Sul Titanic

Egregi signori della Cisl, il gas in Sicilia c’è, ma non è quello delle trivelle e dei rigassificatori. C’è un accordo degli anni ’70 che…

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  • La Sicilia non ha bisogno di trivelle in mare, che potrebbero provocare maremoti e terremoti. E non ha bisogno di rigassificatori che sono impianti estremamente pericolosi
  • Agli amici della Cisl sfugge che il caro bollette del gas non ha nulla a che vedere con la guerra in Ucraina: il caro-bollette del gas è iniziato prima della guerra ed è il frutto di una volgare speculazione, com’è stato dimostrato, numeri alla mano, in un question time a Montecitorio 
  • La soluzione c’è: e sta scritta nell’accordo siglato nella prima metà degli anni ’70 del secolo passato dall’allora Governo regionale siciliano di Angelo Bonfiglio con l’Algeria e con lo Stato italiano 

La Sicilia non ha bisogno di trivelle in mare, che potrebbero provocare maremoti e terremoti. E non ha bisogno di rigassificatori che sono impianti estremamente pericolosi

Non riusciamo a capire il perché, ma ormai da anni, ogni qual volta un sindacalista della Cisl siciliana apre bocca, noi non riusciamo quasi mai ad essere d’accordo. E’ come se entrasse in azione, per magico incanto, la ‘legge di Woody Allen: “Mi vengono in mente opinioni che non condivido”. Ecco, quando parla un sindacalista della Cisl siciliana a noi vengono in mente opinioni che non condividiamo. E’ il caso del segretario generale della Femca Cisl Sicilia, Stefano Trimboli, protagonista di una ‘Filippica’ sul gas in Sicilia. “In Sicilia – dice Trimboli – il gas c’è e abbiamo le competenze per l’estrazione, la produzione e il trasporto. Servono le autorizzazioni e gli impianti come i rigassificatori per incrementarne l’approvvigionamento”. E dove sarebbe questo gas, segretario Trimboli? Sotto il mare? Lo andiamo a cercare nei fondali marini del Mediterraneo, con le trivelle e con il Fracking, tra i pockmark, così ci divertiamo un po’ con i maremoti e i terremoti? Oppure in terra, così finiamo di distruggere il territorio siciliano? E dove dovrebbero essere realizzati questi rigassificatori? Magari ne facciamo uno a Porto Empedocle, a due passi dalla Valle dei Tempi, così se salta in aria una nave gasiera o lo stesso rigassificatore diciamo addio al Parco archeologico di Agrigento con il corollario di centinaia di morti? Per favore, non ci venite a dire che sono “sicurissimi”: dicevano così anche delle piattaforme petrolifere in mare, fino a quando nell’Aprile del 2010 non si è scatenato l’inferno nel Golfo del Messico, con l’incidente della piattaforma petrolifera Deepwater Horizon, con un danno ecologico immane che ancora oggi crea enormi problemi! E poi da dove dovrebbe arrivare il gas liquido? Dagli Stati Uniti d’America? Così creiamo una dipendenza dagli USA? Non ci bastano la base militare di Sigonella e il MUOS di Niscemi? Pure il gas americano?

Agli amici della Cisl sfugge che il caro bollette del gas non ha nulla a che vedere con la guerra in Ucraina: il caro-bollette del gas è iniziato prima della guerra ed è il frutto di una volgare speculazione, com’è stato dimostrato, numeri alla mano, in un question time a Montecitorio 

