Non è che i lavori dell’Anello ferroviario di Palermo hanno creato problemi agli alberi di via Crispi?/ MATTINALE 921

18 maggio 2023
  • Domanda legittima posta dal nostro vecchio amico Nino Privitera
  • Tutto si sopporta, a Palermo, nel nome degli appalti. I picciuli su picciuli e fannu picciuli, si usa dire. I soldi sono soldi e fanno soldi e contano più degli interessi legittimi dei cittadini. Al diavolo l’interesse pubblico, che è solo per i minchioni che ci credono
  • Cemento, cemento, cemento, cemento, cemento, cemento, cemento, cemento, cemento, cemento, cemento, cemento, cemento, cemento, cemento, cemento, cemento, cemento, cemento, cemento, cemento…
  • Il comunicato sulla nuova ‘biada’ per l’eterno Anello ferroviario di Palermo dove non spuntano i nomi del presidente della Regione e dell’assessore regionale al Territorio e Ambiente

Domanda legittima posta dal nostro vecchio amico Nino Privitera

Per scrivere il MATTINALE di oggi partiamo da un post su Facebook scritto dal nostro vecchio amico, Nino Privitera. E’ un commento centrato e opportuno sull’albero caduto in via Francesco Crispi, a Palermo. Già che in Sicilia – in questo caso nella ‘capitale’, se così si può dire, della nostra Isola – ci sia ancora una via dedicata a Crispi, in assoluto il primo, vero grande ascaro che ha martoriato la nostra terra, prima in combutta con gli inglesi e con Garibaldi nella sceneggiata passata alla storia come ‘Impresa dei Mille’ e poi capo del governo italiano e anti-siciliano è assai singolare. Ma l’argomento, oggi, non è questo. Andiamo al post di  Privitera: “Una volta, se cadevano degli alberi, si attribuiva la causa al forte vento; adesso cadono anche per la pioggia… Non è, per combinazione, che lo scavo della galleria del ‘falso anello’ ha falsato le cause?😁”. La tesi del nostro amico non è campata in aria. La chiusura dell’Anello ferroviario è una delle opere pubbliche ferroviarie più inutili e più dannose non soltanto di Palermo ma dell’intera Sicilia. I danni che hanno provocato gli scavi per realizzare tale opera non si contano più. Dalle parti di via Lazio, negli anni passati, ne sono successe di tutti i colori. Ecco i titoli di una serie di articoli: “Anello Ferroviario, in viale Lazio tutto fermo: “Noi residenti reclusi a quale scopo?“. In questo articolo dell’Aprile 2017 si racconta dei lavori che andavano per le lunghe, con gli abitanti di questa via ‘imprigionati’: lavori bloccati, strada con gli scavi effettuati  abbandonata in attesa di nuovi ‘equilibri appaltizi. Vergogne senza fine. Due anni prima – Maggio 2015 – era andata in scena una protesta di cittadini e commercianti: “Lavori metro in viale Lazio, parcheggi ‘impossibili’: parte la raccolta firme“. In quell’occasione i commercianti della zona, per protesta, non aprirono le saracinesche dei negozi. Sulla protesta del Maggio 2015 c’è anche questo articolo: “Palermo – Sit-in di protesta anello ferroviario viale Lazio“. Anche in questo caso si parla di disagi senza fine per cittadini e commercianti. Ecco cosa succedeva il 28 Gennaio del 2016: “Palermo, i cantieri per l’anello ferroviario: dopo un giorno di stop i commercianti protestano” (in questo articolo si raccontano – con foto molto indicative – le proteste dei residenti di via Lazio, ma anche le proteste dei residenti di via Emerico Amari, dove i lavori dell’Anello ferroviario hanno provocato danni enormi). (foto a destra tratta da PalermoToday).

 

Tutto si sopporta, a Palermo, nel nome degli appalti. I picciuli su picciuli e fannu picciuli, si usa dire. I soldi sono soldi e fanno soldi e contano più degli interessi legittimi dei cittadini. Al diavolo l’interesse pubblico, che è solo per i minchioni che ci credono

