In Africa manca il grano sostituito da riso, manioca e sorgo. La siccità colpisce il grano duro canadese e il grano tenero Manitoba/ MATTINALE 651

12 maggio 2022
  • In Africa la guerra in Ucraina non sta determinando carestie solo perché in tanti Paesi stanno sostituendo il grano con riso, manioca e sorgo
  • In Africa di grano ce n’è poco e quel poco che c’è si vende a prezzi elevati 
  • La Banca Mondiale va in aiuto del Libano 
  • Brutte notizie dal Canada per i produttori di pasta, se è vero che la siccità sta colpendo il grano duro. In difficoltà anche la produzione di grano tenero ‘di forza’ Manitoba, oggi molto diffuso nell’industria dolciaria dell’Occidente
  • In Europa c’è preoccupazione per la siccità che sta colpendo la Francia, grande produttrice di grano 
  • Riduzione di produzione e di esportazione di grano e olio di girasole per l’Ucraina in guerra. Problemi gravi di siccità in Pakistan 

In Africa la guerra in Ucraina non sta determinando carestie solo perché in tanti Paesi stanno sostituendo il grano con riso, manioca e sorgo

Non è una carestia, ma un radicale cambio di dieta, con l’eliminazione parziale o totale del grano, sì, negarlo sarebbe come negare l’evidenza. Eh, la guerra in Ucraina ha ridotto l’arrivo di grano in Africa. Ed è anche logico: con la guerra sono diminuiti gli arrivi di grano ucraino e anche di grano russo. Si pensava che il grano prodotto in India avrebbe sostituito il grano ucraino e, in parte, anche il grano russo: ma – come abbiamo raccontato ieri – 15-20 giorni di siccità stringente hanno ridotto drasticamente la produzione di grano indiano; se a questo si aggiungono gli alti costi di trasporto via mare e l’inflazione che comincia a ‘mordere’ i redditi degli abitanti dell’India, ebbene, la ‘frittata’ è fatta. E allora? E allora non resta che fare di necessità virtù. “I prezzi globali del grano sono così alti – scrive nel suo report di metà settimana l’analista dei mercati internazionali Sandro Puglisi – che i consumatori africani stanno iniziando ad abbandonare il grano dalla loro dieta. I produttori di cibo in Kenya, Egitto, Repubblica Democratica del Congo, Nigeria e Camerun affermano che stanno mescolando alternative più economiche nei loro pane, dolci e pasta. Il riso locale, la farina di manioca e il sorgo stanno sostituendo il grano, che quest’anno ha raggiunto un picco di circa il 40%. Queste colture domestiche sono meno esposte alle interruzioni del commercio e all’inflazione globale, offrendo così una certa protezione dai prezzi dei generi alimentari che rimangono vicini ai livelli record”.

