Se l’America di Biden opterà per il default sul debito salterà in aria mezzo mondo compreso l’accordo sull’Isab in Sicilia!/ MATTINALE 926

24 maggio 2023
  • Il Governo italiano di Giorgia Meloni, in queste ore, millanta un ruolo sull’accordo sull’Isab di Priolo. In realtà, l’accordo – ancora in aria – è tra i russi della Lukoil e gli israeliani. Accordo che è stato rinviato perché gli USA, per rimescolare le ‘carte’ geopolitiche, potrebbero optare per il default sul debito creando il caos finanziario in tutto il mondo
  • L’Italia non ha né la sovranità alimentare, né il controllo sul “Made in Italy”. La partita sull’Isab di Priolo la stanno giocando russi, israeliani e americani
  • I retroscena dell’accordo tra russi, israeliani e Cipro
  • La previsioni di Federico Dezzani dello scorso Gennaio sul default americano e gli effetti che sortirebbe in tutto il mondo

Il Governo italiano di Giorgia Meloni, in queste ore, millanta un ruolo sull’accordo sull’Isab di Priolo. In realtà, l’accordo – ancora in aria – è tra i russi della Lukoil e gli israeliani. Accordo che è stato rinviato perché gli USA, per rimescolare le ‘carte’ geopolitiche, potrebbero optare per il default sul debito creando il caos finanziario in tutto il mondo

La domanda è: gli Stati Uniti d’America a guida Democratica faranno passare in cavalleria l’operazione Isab di Priolo, in Sicilia, ‘pilotata’ dai russi e dagli israeliani, o manderanno tutto all’aria? Ricordiamo che negli anni passati la raffineria Isab è stata rilevata dai russi della Lukoil. I russi sono arrivati in Sicilia per utilizzare il petrolio russo. Ma con lo scoppio della guerra in Ucraina e le sanzioni comminate alla Russia, l’Isab non dovrebbe più utilizzare petrolio russo. Le sanzioni sul petrolio russo che hanno colpito i russi della Lukoil che operano in Sicilia sono state volute dagli americani, che mal sopportano la presenza di un grande gruppo del Paese di Putin nella nostra Isola. Ma i russi, che non difettano di fantasia e di appoggi internazionali, hanno trovato il modo di aggirare le sanzioni occidentali giocando di ‘sponda’ con Israele, Paese che non ha mai nascosto l’amicizia con la Russia di Putin. Di fatto, gli israeliani e un gruppo imprenditoriale di Cipro – Paese dove la Russia e la Turchia di fatto comandano di comune accordo – stanno dando una grande mano ai russi della Lukoil. La notizia che fanno circolare in queste ore è che ci sarebbe un’intesa per completare l’operazione Isab entro la fine dell’Estate. Ma c’è il dubbio che l’America del presidente democratico Joe Biden non sia molto convinto dell’accordo russo-israeliano in Sicilia. Lo scenario è complicato. A un anno e mezzo dalle elezioni presidenziali americane (si voterà nel Dicembre del 2024 per eleggere il nuovo presidente degli Stati Uniti d’America) i Democratici americani sono in grandissima difficoltà. Non sono riusciti a fare arrestare l’ex presidente Donald Trump ma solo a farlo finire sotto processo per una questione di donne (una stupidaggine che consentirà a Trump di ricandidarsi anche dopo un’eventuale condanna) e, sullo sfondo, in casa Dem, c’è sempre la candidatura alle primarie di Robert Kennedy junior. Insomma, Biden e i suoi alleati storici del Partito Democratico – l’ex presidente Obama e la famiglia Clinton – sono ‘accerchiati’, tant’è vero che starebbero valutando il default sul debito americano per incasinare mezzo mondo, a partire da Cina e Giappone. Il default americano provocherebbe un terremoto finanziario e bancario mondiale e un rimescolamento di carte che potrebbe favorire i Democratici americani. In questo scenario di caos, l’America di Biden potrebbe valutare di bloccare l’operazione Isab in Sicilia, anche a costo di esacerbare i rapporti con Israele. Visto che, come già accennato, si voterà tra un anno e mezzo, ci sarebbe comunque il tempo, per i Dem americani, per ‘ricucire’ con Israele e con la potente lobby ebraica d’America.

 

L’Italia non ha né la sovranità alimentare, né il controllo sul “Made in Italy”. La partita sull’Isab di Priolo la stanno giocando russi, israeliani e americani