La forza di chi ha voluto un’opera pubblica assolutamente inutile, che non servirà a nulla perché è diseconomica (questo a Palermo non è un problema, perché quando il Comune ha bisogno di soldi – dopo aver fatto il bello e il cattivo tempo con affari & appalti – aumenta l’addizionale IRPEF e se ne sbatte…) sta nel fatto che, se non intervengono inchieste della Magistratura ordinaria e contabile, la gente dimentica. E pazienza se migliaia di cittadini, per anni, hanno dovuto sopportare disagi di tutti i tipi, pazienza se tante attività economiche hanno chiuso i battenti, pazienza se le fondamenta di alcuni edifici sono state allagate e sono tutt’ora allagate, pazienza se durante i lavori le ruspe hanno impattato sulla rete fognaria facendo sgorgare in strada acqua e merda, come è successo in Piazza o Piazzetta della Pace. Tutto si sopporta, a Palermo, nel nome degli appalti. I picciuli su picciuli e fannu picciuli, si usa dire. I soldi sono soldi e fanno soldi e contano più degli interessi legittimi dei cittadini. Al diavolo l’interesse pubblico, che è solo per i minchioni che ci credono. Quanto è costato, fino ad oggi, l’Anello ferroviario mancato di Palermo? Non si sa. A Palermo e in Sicilia, si sa, le opere pubbliche si cominciano ma non si sa mai quando finiscono. I raddoppi ferroviari nella nostra Isola vennero programmati nella seconda metà degli anni ’50 del secolo passato, quando Ministro dei Trasporti era il democristiano Bernardo Mattarella (padre dell’attuale presidente della Repubblica). Ancora oggi i raddoppi ferroviari, nelle linee rimaste (perché dalla fine degli anni ’80 sono cominciati i tagli dei ‘rami secchi’, ovvero l’eliminazione di tratte ferroviarie bellissime, eliminate per fare ‘risparmiare’ le Ferrovie dello Stato e, soprattutto, per fare guadagnare barcate di soldi ai titolari delle autolinee private) e ancora oggi si celebrano in pompa magna mega-appalti di centinaia e centinaia di milioni per raddoppi ferroviari che non vedranno mai la luce. E così è la chiusura dell’Anello ferroviario di Palermo, opera che si trascina da anni. Un fiume di denaro pubblico che scorre ininterrottamente verso il nulla.

 

Cemento, cemento, cemento, cemento, cemento, cemento, cemento, cemento, cemento, cemento, cemento, cemento, cemento, cemento, cemento, cemento, cemento, cemento, cemento, cemento, cemento…

Qualche settimana fa abbiamo dato notizia di come in Sicilia si gettano i soldi del Pnrr. Sì, una parte dei peraltro pochi fondi del Pnrr che sono stati assegnati alla Sicilia verranno spesi per opere pubbliche inutili (per la cronaca, l’80% dei fondi del Pnrr andrà alle regioni italiane del Nord, mentre Sud e Sicilia si dovranno accontentare del 20% di tali fondi, in tanti casi per opere pubbliche di stampo clientelare o per opere a futura memoria per chi conserverà la memoria, come nel caso del ‘mitico’ Anello ferroviario di Palermo). Ecco qualche passo del nostro articolo di circa un mese fa: “Un comunicato della Fillea Cgil di Palermo annuncia una nuova serie della Telenovelas appaltizia nota come ‘Chiusura dell’Anello ferroviario di Palermo’. Gli attori, a parte qualche piccola sostituzione in corso d’opera, sono sempre gli stessi: Rete ferroviaria italiana (Rfi), il Comune di Palermo, i sindacati, l’impresa e gli operai che hanno vinto un ‘concorso’ per altri quattro anni… Altri quattro anni di lavori? Possibile? Così leggiamo nel comunicato della Cgil: “In totale i lavori di questo secondo lotto che consentiranno di chiudere l’Anello ferroviario dureranno a 4 anni e coinvolgeranno circa 100 operai diretti”. Ma guarda un po’ che stranezze. Lo scorso anno, ad Ottobre – cioè appena sei mesi fa – le previsioni erano altre, come leggiamo in un articolo di PalermoToday: “A fine Settembre l’abbattimento dell’ultimo pezzo della galleria Amari-Politeama, negli stessi giorni l’ordinanza del Comune che proroga la chiusura di piazza della Pace dove c’è il cantiere ‘Ucciardone’ fino al 30 Giugno 2024. Ed è proprio il primo semestre 2024 la data prevista per la messa in servizio della linea, secondo quanto indicato da Rfi. Saranno passati 10 anni da quando, nel 2014, iniziarono i lavori che hanno avuto vita tormentata soprattutto a causa delle vicissitudini della Tecnis, l’azienda alla quale in un primo momento era stato affidato l’appalto” (qui potete leggere l’articolo di PalermoToday per esteso). Quindi, se abbiamo capito bene, Rfi, sei mesi fa, contava di mettere in servizio la linea entro il primo semestre del 2024 e adesso la Cgil ci dice che i lavori dureranno altri quattro anni?” (qui per esteso il nostro articolo). Come potete notare, una ‘magia’: i lavori che dovevano essere completati tra poco più di un anno si protrarranno per altri quattro anni. Così vanno le cose a Palermo in materia di appalti & cemento. Non è forse nel nome del cemento che, in vent’anni, nell’area di Valdesi-Mondello il cemento è stato raddoppiato a norma di legge? Non è forse nel nome del cemento che il Comune di Palermo poterà nell’area di Mondello e Partanna Mondello il Tram al posto degli interventi idraulico-forestali? Noi, ovviamente, non auguriamo a Mondello e a Partanna Mondello non vada mai in scena una pioggia come quella che in queste ore ha colpito l’Emilia Romagna: ma se dovesse succedere, statene certi, i politici diranno che loro non ne sapevano nulla, che l’evento era inatteso e che il fato è stato cattivo… Ovviamente, non c’è nemmeno bisogno di ricordare la ‘lungimirante’ eliminazione degli alberi di Piazza Politeama per fare posto alla stazione ferroviaria: grande idea architettonica e ingegneristica che, durante la stagione estiva, ha trasformato questa piazza in un  grande forno a microonde…

