Gli scavi di Karahane Tepe in Turchia: la misteriosa città sacra di 13 mila anni fa sepolta dagli stessi abitanti

11 giugno 2022
  • Questi siti archeologici turchi sono ad ora poco conosciuti e sono molto antichi, tanto da precedere l’agricoltura  
  • I grandi megaliti di cui è costruita sono coperti di elaborate decorazioni, incisioni che rappresentano soprattutto la fauna locale: gru, cinghiali e altri animali da caccia

di Nota Diplomatica

Questi siti archeologici turchi sono ad ora poco conosciuti e sono così antichi da precedere l’agricoltura

In linea di massima, il passato dovrebbe essere fisso e immutabile. Ora però una nuova scoperta archeologica di primaria importanza cambia tutte le carte in tavola. Recenti scavi a  Karahane Tepe e (foto sopra) al sito di Gobekli Tepe, nella Turchia sudorientale, hanno portato alla luce tracce estese di un’elaborata civiltà che risalirebbe a 130 secoli fa. Sono tredicimila anni. La Grande Piramide di Giza fu costruita circa 4.500 anni fa, lo Stonehenge inglese ha 5mila anni e il complesso di tombe del Cairn de Barnenez, in Bretagna – solitamente considerata la più vecchia struttura articolata in Europa – dovrebbe risalire a ‘soli’ 7mila anni fa. Non si tratta di qualche misera caverna. I siti turchi – estesi su decine di chilometri – sono ad ora poco conosciuti, forse in parte per i nomi dalla pronuncia incerta, ma anche perché, in mezzo a un deserto sperduto, sono difficilmente raggiungibili. Comprendono comunque, oltre a evidenti luoghi di rito, altri santuari, cellule abitative, altari, megaliti, sale d’udienza e così via. Furono costruiti in un’epoca impossibilmente lontana, prima della ‘scoperta’ dell’agricoltura, della terracotta e dell’organizzazione sociale che – almeno secondo quanto pensavamo – allora non andava oltre a bande instabili di cacciatori e ‘raccoglitori’ di piante commestibili selvatiche.

I grandi megaliti di cui è costruita sono coperti di elaborate decorazioni, incisioni che rappresentano soprattutto la fauna locale: gru, cinghiali e altri animali da caccia

Karahan Tepe è un’intera città sacra, con tanto di sistema idraulico per la distribuzione dell’acqua. I grandi megaliti di cui è costruita – a differenza di quelli rozzi e ‘nudi’ delle più tardive costruzioni europee – sono coperti di elaborate decorazioni, incisioni che rappresentano soprattutto la fauna locale una volta presente sul sito – gru, cinghiali e altri animali da caccia – ma anche ghepardi, volpi, avvoltoi e perfino qualche rara testa umana. Le uniche rappresentazioni femminili sono oscene, una probabile indicazione di una società grossolanamente maschilista, un’ipotesi già suggerita dalla marcata abbondanza di falli maschili scolpiti nella pietra. Ora che si sa cosa cercare, altre tracce della stessa civiltà emergono a decine di chilometri dal sito degli scavi iniziali. Sono scoperte che rovesciano ciò che pensavamo di sapere del passato. Si è comunemente ritenuto che fosse arrivata prima l’agricoltura, poi la civilizzazione, con la coltivazione estensiva, i vasi di creta e le gerarchie sociali. Qui, invece, pare possibile che i siti sacri abbiano invece attirato le bande di cacciatori nomadi, creando così la necessità di “organizzarsi” per riceverli. Forse… Non è l’unico mistero della civiltà di Karahan Tepe. Dopo essere stato abitato per millenni, intorno all’8mila a.C. il sito principale è stato abbandonato in un lasso di tempo relativamente breve: ma prima di andarsene, pare che gli abitanti lo abbiano deliberatamente sepolto: un lavoro immane, conseguito per motivi oggi inimmaginabili.

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