Francesco Crispi tinto di rosso come il sangue dei protagonisti dei Fasci siciliani fatti ‘scannare’ da questo siciliano ascaro

17 marzo 2022
  • “A quest’uomo, un siciliano che ordinò all’esercito di sparare sui siciliani, la retorica nazionalista ha dedicato strade, piazze e monumenti – macchiandosi del sangue stesso di quelle stragi. A quest’uomo va il nostro storico disprezzo”
  • L’agghiacciante scoperta di Gaeta nel 1961

“A quest’uomo, un siciliano che ordinò all’esercito di sparare sui siciliani, la retorica nazionalista ha dedicato strade, piazze e monumenti – macchiandosi del sangue stesso di quelle stragi. A quest’uomo va il nostro storico disprezzo”

Da quando siamo in rete abbiamo dedicato centinaia e centinaia di articoli su quel grande imbroglio che è stato il Risorgimento in Sicilia. E abbiamo più volte sollecitato di liberare il Sud e la Sicilia dalle statue, dalle vie, dalle piazze, dalle scuole, dai Teatri dedicati ai vari Garibaldi, Crispi, Vittorio Emanuele, Cavour e via continuando. Oggi, sulla rete, abbiamo letto un post dei nostri amici di SICILIA CATALUNYA che ci ha colpiti. E’ un post de Gli indipendentisti di Trinacria dove si legge: «Francesco Crispi è per noi l’uomo delle stragi di contadini e popolani che tra il 1893 e il 1894 insanguinarono la nostra terra. Il 20 gennaio del 1893 a Caltavuturo, 13 morti. Poi, il 6 marzo, a Serradifalco, 2 morti; il 6 agosto, ad Alcamo 1 morto; il 10 dicembre, a Giardinello, 11 morti; il 25 dicembre, a Lercara, 11 morti; e poi ancora: l’1 gennaio del 1894, a Pietraperzia, 8 morti; il 2 gennaio, a Belmonte Mezzagno, 2 morti; il 3 gennaio, a Marineo, 18 morti; e il 5 gennaio, a Santa Caterina Villermosa, 14 morti, tra cui un bambino, ucciso a baionettate. Francesco Crispi è per noi l’uomo che fece arrestare e condannare a secoli di galera i dirigenti dei Fasci siciliani, un movimento sociale enorme di uomini e donne che chiedevano la terra, si organizzavano in circoli, manifestavano pacificamente in paesi e città. Il primo grande movimento organizzato del lavoro che chiede diritti e dignità. A quest’uomo, un siciliano che ordinò all’esercito di sparare sui siciliani, la retorica nazionalista ha dedicato strade, piazze e monumenti – macchiandosi del sangue stesso di quelle stragi. A quest’uomo va il nostro storico disprezzo. Quelle strade e quelle piazze prenderanno un giorno il nome giusto e sacro: quello degli uomini e delle donne che si organizzarono nei Fasci siciliani e lottarono per la terra e per la dignità del lavoro.
Viva la Sicilia libera e indipendente».
Voi fratelli d’Italia
Noi fratelli di nessuno”. Il post è accompagnato dalla foto che vedete sopra.

L’agghiacciante scoperta di Gaeta nel 1961

Per la cronaca, oggi l’Italia ‘festeggia’ la proclamazione del Regno d’Italia del 17 Marzo 1861. Contrariamente a quello che cercano di farci credere, per il Sud e per la Sicilia questa data non è una festa, ma il ricordo dell’occupazione abusiva del Sud e della stessa Sicilia ad opera dei ‘Briganti’ piemontesi che, proprio in quegli anni, in Sicilia e nel Sud si sono macchiati di stragi efferate che hanno anticipato le stragi naziste. Gli eccidi dei militari piemontesi nel Mezzogiorno sono stati tantissimi. I libri di storia li hanno nascosti e si deve alla volontà di studiosi del Sud e della Sicilia indipendenti se tante storie sepolte sono venute alla luce. Dobbiamo pensare che, ancor oggi, pur con tutte le prove che sono venute alla luce, in Piemonte negano la storia degli eccidi di soldati del regno delle Due Sicilie perpetrati nella fortezza di Fenestrelle. Ma la storia più agghiacciante è emersa nel 1961, quando a Gaeta, casualmente, si scoprirono i resti di una strage che erano stati nascosti. Gaeta, per la cronaca, è la città che i militari Duosiciliani difesero dall’assalto dei Savoia dal 5 novembre 1860 e il 13 febbraio 1861. Ebbene, a Gaeta, nel 1961, mentre si scavava per costruire una scuola da dedicare a una dei tanti ‘banditi’ del Risorgimento trasformati in ‘Padri della Patria’, venne alla luce una scoperta agghiacciante: “Nello scavare, infatti, i lavori dovettero essere sospesi… A bloccare tutto non fu un cadavere ma dieci, cento, mille e mille cadaveri. Accatastati uno sull’altro. Portavano addosso ancora le divise borboniche a cui, puntualmente mancavano i bottoni di argento con i tre GIGLI… Ma non è tutto. Più si scavava e più ci si rendeva conto che la FARSA della scuoletta (da dedicare a qualche loro carnefice di quella unità) diventava impossibile, perché la Terra di Gaeta, la Nostra Terra continuava a far emergere cadaveri anche di civili. Uomini, donne, bambini che indossavano abiti semplici da pastori, da contadini, con le ciocie ai piedi, a centinaia e centinaia emergevano da sotto terra”. Ma cosa hanno da ‘festeggiare’ oggi i meridionali e i siciliani?

 

 

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