In Africa di grano ce n’è poco e quel poco che c’è si vende a prezzi elevati 

Come già accennato, si cambia dieta. E meno male. Un tempo, quando non c’erano alternative al grano e, in generale, ai cereali, esplodevano le carestie. Oggi, bene o male, ci sono mezze alternative: riso, manioca, sorgo. Come si direbbe in Sicilia “addubbamu“. Tutto sommato, la pancia non resta vuota. Puglisi, cifre alla mano, illustra quello che sta succedendo in alcuni Paesi dell’Africa: “Il Kenya importa circa il 44% del suo grano dalla regione del Mar Nero e l’aumento dei prezzi ha contribuito ad alimentare l’inflazione al 6,5% ad aprile. Il prezzo del mais alla stalla è raddoppiato e i mugnai stanno lottando per ottenere forniture sufficienti. Il grano è aumentato del 44% finora quest’anno, mentre il riso è aumentato di un modesto 16%. L’Egitto è il maggiore acquirente di grano, con oltre l’80% delle importazioni provenienti da Ucraina e Russia. Gli acquisti del governo sono in ritardo del 13% rispetto allo scorso anno. Di fronte a questo tipo di pressione, il pastificio Egyptian Swiss Group sta sperimentando nuove ricette a base di farina di riso, mais e lenticchie. Nel frattempo, il Ministro della Pianificazione egiziano ha annunciato che il Paese prevede di raccogliere abbastanza grano a livello locale per fornire il 65% del suo fabbisogno totale entro il 2025, rispetto al 45% nel 2020. Nestlé Nigeria Plc, produttore di cereali Golden Morn, sta introducendo nella sua gamma più colture prodotte localmente, secondo il rapporto annuale dell’azienda per il 2021. Questi includono sorgo e semi di soia. In Congo il Governo ha approvato un programma di sostegno alla produzione di farina di manioca per fare pane e dolci. Ciò potrebbe aiutare il Congo a ridurre la sua dipendenza dal grano importato, che costa circa 87 milioni di dollari all’anno, ha dichiarato su Twitter il ministro dell’Industria Julien Paluku. Il Camerun importa circa 1 milione di tonnellate di grano all’anno, classificandosi tra i primi 10 acquirenti dell’Africa subsahariana, secondo i dati del Dipartimento dell’Agricoltura degli Stati Uniti. Il calo della produzione interna l’ha spinta a sospendere le esportazioni di farina di frumento, riso e cereali verso i Paesi vicini. La mossa è arrivata dopo che il governo ha aumentato i prezzi del pane del 20% a Marzo”. In alcuni Paesi africani si punta anche sulla patata.

La Banca Mondiale va in aiuto del Libano 

Puglisi, citando un lancio della Reuters,  ci informa anche che la Banca Mondiale ha approvato “un prestito di 150 milioni di dollari per aiutare il Libano a finanziare le importazioni di grano e mantenere stabili i prezzi del pane per nove mesi”. Il programma, noto come Libano Wheat Supply Emergency Response Project, dovrebbe ancora essere approvato dal gabinetto e dal parlamento libanese. Puglisi riporta anche un commento dei vertici della Banca mondiale sulla situazione in Libano: “Il Libano dipende fortemente dalle importazioni di cibo e le paga in dollari, che sono diventati sempre più difficili da ottenere da quando la sua economia è crollata nel 2019. Da allora, la sterlina libanese ha perso più del 90% del suo valore, mentre i prezzi dei generi alimentari sono aumentati di oltre 11 volte, secondo il Programma alimentare mondiale. La carenza di pane è stata esacerbata dalla guerra in Ucraina, che fornisce la maggior parte del grano del Libano, e dall’incapacità di Beirut di immagazzinare riserve di grano da quando i suoi silos più grandi sono stati distrutti nell’esplosione del porto di Beirut del 2020″.

Brutte notizie dal Canada per i produttori di pasta, se è vero che la siccità sta colpendo il grano duro. In difficoltà anche la produzione di grano tenero ‘di forza’ Manitoba, oggi molto diffuso nell’industria dolciaria dell’Occidente

