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L’uomo morto a Collesano per i ritardi dell’ambulanza è la spia di una sanità massacrata da una politica siciliana di ascari

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  • Invece di scaricare le responsabilità l’uno sull’altro, i politici siciliani dovrebbero riflettere su cosa hanno avallato ai danni della sanità siciliana dal 2006 ad oggi
  • Lo scippo di oltre 600 milioni di euro all’anno che va avanti dal 2009. La rinuncia assurda a un credito di quasi 9 miliardi di euro operata lo scorso Dicembre dal presidente Renato Schifani  
  • Lo scippo di 280 milioni all’anno dal Fondo sanitario regionale della Sicilia operato dalla stessa Regione siciliana 
  • Il ‘mistero’ di 9 miliardi e mezzo di euro di Fondo sanitario regionale. Come viene speso? Dove finiscono questi soldi? La speranza della Corte dei Conti

Invece di scaricare le responsabilità l’uno sull’altro, i politici siciliani dovrebbero riflettere su cosa hanno avallato ai danni della sanità siciliana dal 2006 ad oggi

A Collesano, cittadina che si trova nell’area delle Madonie, in provincia di Palermo, un uomo di 74 anni è morto in attesa di un’ambulanza con un medico rianimatore a bordo. Gli operatori del 112, contattati dalla figlia, si sono subito attivati, ma non c’era un mezzo disponibile. L’ambulanza con il medico rianimatore è arrivata a Collesano dopo circa un’ora ma l’uomo – verosimilmente con problemi cardiaci – è morto tra le braccia della figlia. La cosa che colpisce, oltre la storia in sé, è l’atteggiamento della politica siciliana. Da una parte c’è un Governo regionale che lo scorso Dicembre ha rinunciato a un credito di quasi 9 miliardi di euro con lo Stato proprio in materia di fondi sanitari. Dall’altra parte c’è un’opposizione che attacca il Governo regionale: “Morire in attesa di una ambulanza con medico rianimatore a bordo? Succede anche questo in Sicilia, nell’anno di grazia 2023, grazie al lento, progressivo e inesorabile smantellamento della sanità e dei presidi territoriali non più in grado di rispondere adeguatamente alle emergenze, soprattutto in località disagiate – dice il segretario del PD siciliano, Anthony Barbagallo -. Quello che è successo a Collesano, paese sulle Madonie in provincia di Palermo, è il triste riflesso di una politica, quella del governo di centrodestra in Sicilia, che non bada alla salute dei siciliani ma si occupa soltanto di propaganda. Abbiamo più volte denunciato fin dalla scorsa legislatura con atti parlamentari all’Ars le inefficienze, i ritardi e i punti oscuri in materia di gestione, non solo politica, della sanità siciliana. Lo abbiamo fatto dati alla mano ma il Governo e l’assessore alla Salute, Giovanna Volo, non si sono degnati di rispondere. Chiediamo ora, dopo un fatto così grave, che Schifani la smetta con gli annunci e gli ammiccamenti con i privati e ci dica quale idea ha, se ce l’ha, per rimettere in piedi il sistema pubblico per il bene e la salute dei siciliani”.

 

Lo scippo di oltre 600 milioni di euro all’anno che va avanti dal 2009. La rinuncia assurda a un credito di quasi 9 miliardi di euro operata lo scorso Dicembre dal presidente Renato Schifani  

Ci rendiamo conto che la politica è anche questo: polemiche inutili pure davanti ai morti. Però non possiamo sottolineare il livello veramente basso della politica siciliana. Parlano i fatti. Correva l’anno 2016. Abbiamo iniziato una campagna di informazione e di difesa dei cittadini siciliani. Già allora segnalavamo il definanziamento della sanità siciliana ad opera dello Stato italiano: “Sanità: dal 2009 ad oggi lo Stato ha rubato alla Regione siciliana 5,4 miliardi di Euro. E Crocetta? Zitto…“. Allora presidente della Regione siciliana era Rosario Crocetta, esponente del PD. Sette anni fa lanciavamo l’allarme: “Vi raccontiamo come, attraverso cavilli e raggiri, lo Stato, dal 2009, ruba a 5 milioni di Siciliani 600 milioni di Euro di fondi sanitari all’anno. Questo spiega anche perché gli ospedali pubblici della Sicilia sono in grande difficoltà”. La storia è semplice: il Governo nazionale, nel 2006, decide che la quota di compartecipazione della Regione siciliana alle spese della sanità, in tre anni, sarebbe passata da 42% circa al 50% circa. La Regione avrebbe perso poco più di 600 milioni di euro all’anno di fondi sanitari che avrebbe recuperato dalle accise sui carburanti. Lo Stato, da allora, toglie alla sanità siciliana 600 milioni di euro ogni anno ma non li ha mai restituiti con le accise. Il Governo che ha adottato questa decisione è il Governo Prodi 2006-2008 di centrosinistra. Il parlamento nazionale che ha approvato questa norma – contenuta nella Finanziaria nazionale del 2007 – è di centrosinistra. Ma anche il centrodestra di allora, sia nel Parlamento nazionale, sia in Sicilia, non si è mai opposto a questo scippo. Renato Schifani, oggi presidente della Regione siciliana, era parlamentare nazionale nel 2006. Per questo siamo rimasti di stucco quando nel Dicembre dello scorso anno, ha firmato un accordo con il Governo nazionale – nella persona del Ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti – rinunciando a quasi 9 miliardi di euro di crediti. dice, il presidente Schifani, che oggi manca il “titolo” per richiedere questi soldi. Ma se lui era parlamentare nazionale come fa a non ricordare questa storia? Il “titolo” che il presidente Schifani non trova, se lo cerca lo trova nella legge Finanziaria nazionale del 2007: basta leggerla!

