Ma di quale riforma della Formazione professionale parlano se l’economia e i Comuni della Sicilia affondano?

24 maggio 2023
  • Ormai la politica siciliana parla tanto per parlare, per buttare fumo negli occhi ai cittadini sempre più distratti da una televisione demenziale a base di partite di calcio e informazioni distorte, se non inventate 
  • Prima di pensare a una riforma della Formazione bisognerebbe rilanciare l’economia che dovrebbe assorbire i giovani formati
  • Una Regione siciliana senza soldi approva Bilancio e Finanziaria in ritardo per potere ritardare i pagamenti. La grande minchiata del Ponte sullo Stretto di Messina che servirà solo gli interessi del Nord Italia. I Comuni siciliani senza Bilanci che affondano nel silenzio generale   

Ormai la politica siciliana parla tanto per parlare, per buttare fumo negli occhi ai cittadini sempre più distratti da una televisione demenziale a base di partite di calcio e informazioni distorte, se non inventate 

Che significa riformare la Formazione professionale siciliana? E che significa sbloccare i pagamenti? La verità è che, su questo settore, a partire dal 2009, ne abbiamo viste di tutti i colori. La parola “riforma” fa un po’ sorridere. Perché la riforma è stata fatta dalla Seconda Repubblica che, piano piano, ha smantellato la Formazione professionale pubblica della Sicilia – che era mediata dagli Enti formativi storici – per affidare tutto nelle mani dei privati. Così si è creato un settore senza regole, dove chi rispetta certi parametri, per esempio in materia di assunzioni del personale viene penalizzato rispetto a chi non li rispetta (ovviamente in assenza di sanzioni). Per non parlare di chi viene agevolato dalla conoscenza anticipata di certe scelte.  E che dire della Formazione professionale per aiutare i siciliani ad emigrare? “Serve una riforma che contempli le esigenze del mondo del lavoro. Abbiamo l’esigenza di formare giovani con professionalità spendibili: le future figure devono essere adeguate alle richieste del tessuto produttivo siciliano”, dice il presidente della Regione siciliana, Renato Schifani. Domanda: quale sarebbe il “tessuto produttivo siciliano”? Le imprese i cui titolari hanno fatto un ‘casino’ contro il Reddito di cittadinanza perché non trovavano personale da sfruttare? Dà fastidio, molto fastidio, la presunzione. A noi è capitato spesso di criticare gli Enti formativi storici ma, vivaddio!, almeno questi soggetti immettevano nel mercato del lavoro tantissimi giovani che trovavano lavoro nel terziario classico. I problemi sono cominciati quando, con la Formazione professionale siciliana privatizzata abbiamo sentito spesso la formula: “Preparare i giovani per inserirli nel terziario avanzato”. Ma quale sarebbe, in Sicilia, il terziario avanzato?

 

Prima di pensare a una riforma della Formazione bisognerebbe rilanciare l’economia che dovrebbe assorbire i giovani formati

Noi, nella nostra Isola, vediamo poche industrie alle prese con grandi difficoltà causa una burocrazia regionale e comunale scadente, che è formata, nella stragrande maggioranza dei casi, da personale raccolto qua e là con la leva clientelare del precariato: una burocrazia che è un oggettivo ostacolo per le imprese. La Formazione in Sicilia è sempre stata legata all’artigianato e al commercio. Ma oggi anche l’artigianato e le attività commerciali siciliane sono in crisi, sia perché sono aumentati i costi, sia perché si sono ridotti i consumi, sia perché l’imposizione fiscale, in due settori in affanno, aggrava i problemi. Prima di pensare a una riforma della Formazione bisognerebbe rilanciare l’economia che dovrebbe assorbire i giovani formati. Ma se l’economia siciliana va indietro dove dovrebbero trovare lavoro i giovani formati? Anche lo sblocco dei pagamenti per le imprese che operano nella Formazione annunciato dal Governo regionale fa sorridere. Se, ogni anno, Bilancio e Finanziaria vengono approvati con tre, quattro mesi di ritardo, va da sé che ci vorranno altri tre mesi per cominciare a pagare. Quest’anno sembrerebbe che i pagamenti si sbloccheranno a metà Giugno. Ma chi ha un po’ di memoria ricorderà che lo scorso anno i pagamenti della Regione siciliana sono stati sbloccati ad Agosto! O l’abbiamo dimenticato?

 

Una Regione siciliana senza soldi approva Bilancio e Finanziaria in ritardo per potere ritardare i pagamenti. La grande minchiata del Ponte sullo Stretto di Messina che servirà solo gli interessi del Nord Italia. I Comuni siciliani senza Bilanci che affondano nel silenzio generale   

Perché la Regione siciliana – o meglio, l’Assemblea regionale siciliana – approva Bilancio e Finanziaria con tre, quattro mesi di ritardo? Semplicissimo: perché mancano i soldi. Ormai è prassi comune inserire nei capitoli della Finanziaria soldi che non ci sono (tecnicamente si chiamano accantonamenti negativi). In pratica, chi dovrebbe essere pagato con i capitoli finanziari con i soldi che non ci sono, ebbene, viene pagato solo quando i soldi entrano (di solito sono fondi statali). E se i soldi non entrano? Non vengono pagati! E si rimandano i pagamenti all’anno successivo. Attenzione: non è il caso della Formazione, che è finanziata solo con fondi europei: in questo caso i mancati sono dovuti ai ritardi nell’approvazione della manovra economica e finanziaria. Ma ci sono settori della vita pubblica siciliana che ogni anno – ormai da anni – ricevono solo una parte dei pagamenti. Quest’anno, ad esempio, i Comuni siciliani riceveranno poco più dei due terzi del Fondo regionale per le Autonomie locali, la parte restante arriverà nei primi tre mesi del prossimo anno (che spesso diventano quattro mesi, cinque mesi, sei mesi…). Dovrebbe essere l’ANCI Sicilia (Associazione Nazionale Comuni Italiani) a protestare. Con l’Autonomia differenziata e con i tagli alla sanità della nostra Isola – due provvedimenti non contestati dall’attuale Governo regionale siciliano – la situazione di aggraverà. E pure gli attuali governanti vendono fumo con la “riforma della Formazione professionale” mentre l’economia siciliana e i servizi forniti siciliani dai Comuni – quasi tutti senza Bilancio di previsione e bilancio consuntivo – affondano. Però il Governo e il Parlamento nazionali hanno approvato il progetto per il Ponte sullo Stretto di Messina, altra grande minchiata che servirà soltanto ai gruppi del Nord Italia per farsi i ‘bagni’ con la progettazione e per fare vincere al centrodestra le prossime elezioni politiche. Per completare 60-70 Km di autostrada in Sicilia non bastano dieci anni e il Ponte di Messina dovrebbe essere completato in pochi anni? Ma come si fa a credere a una cosa del genere? Scommettiamo che troveranno cavilli di ogni genere per fare lievitare i costi?

P. s.

Ah, dimenticavamo: secondo voi gli esponenti del centrosinistra l’hanno capito che, con progetti & appalti del Ponte sullo Stretto di Messina in circolazione, non vinceranno più le elezioni politiche?

Foto tratta da Sicilia ON Press

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