In queste ore assistiamo a un tragicomico ‘pavoneggiamento’ del Governo italiano sull’operazione Isab. In realtà, così come con l’arrivo massiccio di grano ucraino e canadese in Italia la sovranità alimentare tanto decantata dal Governo di Giorgia Meloni e, segnatamente, dal Ministro dell’Agricoltura, Francesco Lollobrigida, è andata a farsi benedire, anche il ruolo italiano del Ministero delle Imprese e del Made in Italy, nell’operazione Isab, è pari a quello del due di coppe con la briscola a denari. Il Golden Power posto dal Governo italiano sull’operazione Lukoil-Isab – strumento normativo che permette al Governo di un Paese sovrano di bloccare o apporre particolari condizioni a specifiche operazioni finanziarie di interesse nazionale – è acqua fresca. Tutta l’operazione Isab, lo ribadiamo, è nelle mani di russi, israeliani e americani. L’unica cosa italiana, in questa storia, è la raffineria Isab, una delle più grandi (e più inquinanti) d’Europa che, con circa un migliaio di dipendenti, copre il 20 per cento circa della domanda siciliana di elettricità e, da sola, vale più di un quinto della capacità nazionale di raffinazione di petrolio. Gli Stati Uniti, in questa fase storica, lo ribadiamo, potrebbero avere interesse non soltanto a scatenare il caos nei mercati internazionali ricorrendo al default sul debito, ma anche a far saltare l’operazione Isab di russi e israeliani in Sicilia, perché aumenterebbero il caos non soltanto in Italia ma anche in Germania, Paese che oggi controlla mezza Italia. Colpire i tedeschi, per gli americani, significa colpire un Paese – la Germania – che continua all’insegna dell’ambiguità, a intrattenere rapporti con la Russia e la Cina. Va da sé che, con il default sul debito americano, salterebbe l’Unione europea dell’euro e ogni Paese europeo dovrebbe tornare in frett’e furia alle vecchie divise abbandonate nel Gennaio del 2002.

 

I retroscena dell’accordo tra russi, israeliani e Cipro

Ciò posto, riprendiamo un nostro articolo del Gennaio di quest’anno, nel quale abbiamo raccontato i retroscena dell’operazione Lukoil in Sicilia. L’intesa tra i russi della Lukoil e la G.o.i. Energy (ramo del settore energetico di Argus, un fondo di private equity e asset management leader a Cipro), prevede la vendita della raffineria Isab alla stessa G.o.i. Energy per un miliardo e mezzo di euro. “Si era vociferato anche dell’interessamento di ENI, che ormai parla americano – scrivevamo nel Dicembre scorso -. Ma alla fine i russi della Lukoil hanno scelto un gruppo che passa per Cipro e Israele. L’amministratore delegato di Goi Energy, Michael Bobrov, infatti, è anche amministratore delegato e azionista di maggioranza della Green Oil Energy. Quest’ultima società è azionista di maggioranza di Bazan group, società che in Israele gestisce il più grande impianto di raffinazione di petrolio. Non si capisce se gli israeliani hanno fatto un mezzo dispetto agli americani che puntavano ad entrare con l’ENI, o se gli americani si sono messi d’accordo con gli israeliani. Un fatto è certo: l’operazione soddisfa i russi della Lukoil e questo, forse, non dovrebbe far piacere agli Stati Uniti d’America, soprattutto in un momento storico in cui l’economia russa va bene, mentre l’economia americana si deve inventare fantomatici aumenti dell’occupazione dopo una serie ininterrotta di innalzamenti dei tassi di interessi, da parte della FED (la Banca Centrale degli Stati Uniti d’America), innalzamenti dei tassi che, di solito, deprimono l’economia. Ma ormai nell’Occidente la disinformazione è di moda, non soltanto in materia di Microbiologia ma adesso anche sui principi base dell’economia! Ormai le fesserie hanno preso il volo…” (qui per esteso il nostro articolo dello scorso Gennaio). Di fatto, in questo momento, al di là delle dichiarazioni trionfalistiche, è tutto bloccato. Non a caso è stato rinviato tutto a fine Estate.

 

La previsioni di Federico Dezzani dello scorso Gennaio sul default americano e gli effetti che sortirebbe in tutto il mondo 

Insomma, tutto dipenderà dalle mosse degli Stati Uniti sul default sul debito. Sceglieranno questa via? Azzardiamo: a nostro avviso, sì. Ne abbiamo già scritto lo scorso Aprile, riprendendo un articolo dello scorso gennaio dal blog di Federico Dezzani, che dà per scontato il ricorso al default da parte degli Stati Uniti d’America: “Come una bomba atomica innescata sotto il pelo dell’acqua, l’insolvenza dei T-bills americani genererebbe uno tsunami che raggiungerebbe le coste di tutto il mondo, provocando il collasso delle piazze finanziarie, degli assetti politici, delle relazioni internazionali consolidate in questi ultimi decenni, della residua fiducia nelle istituzioni globali. In una parola: il tracollo di quel che rimane dell’ordine mondiale uscito dal conflitto del 1945 e solo apparentemente rafforzato dopo la dissoluzione dell’URSS nel 1991… La Cina, che è il secondo detentore estero di titoli di Stato americano (con circa 900 miliardi di dollari), vedrebbe nel default americano il conclamato sabotaggio di quell’ordine mondiale in cui ha prosperato per un trentennio. I cinesi considererebbero confermata la loro tesi secondo cui gli USA stiano deliberatamente alimentando il ‘caos’ mondiale, coll’obiettivo di tarpare le ali alle potenze emergenti. L’insolvenza americana sarebbe un affronto secondo solo ai costanti flirt di Washington con l’isola di Taiwan: i guadagni accumulati in decenni di avanzi commerciali sarebbero spazzati via da un giorno all’altro, causando ad un Paese ancora relativamente ‘povero’ come la Cina enormi perdite finanziarie”. Il default sul debito americano non era tra i programmi dei Democratici americani. Ma, come già accennato, siccome Biden e compagni sono in netto svantaggio elettorale, potrebbero optare per questa soluzione. Se ciò avverrà, il “collasso delle piazze finanziarie, degli assetti politici, delle relazioni internazionali consolidate” non risparmierebbe la Sicilia, l’Italia e l’Unione europea. Altro che raffinerie siciliane…

Foto tratta da La Sicilia 

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