 

Lo scippo di 280 milioni all’anno dal Fondo sanitario regionale della Sicilia operato dalla stessa Regione siciliana 

Sempre nel 2016 – anno in cui cominciavamo questa battaglia politica in difesa della sanità siciliana – l’Assemblea regionale siciliana a maggioranza di centrosinistra approva una norma per scippare dal Fondo sanitario regionale della Sicilia 280 milioni di euro all’anno per pagare spese che non la sanità non c’entravano proprio nulla! Norma voluta dal Governo Crocetta e approvata dal Parlamento siciliano senza colpo ferire, cioè senza che l’opposizione trovi nulla da ridire. Se andate a leggere i giornali del 2016 non troverete le proteste delle opposizioni a questa norma assurda. Le opposizioni nel Parlamento dell’Isola, allora, erano rappresentate dal centrodestra e dal Movimento 5 Stelle. Perché nel 2016 la politica siciliana decide di scippare 280 milioni di euro all’anno alla sanità siciliana? Perché l’anno prima, nel 2015, il Parlamento siciliano, su input del Governo regionale con assessore all’Economia Alessandro Baccei, personaggio imposto al Governo regionale dall’allora Governo nazionale di Matteo Renzi – ha rinunciato a circa 6 miliardi di crediti verso lo Stato, cancellandoli, con un voto, dal Bilancio della Regione siciliana. Addirittura in un primo momento erano stati cancellati 10 miliardi di euro, poi hanno corretto lo scippo. Non sapendo dove trovare i soldi per andare avanti, visto che aveva rinunciato a 6 miliardi di crediti verso lo Stato, la politica siciliana ha trovato ‘normale’ tagliare 280 milioni di euro agli ospedali siciliani e, in proporzione, anche al servizio di Pronto Soccorso con le relative ambulanze.

 

Il ‘mistero’ di 9 miliardi e mezzo di euro di Fondo sanitario regionale. Come viene speso? Dove finiscono questi soldi? La speranza della Corte dei Conti

Tutte queste cose noi le abbiamo documentate a partire dal 2016. Lo scippo ignobile di 280 milioni di euro dal Fondo sanitario regionale da parte della stessa Regione siciliana si è concluso lo scorso anno solo perché la Corte dei Conti e la Corte Costituzionale hanno costretto il Governo regionale a porre fine a questa vergogna. Se non fossero intervenute Corte dei Conti e Corte Costituzionale la politica siciliana avrebbe continuato a scippare soldi alla sanità pubblica. Il Governo di centrodestra di Nello Musumeci, subentrato al Governo Crocetta a fine Novembre del 2017, ha continuato a scippare 280 milioni di euro all’anno al Fondo sanitario regionale. Questi sono i fatti nudi e crudi. E’ chiaro che, con tutti questi scippi, i servizi sanitari pubblici della Sicilia sono in sofferenza. E c’è ancora un mistero. Tutt’oggi, leggendo il Bilancio della Regione siciliana 2023 per la parte sanitaria – come abbiamo fatto noi in questo articolo – si scopre che, oggi, sulla carta, per la sanità siciliana si spendono circa 9 miliardi e mezzo di euro all’anno. Dove vanno a finire questi soldi se mancano medici, infermieri, posti letto e, a quanto pare, anche ambulanze con medici rianimatori? Questa è la vera domanda. A tale domanda ci auguriamo risponda la Conte dei Conti per la Sicilia, che è l’unica istituzione titolata a fare luce su questa montagna di soldi. Noi un’idea ce la siamo fatta: a nostro avviso, ancora oggi, con i fondi della sanità siciliana si pagano servizi che hanno poco o nulla a che vedere con il funzionamento degli ospedali pubblici. Ci riferiamo, anche, alla proliferazione di personale amministrativo negli ospedali siciliani e nelle Aziende sanitarie Provinciali (ASP); e ci riferiamo, anche, al gran numero di precari della sanità che non sono né medici, né infermieri. Di fatto, soldi che, invece di essere utilizzati per curare i malati, sono sperperati per garantire le clientele di una politica cialtrona. Ma su questo e su altri punti oscuri ci auguriamo faccia luce la Corte dei Conti, tra qualche mese, in sede di parifica del Bilancio regionale. Anche perché, come dimostrano i fatti, di sanità siciliana gestita male dalla politica si muore.

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