Precipita a 40 euro il prezzo del grano duro in Sicilia forse soppiantato dal grano ucraino ‘ricco’ di micotossine/ MATTINALE 480

9 settembre 2022
  • Il prezzo del grano duro è precipitato a 40 euro al quintale (e in alcune aree dell’Isola anche meno). Le precisazioni di Cosimo Gioia sulla ‘qualità’ del grano ucraino rimasto nelle stive delle navi per sei mesi…
  • La sensazione è che le accuse lanciate da Putin potrebbero essere vere. Cosa racconterà tra qualche mese la televisione? La televisione tra qualche mese ci racconterà che la pasta italiana è stata fatta con grano duro italiano? 
  • “Evidentemente le navi Ucraine sono arrivate anche in Italia e hanno scaricato merce che da mesi avevano in stiva, cariche di micotossine cancerogene, vista l’umidita’… ma tutto fa brodo tanto le mangiamo noi e le industrie ingrassano il portafogli…”
  • Coltivare il grano duro in Sicilia conviene? A queste condizioni non più 

Il prezzo del grano duro è precipitato a 40 euro al quintale (e in alcune aree dell’Isola anche meno). Le precisazioni di Cosimo Gioia sulla ‘qualità’ del grano ucraino rimasto nelle stive delle navi per sei mesi…

“Grano, quotazione scesa a 42/40 kg. Evidentemente le navi Ucraine sono arrivate anche in Italia e hanno scaricato merce che da mesi avevano in stiva, cariche di micotossine cancerogene, vista l’umidita’… ma tutto fa brodo tanto le mangiamo noi e le industrie ingrassano il portafogli… Ah, dimenticavo: ci sono le elezioni e nessuno ne parla… Credo che, ai prezzi attuali, non convenga seminare grano… .Pannelli fotovoltaici. O, meglio, Agrovoltaico? Ma sotto grano niente… proibito…”. La riflessione è di Cosimo Gioia, un nostro amico agricoltore che citiamo spesso. Produttore di grano duro nell’entroterra della Sicilia, Gioia ci dice che, dopo la fiammata dei prezzi del grano duro dei mesi scorsi – nel mercato di Foggia, il mercato del grano duro più importante d’Italia per volume di scambi, il prezzo è arrivato a 60 euro al quintale – oggi il grano duro, in Sicilia, viene pagato 40 euro al quintale (e in alcune zone della nostra Isola anche meno). Conviene, a questo punto, seminare il grano duro per il prossimo anno? Parlano i fatti: il costo delle sementi è raddoppiato, il costo dei fertilizzanti è quasi triplicato, il costo del gasolio agricolo è quasi raddoppiato, idem il costo della trebbiatura. Con il prezzo di 40 euro al quintale (ammesso che rimanga tale e che non scenda ulteriormente), si dovrebbe produrre grano duro in perdita! Quanto sta avvenendo è un po’ paradossale. In alcune aree del mondo manca il grano (Africa); la Cina, un miliardo e mezzo di abitanti, continua ad acquistare grano nel mercato internazionale; la siccità ha ridotto i raccolti nel Centro e Nord Europa e in Sudamerica. Non hanno registrato grandi perdite Canada e Stati Uniti d’America, bene, tutto sommato, anche la Russia e bene anche l’Australia. Basta questo per giustificare la caduta del prezzo del grano duro del Sud Italia e della Sicilia del 30%?

La sensazione è che le accuse lanciate da Putin potrebbero essere vere. La televisione tra qualche mese ci racconterà che la pasta italiana è stata fatta con grano duro italiano?