Puglisi illustra anche una panoramica su altre aree del mondo dove si producono i cereali. A cominciare dal Canada, grande produttore di grano tenero e duro non sempre al elevata qualità (nelle aree fredde e umide del Canada il grano non andrebbe coltivato perché, spesso, il Sole non riesce a garantire una maturazione naturale e il grano viene fatto maturare a ‘colpi di glifosato’, un diserbante che viene impropriamente utilizzato in fase di pre-raccolta. Puglisi scrive che nelle prateria canadesi le semine sono iniziate, ma lo scenario non è dei migliori. Nelle Province canadesi (che possono essere assimilate alle nostre Regioni, anche se in alcuni casi più estese) Alberta e Saskatchewan le semine procedono con difficoltà; lo stesso discorso vale per la Provincia Manitoba, dove si coltiva il grano tenero ‘di forza’ che prende, appunto, il nome di questa Provincia (oggi il grano tenero Manitoba è il più diffuso nel mondo occidentale, a cominciare dall’Italia); ebbene, in questa Provincia “le condizioni di bagnato impediscono il lavoro sul campo”. Nel complesso, la situazione in Canada presenta problemi: ci sono zone ancora troppo umide e zone siccitose. A questo punto diamo una brutta notizia ai produttori di pasta europei: ci sono problemi di siccità anche nella Provincia canadese di Alberta, dove si coltiva buona parte del grano duro canadese. Ricordiamo che lo scorso anno i cambiamenti climatici in corso del mondo hanno distrutto il 50% circa della produzione di grano di questo Paese. Ciò nonostante, anche con il 50% della produzione di grano in meno, il Canada è riuscito lo stesso ad esportare grano tenero e duro. Anche se la scorsa settimana, informa sempre Puglisi, le esportazioni di grano duro sono passate da 131,0 mila tonnellate a 50,2 mila tonnellate”.  rispetto ai 131,0 mila tonnellate.

In Europa c’è preoccupazione per la siccità che sta colpendo la Francia, grande produttrice di grano 

In Europa c’è grande preoccupazione per la siccità che ha colpito e continua a colpire la Francia (ma anche altre aree come il Nord Italia). Nonostante una probabile riduzione della produzione di grano (la Francia è tra i grandi produttori di grano duro e tenero in Europa) i prezzi rimangono volatili, influenzati dall’andamento del mercato cerealicolo di Chicago, tra i più importanti del mondo, dove i prezzi sono n calo. La siccità ha compromesso una buona parte del grano francese e anche altre colture. Si temono problemi anche per mais, barbabietola da zucchero e semi di girasole. Il Governo francese è intervenuto con circa 100 milioni di euro per mitigare gli effetti della siccità. Anche in Francia ci sono problemi legati al costo crescente dei fertilizzanti, tanto che si parla di ridurre le colture di mais in favore delle colture di girasole che richiede meno fertilizzanti azotati ed è una pianta resistente alla siccità (e poi si produce olio di girasole, cosa che oggi non guasta, considerato che il primo Paesi produttore al mondo di girasole – l’Ucraina – ha ridotto drasticamente produzione ed esportazioni di olio di girasole). La riduzione della produzione di mais non è una bella notizia per gli allevatori di animali da carne.

Riduzione di produzione e di esportazione di grano e olio di girasole per l’Ucraina in guerra. Problemi gravi di siccità in Pakistan 

L’Ucraina è riuscita a seminare circa 7 milioni di ettari di colture primaverili, il 25-30% in meno rispetto allo scorso anno. Ovviamente, le esportazioni di grano ucraino – e anche di olio di girasole – sono in calo a causa della guerra. L’Ucraina è riuscita ad esportare attraverso i porti della Romania, ma è probabile che anche questa via di comunicazione si interromperà per qualche tempo, perché i porti rumeni verranno occupati dalle produzioni di grano della Bulgaria e della stessa Romania. La nota positiva, per l’Ucraina, è che i prezzi del proprio grano sono aumentati. Puglisi segnala grandi problemi di siccità anche i Pakistan, con il Governo di questo Paese che si accinge ad adottare “misure drastiche per garantire la sicurezza alimentare. Su questa scia, domenica la Pakistan Hi-Tech Hybrid Seed Association ha chiesto al governo il ritiro immediato dell’imposta sulle vendite del 17% su tutti i tipi di semi agricoli per evitare di spostare il suo onere sui poveri, oltre a proteggere completamente gli investimenti cinesi pianificati su ‘China Hybrid Modello agricolo e trasferimento di tecnologia’ nell’ambito della fase II del CPEC. Il Pakistan è in concorrenza diretta con i principali Paesi esportatori di prodotti agricoli del mondo e un prelievo del 17% di ST sulle sementi agricole comporterà una forte diminuzione dei raccolti e delle esportazioni agricole del Pakistan”.

 

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