In tutte le strutture sanitarie siciliane mancano i soldi. Ma che fine fanno gli oltre 9 miliardi e 400 milioni all’anno di Fondo Sanitario Regionale?

20 marzo 2023
  • Per i giovani medici è molto più conveniente andare a lavorare fuori dall’Italia dove guadagnano di più e rischiano meno  
  • Perché i medici pubblici italiani vengono pagati meno rispetto ad altri Paesi europei. Il ‘regalo’ si medici pubblici italiani del Governo Berlusconi 2008-2011
  • In Sicilia chi non ha soldi si cura poco e male e si deve dimenticare la medicina preventiva
  • Proviamo a capire, ‘numeri’ alla mano, quanto costa la sanità pubblica in Sicilia. I dati ufficiali smentiscono la tesi dell’attuale Governo regionale sull’accordo con il Governo nazionale del Dicembre dello scorso anno  
  • Alla fine dove vanno i soldi della sanità pubblica siciliana? Il vero snodo è capire quanto incide oggi il costo del personale non medico che opera nelle Aziende Sanitarie Provinciali e nelle Aziende ospedaliere sui 9 miliardi e 400 milioni di euro circa di spesa sanitaria siciliana annua  

Per i giovani medici è molto più conveniente andare a lavorare fuori dall’Italia dove guadagnano di più e rischiano meno  

Sulla sanità pubblica se ne sentono di tutti i colori. In queste ore l’assessore regionale alla Salute-Sanità, Giovanna Volo, ha ‘scoperto’ che i manager della sanità pubblica siciliana, grazie alle convenzioni con alcune cooperative, pagano una barca di soldi per medici esterni che prestano servizio nei Pronto Soccorso e nelle aree di emergenza-urgenza. L’assessore ha invitato i manager della sanità a bandire subito concorsi per anestesisti, rianimatori, cardiologi e altre figure tipiche del settore dell’emergenza. Con molta probabilità l’assessore non sa che in tutta l’Italia i giovani medici, in generale, preferiscono andare a lavorare all’estero, perché l’Italia è tra i Paesi europei che paga meno i medici pubblici. la situazione è ancora più grave nei Pronto Soccorso, dove si lavora tra mille difficoltà per carenza di medici, di infermieri e anche di attrezzature. In più, con riferimento alla Sicilia (di altre Regioni non sappiamo), basta accendere una radio per ascoltare che “legali con grande esperienza in materia sanitaria” sono pronti a sostenere i cittadini che vogliono denunciare casi di malasanità per chiedere risarcimenti. Quindi i giovani medici – specializzati ma senza esperienza nei Pronto Soccorso – dovrebbero andare a lavorare nei Pronto Soccorso siciliani che fanno acqua da tutte le parti (per responsabilità di una politica fallimentare, non certo di medici e di infermieri!) per guadagnare molto meno rispetto ai medici di altri Paesi europei, lavorando per giunta in condizioni di grandi difficoltà, con il rischio di beccarsi sfilze di citazioni per danni da “legali con grande esperienza in materia sanitaria”. Fanno bene i no i giovani medici a non partecipare ai concorsi in Italia e a provare ad andare a lavorare all’estero?

 

Perché i medici pubblici italiani vengono pagati meno rispetto ad altri Paesi europei. Il ‘regalo’ ai medici pubblici italiani del Governo Berlusconi 2008-2011

Ora con i concorsi potrebbero essere coperti tutti i posti presenti in organico. Magari privilegiando i posti che mancano nei Pronto Soccorso e nei reparti di medicina d’urgenza. E’ vero? Sì e no. E’ vero, perché si può fare, non è vero perché queste assunzioni tramite concorsi possono essere fatte “a saldi economici invariati”, cioè con i pochi sono disponibili. Continuando a pagare i medici pubblici – questo ormai è assiomatico – meno di quanto vengono pagati in altri Paesi europei. Sapete perché i medici pubblici italiani vengono pagati meno rispetto ad altri paesi europei? Una motivazione è legata al ‘regalo’ che il Governo Berlusconi 2008-2011 ha fatto ai medici pubblici, bloccandogli gli aumenti annuali. Un blocco durato dieci anni. Quando il blocco è stato tolto è stato deciso di non pagare gli arretrati e di non riconoscere gli scatti di dieci anni. Ci spieghiamo meglio. La retribuzione di un medio pubblico aumenta di circa 100 euro all’anno. In media, questo ‘regalo’ ha tolto ai medici pubblici un incremento degli stipendi di mille euro al mese. Attenzione: questo ‘congelamento’ ai danni dei medici pubblici italiano non l’ha fatto il Governo di Mario Monti, che nel 2012 ha tagliato un’altra barca di soldi alla sanità pubblica italiana con il Decreto Balduzzi: il blocco degli scatti delle retribuzioni dei medici pubblici è stato deciso dal Governo Berlusconi precedente al Governo Monti.