Cosimo Gioia chiama in causa il grano duro ucraino. E’ il grano che, in base agli accordi tra Russia e Ucraina, avrebbe dovuto raggiungere i Paesi africani. L’accordo sul grano ucraino è stato raggiunto e siglato mentre infuria la guerra tra russi e ucraini (in realtà, è una guerra per procura che l’America di Biden conduce contro la Russia utilizzando l’Ucraina e i soldati ucraini). Gioia scrive di grano duro ucraino arrivato in Italia invece che in Africa. In effetti, anche noi abbiamo contato almeno due navi cariche di grano che, invece di essere dirottare in Africa, sono arrivate in Italia. Per quale motivo? Il presidente della Russia, Putin, ha lanciato in queste ore un’accusa pesantissima all’Occidente: “La Russia aveva firmato l’accordo, con l’intesa che avrebbe contribuito ad alleviare l’aumento dei prezzi del cibo nei Paesi in via di sviluppo, ma invece sono stati i Paesi occidentali ricchi ad approfittare dell’accordo… Se escludiamo la Turchia, quasi tutto il grano esportato dall’Ucraina viene inviato ai Paesi dell’Unione europea. Solo due delle 87 navi che trasportavano 60.000 tonnellate di prodotti sono andate nei Paesi poveri”. Putin ha precisato che, d’ora in poi, cercherà di “limitare le destinazioni per le esportazioni di grano e altri prodotti alimentari”. Stamattina proveremo a verificare le dichiarazioni del leader russo, che senza la verifica sono in parte vere, perché a noi risulta già che alcuni carichi di grano ucraino sia finiti in Italia. Insomma, il grano duro ucraino potrebbe essere stato utilizzato – magari insieme con altro grano duro estero – per far precipitare il prezzo del grano duro del Sud Italia e della Sicilia. Una curiosità: cosa racconterà tra qualche mese la televisione? Che la pasta italiana è stata fatta con grano duro italiano?  E con quale grano duro italiano? Non sarebbe il caso di fare chiarezza ora?

“Evidentemente le navi Ucraine sono arrivate anche in Italia e hanno scaricato merce che da mesi avevano in stiva, cariche di micotossine cancerogene, vista l’umidita’… ma tutto fa brodo tanto le mangiamo noi e le industrie ingrassano il portafogli…”

Ma Gioia ci regala anche una precisazione: “Evidentemente le navi Ucraine sono arrivate anche in Italia e hanno scaricato merce che da mesi avevano in stiva, cariche di micotossine cancerogene, vista l’umidita’… ma tutto fa brodo tanto le mangiamo noi e le industrie ingrassano il portafogli…”. La questione sollevata da Goia è delicatissima: ed è una questione che Gioia conosce molto bene, perché negli anni del Governo regionale di Raffaele Lombardo – se non ricordiamo male intorno al 2010 – Gioia era il dirigente generale del Dipartimento Agricoltura della Regione siciliana; e da dirigente generale aveva avviato una serie di controlli sanitari sul grano che arrivava in Sicilia con le navi. Nelle navi che trasportano grano non esiste la crio-conservazione, ovvero non ci sono stive con la temperatura controllata. Il grano viene ammassato nelle normali stive. Se c’è umidità, arrivano i funghi che producono micotossine; in alternativa ci sono i prodotti chimici per conservare il grano. Nessuna delle due ipotesi fa bene alla salute di chi mangerà i derivati di questo grano, pane, pasta, semola, dolci… I controlli di Gioia durarono pochissimo, perché il Governo regionale dell’epoca – ‘Autonomista’ – gli tolse l’incarico. Questa era ed è la politica siciliana.

Coltivare il grano duro in Sicilia conviene? A queste condizioni non più 

Ora il racconto di Gioia – che ricordiamolo è un tecnico e sa quello che dice – si arricchisce di un nuovo elemento inquietante. Il grano quando viene caricato sulle navi dal Canada o dagli Stati Uniti impiega due settimane in media per arrivare a destinazione: e già è un tempo troppo lungo e, spesso, crea problemi con le micotossine (o con i prodotti chimici utilizzati per impedire la formazione di micotossine e per scongiurare altri problemi). Nel caso del grano ucraino c’è un problema in più: si tratta di un grano che è rimasto nelle stive delle navi dalla fine di Febbraio ad oggi: sono cinque-sei mesi. Siamo certi che, questo grano, sia salubre? Se è vero che il grano ucraino è arrivato in Italia, qualcuno ha effettuato i controlli su questo grano? Non è che, alla fine, scopriremo che Putin ha ‘torto’ non perché il grano ucraino non è arrivato in Africa, ma perché è stato un bene che non sia arrivato in Africa visto che non era esattamente un grano dalle grandi proprietà ‘dietetiche’? Le notizie insomma sono due. La prima è che coltivare il grano duro in Sicilia, a prezzi così bassi, non è economicamente conveniente. La seconda notizia è che i Paesi occidentali che si sono presi il grano ucraino invece di farlo arrivare in Africa – e tra questi ci potrebbe essere l’Italia – alla fine hanno fatto un grande favore all’Africa, perché hanno evitato di fargli mangiare il grano alle micotossine che, invece, finisce nelle tavole degli occidentali già da anni di bocca buona, perché abituati con il grano al glifosato che arriva dai Paesi freddi e umidi…

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