La prossima settimana si attende il probabile default degli Stati Uniti d’America: cosa succederebbe nel mondo/ MATTINALE 928

26 maggio 2023
  • Potrebbe scoppiare un ‘gran casino’
  • Le previsioni di Federico Dezzani si avvereranno?  
  • Con il default americano i cinesi perderebbero in un solo colpo i guadagni che hanno accumulato in decenni di avanzi commerciali. Il ‘caso’ del Giappone
  • Ciro Lomonte parla di crollo dell’euro e dell’Unione europea 
  • Non è da escludere che i cinesi attacchino Borse e banche europee. Intanto i tedeschi hanno messo le mani su Ita…

Potrebbe scoppiare un ‘gran casino’

Lo scriviamo da tempo, così come da tempo lo scrivono osservatori più qualificati di noi: gli Stati Uniti d’America stanno per far crollare tutta l’architettura economica, monetaria e finanziaria che, tra alti e bassi, con alcuni cambiamenti in corso d’opera, ha retto dalla fine della Seconda guerra mondiale ai nostri giorni. Ad accelerare quella che si annuncia come la fine di un’epoca, con molta probabilità, è il processo di ‘dedollarizzazione’ in corso messo in campo dalla Cina e dai suoi alleati. Gli americani pensavano che facendo scoppiare la guerra in Ucraina, a fine Febbraio del 2022, avrebbero bloccato la nuova divisa alternativa al dollaro americano progettata dai Paesi del BRICS. La guerra in Ucraina e la conseguente crisi economica – così pensavano gli americani – avrebbe fermato non soltanto il progetto BRICS ma anche la fuga dal dollaro da parte di tanti Paesi. In effetti, la guerra in Ucraina ha bloccato la nuova divisa del BRICS alternativa al dollaro statunitense ma i cinesi hanno avviato comunque il processo di abbandono della moneta americana, se è vero che, soprattutto a partire dai primi mesi di quest’anno, il numero di Paesi del mondo che ha messo da parte il dollaro negli scambi commerciali internazionali è in crescita. Per gli Stati Uniti il pericolo è enorme e l’ha segnalato nei primi giorni dello scorso Aprile il senatore americano del Partito Repubblicano, Marco Rubio: “Il Brasile – ha detto Rubbio – che è il Paese più grande dell’emisfero occidentale a Sud di noi, ha siglato un accordo commerciale con la Cina. In base a tale accordo hanno deciso di commerciare con le proprie valute nazionali. In pratica, hanno deciso di bypassare il dollaro americano. Questi Paesi stanno creando un’economia parallela, completamente indipendente dagli Stati Uniti. In soli cinque anni non saremo più in grado di dettare nulla a nessuno con sanzioni, perché a quel punto ci saranno così tanti Paesi che commerciano con i propri soldi, e non con il dollaro, che non potremo imporre sanzioni a tutti loro” (qui per esteso il nostro articolo). Va da sé che gli Stati Uniti d’America reagiranno. E potrebbero reagire creando il caos economico, monetario e finanziario, provando a colpire la Cina e i suoi alleati ma anche l’Unione europea, che gli americani, a ragione, considerano infida. Per realizzare questi obiettivi gli Stati Uniti hanno una sola via da percorrere: il default sul debito (sopra, a destra, foto tratta da FarodiRoma)

 

Le previsioni di Federico Dezzani si avvereranno?  

Attenzione, non si tratta di una novità. Lo ha previsto nel Gennaio di quest’anno Federico Dezzani nel suo blog: “All’orizzonte – scriveva Dezzani il 30 Gennaio scorso – si staglia già il probabile innesco della crisi finanziaria che seppellirà quel che rimane dell’economia globalizzata post-1945: il default americano. Il braccio di ferro tra repubblicani e democratici al Congresso sarà usato per provocare il default tecnico delle finanze statunitensi, generando uno tsunami che, oltre alle economie emergenti, colpirà in particolar modo Italia, Giappone e Cina”. E ancora: “Il detonare della crisi finanziaria sarà, in sostanza, il default del debito pubblico americano, l’insolvenza di quelle obbligazioni che fungono ancora da punto di riferimento per il mercato del debito mondiale. Un default del debito pubblico americano sarebbe tanto devastante quanto facile da provocare: la costituzione statunitense prevede, infatti, che il Congresso debba ciclicamente approvare l’innalzamento del tetto massimo del debito pubblico, salvo dichiarazione dello stato d’insolvenza e paralisi della spesa pubblica. Questo scenario, un tempo impensabile, è ormai entrato nel novero delle possibilità nel nuovo quadro geopolitico mondiale, in cui le potenze anglosassoni giocano esplicitamente il ruolo di incendiarie. Le premesse per il default tecnico degli USA ci sono già tutte: un Congresso suddiviso tra Senato a maggioranza democratica e Camera a maggioranza repubblicana, una politica più polarizzata che mai, uno clima ancora avvelenato dall’assalto al Campidoglio del 2021 e dalla costante delegittimazione dell’avversario” (qui per esteso l’articolo di Federico Dezzani). Secondo Dezzani, i bersagli americani sono tre: Cina, Giappone e Italia. proviamo a i8llustrare il perché.

