Allarme negli allevamenti siciliani: mancano mais e soia e non si sa come nutrire gli animali. Intervenga subito la Regione (video)

21 marzo 2022
  • La Sicilia, o meglio, l’Italia paga le dissennate scelte agricole ultra-liberiste, ossia la dipendenza pressoché totale dall’estero per mais e soia 
  • Non è vero che mais e soia non si possono coltivare in Italia. In Sicilia, nei primi anni ’80 c’era un progetto per diffondere la coltivazione della soia  
  • Visto che le piogge non mancano e che in Sicilia si sta tornando a coltivare riso e canna da zucchero, perché non provare a sostenere le coltivazioni di mais e soia con una legge regionale apposita?

La Sicilia, o meglio, l’Italia paga le dissennate scelte agricole ultra-liberiste, ossia la dipendenza pressoché totale dall’estero per mais e soia 

Qualche giorno fa è passata quasi sotto silenzio una manifestazione di agricoltori a Palazzolo Acreide, provincia di Siracusa. Intanto la situazione, nel settore agricolo, va precipitando di giorno in giorno. in sofferenza sono in generale gli agricoltori e, in particolare, gli allevatori della nostra Isola. Per la zootecnia, in Sicilia, sono tempi durissimi: la siccità e gli incendi della scorsa Estate e le alluvioni dello scorso Autunno hanno messo a dura prova gli allevamenti. Le perdite sono state ingenti. Adesso è arrivata la crisi dei mangimi, iniziata lo scorso anno con i cambiamenti climatici e diventata quasi impossibile da gestire da quando è esplosa la guerra in Ucraina. Abbiamo già scritto – era il 12 Marzo scorso – della mancanza di mais, alimento fondamentale per gli animali. In realtà, sta diventando quasi impossibile trovare non soltanto il mais, ma anche la soia. E senza mais e soia, totalmente importati dall’estero, gli allevamenti – non soltanto quelli siciliani, ma di tutta l’Italia – vanno a farsi benedire. I prezzi di mais e soprattutto soia stanno schizzando all’insù. Difficile trovarli e quando si trovano i prezzi sono proibitivi. Sulla rete circola un video di un agricoltore-allevatore, Giovanni Arato. E’ una tragica testimonianza della crisi di tanti allevatori siciliani. Si racconta di presidi di agricoltori e allevatori nel ragusano, nell’Ennese e in altri luoghi della nostra Isola. Tanti allevatori non sanno cosa dare da mangiare agli animali e molti di loro sono costretti ad avviare il bestiame alla macellazione.

Non è vero che mais e soia non si possono coltivare in Italia. In Sicilia, nei primi anni ’80 c’era un progetto per diffondere la coltivazione della soia  

Lo scenario estremamente difficile ci viene confermato da Ettore Pottino, che produce grano ed è anche allevatore dalle parti di Resuttano. “Scenario complesso – ci dice -. I prezzi di mais e soprattutto soia sono alle stelle. In queste condizioni andare avanti è quasi impossibile. In tanti hanno già macellato gli agnelli perché non hanno come nutrirli. Noi stiamo provando a seminare un paio di ettari di soia. La soia negli allevamenti è fondamentale, perché contiene il doppio delle proteine rispetto ad altre leguminose”. Le sue parole ci riportano indietro nel tempo, ai primi anni ’80 del secolo passato, quando in Sicilia si voleva puntare sulla soia: “Ricordo benissimo quegli – racconta Pottino -. La Comes, società del gruppo Rendo, voleva scommettere sulla soia. C’era il problema dell’acqua e si pensava di realizzare i laghetti”. Poi, però, non se ne fece più nulla. Oggi la situazione è quella che è e l’Italia – che pure, con riferimento al Nord, potrebbe coltivare benissimo sia il mais, sia la soia – oggi deve importare mais e soia. Se poi arrivano cambiamenti climatici e una guerra, ecco che emergono gli errori non soltanto dell’Italia, ma di tutta l’Unione europea, che si ritrova a dover fare i conti con l’assenza di sovranità alimentare. sono gli effetti delle scelte demenziali e ottuse del liberismo economico – altrettanto demenziale e altrettanto ottuso – he impone di produrre nelle aree dove si risparmia, magari fruttando il lavoro (leggere schiavismo). Il risultato di queste politiche agricole sbagliate sono otto gli occhi di tutti: allevatori costretti a macellare gli animali perché non sanno come alimentarli.

Visto che le piogge non mancano e che in Sicilia si sta tornando a coltivare riso e canna da zucchero, perché non provare a sostenere le coltivazioni di mais e soia con una legge regionale apposita?

Ci chiediamo: il Governo regionale della Sicilia è al corrente di quanto sta succedendo negli allevamenti e, in generale, nel mondo dell’agricoltura della nostra Isola? Dobbiamo ricordare al presidente della Regione, Nello Musumeci, che fino ad oggi la gestione del settore agricolo è stata inadeguata. In questi cinque anni, a parte i fondi europei, non c’è stata un’innovazione, un’intuizione: nulla di nulla. Non sarebbe il caso, vista la crisi del settore, che lei, presidente, avochi a sé la gestione dell’assessorato all’Agricoltura? Quella che è in corso è un’emergenza che, in quanto tale, richiede, per l’appunto, interventi tempestivi. Siamo in un momento storico in cui quasi tutti i Paesi vanno bloccando le esportazioni di derrate alimentari, non soltanto per quello che sta succedendo in Ucraina, ma perché gli effetti nefasti dei cambiamenti climatici dello scorso anno hanno ridotto le scorte e si teme che i cambiamenti climatici si ripresentino anche quest’anno. In alcune aree del Nord America c’è siccità, idem in alcune aree del Sudamerica. In Italia abbiamo il Nord dove non piove da tre mesi. E non sappiamo quello che succederà la prossima Estate. La Regione ha finanziato la realizzazione di laghetti per l’agricoltura. Perché non intervenire con una legge regionale apposita per sostenere le coltivazioni di mai e soia anche in Sicilia? Piano piano si stanno ricominciando a coltivare il riso e la canna da zucchero. Visto che l’acqua c’è perché non provare anche con mais e soia per dare alla Sicilia l’autonomia nella gestione degli allevamenti? Ciò posto, bisogna prevenire gli incendi estivi e regimare i corsi d’acqua per evitare, o quanto meno ridurre, le possibili inondazioni autunnali. Con molta probabilità, quando scriviamo che alla Sicilia servono subito almeno 30 mila operai forestali da dislocare, a partire dalla fine di questo mese, nelle aree verdi della nostra Isola i governanti isolani ci prendono per esaltati e anche un po’ matti. Vedremo cosa succederà nei prossimi mesi.

 

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