Mario Pagliaro: “Alluvione nel Messinese? Ogni anno è così. Piogge devastanti? A renderle tali è quasi sempre l’opera dell’uomo”

5 dicembre 2022
  • “I fiumi e torrenti non hanno più un alveo sufficiente a smaltire le grandi portate d’acqua che raggiungono in Autunno e in Inverno”
  • Per anni la Regione siciliana ha sottostimato il problema 
  • Il Tram a Mondello: “Il Tram è ormai una tecnologia superata”

“I fiumi e torrenti non hanno più un alveo sufficiente a smaltire le grandi portate d’acqua che raggiungono in Autunno e in Inverno”

Possibile che ormai, in tante parti della Sicilia, quando piove si registrano allagamenti e quando piove con maggiore intensità si parla, addirittura, di inondazioni? Succede soprattutto nel Messinese, ma anche nel Trapanese, nel Catanese, nel Siracusano. E’ un problema legato ai cambiamenti climatici o c’è una gestione del territorio approssimativa? Abbiamo posto alcune domande a Mario Pagliaro, chimico del Cnr ed esperto in meteorologia.

Allora, Pagliaro, leggiamo di un’alluvione nel Messinese, soprattutto a Barcellona Pozzo di Gotto e a Milazzo. Ma 300 millimetri di pioggia possono provocare un’alluvione o c’è un problema di cattiva gestione del territorio?

“Forse avrà visto in Tv uno dei servizi dedicati dalla stampa locale. Un residente con la casa invasa dal fango spiegava che il fatto si ripete ogni anno. Semplicemente, quello che accade quando si verificano forti piogge in tutte le aree ai piedi degli irti Nebrodi e dei Peloritani, è che i corsi d’acqua esondano e raggiungono l’ambiente costruito. In breve, fiumi e torrenti non hanno più un alveo sufficiente a smaltire le grandi portate d’acqua che raggiungono in Autunno e in Inverno”.

Ricordiamo che, tra le fine degli anni ’70 e i primi anni ’80 del secolo passato, si ‘cementificavano’ le celebri fiumare del Messinese. Quanto influisce, oggi, ciò che nel Messinese è stato fatto nel passato?

“Nel Messinese, in Calabria, in Liguria, ad Ischia, sull’Elba, lungo gli Appennini ai piedi delle Madonie: ovunque in Italia in quegli anni i corsi d’acqua venivano ristretti per costruirvi a fianco. Ma restringendo il corso l’acqua aumenta di velocità e la stessa acqua arriva a valle e poi a mare con grande forza senza che espandendosi lateralmente possa diminuire la velocità. L’acqua trasporta con sé fango, rami e tutti i corpi che incontra lungo il cammino incluse le auto. Ricorderà le immagini dopo molte di queste alluvioni con le auto trascinate a mare, anche lungo le coste tirreniche della Sicilia”.

PER ANNI LA REGIONE SICILIANA HA SOTTOSTIMATO IL PROBLEMA 

Da decenni si parla di problemi idrogeologici nel Messinese e in altre aree della Sicilia. E’ stato fratto qualcosa? La Regione siciliana ha messo in campo qualche strumento di gestione del territorio?

“La Regione dispone di una struttura commissariale per il dissesto idrogeologico che, fra il 2019 e la fine di Ottobre dello scorso anno, aveva già speso 421 milioni di euro, prima fra le Regioni italiane per somme erogate, a fronte dei 795 milioni messi a disposizione dallo Stato: 135 milioni sono destinati al contrasto delle alluvioni, 175 al contrasto alle frane, con particolare attenzione alle strade che in Sicilia versano in condizioni post-belliche, e 128 milioni per gli interventi contro l’erosione costiera. Già il fatto che esista una struttura commissiariale, cioè un ufficio della pubblica amministrazione dotato di specifici poteri per accelerare le procedure di indizione delle gare e la spesa per la realizzazione delle opere fa capire che, per decenni, il rischio idrogeologico è stato, per usare un eufemismo, sottostimato e trascurato”.

Come scriviamo spesso, a Palermo Valdesi, Mondello e Partanna Mondello sono aree fragili a rischio inondazione. Qualcuno si è occupato di questa aree fragili dove, dal 2000 al 2020 il cemento è aumentato a dismisura? Secondo lei è razionale portare lì la linea del Tram?

