Una buona notizia: le multinazionali vogliono lasciare l’area industriale di Siracusa. Che Iddio le illumini facendole andare via!

13 febbraio 2022
  • Il presidente della Regione siciliana Nello Musumeci si dice preoccupato di questo scenario. Noi invece siamo felici
  • La verità è che gli unici a difendere gli abitanti di Priolo, Melilli e Augusta sono la Magistratura e la Chiesa di don Palmiro Prisutto

Il presidente della Regione siciliana Nello Musumeci si dice preoccupato di questo scenario. Noi invece siamo felici

Finalmente una buona notizia per la Sicilia: c’è la possibilità che il polo petrolchimico di Siracusa – uno dei più inquinati d’Europa – possa essere lasciato in pace dalla multinazionali che da oltre 50 anni hanno fatto grandi affari nella nostra Isola regalandoci pochissima occupazione, il citato inquinamento dell’ambiente terrestre e marino, tante malattie e tanti morti. La notizia è bella, ma il presidente della Regione siciliana, Nello Musumeci, non la considera tale, perché legato ai vecchi schemi della vecchia economia. Musumeci scrive a Roma: “Futuro a rischio, urgente un incontro”. Il presidente chiede un incontro operativo urgente per il rilancio dell’area industriale siracusana, davanti al “concreto rischio di disimpegno delle società multinazionali operanti nell’area del cosiddetto Polo petrolchimico di Siracusa”. Musumeci ha scritto al Ministro della Transizione ecologica, Roberto Cingolani, e al ministro dello Sviluppo economico, Giancarlo Giorgetti, segnalando la “preoccupazione di vari ambiti della vita produttiva locale, peraltro, «pienamente condivisa e segnalata in tempi non sospetti», sul futuro economico dell’area industriale. Questo stato di cose, ove malauguratamente confermato – sottolinea Musumeci – rischia di determinare a sua volta l’esclusione dell’ambito aretuseo dal beneficio dei significativi investimenti che il Governo centrale si accinge a stanziare, mediante l’attuazione del Programma nazionale di transizione energetica, verso l’ambizioso obiettivo dell’adeguamento delle aziende petrolifere alle disposizioni comunitarie in materia di riduzione delle emissioni di CO2. Si tratta, con ogni probabilità, dell’ultima occasione utile per il rilancio occupazionale ed economico-sociale dell’importante area industriale e per l’affermazione del primato della intrapresa locale a discapito della delocalizzazione degli investimenti”.

La verità è che gli unici a difendere gli abitanti di Priolo, Melilli e Augusta sono la Magistratura e la Chiesa di don Palmiro Prisutto 

Insomma, il presidente Musumeci vorrebbe conferire “rinnovata attrattività all’area industriale siracusana”. Noi invece ci auguriamo che le multinazionali che hanno massacrato il territorio della grande pianura della provincia di Siracusa vadano finalmente via e si inizi non un progetto per la riduzione di emissioni di CO2, ma lo smantellamento di emissioni dei veleni che hanno fatto ammalare e morire tantissimi cittadini di queste contrade. In questo angolo della Sicilia l’anidride carbonica non ha mai fatto ammalare e non ha mai fatto morire nessuno; sicuramente la CO2 è un problema e le emissioni di tale sostanze vanno ridotte; ma in questo territorio vanno eliminate le fonti di inquinamento industriale. Noi non crediamo alla possibilità che la chimica ‘pesante’ possa diventare non inquinante: non lo crediamo soprattutto in tempo di liberismo economico dove la regola è ridurre i costi e aumentare i profitti, anche mettendo a rischio territorio e vite umane. E lo vediamo proprio in Italia – Paese che non ha più sovranità monetaria e politica – dove le morti nei luoghi di lavoro sono all’ordine del giorno. Noi ci auguriamo che i processi produttivi industriali che per oltre 50 anni hanno funestato la Piana di Siracusa diventino diseconomici e possano essere trasferiti – con una delocalizzazione finalmente positiva – da altre parti. Priolo, Augusta, Melilli sono cittadine che hanno sofferto tantissimo e che non sono state difese né dalla politica, né da un sindacalismo becero che invece di tutelare le persone ha tutelato gli interessi delle industrie. Solo la Magistratura e un sacerdote – don Palmiro Prisutto – hanno difeso e difendono i cittadini di queste zone. A proposito di questo sacerdote, va detto che non a caso, da anni, gli fanno la guerra perché predica un Vangelo senza ascarismo, senza piegarsi ai potenti e alla politica che ha svenduto questo angolo della nostra Isola ai ‘pirati’ della chimica. E ricordiamoci che poco meno di cinque anni fa la Magistratura ha certificato che gli abitanti di Priolo sono esposti all’amianto. Siamo tutti nelle mani di Dio: ebbene, speriamo che Dio liberi queste zone dalla chimica dei veleni.

Foto Wikipedia

 

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