 

Il comunicato sulla nuova ‘biada’ per l’eterno Anello ferroviario di Palermo dove non spuntano i nomi del presidente della Regione e dell’assessore regionale al Territorio e Ambiente 

Stupendo, quasi da enciclopedia, un comunicato stampa diramato ieri sera dalla presidenza della Regione siciliana. Argomento: la funambolica chiusura dell’Anello ferroviario di Palermo. Leggiamolo e, soprattutto, commentiamolo insieme. Titolo: “Trasporti, via libera della Regione alla chiusura dell’anello ferroviario a Palermo”. Ecco il comunicato: “Via libera della Regione alla ‘chiusura’ dell’anello ferroviario a Palermo. L’assessore al Territorio ha infatti firmato il decreto che rilascia il provvedimento autorizzatorio unico regionale (Paur) grazie al quale Rfi potrà, adesso, indire la gara per l’ultimo tratto del percorso, quello tra le stazioni Politeama e Notarbartolo, della lunghezza di circa due chilometri. Si tratta di un appalto integrato per cui chi si aggiudicherà la procedura dovrà sviluppare il progetto esecutivo e successivamente eseguire i lavori. Il tragitto si snoda sotto le vie Paternostro, Brunetto Latini e Malaspina, con la realizzazione della fermata ‘Turrisi Colonna’. Il Paur ha consentito di ridurre i tempi per il rilascio dei pareri tecnici, in una prospettiva di condivisione tra i vari organismi coinvolti: Regione, Comune, Genio civile, Arpa. L’opera è stata finanziata con quasi 100 milioni di euro grazie alle risorse del Pnrr. Con la chiusura dell’Anello ferroviario, Palermo si doterà di una fondamentale infrastruttura di trasporto pubblico di massa capace di servire una cospicua area centrale della città, densa di servizi e attività commerciali, oltre alla riqualificazione di ampie aree nei pressi delle fermate”. Domanda: questi 100 milioni di euro fanno parte dei 140 milioni di euro di fondi Pnrr ‘strillati’ un mese fa o sono altri 100 milioni di euro – sempre a valere sul Pnrr – che si aggiungono ai 140 milioni di euro già stanziati? E’ molto singolare che questo ‘particolare’ non  venga spiegato. Sarebbe opportuno – innanzi tutto – che il presidente della Regione siciliana, Renato Schifani, e l’assessore regionale al Territorio e Ambiente, Elena Pagana, facciano chiarezza. Magari cominciando a metterci la faccia, perché è molto singolare che in un comunicato ufficiale del Governo siciliano in cui si parla di un’opera pubblica molto controversa non spunti né il nome del presidente della Regione, né – soprattutto – il nome dell’assessore al Territorio e Ambiente. Come si usa dire in Sicilia, unn’è chi ‘nni putemu ammucciuari? O no? Detto questo – e torniamo all’inizio di questo articolo – sarebbe bene verificare il perché è caduto l’albero di via Crispi. Del resto, non sarebbe la prima volta che questo benedetto Anello ferroviario provocherebbe danni e disagi. Detto questo, siccome c’è ancora libertà di stampa facciamo qualche previsione: per sottolineare che questa storia non è ancora finita: anzi. Nel comunicato con i politici che non compaiono si parla, di fatto, di scavi sotterranei in via Paternostro, in via Brunetto Latini e in via Malaspina. Vedremo quello che succederà.

P. s.

Ah, dimenticavamo: “complimenti vivissimi” al Governo nazionale di Giorgia Meloni: ‘ottima’ la scelta di utilizzare i fondi del Pnrr destinati alla Sicilia per il pozzo senza fondo dell’Anello ferroviario di Palermo tanto caro al centrosinistra…     

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