settimane il senatore Saverio De Bonis – che tra Puglia e Sicilia sono arrivati nelle ultime settimane 2 milioni di quintali di grano estero con le navi senza controlli. Che fine fa ‘sto grano estero? 

Con lo sfondo del cielo azzurro va, sulla rete, una pubblicità del gruppo Barilla che annuncia una pasta prodotta con grano al cento per cento italiano. La cosa non può che renderci felici. Anche se, magari – e non per essere pignoli – forse parlare di grano duro e non genericamente di grano italiano sarebbe stato più calzante. Magari specificando anche il luogo dove viene prodotto il grano duro utilizzato: perché il grano duro del Sud Italia in generale è diverso dal grano duro prodotto nel Centro Italia o, peggio, nel Nord Italia.

Ma non sempre è possibile raggiungere la precisione. E poi non possiamo pretendere che il Centro Nord Italia ammetta che il grano duro del Sud Italia è di qualità superiore al grano duro prodotto nel Centro Nord Italia. Se la verità favorisce il Sud, è bene nasconderla. In Italia si ragiona così dal 1860. L’Italia, nel 1860, è nata su questo principio mai smentito…

Ciò posto, già il fatto che la Barilla annunci che produce pasta con solo grano italiano è una grande cosa. Basti pensare a quello che Paolo Barilla diceva poco meno di due anni fa:

“Per l’industria tutto dipende da che tipo di prodotto produrre e a quali costi, perché se noi dovessimo fare un prototipo di pasta perfetta, in una zona del mondo non contaminata, senza bisogno di chimica, probabilmente quel piatto di pasta invece di 20 centesimi costerebbe due euro. Una pasta a ‘glifosato zero’ – aggiunge il vicepresidente dell’omonimo gruppo – è possibile, ma solo alzando i costi di produzione. Si sta dando molta enfasi a qualcosa che non è un rischio – spiega Paolo Barilla – noi rispettiamo le norme, la nostra filosofia d’impresa ci impone anche un ulteriore principio della cautela che realizziamo attraverso i nostri controlli. Detto questo, per arrivare ai limiti previsti dalla legge bisognerebbe mangiare duecento piatti di pasta al giorno”. (QUI TROVATE L’INTERVISTA A PAOLO BARILLA PER ESTESO).

Non sappiamo che, oggi, il gruppo Barilla sta producendo la “pasta perfetta”. Ma – lo ribadiamo ancora una volta – il fatto che produca pasta con grano italiano è positivo.

Resta da capire – e questo è un discorso generale, che riguarda tutta l’Italia – che fine fa il grano duro che, copiosamente, continua ad arrivare ne porti della Puglia e della Sicilia.

Due anni fa, a proposito del grano duro che arrivava con le navi in Italia, scrivevamo:

“I Presidenti delle due Regioni del Sud Italia più importanti per la produzione di grano duro – Michele Emiliano per la Puglia e Nello Musumeci per la Sicilia – rispetto a questo tema sono praticamente ‘latitanti’. Il risultato di tutto questo è duplice:

da una parte, nel Sud Italia, negli ultimi anni, si registra l’abbandono di circa 600 mila ettari di seminativi;

dall’altra parte, il nostro Paese è letteralmente sommerso dal grano duro estero, con in testa il grano duro canadese, che continua ad arrivare in Italia”.

Sono passati due anni è lo scenario è sempre lo stesso. Emiliano e Musumeci sono sempre i presidenti, rispettivamente, della Regione Puglia e della Regione siciliana. E in Puglia e in Sicilia continuano ad arrivare navi cariche di grano duro estero.

Che fine fa questo enorme fiume di grano duro estero che arriva in Puglia e in Sicilia? Emiliano e Musumeci dovrebbero saperne qualcosa. O no?

Anche sulla qualità di questo grano si capisce poco o nulla. Alla fine del mese scorso il senatore Saverio De Bonis ha rilasciato una dichiarazione molto dura:

“Con la scusa del Coronavirus in Italia 2 milioni di quintali di grano con le navi senza controlli”.  Lo stesso De Bonis si sta impegnando al Senato a fare luce su questa vicenda, chiamando in causa i titolari degli uffici statali che si dovrebbero occupare di controlli.

E le Regioni Puglia e Sicilia? Bella domanda…

Paolo Barilla: Pasta senza glifosato? Il costo, da 20 centesimi, passerebbe a 2 euro a piatto

 

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