Veramente i russi della Lukoil hanno ceduto la raffineria Isab di Priolo o sono d’accordo con ciprioti e israeliani?/ MATTINALE 902

10 gennaio 2023
  • Alla fine ha avuto ragione il quotidiano on line Affaritaliani.it che ha visto bene sul futuro della grande raffineria siciliana 
  • Le “condizioni sospensive” che lasciano in piedi varie ipotesi 
  • Argus, che gestisce un patrimonio di oltre 2 miliardi di euro, una volta approdato in Sicilia, si comporterà come investitore che ha interesse a far crescere l’azienda, o agirà come il solito fondo speculativo?
  • Resta aperta la vicenda – inquietante – del depuratore di Priolo

Alla fine ha avuto ragione il quotidiano on line Affaritaliani.it che ha visto bene sul futuro della grande raffineria siciliana 

Alla fine ha avuto ragione il quotidiano on line, Affaritaliani.it, che da qualche giorno racconta di una possibile intesa tra il colosso russo della Lukoil (che, lo ricordiamo, è la più grande compagnia petrolifera della Russia e una delle più grandi del mondo) e la  G.o.i. Energy. L’intesa, che si è formalizzata in queste ore, prevede l’acquisto, da parte di G.o.i. Energy (ramo del settore energetico di Argus, un fondo di private equity e asset management leader a Cipro), della raffineria Isab di Priolo, in Sicilia. I russi della Lukoil incasserebbero circa un miliardo e mezzo di euro. Si era vociferato anche dell’interessamento di ENI, che ormai parla americano. Ma alla fine i russi della Lukoil hanno scelto un gruppo che passa per Cipro e Israele. L’amministratore delegato di Goi Energy, Michael Bobrov, infatti, è anche amministratore delegato e azionista di maggioranza della Green Oil Energy. Quest’ultima società è azionista di maggioranza di Bazan group, società che in Israele gestisce il più grande impianto di raffinazione di petrolio. non si capisce se gli israeliani hanno fatto un mezzo dispetto agli americani che puntavano ad entrare con l’ENI, o se gli americani si sono messi d’accordo con gli israeliani. Un fatto è certo: l’operazione soddisfa i russi della Lukoil e questo, forse, non dovrebbe far piacere agli Stati Uniti d’America, soprattutto in un momento storico in cui l’economia russa va bene, mentre l’economia americana si deve inventare fantomatici aumenti dell’occupazione dopo una serie ininterrotta di innalzamenti dei tassi di interessi, da parte della FED (la Banca Centrale degli Stati Uniti d’America), innalzamenti dei tassi che, di solito, deprimono l’economia. Ma ormai nell’Occidente la disinformazione è di moda, non soltanto in materia di Microbiologia ma adesso anche sui principi base dell’economia! Ormai le fesserie hanno preso il volo…

 

Le “condizioni sospensive” che lasciano in piedi varie ipotesi 

La vendita delle grande raffineria siciliana, si legge in una nota, “è soggetta al verificarsi di alcune condizioni sospensive relative, tra l’altro, all’ottenimento delle autorizzazioni da parte di tutte le autorità competenti, incluso il Governo italiano. Il closing dell’operazione è previsto entro la fine di Marzo 2023”. Queste parole sono importanti, perché se dovessero venire meno le condizioni l’accordo potrebbe saltare o, magari, essere rivisto per garantire una gestione comune tra russi, ciprioti e israeliani. Lo stabilimento Isab è un complesso petrolchimico dove operano impianti di raffinazione, gassificazione e cogenerazione di energia elettrica. Si trova in una delle aree più inquinate d’Europa, ovvero nell’area industriale della provincia di Siracusa, per la precisione nel Comune di Priolo Gargallo. Stando a quanto si legge su Affaritaliani.it, “Goi sfrutterà alleanze con diversi partner strategici. Dal punto di vista commerciale unirà le forze con Trafigura, il secondo più grande trader al mondo di petrolio, che permetterà di garantire la continuità produttiva dell’impianto con flussi di petrolio ininterrotti e un approvvigionamento compatibile con le direttive europee. Dal punto di vista della raffinazione, Goi unirà le forze con il gruppo israeliano Bazan. Infine, per quanto riguarda la sostenibilità finanziaria, Goi potrà contare su Argus Energy”.

 

Argus, che gestisce un patrimonio di oltre 2 miliardi di euro, una volta approdato in Sicilia, si comporterà come investitore che ha interesse a far crescere l’azienda, o agirà come il solito fondo speculativo?

