Scommettiamo che nel 2024 i gruppi stranieri faranno man bassa delle spiagge del Sud Italia e della Sicilia?

10 novembre 2021
  • Il Parlamento italiano ha perso anni di tempo e il Consiglio di Stato – con una sentenza che non è esagerato definire storica – apre la strada a ciò che la Ue chiede da anni: i bandi europei per la gestione delle spiagge del Belpaese. Le più ambite secondo voi quali saranno?
  • La nota dell’assessore regionale Toto Cordaro dà qualche speranza alla Sicilia, che forse potrebbe evitare la ‘colonizzazione delle spiagge
  • L’articolo di MONDO BALNEARE dove si racconta l’amara verità

Il Parlamento italiano ha perso anni di tempo e il Consiglio di Stato – con una sentenza che non è esagerato definire storica – apre la strada a ciò che la Ue chiede da anni: i bandi europei per la gestione delle spiagge del Belpaese. Le più ambite secondo voi quali saranno?

Nulla contro il Consiglio di Stato, ma è evidente che la sentenza del massimo organo amministrativo italiano sulla gestione delle spiagge del nostro Paese apre la strada a una liberalizzazione che privilegerà i più forti: e non è detto che i più forti saranno le imprese italiane di questo settore. Per dirla in breve, il liberismo economico imperante nell’Unione europea dell’euro si prepara – è inutile girarci attorno – a prendersi un altro ‘pezzo’ di Italia nel nome della concorrenza. Se ci ragioniamo, le spiagge del Sud e della Sicilia saranno quelle che verranno prese di mira dai gruppi privati europei. Per almeno due ragioni. In primo luogo, perché in Italia, tolta la Liguria e alcune spiagge della Toscana e del Lazio – e magari qualcosa nell’alto Adriatico – a fare gola sono le spiagge del Mezzogiorno d’Italia, Sicilia compresa. La seconda ragione è che il Nord Italia ha ancora un po’ di risorse per resistere – ma non più di qualche anno – alla colonizzazione delle spiagge italiane da parte di soggetti esteri (scommettiamo che la parte da leone, nell’accaparrarsi le spiagge italiane, la faranno i tedeschi?). Insomma, a partire dal 2024 – come ha stabilito il Consiglio di Stato, di fatto sostituendosi al Parlamento italiano che in questi anni ha solo perso tempo prezioso – quando verranno celebrate le gare per la gestione delle spiagge, molte delle stesse spiagge potrebbero finire nelle mani estere, soprattutto nel Sud e in Sicilia. A nostro modesto avviso, nel 2024 assisteremo alla ‘calata’ di grandi gruppi esteri che cercheranno di accaparrarsi le spiagge della Campania, della Puglia, della Calabria, della Sicilia e anche del Nord Italia dove, almeno in una prima fase, troveranno qualche resistenza.

La nota dell’assessore regionale Toto Cordaro dà qualche speranza alla Sicilia, che forse potrebbe evitare la ‘colonizzazione delle spiagge

