Grano duro, donato all’assessore Bandiera un sacchetto con il pellet: “Costa di più del grano duro…”

28 novembre 2018

La provocazione è andata in scena ieri durante i lavori della terza commissione legislativa dell’Ars (Attività produttive). Un gruppo di agricoltori dell’associazione ‘La Terra è Vita’ ha donato all’assessore all’Agricoltura, Edy Bandiera, due sacchetti: uno con il grano duro siciliano, l’altro con il pellet… Della serie, signori del Governo siciliano, il prezzo del grano duro è stracciato e gli agricoltori sono in grande difficoltà 

“Egregio assessore, il grano duro della Sicilia ha un prezzo che è pari, se non inferiore, al pellet”. Non eravamo presenti, ieri, durante i lavori della terza commissione legislativa dell’Assemblea regionale siciliana (Attività produttive). Ma la scena che ci hanno descritto dovrebbe essere la seguente: un gruppo di agricoltori siciliani che ‘regala’ all’assessore regionale all’Agricoltura, Edy Bandiera, due piccoli sacchetti: in uno c’è il gran duro siciliano, nell’altro c’è il pellet. Una provocazione che il prezzo del grano duro siciliano, oggi, è uguale, se non inferiore, al combustibile ricavato dalla segatura…

Una cosa simile l’ha scritta sulla propria pagina Facebook, lo scorso agosto, Cosimo Gioia, imprenditore agricolo che produce grano nell’entroterra della Sicilia, dalla parti di Valledolmo:

“Oggi, andando dal mio fornitore di sansa per riscaldamento, per curiosità, ho chiesto il prezzo del ‘nocciolino’ e mi ha detto che si vende a 20 c.mi… Ho chiesto poi il prezzo del grano e mi ha risposto: 18 centesimi. Mi pare logico che, se non fosse per l’attaccamento che noi Siciliani abbiamo per il grano e quindi per il pane, converrebbe bruciare grano…” (QUI IL NOSTRO ARTICOLO)

Si potrebbe dire, ragionando sempre per paradossi, che, in Sicilia, per cuocere il pane, si potrebbe bruciare il grano duro, che costa meno del ‘nocciolino’. In alternativa, per ridare valore al grano siciliano, si dovrebbero fare due cose: avviare i controlli sanitari sul grano estero che arriva in Sicilia e le resto d’Italia con le navi e porre fine alle speculazioni che tengono basso il prezzo del grano duro nel Sud Italia.

Tornando alla provocazione di ieri, i protagonisti del ‘regalo’ all’assessore Bandiera sono Santo Bono, presidente dell’associazione ‘La Terra è Vita’, e altri quattro protagonisti di tale associazione: Giuseppe Fontana, responsabile dell’area commerciale, Tobia Pollina, che si occupa di dell’area logistica, Antonino Vella, responsabile dell’internazionalizzazione dei prodotti, Gianvito Fera, che si occupa delle produzioni biologiche. Era presenta anche l’imprenditrice Francesca Barbato.

E’ stato il parlamentare regionale dell’UDC, Vincenzo Figuccia, a patrocinare, in un certo senso, l’audizione di ieri, nella terza commissione dell’Ars, di questo gruppo di agricoltori. E sono stati questi ultimi a sottolineare l’importanza di una politica che non può abbandonare – come ha fatto fino ad oggi – i produttori di grano duro del Sud Italia, Sicilia in testa.

Il tema sollevato da questi agricoltori è il prezzo del grano duro tradizionale del Sud Italia, che ancora oggi è bassissimo: 18 euro al quintale. In pratica, gli agricoltori dovrebbero venderlo sotto osto, dal momento che produrre un quintale di grano duro non costa meno di 22-23 euro al quintale!

“Il prezzo del grano duro del Sud Italia non può essere deciso nel mercato di Chicago – sottolinea Vincenzo Figuccia -. E le autorità locali non possono restare a guardare. Ricordo che, nella passata legislatura, il Parlamento nazionale ha approvato la legge che ha istituito la CUN, la Commissione Unica nazionale, che dovrebbe controllare il volume degli scambi e, di conseguenza, l’andamento dei prezzi del grano duro in Italia. Il passato Governo nazionale di centrosinistra non ha applicato tale legge. Ma è incomprensibile che, da giugno ad oggi, anche il nuovo Governo nazionale giallo verde tenga la legge sulla CUN nel cassetto. Tutto questo mentre gli agricoltori che producono grano duro in Sicilia e, in generale, nel Mezzogiorno d’Italia sono in grande sofferenza”.

Il ‘mistero’ della mancata applicazione della legge sulla CUN è presto spiegato: la legge non piace agli industriali che, per produrre pasta, utilizzano, in parte, il grano duro del Sud Italia e, in parte, il grano duro estero (COME POTETE LEGGERE QUI). E, ovviamente, più basso è il prezzo del grano duro italiano, più bassi sono i costi di produzione per le industrie della pasta (e maggiori, ovviamente, i loro profitti).

Il vero problema è politico: nessuno, infatti, inchioda la Lega di Matteo Salvini su questo tema, dal momento che il Ministro delle Politiche agricole, Gian Marco Centinaio, è un leghista: e toccherebbe proprio a lui applicare la legge sulla CUN che potrebbe quanto meno attenuare le speculazioni al ribasso sul grano duro del Sud Italia che partono dal mercato di Chicago, come giustamente sostengono i protagonisti dell’associazione ‘La Terra è Vita’.

Bisognerebbe incalzare la Lega e il suo Ministro delle Politiche agricole dalla mattina alla sera. Invece cosa fanno al Sud? Poco o nulla. Anzi c’è addirittura che, nel Mezzogiorno, va dietro a Salvini. Nelle ultime settimane qua e là spuntano consiglieri comunali che aderiscono alla Lega. senza rendersi conto che la Lega sta provando ad affossare una delle coltura tradizionali del Sud Italia, cioè il grano duro.

Ma se la Lega di Salvini, alla fine, fa il proprio mestiere, ovvero tutelare le industrie del Nord a spese del Sud, utilizzando anche gli ingenui meridionali che gli vanno dietro (e anche i meridionali furbi che sperano di fare carriera politica penalizzando la propria terra: perché questo alla fine fanno), non si può certo dire che il Governo siciliano stia facendo qualcosa per gli agricoltori siciliani.

Il presidente della Regione, Nello Musumeci, e l’assessore bandiera avevano promesso severi controlli sulle derrate alimentari che arrivano in Sicilia, a cominciare dal grano duro che arriva con le navi. Ma a parte una nave bloccata lo scorso marzo, i controlli somigliano sempre più al Governo regionale di Musumeci e Bandiera: cioè a un fallimento.

E la CUN? Perché lo sanno cos’è?

 

 

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