Simenza alla Cgil: “Seminare e non piantare il grano!”/ MATTINALE 628

18 aprile 2022
  • La decadenza della politica comincia dalla decadenza della lingua
  • Forse gli amici della Cgil siciliana, prima di lanciarsi in considerazioni sul grano e sulla sovranità alimentare che l’Unione europea ha calpestato dovrebbero documentarsi un po’ meglio 
  • Amici della Cgil, un consiglio: se cercate soluzioni per l’agricoltura mediterranea in generale e siciliana in particolare lasciate perdere l’Unione europea

La decadenza della politica comincia dalla decadenza della lingua

Ogni tanto ci vuole anche un po’ d’ironia. Soprattutto quando gli strafalcioni nel linguaggio sono la testimonianza del disinteresse del mondo politico e sindacale siciliano per l’agricoltura. Da quando siamo in rete non abbiamo mai ascoltato o letto interventi di spessore da parte di politici e sindacalisti della nostra Isola sui problemi dell’agricoltura siciliana. A parte interventi di maniera, soprattutto quando debbono sollecitare contributi e quant’altro. Forse fa eccezione l’eurodeputato Ignazio Corrao. Per il resto, con rispetto parlando, c’è veramente poco. Questo ci porta a riprendere una riflessione della pagina Facebook di Simenza – cumpagnia siciliana sementi contadine. Titolo del post: “Seminare e non piantare, i disastri dei sindacati”. Segue la nota: “La crisi di rappresentanza che il settore agricolo ha palesato negli ultimi decenni ha causato una condizione di sudditanza dei piccoli agricoltori nei confronti degli interessi di pochi e soliti soggetti. Le soluzioni proposte dalla Cgil fanno sinceramente tenerezza. Il virgolettato ‘si può procedere col piantare i cereali con l’obiettivo di coprire il fabbisogno interno’, è sintomatico del grado di preparazione con cui affrontano temi che hanno completamente trascurato”. La decadenza della politica comincia dalla decadenza lingua. E dà la misura della conoscenza dei temi agricoli da parte del mondo sindacale. Una conoscenza approssimativa che si traduce nel disinteresse più che approssimativo, se non pari a zero, per i problemi reali di questo settore.

Forse gli amici della Cgil siciliana, prima di lanciarsi in considerazioni sul grano e sulla sovranità alimentare che l’Unione europea ha calpestato dovrebbero documentarsi un po’ meglio 

Ricordiamo che, per lunghi anni, il prezzo del grano duro del Sud e della Sicilia è stato inchiodato a 18-20 euro al quintale. Ci sono state battaglie contro le speculazioni al ribasso e contro le navi cariche di grano duro proveniente dal Canada, che ammazzavano, contemporaneamente, il prezzo del grano duro siciliano e meridionale e la salute dei consumatori, se è vero che il grano duro coltivato nelle aree fredde e umide del Canada viene fatto maturare artificialmente a colpi di glifosato e, spesso, contiene anche micotossine DON. Di queste battaglie, al mondo sindacale non glien’è mai fregato niente. Solo dopo che si è sollevato il clamore per la pasta al glifosato – dopo le analisi effettuate da GranoSalus – qualche organizzazione agricola ha sollevato il problema. Niente, invece, sulla scandalo dei prezzi stracciati del grano duro di Sud e Sicilia. Fino al 2018 – può sembrare incredibile! – il grano duro di Sud e Sicilia costava meno del pellet! Se il prezzo del grano duro è iniziato a salire lo si deve alla battaglia degli agricoltori contro le Borse Merci delle Camere di Commercio e, soprattutto, ai cambiamenti climatici che, lo scorso anno, hanno ridotto drasticamente l’offerta di grano nel mondo.

Amici della Cgil, un consiglio: se cercate soluzioni per l’agricoltura mediterranea in generale e siciliana in particolare lasciate perdere l’Unione europea

Ma attenzione: sono aumentati i prezzi del grano – del grano tenero e del grano duro – ma contemporaneamente è aumentato il costo delle sementi (raddoppiato), è aumentato il costo dei fertilizzanti (più che raddoppiato, e ci perdonino gli amici di Simenza, perché loro vanno in ‘biologico’, ma il problema dei fertilizzanti esiste per il grano non ‘biologico’), è aumentato il costo del carburante agricolo (che serve per tante operazioni colturali, dall’aratura alla trebbiatura). Di fatto, l’aumento dei costi di produzione si è già ‘mangiato’ una buona parte dell’aumento del prezzo del grano. Ma questo gli amici della Cgil, con molta probabilità, non lo sanno. Prima di riprendere le indicazioni, in materia di agricoltura, della fallimentare e dannosissima Unione europea – sì, dannosissima, perché l’Unione europea ha danneggiato scientificamente l’agricoltura mediterranea e, segnatamente, la coltura del grano duro con iniziative banditesche e ‘indegne’: per esempio, il Set-Aside – gli amici della Cgil dovrebbero informarsi meglio. Anche per evitare di essere banali. Per aumentare le produzioni di grano nell’Unione europea bisogna affrontare il problema dei costi e, in generale della sovranità alimentare che l’idiozia europeista-ultra-liberista ha smantellato. Possibilmente evitando l’espressione assai infelice “piantare il grano”…

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