FED e BCE costrette ad aumentare i tassi di interesse per fronteggiare gli effetti della guerra in Ucraina/ MATTINALE 925

3 febbraio 2023
  • Gli aumenti dei tassi di interesse da parte della Fed e della BCE sono la dimostrazione che, nella guerra in Ucraina, la Russia, oltre che sul piano militare, sta vincendo anche sul piano economico
  • L’economia europea con la BCE in poppa veleggia verso il nulla mescolato con il niente. Tradotto: siamo nelle mani di nessuno
  • Con l’aumento dei tassi di interesse e la riduzione del quantitative easing di 15 miliardi al mese la strada per l’Italia diventa strettissima  
  • Il bla bla bla economico di un’Unione europea allo sbando  

Gli aumenti dei tassi di interesse da parte della Fed e della BCE sono la dimostrazione che, nella guerra in Ucraina, la Russia, oltre che sul piano militare, sta vincendo anche sul piano economico

Al di là delle stupidaggini messe in giro dall’informazione di regime, Russia (che, lo ricordiamo, è alleata con la Cina) non su sta limitando s sbaragliare l’Occidente nella guerra in corso in Ucraina, sta anche mettendo in crisi le economie occidentali, a cominciare da Stati Uniti d’America e Unione europea. Gli aumenti dei tassi di interesse da parte della Fed (sigla che sta per Federal Reserve, la Banca centrale americana) e della BCE (Banca Centrale Europea) segnano la vittoria della Russia e della Cina contro l’Occidente anche sul piano economico. La realtà, che è sotto gli occhi di tutti, è che la guerra in Ucraina ha scatenato un’inflazione che Stati Uniti d’America e Unione europea non riescono a controllare. Non a caso i vertici di Fed e BCE non si sono limitati ad aumentare per l’ennesima volta i tassi di interesse, ma hanno annunciato che a Marzo ci saranno altri tassi di interesse per tentare di ‘raffreddare’ un’inflazione che somiglia tanto a una pentola con l’acqua messa sul fuoco di un fornello. Si può mai raffreddare l’acqua contenuta in una pentola sul fuoco? Non solo non si ‘raffredderà’, ma l’acqua continuerà ad evaporare, così come stanno evaporando le economie di USA e Unione europea. Perché – ribadiamo – al di là delle stupidaggini che raccontano – gli aumenti dei tassi di interesse provocano inevitabili effetti recessivi.

 

L’economia europea con la BCE in poppa veleggia verso il nulla mescolato con il niente. Tradotto: siamo nelle mani di nessuno

L’aumento dei tassi di interesse da parte della BCE fa seguito agli aumenti dei tassi da parte della Fed. La Banca Centrale Europea ha deciso di alzare i tassi d’interesse di mezzo punto percentuale, portando il tasso sui rifinanziamenti principali al 3%, quello sui depositi al 2,50%, e quello sui prestiti marginali al 3,25%, con effetto dall’8 Febbraio 2023. Non solo. I vertici della BCE hanno reso noto che i tassi di interesse verranno alzati di ulteriori 50 pb a Marzo. Tutto qui? No. Perché dovrà essere valutata “la successiva evoluzione”. Evoluzione di che? Ovviamente evoluzione economica e monetaria che, però, è strettamente connessa all’andamento della guerra in Ucraina. E siccome la guerra in Ucraina salirà di tono, se è vero che Unione europea e Stati Uniti d’America stanno trasferendo in Ucraina montagne di armi, l’inflazione continuerà a ‘galoppare’ e ci saranno ulteriori aumenti dei tassi di interesse e ulteriore recessione. Esageriamo? Allora esagera anche scenari economici.it che titola: “La BCE aumenta i tassi, incurante di tutto. Questa è la strada verso il nulla“. La guerra in Ucraina salirà di tono e farà aumentare i problemi economici in tutto l’Occidente. Ma mentre gli Stati Uniti d’America hanno la sovranità monetaria e, bene o male, possono difendersi (ricordiamo che gli Stati Uniti hanno stanziato 370 miliardi di dollari di aiuti alle imprese, con imprese europee che si stanno trasferendo negli USA), l’Unione europea si è ‘incaprettata’ con un sistema monetario a debito che crea disparità tra i vari Paesi; un sistema che fino ad oggi ha favorito Germania, Francia e Europa del Nord, penalizzando l’Europa mediterranea ma che adesso rischia di fare saltare l’intero impianto Ue.

 

Con l’aumento dei tassi di interesse e la riduzione del quantitative easing di 15 miliardi al mese la strada per l’Italia diventa strettissima  

Allucinante il comunicato della BCE: “Mantenere i tassi di interesse su livelli restrittivi farà diminuire nel corso del tempo l’inflazione frenando la domanda e metterà inoltre al riparo dal rischio di un persistente incremento delle aspettative di inflazione. In ogni caso, anche in futuro le decisioni del Consiglio direttivo sui tassi di riferimento saranno guidate dai dati e rifletteranno un approccio in base al quale tali decisioni vengono definite di volta in volta a ogni riunione”. Certo, se non ci fosse di mezzo la guerra in Ucraina l’inflazione dovrebbe diminuire; ma siccome la guerra in Ucraina, lungi dal finire, aumenterà di tono, anche l’inflazione crescerà: non a caso i vertici della stessa BCE hanno annunciato un nuovo aumento dei tassi di interesse a Marzo. Che effetti avrà l’aumento dei tassi d’interesse della BCE sull’Italia? Sul fronte dei Btp – i Buoni del tesoro con i quali l’Italia si finanzia indebitandosi (‘intelligente’ il sistema monetario dell’Unione europea dove i Paesi si indebitano per andare avanti è vero?) il rendimento del decennale italiano scivola al 4,04%, con un calo di 24 punti base; quanto allo spread con il Bund tedesco, cede 10 punti base e va a 189 punti. La BCE annuncia, a partire da Marzo, la riduzione del portafoglio accumulato con il cosiddetto quantitative easing (leggere programma App, acquisto di titoli di Stato dai Paesi Ue), che scenderà di 15 miliardi al mese fino a Giugno: dopo di che grandi punti interrogativi. Sarebbe interessante sapere cosa pensa il Governo di Giorgia Meloni, considerato che la strada per l’Italia diventa non stretta ma strettissima.

 

Il bla bla bla economico di un’Unione europea allo sbando  

Non mancano, poi, le solite minchiate alt e quanto i grattacieli tipo “servono politiche fiscali che aumentino la produttività e abbattano gradualmente il peso del debito” o “bisogna aumentare la produttività” o, ancora, che “gli aiuti per fronteggiare gli aumenti dei costi dell’energia devono incentivare i Paesi a consumare meno energia”. Peccato che le “politiche fiscali” (leggere infilare le mani nelle tasche dei cittadini con balzelli vari) riducono e non aumentano la produttività e deprimono l’economia, perché se togli il denaro alle famiglie la domanda al consumo non può che ridursi. Come, poi, si possa aumentare la produttività spingendo i Paesi dell’Unione europea a “consumare meno energia” è un mistero… Ma, si sa, ormai nell’Unione europea allo sbando si va avanti con gli insetti a tavola in arrivo dal Vietnam e con il bla bla bla in economia.

Foto tratta da Quotidiano Nazionale 

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