 

In Sicilia chi non ha soldi si cura poco e male e si deve dimenticare la medicina preventiva

Ovunque ci si giri, nella sanità pubblica siciliana mancano i soldi. La Regione siciliana ha tagliato i fondi ai laboratori d’analisi privati ma pretende che assicurino le stesse prestazioni. E’ l’assenza di soldi che determina il fenomeno delle liste di attesa nella sanità pubblica siciliana. Le strutture sanitarie pubbliche della Sicilia non hanno i soldi per pagare i medici che dovrebbero visitare i malati che prenotano le visite con i CUP. Là dove dovrebbero operare dieci medici – stiamo facendo un esempio – ne opera solo uno. Così il cittadino che prenota una visita invece di aspettare 10-15 giorni dovrebbe aspettare cinque, sei, sette, otto mesi! Incredibilmente, se la visita viene chiesta a pagamento – con il ricorso all’intramoenia, cioè a pagamento – in pochi giorni si risolve tutto! Se un cittadino che se lo può permettere va direttamente da un privato impiega ancora meno tempo. Il problema è che in Sicilia il numero di poveri è cresciuto a dismisura, grazie sempre a una politica nazionale colonialista e a una politica siciliana di ascari che svendono la Sicilia e i diritti dei cittadini siciliani a Roma in cambio di benefici e prebende personali. Così ormai da anni tantissimi cittadini siciliani in condizioni economiche non esattamente floride si curano sempre meno e vanno ad affollare i Pronto Soccorso. Superfluo aggiungere che per i meno abbienti la prevenzione sanitaria è stata abolita. Dopo di che, ogni nuovo presidente della Regione siciliana che si insedia promette solennemente: “Risolverò il problema delle liste d’attesa”. E poi, come si dice dalle nostre parti, sinni futtinu! Per non parlare degli anziani abbandonati e, in generale, della spesa sociale ridotta al lumicino.

 

Proviamo a capire, ‘numeri’ alla mano, quanto costa la sanità pubblica in Sicilia. I dati ufficiali smentiscono la tesi dell’attuale Governo regionale sull’accordo con il Governo nazionale del Dicembre dello scorso anno  

Nella sanità pubblica mancano i soldi. Ma che fine fanno i soldi della sanità pubblica siciliana? Noi un’idea l’abbiamo. E la esponiamo. Partendo dai dati reali. Per l’anno in corso, 2023, ne bilancio regionale 2023 il Fondo Sanitario Regionale ammonta a 9 miliardi e 691 milioni e 197.000 mila euro. Questa somma è calcolata al lordo della cosiddetta mobilità sanitaria passiva interregionale ed internazionale, ovvero da quello che la Regione spende per i cittadini siciliani che sono spesso costretti a curarsi in altre Regioni italiane e all’estero. Il costo di queste prestazioni è pari a 279 milioni e 162 mila e 508 euro. Vanno anche calcolate le entrate proprie pari a 128 milioni 084 mila 893 euro. L’importo complessivo del Fondo Sanitario Regionale indistinto pari a 9 miliardi 684 milioni 981.000 mila euro viene così diviso: 9 miliardi 412 milioni 034 mila e 492,00 per la spesa sanitaria; 264 milioni 792 mila 418 euro per la mobilità sanitaria passiva interregionale (cioè per i cittadini siciliani che vanno a curarsi in altre Regioni italiane); e 14 milioni 370 mila 090 euro per la mobilità sanitaria passiva internazionale (per i siciliani che vanno a curarsi all’estero). E’ noto che in base a un vergognoso raggiro legislativo contenuto nella legge finanziaria nazionale del 2007, la quota di compartecipazione della Regione siciliana alle spese sanitarie è passata da circa il 42% a circa il 50%. Così, per quest’anno – 2023 – la quota indistinta di compartecipazione della Regione siciliana alle spese sanitarie è pari 4 miliardi 838 milioni 698 mila 294 euro, il resto è a carico dello Stato. In base all’accordo firmato nel Dicembre dello scorso anno dal presidente della Regione siciliana, Renato Schifani, con il Ministro leghista dell’Economia Giancarlo Giorgetti, la quota di compartecipazione della Regione siciliana alle spese della sanità dovrebbe diminuire, perché lo Stato dovrebbe riconoscere alla Regione qualcosa in più e aumentare la propria quota di compartecipazione. Ma i dati ufficiali raccontano una storia opposta, perché per gli anni 2024 e 2025 la quota di compartecipazione della Regione siciliana è stata fissata in 4 miliardi 916 milioni 972 mila 267 euro.

