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Assessore Samonà, ma che combina? Perciò a Segesta offrite ai turisti l’archeologia e la vittoria farlocca di Garibaldi a Calatafimi?/ SERALE

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  • Ma come dobbiamo fare a costruire il futuro della Sicilia se si continuano a raccontare bugie sul passato?  
  • Basta leggere i tanti libri pubblicati dagli anni ’70 ad oggi per appurare che anche alcuni Garibaldini hanno raccontato verità scomode
  • La verità storica è che la battaglia di Calatafimi non era prevista. Invece…
  • E noi che pensavamo che l’assessore Samonà avrebbe portato un po’ di verità sul grande equivoco del Risrgimento nel Sud e in Sicilia

Ma come dobbiamo fare a costruire il futuro della Sicilia se si continuano a raccontare bugie sul passato?  

Assessore Alberto Samonà: e meno male che lei, oltre che assessore ai Beni culturali, è anche assessore all’Identità siciliana! Ma lo sa cosa stanno combinando presso il Parco archeologico di Segesta? Vendono un biglietto unico per visitare la zona archeologica e Pianto Romano, il luogo dove si svolse la battaglia di Calatafimi. Sì, dove gli storici italiani di professione, ancora oggi, celebrano la vittoria dei garibaldini contro l’esercito del regno delle Due Sicilie. Con l’occasione, i turisti, potranno anche visitare l’obelisco in pietra, di fattura massonica, che celebra la grande ‘vittoria’ di Garibaldi, dei massoni e dei picciotti di mafia che si erano aggregati ai Mille. divertentissimo l’articolo che leggiamo sul Giornale di Sicilia che descrive l’obelisco decorato “da due altorilievi in bronzo… che raffigurano lo sbarco a Marsala e la battaglia del 1860. Visitarlo sarà un’occasione per immergersi in un pezzo di storia italiana, ripercorrendo i giorni in cui Garibaldi, alla testa dei Mille a cui si aggiunsero i picciotti siciliani, avanzò da Marsala verso Vita; i garibaldini affrontarono e vinsero le (più agguerrite e preparate) truppe borboniche proprio a Pianto Romano”. C’è solo un piccolo problema, assessore ai Beni culturali e all’Identità siciliana Alberto Samonà: a Pianto Romano i garibaldini non hanno vinto una benemerita mazza. Per la precisione, hanno perso e sono riusciti a salvarsi le ‘chiappe’ grazie al generale borbonico Francesco Lanza, uno dei tanti alti ufficiali borbonici traditori e corrotti dal denaro degli inglesi e dei Rothschild.

Basta leggere i tanti libri pubblicati dagli anni ’70 ad oggi per appurare che anche alcuni Garibaldini hanno raccontato verità scomode

In questo articolo ci limitiamo solo a ricordare i passaggi salienti della battaglia di Calatafimi. Intanto – giusto per restituire un po’ di verità – precisiamo che le truppe dell’Armata Garibaldina erano tre volte superiori alla colonna Duosiciliana. E non è vero che i Garibaldini erano meno preparati, sotto il profilo militare, dei militari del regno delle Due Sicilie. Come ricorda Giuseppe Scianò, autore di un volume molto importante: E nel mese di Maggio del 1860 la Sicilia diventò colonia!, che I Nuovi Vespri ha pubblicato a puntate. Ci sono, è vero, i picciotti di mafia che non hanno alcuna voglia di combattere e di rischiare e che, come nel costume dei mafiosi, sono lì per mettere il ‘marchio’ della mafia nell’Italia che sta per nascere, limitandosi a derubare i morti e a uccidere i feriti, sempre per derubarli. Ma con Garibaldi ci sono anche i ben pagati mercenari che la guerra la fanno di mestiere. Le truppe Duosciliane – come già ricordato molto inferiori numericamente – sono comandate dal Tenente Colonnello siciliano di Palermo, Michele Sforza, che è il vero eroe della battaglia di Calatafimi. “Allo Sforza – scrive Scianò – però non sfugge che le bande di Coppola e di Sant’Anna, pur se sul piede di guerra e numerose, non hanno l’aria di chi vuol rischiare la vita in combattimento. E non gli sfuggono la mancanza di professionalità e l’improvvisazione di buona parte delle camicie rosse. Il Tenente Colonnello Siciliano tiene, ovviamente, in debito conto la presenza di soldati di mestiere, come i carabinieri genovesi o i veterani ed i professionisti della guerra, i quali ben si distinguono dai volontari Garibaldini veri e propri”.

