Cinghiali e daini si stanno ‘sbranando’ le Madonie ma alla politica siciliana non gliene può fregare di meno

7 giugno 2023
  • Da anni gli agricoltori non soltanto delle Madonie ma di tante aree della Sicilia denunciano i danni prodotti dai cinghiali. Ma la politica siciliana – come del resto la politica nazionale – fa finta di non sentire 
  • “Troveremo i cinghiali tra i bagnanti di Cefalù”
  • La ‘latitanza’ della politica siciliana 

Da anni gli agricoltori non soltanto delle Madonie ma di tante aree della Sicilia denunciano i danni prodotti dai cinghiali. Ma la politica siciliana – come del resto la politica nazionale – fa finta di non sentire 

Le cronache di queste ore registrano l’ennesimo appello per segnalare i danni che la fauna selvatica provoca in agricoltura. Questa volta a parlare sono il presidente dell’Unione Madonie, Pietro Macaluso, e Francesco Migliazzo, presidente del GAL Madonie. Poco prima a denunciare i disastri che stanno provocando gli animali selvatici è stato  Michele Macaluso, amministratore comunale di Polizzi Generosa e agronomo che per tanti anni si è occupato di agricoltura nel territorio. “È surreale quanto sta accadendo nel territorio delle Madonie – ha scritto Michele Macaluso -. Siamo in presenza di un’invasione biblica di fauna selvatica, rappresentata da cinghiali e daini (foto a destra della Regione siciliana), che sta depauperando e distruggendo in modo irreversibile l’ecosistema delle Madonie. Dai pascoli naturali di altura ai giovani virgulti e polloni di rigenerazione boschiva, della biodiversità agraria di eccellenza (presidi Slow Food quali il fagiolo badda e il pipiddu di Polizzi, l’albicocco di Scillato, la provola e la manna delle Madonie,..) alla biodiversità delle specie spontanee, dai ripopolamenti di animali naturali alla zootecnia transumante, tutto è sotto attacco e prossimo alla scomparsa”. Uno scenario amaro, quello descritto da Michele Macaluso, a cui si aggiunge la distruzione delle infrastrutture e delle strutture rurali presenti nel territorio: recinzioni, impianti irrigui, muretti a secco, tettoie ed altro ancora. Così molto agricoltori madoniti gettano la spugna e il territorio, già colpito dal degrado provocato dagli animali, viene definitivamente abbandonato, con problemi di dissesto idrogeologico e desertificazione.

 

“Troveremo i cinghiali tra i bagnanti di Cefalù”

Nel comunicato dell’Unione delle Madonie si legge che “La situazione è al limite della sopportazione e della sopravvivenza del territorio e dell’ambiente protetto dove non si può più fare una escursione tranquilla. I cinghiali sono diventati i padroni delle Madonie fino a mare. Spadroneggiano ovunque anche tra gli agrumeti e gli orti creando danni ingenti alle colture e alle strutture; nulla li ferma e a breve li troveremo tra i bagnanti a Cefalù”. Se così sarà, ebbene, non ci sarà da stupirsi, perché i cinghiali ormai da anni invadono i centri abitati: a Castelbuono, sempre sulle Madonie, non è uno spettacolo inusuale, a Palermo, come dire?, sono di casa nel cimitero di Santa Maria dei Rotoli e qualche volta arrivano fino nel quartiere dell’Arenella. Nel 2018, nei primi di Gennaio, sempre a Palermo, un cinghiale è entrato in una scuola di Tommaso Natale: è successo, per fortuna, durante le vacanze di Natale e nella scuola non c’erano studenti e docenti. “Basta parlare e annunciare buoni propositi – dice ancora Michele Macaluso – c’è bisogno di fatti concreti. C’è bisogno di tutti perché il problema si ingigantisce giornalmente alla faccia della sostenibilità e della biodiversità. La prossima settimana si terrà a Polizzi Generosa una iniziativa pubblica alla quale saranno invitate rappresentanze istituzionali, scientifiche e imprenditoriali per stabilire concretamente le azioni da intraprendere urgentemente”.

 

La ‘latitanza’ della politica siciliana 

Va da sé che il problema cinghiali non è nuovo. Negli ultimi anni abbiamo scritto decine di articoli. Soprattutto sulle Madonie – dove, come già accennato, ai danni provocati dai cinghiali si aggiungono i danni provocati dai daini – ci sono problemi enormi per l’agricoltura, per l’ambiente e anche per i centri abitati. Il passaggio del comunicato in cui si dice che i cinghiali potrebbero arrivare tra i bagnati di Cefalù non è da prendere come una battuta. Nel 2015, nelle campagna di Cefalù – noto centro turistico che si trova ai piedi delle Madonie, sul mare – un uomo è stato sbranato dai cinghiali. Nell’estate del 2020 Franco Calderone, agricoltore, produttore di vino, si è ritrovato ‘prigioniero’ mentre lavorava con il suo trattore: i cinghiali lo hanno circondato e hanno mollato la presa solo dopo aver distrutto il vigneto. Sempre nel Luglio di tre anni fa Ettore Pottino, produttore di grano duro, ha raccontato che i cinghiali affamati non risparmiano i seminativi e ha proposto la caccia al cinghiale aperta tutto l’anno. Nel Luglio di due anni fa i cinghiali hanno invaso anche i campi dove si coltivano le angurie tra Marsala e Mazara del Vallo, che a quanto pare sono risultate molto gradite a questi animali, se è vero che hanno ‘spazzolato’ tutto. Insomma, non sono mancati gli appelli alla politica siciliana. Che ha fatto ben poco, anche perché i cinghiali vengono difesi a spada tratta da ambientalisti e animalisti che, a differenza degli agricoltori, non perdono soldi a causa di questi animali. Pensare che l’attuale Governo regionale faccia qualcosa è un’illusione. Anche in questo caso gli agricoltori siciliani si debbono arrangiare, facendo a meno della politica. Scenario che non è diverso in altre Regioni italiane.

Foto cinghiali tratta da Madonie Press           

AVVISO AI NOSTRI LETTORI

Se ti è piaciuto questo articolo e ritieni il sito d'informazione InuoviVespri.it interessante, se vuoi puoi anche sostenerlo con una donazione. I InuoviVespri.it è un sito d'informazione indipendente che risponde soltato ai giornalisti che lo gestiscono. La nostra unica forza sta nei lettori che ci seguono e, possibilmente, che ci sostengono con il loro libero contributo.
-La redazione
Effettua una donazione con paypal


Commenti