Anche se una nota dell’assessore regionale al Territorio e Ambiente della Sicilia, Toto Cordaro, lascerebbe intendere che la nostra Isola potrebbe difendersi dalla ‘calata’ dei liberisti: “Riteniamo – si legge in un comunicato dell’assessore Cordaro – che la Regione siciliana abbia creato, attraverso una norma proposta dal governo Musumeci (cioè dal Governo regionale siciliano presieduto da Nello Musumeci del quale Cordaro è assessore ndr) e approvata dall’Ars, presupposti giuridici diversi rispetto a quelli di tutte le altre Regioni italiane, essendo l’unica ad avere esteso al 2033 le concessioni demaniali marittime vigenti per legge. Basterebbe già solo questo, oltre al fatto che la Sicilia, Regione a Statuto speciale, ha competenza esclusiva in materia di demanio marittimo, per differenziarsi dal resto d’Italia. In attesa di leggere con attenzione il dispositivo della sentenza – prosegue l’assessore – non si può non evidenziare che le altre Regioni si sono limitate a recepire, attraverso meri atti amministrativi, una disposizione contenuta nella legge finanziaria statale del 2018. La Sicilia, invece, oltre all’approvazione di un’apposita norma ha fatto di più, avendo previsto le condizioni essenziali per procedere al rinnovo delle concessioni». In particolare, il decreto dell’assessore Cordaro ha indicato come requisiti per la proroga: l’attualizzazione della certificazione antimafia, la regolarità contributiva del concessionario e l’avere pagato tutti i canoni pregressi. Un aspetto, quest’ultimo, che ha portato nelle casse della Regione quindici milioni di euro in un’unica soluzione. “Il governo regionale – conclude l’assessore – ha lavorato per valorizzare una categoria che ricomprende, a vario titolo, pubblico e privato e conta oltre tremila concessioni che assicurano ogni anno centomila posti di lavoro. Lo abbiamo fatto avendo come un unico obiettivo l’interesse della Sicilia e dei siciliani”. L’assessore Cordaro è un giurista e noi ci auguriamo che abbia ragione. Anche se siamo un po’ pessimisti. Noi riteniamo che l’Unione europea sia un covo di massoni speculatori (basti vedere la fine che hanno fatto fare alla Grecia qualche anno fa), l’euro una moneta-trappola, mentre i padroni della ‘presunta’ Europa unita – i tedeschi – fanno ciò che vogliono, soprattutto in Sicilia, dove hanno opzionato dalla fine degli anni ’80 del secolo passato le miniere di sali potassici, sono già diventati proprietari dei pantani della Sicilia orientale, hanno acquisito una posizione leader nella Grande distribuzione organizzata della Sicilia con la Lidl e via continuando. Sono tutte cose che abbiamo scritto nell’Aprile del 2019 (come potete leggere qui).

L’articolo di MONDO BALNEARE dove si racconta l’amara verità

Detto questo, è molto interessante l’articolo pubblicato da MONDO BALNEARE, che è il giornale on line di questo settore. “La pronuncia dei giudici – si legge nel sommario dell’articolo – non lascia nemmeno uno spiraglio: l’estensione al 2033 è illegittima e lo Stato deve riassegnare i titoli entro due anni tramite evidenza pubblica. Confutate tutte le tesi a favore degli attuali gestori”. E ancora: “Una sentenza devastante, che non lascia nemmeno uno spiraglio di possibilità: le concessioni balneari devono essere riassegnate entro massimo due anni tramite gare pubbliche, poiché l’estensione al 2033 è contraria al diritto europeo in quanto proroga automatica e generalizzata. Il Consiglio di Stato si è espresso con un’articolata pronuncia, la numero 18/2021 pubblicata nel tardo pomeriggio di ieri, per esprimersi in via definitiva sulle concessioni demaniali marittime: secondo Palazzo Spada i titoli in essere non sarebbero più validi già oggi, ma «al fine di evitare il significativo impatto socio-economico che deriverebbe da una decadenza immediata e generalizzata di tutte le concessioni, nonché di tener conto dei tempi tecnici perché le amministrazioni predispongano le procedure di gara richieste e nell’auspicio che il legislatore intervenga a riordinare la materia in conformità ai principi di derivazione europea», è ancora accettabile mantenere l’efficacia delle attuali concessioni fino al 31 dicembre 2023, cioè fra poco più di due anni. Dal giorno successivo tuttavia – precisano ancora i giudici – «tutte le concessioni demaniali in essere dovranno considerarsi prive di effetto, indipendentemente da se via sia o meno un soggetto subentrante nella concessione”. L’articolo è molto documentato e preciso e, per chi è interessato a tale argomento, è bene che lo legga. Il giornale accusa la politica italiana “che in tanti anni ha fatto solo chiacchiere e non è stata in grado di approvare una riforma seria e adeguata”. E se l’avesse fatto apposta? (qui l’articolo di MONDO BALNEARE).

Nella foto la spiaggia di San Vito Lo Capo tratta da BeachSearcher

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