“Lo sono quelle aree, e lo sono molte altre cosiddette ‘pedemontane’. Palermo è quasi interamente circondata da grandi montagne. La stesa etimologia della città Panhormos, ha suggerito Garbini, non verrebbe da ‘tutto porto’ ma da ‘tutta circondata da una collana’, visto che hormos in Greco significa anche collana, oltre che porto. Dai monti scivolano verso la città e il mare enormi quantità di acqua: sono quelle che hanno impedito, ad esempio, di completare una galleria della nuova linea ferrata detta ‘passante ferroviario’, ovvero il raddoppio della linea ferroviaria fra la stazione centrale di Palermo e l’aeroporto a Cinisi, per i quali ora sono in corso di realizzazione dei nuovi lavori, non più sottoterra ma dalla superficie e costruire un “tappo di fondo”, cioè la base impermeabile della galleria, e quindi realizzare un tratto di galleria a 25 metri di profondità. Un fiume d’acqua dolce inesauribile, all’altezza del vicolo Bernava, scoperto nel 2012 ha impedito di completare i lavori della galleria secondo la progettazione originale. Quanto al Tram di Palermo…

IL TRAM A MONDELLO: “IL TRAM E’ UNA TECNOLOGIA SUPERATA”

Quanto al Tram di Palermo?

“Si tratta di una tecnologia per il trasporto pubblico oggi semplicemente superata e non più conveniente economicamente. Esattamente come il telefono mobile ha mandato al museo il telefono fisso con i fili, il Tram è ormai sostituito dal bus elettrico. I benefici di ordine ambientale del bus elettrico sono molto superiori al Tram, perché accanto alle emissioni in aria si azzerano anche quelle acustiche e le vibrazioni, che invece col Tram sono molto forti e ineliminabili. Il costo di investimento e quello di esercizio del bus elettrico, poi, è molto più basso di quello del Tram. Senza scavi, senza cantieri e senza dover penalizzare la vita dei cittadini: semplicemente usando la rete stradale esistente. L’unico limite del bus elettrico rispetto al Tram, era la capienza. Ma da anni sono in esercizio in tutto il mondo, ad esempio ad Oslo, autobus elettrici snodabili da oltre 250 posti. In breve, la nuova tecnologia di trasporto resa possibile dalla batteria al litio ha consegnato al museo il glorioso Tram inventato nel XIX secolo (qui un articolo).

Detto questo, i cambiamenti climatici ci sono davvero. E’ vero che la piogge diventeranno sempre più devastanti?

“L’atmosfera da anni è soggetta ad un’accentuata dinamicità. Ormai sappiamo che la corrente a getto (jet stream) e il vortice polare funzionano da potenti driver del quadro meteorologico. Pochi anni fa si parlava di ‘riscaldamento globale’. Prima ancora, negli anni ’70, di imminente ‘glaciazione’. E’ più utile comprendere che ogni Regione dovrebbe disporre di un proprio servizio meteorologico regionale che offra ai cittadini, ai Comuni e alle imprese, partendo da quelle agricole, previsioni meteo affidabili e ad elevata risoluzione territoriale. Siamo nel 2023, ho parlato e scritto più volte come noi dal CNR offriremmo alla Regione Siciliana il supporto tecnico per varare MeteoSicilia, come avvenne in Toscana con il LaMMA fondato dal mio grande collega Giampiero Maracchi. Ma ci arriveremo. Quanto alle piogge, abbiamo visto ancora nei giorni scorsi, ad esempio a Stromboli, che a renderle ‘devastanti’ è quasi sempre l’opera dell’uomo. Se a Stromboli la vegetazione alle pendici del vulcano non fosse stata bruciata dall’uomo, adesso le strade non sarebbero invase dal fango in occasione di ogni significativa pioggia autunnale ed invernale. Poiché possiamo ragionevolmente attenderci che, come accade in Sicilia dal Febbraio 2017, le precipitazioni cresceranno, ed anche in modo significativo, dobbiamo curare più e meglio il nostro territorio. E dotarci di strumenti previsionali nuovi, come MeteoSicilia”.

Foto tratta da StrettoWeb

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