La verità storica è che la battaglia di Calatafimi non era prevista. Invece…

In realtà, la battaglia di Calatafimi, tanto celebrata dagli storici, non era prevista. Non a caso il generale Landi aveva mandato da quelle parti un gruppo di militari numericamente inferiore ai Garibaldini. Era già tutto ‘pattiato’ tra inglesi, alti ufficiali borbonici traditori e garibaldini con in testa Garibaldi. I militari Duosiciliani avrebbero dovuto fare finta di niente o darsela a gambe. Invece i militari borbonici vogliono attaccare Garibaldi, massoni, mafiosi e mercenari, assecondati dal loro comandante, il citato Tenente colonnello, Michele Sforza. Così, inaspettatamente, inizia la battaglia. Con Sforza – che non sapeva che Landi era passato al nemico – che chiede rinforzi e Landi che si guarda bene dal dare una mano ai suoi. La battaglia di Calatafimi viene descritta in modo magistrale da Giuseppe Scianò (come potete leggere qui). Quello che ci piace ricordare – cosa che non abbiamo mai letto nei libri di storia, né tanto meno nel mausoleo di pietra – è che i Garibaldini nella ‘gloriosa’ battaglia di Calatafimi perdono la bandiera, che finisce nelle mani dei soldati Duosiciliani. Chi conosce il mondo militare sa che perdere la bandiera è un fatto gravissimo, un’onta micidiale. Ma questo particolare, chissà perché sfugge ai libri di storia officiali. In conclusione, pur numericamente inferiori e a corto di munizioni, i militari borbonici stavano vincendo. Sapere perché non hanno completato la battaglia? Perché il generale Duosiciliano Landi ordina la ritirata, tra le proteste dei soldati che, in un primo momento, si rifiutano di obbedire. Ma gli ordini sono ordini, soprattutto nel mondo militare. Così coloro i quali stavano vincendo si ritirano, tra lo stupore dei garibaldini che si ritrovano ‘vincitori’ pur avendo preso una sono ‘legnata’.

E noi che pensavamo che l’assessore Samonà avrebbe portato un po’ di verità sul grande equivoco del Risrgimento nel Sud e in Sicilia

Possiamo o no sorridere nell’apprendere che un importante ufficio della Regione siciliana – che peraltro dovrebbe occuparsi di archeologia – riceve i turisti e li indirizza in un luogo dove si celebra il più grande falso storico della cosiddetta impresa dei Mille in Sicilia? Assessore Samonà: continuiamo a raccontare anche a chi arriva da altri Paesi del mondo che Garibaldi era un ‘eroe’ e che a Calatafimi hanno vinto i Garibaldini, i massoni, i mafiosi e i mercenari? Nemmeno dal Governo siciliano si può restituire un po’ di verità sulla volgare sceneggiata di Garibaldi nella nostra Isola? Ma come: lei scrive libri, è un assessore-intellettuale, ha la responsabilità – perché di fatto è così – dell’Identità siciliana e stiamo ancora a raccontare anche ai turisti le bugie sui Mille in Sicilia? Casualmente, nei giorni scorsi, ci siamo sentiti con il nostro amico Mario Di Mauro, che ci ha raccontato – e l’ha anche scritto – che tra i protagonisti delle parole “Identità siciliana” aggiunte all’assessorato ai Beni culturali, nel 2009, c’era anche lui. Ma come: noi da lei ci aspettavamo lo smantellamento del Museo degli orrori del Risorgimento di Palermo che piace tanto al nostro amico dottor Pasquale Hamel e invece ci ritroviamo con una Regione che mette assieme Segesta con la vittoria farlocca di Garibaldi e compagna bella a Calatafimi. La conquista del Sud di Carlo Alianello è stato dato alle stampe nel 1972 e qui in Sicilia, nel 2022, celebriamo ancora Garibaldi e la sceneggiata dei Mille!

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