 

Con il default americano i cinesi perderebbero in un solo colpo i guadagni che hanno accumulato in decenni di avanzi commerciali. Il ‘caso’ del Giappone

La Cina è al secondo posto nel mondo come sottoscrittore dei titoli americani (circa 900 miliardi di dollari). Ed è, soprattutto, la potenza economica che oggi preoccupa di più gli Stati Uniti. Con il default americano i cinesi perderebbero in un solo colpo i guadagni che hanno accumulato in decenni di avanzi commerciali. I cinesi l’hanno capito? Assolutamente sì, tant’è vero che hanno ridotto, fin dove hanno potuto, l’esposizione verso il debito americano. In ogni caso, per la Cina, la ‘botta’, con il default americano, sarà terribile. Anche gli Stati Uniti d’America, ovviamente, pagheranno un prezzo, con un rallentamento dell’economia: ma si tratterà, in ogni caso, di un rallentamento inferiore, e non di poco, a quello cinese, giapponese ed europeo. La svalutazione dei T-bills americani (Treasury Bill o T-Bill, termine con il quale si indicano i titoli a breve termine: foto a destra tratta da Wikipedia) ‘incasinerà’ il Giappone, che è al primo posto nel mondo come sottoscrittore di titoli americani. Secondo Dezzani, la mossa americana creerà “rischi sulla sostenibilità del debito pubblico giapponese stesso, pari al 260% del PIL. Il debito pubblico giapponese, la cui origine va fatta risalire agli accordi di Plaza imposti dagli USA a Tokyo nel 1985, è cresciuto infatti a dismisura all’interno di un contesto che sta progressivamente scomparendo: bassa inflazione, commercio mondiale in ascesa e integrazione crescente del mercato dei capitali. Da un giorno all’altro, si potrebbe scoprire che il debito pubblico giapponese non è più rifinanziabile, pena il tracollo dello yen e conseguente impossibilità di importare energia e derrate alimentari”. Resta da capire perché gli Stati Uniti dovrebbero colpire anche il Giappone. In realtà, l’obiettivo è spostare a destra il baricentro della politica giapponese per renderla funzionale agli interessi degli anglosassoni (come si legge in questo articolo).

 

Ciro Lomonte parla di crollo dell’euro e dell’Unione europea 

Il default americano colpirà anche l’Unione europea e l’Italia, come scrive da tempo il segretario di Siciliani Liberi, Ciro Lomonte, che torna sull’argomento con un post molto articolato: “Mancano ormai pochi giorni, meno di una settimana, al default degli Stati Uniti d’America sull’enorme debito pubblico, e alla conseguente fine dell’euro e della Unione europea. Nessuna forza politica al di fuori di Siciliani Liberi fa analisi politiche. È dunque ancora una volta Siciliani Liberi a illustrare ai siciliani cosa sta per accadere e perché. Se ci fosse infatti la volontà politica di evitare il default, da tempo le forze politiche di quel Paese avrebbero chiuso un accordo, aumentando per l’ennesima volta il ‘tetto’ al debito pubblico che sono chiamati a votare ogni volta che venga raggiunto. La scadenza è l’1 Giugno. Siamo ormai al 25 Maggio. Appare chiaro come l’interesse politico del Paese che dalla vittoria nella Seconda Guerra Mondiale occupa le 3 potenze sconfitte (Giappone, Germania e Italia) sia quello di fare default. Non solo perché così metterebbe fine al pagamento di interessi ormai troppo elevati sul proprio enorme debito pubblico, ma soprattutto per indurre la rovina finanziaria e industriale della Germania e dei suoi satelliti europei, fra i quali l’Italia. L’onda dell’insolvenza attraverserebbe in poche ore l’oceano determinando l’immediata insolvenza di tutti i Paesi europei al di fuori della Germania. Gli interessi sui titoli di Stato di tutti i Paesi europei supererebbero infatti rapidamente la soglia dell’insolvenza. L’euro, un meccanismo a cambi fissi fra le monete dei vari Paesi europei, verrebbe immediatamente travolto. In questo modo, la Germania tornata grande potenza industriale non potrebbe nemmeno volendo saldare la propria economia a quella del blocco asiatico. Al posto della Germania, che era e resta come l’Italia poco più che un protettorato, ad assumere il ruolo guida in Europa sarebbe la Francia. Mancano ormai pochi giorni. Vedremo quale sarà il destino riservato all’Italia dopo l’insolvenza sul debito pubblico e la fine dell’euro. Sono questi i tempi di persone libere e forti di cui parla da oltre un anno la dirigenza politica di Siciliani Liberi. Che è l’unica forza politica in Sicilia ancora capace di fare analisi politica e proporre soluzioni per quelli che si annunciano come i tempi più difficili per la Sicilia dall’entrata in guerra nel giugno del 1940″.

 

Non è da escludere che i cinesi attacchino Borse e banche europee. Intanto i tedeschi hanno messo le mani su Ita…

Anche il segretario di Siciliani Liberi dà per scontato il default americano. E non esageriamo se diciamo che anche i tedeschi sanno perfettamente quello che succederà. Non è un caso se, in queste ore, hanno messo le mani su Ita, la società che ha preso il posto dell’Alitalia. Comunque andranno le cose la Germania si è assicurata il controllo dei cieli italiani. Resta da capire perché l’attuale Governo italiano, a una settimana dal crollo del debito americano, abbia consentito ai tedeschi di mettere le mani su Ita. Gli stessi tedeschi avrebbero voluto mettere un’ipoteca anche sulle spiagge italiane grazie ai ‘bandi europei’: su questo punto il Governo italiano ha resistito. Secondo voi la televisione quando comincerà a raccontare quello che sta succedendo? Ah, dimenticavamo: è chiaro che i cinesi, in attesa del caos che si sta per scatenare, qualche ‘colpetto’ alle Borse e alle banche potrebbero anche assestarlo. Ieri qualche segnale è arrivato alle Borse. Non sappiamo se l’attacco cinese ai ‘Santuari’ dell’economia occidentale si materializzerà oggi o la prossima settimana. Vedremo. E gli italiani? I cittadini seguono le partire di calcio, mentre i politici lottizzano la Rai…

Foto tratta da Nuovo Giornale Nazionale 

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