Per la cronaca, come già ricordato, Argus è un fondo di private equity e di gestione patrimoniale, con sede a Cipro, Paese dove la Turchia, oggi sempre più vicina a Cina e Russia, svolge un ruolo importante. La domanda è: Argus, che gestisce un patrimonio di oltre 2 miliardi di euro, una volta approdato in Sicilia, si comporterà come investitore che ha interesse a far crescere l’azienda, o agirà come il solito fondo speculativo? Sempre su Affaritaliani.it leggiamo che il gruppo punta a mantenere i livelli occupazionali. Si parla anche di miglioramento dell’ambiente di lavoro, tutela dell’ambiente, trasformazione dell’impianto in una  raffineria verde. Tutte cose che si dicono per rasserenare la popolazione, i sindacati e gli ambientalisti. Ovviamente noi non crediamo in una sola parola, se è vero che, dagli anni ’60 del secolo passato, nel ‘triangolo’ compreso tra i Comuni di Priolo, Melilli e Augusta le industrie non hanno fatto altro che inquinare l’ambiente e avvelenare gli abitanti di queste zone con la connivenza di politici e sindacalisti. Il resto sono solo stupidaggini. Gli unici che hanno provato e stanno privando a tutelare una disgraziata area della Sicilia è la Magistratura. E’ grazie ai magistrati se le industrie di questa zona non scaricano più in mare il mercurio. Ma il danno fatto è così grave che il mercurio che si trova nei fondali del mare di queste zone non può essere rimosso perché bisognerebbe spendere un patrimonio per evitare il rimescolamento nel mare dello stesso mercurio oggi sepolto nei fondali marini. Da qualche mese la Magistratura ha sequestrato il depuratore di Priolo dove ne hanno combinate di tutti i colori. Con la solita politica e il solito sindacalismo che cercano di far riaprire l’impianto, ben sapendo che sarebbe una iattura per la popolazione senza la certezza dello stop all’inquinamento. Noi ci auguriamo che che questo depuratore venga bloccato e riaperto solo quando verranno effettuati gli investimenti – che sono notevoli e che fino ad oggi non si sono mai materializzati – per eliminare del tutto l’inquinamento.

 

Resta aperta la vicenda – inquietante – del depuratore di Priolo 

Sulla vicenda Lukoil interviene il presidente della Regione siciliana, Renato Schifani: “Sono lieto che la vicenda Lukoil, grazie all’assiduo impegno del Governo nazionale, abbia trovato una soluzione definitiva che è riuscita a mettere insieme l’aspetto relativo all’attività aziendale, grazie alla dichiarazione di sito di interesse nazionale, e quello dell’individuazione di un acquirente privato che ha offerto le idonee garanzie per la prosecuzione dell’attività che garantisce un indotto di più di diecimila lavoratori. La Regione siciliana è stata sempre accanto al Governo nazionale nel sostenerne l’impegno e nell’offrire ulteriori e aggiuntive misure di sostegno finanziario per l’eliminazione dello stato di crisi, trovando nel ministro Urso un valido e autorevole interlocutore”. Dopo di che Schifani affronta l’argomento depuratore: “Continueremo ad occuparci dell’area industriale di Priolo con particolare riferimento alla vicenda relativa al depuratore, oggetto di sequestro giudiziario, e per la quale l’interlocuzione tra il mio Governo e i ministri Urso e Pichetto Fratin ha dato luogo all’approvazione di un decreto legge che ha scongiurato la paralisi dell’attività dell’impianto con conseguenze irreversibili e gravissime per tutta l’area industriale. Attendiamo dai due Ministeri l’imminente adozione di un provvedimento che detterà in maniera più analitica le regole attuative della misura d’urgenza. La Regione siciliana è pronta a fare la propria parte nello stanziare le dovute somme per ricondurre l’attività di depurazione nel pieno rispetto delle norme di settore, nella certezza che anche i partner privati della società proprietaria del depuratore facciano la loro parte”. Non per contraddire il presidente Schifani, ma prima di investire denaro pubblico va chiarita la vicenda Ias, la strana società dove ci sono soggetti privati e soggetti pubblici che gestiscono il depuratore. Fino ad ora c’è il dubbio che l’attuale Governo nazionale, per tutelare gli interessi politici e imprenditoriali, non stia esattamente aiutando la Magistratura a fare chiarezza su questa storia. Noi torniamo a ribadire la nostra tesi: ci auguriamo che la Magistratura, da subito, blocchi l’attività di questo depuratore fino a quando non ci saranno precise garanzie sulla fine dell’inquinamento.

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