 

Alla fine dove vanno i soldi della sanità pubblica siciliana? Il vero snodo è capire quanto incide oggi il costo del personale non medico che opera nelle Aziende Sanitarie Provinciali e nelle Aziende ospedaliere sui 9 miliardi e 400 milioni di euro circa di spesa sanitaria siciliana annua  

Come si può notare, il prossimo anno e nel 2025 la Regione siciliana ci rimetterà quasi 100 milioni di euro in più rispetto a quest’anno. Vero è che, di mezzo, ci sono le intese in sede di Conferenza Stato-Regione ma fino ad ora i fatti ci dicono che la Regione siciliana ci rimetterà quasi 100 milioni di euro. Anzi, per essere precisi, altri 100 milioni di euro all’anno. Ricordiamo che, nella Finanziaria nazionale del 2007, c’è scritto che lo scippo di oltre 600 milioni all’anno alla sanità pubblica siciliana sarebbe stato restituito con una quota delle accise sul petrolio raffinato in Sicilia. Peccato che nel passaggio dalla Camera al Senato hanno imbrogliato le carte, stravolgendo il senso della norma. Ovviamente la Corte Costituzionale ha dato torto alla Regione siciliana e a Roma s’ammuccaru i 9 miliardi di euro della Sicilia. Scippo a parte, 9 miliardi e 400 milioni di euro circa sono tanti. Come cabbasisi li spendono questi soldi i politici della Regione se nei Pronto Soccorso e, in generale, negli ospedali pubblici siciliani mancano medici, mancano infermieri, mancano attrezzature, spesso mancano farmaci e spesso non si trovano nemmeno i soldi per cambiare i condizionatori d’aria, che in Sicilia sono un problema, se è vero che con i cambiamenti climatici per quattro-cinque mesi all’anno il caldo è proibitivo? L’inghippo sta nel numero di personale amministrativo e, in generale, nel personale non medico. Una pletora di soggetti – che nessuno ha mai contato – che affollano le nove Aziende sanitarie provinciali e le Aziende ospedaliere della Sicilia. E non ci riferiamo soltanto al personale non medico stabilizzato ma anche al personale non medico precario. A questi si è aggiunto il personale non medico della cosiddetta emergenza Covid che, neanche a dirlo, vuole la stabilizzazione. Sarebbe interessante conoscere, alla lettera, a quanto ammonta il personale non medico che opera in tutte le strutture sanitarie della Sicilia e quanto incide il costo di questo personale sui 9 miliardi e 400 milioni di euro di Fondo Sanitario Regionale. Poi ci sono gli ‘scippi endogeni’ al Fondo sanitario Regionale. nel 2016 la Corte dei Conti per la Sicilia denunciava che, con i fondi della sanità pubblica, la Regione pagava i dipendenti della SAS, i precari e i mutui. E’ ancora così? Assessore Volo, se la sente di rendere noti questi dati ai siciliani o la pensa come i politici e i sindacalisti che tengono questi dati nascosti? La speranza è che nella prossima relazione della Corte dei Conti per la Sicilia in occasione della ‘parifica’ siano i giudici contabili a illustrare questi dati.

Foto tratta da Gazzetta del Sud       

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