Gli amici della Cisl si sono accorti del caro-bollette: “Il caro bollette che colpisce aziende e consumatori – dice il nostro sindacalista della Cisl siciliana –  è la spia evidente di un problema più ampio, relativo all’approvvigionamento energetico”. Ha ragione, segretario Trimbali: il caro-bollette del gas è la spia di una vergognosa speculazione che i signori del Governo di Mario Draghi si guardano bene dal bloccare. Lo sapete o no, egregi sindacalisti della Cisl, che il prezzo del gas è cominciato a schizzare all’insù molto prima della guerra in Ucraina? Lo sapete che alla Camera dei deputati, durante un question time, è stato appurato, numeri alla mano, che il caro bollette è dovuto a una speculazione da parte dei gestori che hanno guadagnato una barca di soldi sulla pelle dei cittadini? E siccome ci sono gli speculatori che lucrano sul gas – gas che la Russia non ha mai smesso di erogare all’Unione europea – diamo il via al valzer delle trivelle in mare e in terra? Come sindacalisti non siete proprio convincenti, come dimostrano i vostri ‘successi’ con i lavoratori della Formazione professionale e con gli operai della Forestale: ma a quanto pare come ‘strateghi’ dell’energia siete ancora più bravi… “Sono state sprecate tante occasioni nell’Isola – dice sempre Trimbali – oggi non ce lo possiamo più permettere. Il ministro della Transizione ecologica, Roberto Cingolani, ha evidenziato in più occasioni come questa risorsa energetica abbia ancora una valenza strategica, soprattutto in considerazione della necessità di essere indipendenti rispetto alle forniture che arrivano dalla Russia. Dare un input in questa direzione significa imprimere una svolta reale sia in termini occupazionali, sia in termini di prospettiva energetica. È ora di passare dalle parole ai fatti; per questo chiediamo al governo regionale di farsi interprete e portavoce con l’esecutivo nazionale di queste evidenti esigenze, oltre che opportunità”. E quali sarebbero queste opportunità oltre alle trivelle ‘intelligenti’? Ah sì, la solita musica sulla transizione ecologica: “La transizione sostenibile – dice l’esponente della Cisl – è e deve essere al centro dell’agenda di governo a ogni livello, da quello territoriale a quello regionale per arrivare a quello nazionale, ma deve essere una transizione sostenibile e, soprattutto, giusta. Il Piano Energetico esitato qualche mese dalla giunta Musumeci – rimarca Trimboli – ci sembra non vada nella giusta direzione rispetto al medio e lungo periodo. Oltre a comprendere come produrre energia sostenibile, è anche necessario pianificarne la distribuzione in quote di pro-capite dal costo accessibile, tali da garantire, quanto meno, gli attuali standard di qualità della vita. Non si può adesso pensare a come agevolare e finanziare gli investitori sulle FER da qui al 2030”. Secondo il segretario generale della Femca Cisl Sicilia, “il rischio è che, nella sostanza, nulla cambi e che l’energia rimanga nelle mani delle grandi multinazionali di settore. Così a pagarla cara sarà sempre e soltanto il cittadino”. Come la multinazionale dell’energia eolica che dovrebbe vedere la luce a due passi dalle isole Egadi rubando il mare ai pescatori e all’archeologia marina?

La soluzione c’è: e sta scritta nell’accordo siglato nella prima metà degli anni ’70 del secolo passato dall’allora Governo regionale siciliano di Angelo Bonfiglio con l’Algeria e con lo Stato italiano

Permettete, amici della Cisl, di dare una possibile soluzione? Siccome ci occupiamo di politica siciliana da qualche anno, ricordiamo che a metà degli anni ’70 del secolo passato, quando venne inaugurato il metanodotto tra Sicilia e Algeria – leader dell’Algeria era Houari Boumédiène, presidente della Regione siciliana il democristiano Angelo Bonfiglio, assessore regionale all’Industria il socialista Nicola Capria – nell’accordo siglato è previsto che una quota del gas deve rimanere alla Sicilia a costo zero. Lo ricordiamo perfettamente perché chi scrive è figlio di un dirigente regionale che in quegli anni prestava servizio proprio alla presidenza della Regione siciliana. Fu proprio allora che il padre di chi scrive ci raccontava i particolari di questo accordo. Per motivi che non abbiamo mai capito questo accordo non è stato mai applicato. Ma lasciamo perdere il passato: l’accordo ci deve essere ancora, a meno che non l’abbiamo fatto sparire. Si tratta di andare a spulciare le ‘carte’ – che sono nell’archivio della presidenza della Regione siciliana – e chiedere la corretta applicazione di questo accordo. Con la quota di gas algerino che spetta alla Sicilia in base all’accordo siglato nella prima metà degli anni ’70 (forse nel 1974, ma non ne siamo certi), la Sicilia non ha bisogno di trivelle né, tantomeno, di rigassificatori.

Foto tratta da Il Giornale di Lipari

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