Siciliani Liberi sul ‘caso’ INTEL e sul Ministro leghista Giorgetti che tifa Torino. Siamo sicuri che la Sicilia ci guadagnerebbe?

2 novembre 2021
  • Il Movimento Siciliani Liberi pone una questione importante. Noi, però, sulle multinazionali tipo INTEL nutriamo qualche dubbio…
  • I Siciliani? Sono italiani a convenienza di Roma
  • Il ruolo di Confindustria e del Ministro leghista Giorgetti
  • E noi che pensiamo? Semplice: che è sbagliato fare da sponda alle multinazionali che si prendono le agevolazioni italiane e poi delocalizzano

Il Movimento Siciliani Liberi pone una questione importante. Noi, però, sulle multinazionali tipo INTEL nutriamo qualche dubbio…

Nel sito del Movimento politico Siciliani Liberi leggiamo un articolo interessante che dovrebbe fare riflettere i cittadini della nostra Isola. Tema: INTEL Corporation, la multinazionale statunitense che vorrebbe investire in Italia. Dove? Si parla di Catania, in Sicilia, ma sembra che l’attuale Governo nazionale – con particolare riferimento al Ministro leghista dello Sviluppo economico, Giancarlo Giorgetti, che sembra tifare per Torino… Noi, in realtà, pur capendo lo spirito di Siciliani Liberi nutriamo qualche dubbio sulle multinazionali che piombano in Italia. Ma andiamo per ordine. Cominciamo con le considerazioni di Siciliani Liberi: “Siamo alle solite… niente di nuovo sotto il sole! – leggiamo nel sito di Siciliani Liberi -. Ci riferiamo all’ennesimo tentativo di scippo ai danni della Sicilia e a favore delle Regioni del Nord Italia. Questa volta si tratta di INTEL, il colosso californiano dei semiconduttori che vuole creare uno stabilimento in Europa. L’amministratore delegato di Intel, Pat Gelsinger, ha dichiarato che la società annuncerà le sedi di due nuovi importanti impianti di fabbricazione di chip dell’UE entro la fine dell’anno, prevedendo di spendere 80 miliardi di euro nel prossimo decennio nel continente. Il Governo sta preparando un’offerta molto dettagliata per quanto riguarda l’Italia con l’obiettivo di concludere un accordo entro la fine dell’anno. Le sedi più accreditate al momento sono quella di Catania e di Torino e questo ha creato una guerra interna. Il web si è scatenato. Molti accusano Giorgetti, il Ministro dello Sviluppo economico, di pressare per Torino e accusano il silenzio della politica siciliana incapace di difendere gli interessi dell’Isola. La scadente politica siciliana, si legge in molti commenti, colpevole di mille misfatti, che da troppo tempo mal rappresenta e gestisce il territorio, continua a tacere e soccombere, mostrando un’ineluttabile incapacità di fronte ad un Governo e una politica nazionale che dell’emancipazione del Sud si riempie la bocca e basta”.

I Siciliani? Sono italiani a convenienza di Roma

“Il fatto che la Sicilia sia italiana almeno amministrativamente significa, tra le altre cose – leggiamo ancora sul sito di Siciliani Liberi – che delega all’Italia la propria rappresentanza estera, quindi è il ministro dello sviluppo economico Giorgetti che va a rappresentare tutta l’Italia (anche la Sicilia) quando incontra INTEL. Un ministro che dovrebbe rappresentare l’intera penisola dovrebbe avere una posizione imparziale e non parteggiare per una regione piuttosto che per un’altra o, al limite, dovrebbe protendere per quelle zone dove il tasso di disoccupazione è più alto e il Pil più basso, ATTUANDO QUINDI POLITICHE PEREQUATIVE PER ASSICURARE A TUTTI I CITTADINI LE STESSE OPPORTUNITÀ. Le cose invece non stanno così. Anche in questo caso siamo siciliani e dobbiamo pensare noi a risolvere i nostri problemi. Siamo italiani, però, quando c’è da dare il contributo al risanamento del debito pubblico italiano, anzi, in quel caso, siamo più italiani degli altri visto che siamo i secondi in termini assoluti per contributo un pelo sotto la Lombardia che però ha il doppio della popolazione siciliana (10.103.969 abitanti Lombardia Vs 4.968.410 abitanti Sicilia, dati 2019, fonte Wikipedia-ISTAT) e un PIL procapite più che doppio (€38.200 Lombardia Vs €17.400 Sicilia, dati 2019, fonte Wikipedia-ISTAT). Dati alla mano e alla luce dei fatti è conveniente per noi pagare un prezzo così alto per far parte dell’Italia? Una riflessione questa che dovrebbe scatenare l’indignazione di molti. Se vi chiedete perché le nostre infrastrutture non siano adeguate… Se vi chiedete perché certi progetti, certi investimenti, certi eventi si pensino solo per alcune aree del paese, a certe latitudini… Se vi chiedete perché Voi o i vostri figli siete costretti a cercare lavoro là, dove le infrastrutture vengono realizzate, dove i grandi eventi vengono organizzati, dove le imprese realizzano i loro progetti…”.

Il ruolo di Confindustria e del Ministro leghista Giorgetti

“Non rispondete che la colpa è vostra, della terra dove siete nati, dei vostri conterranei incapaci di realizzare le stesse opere che ci sono al Nord (ricordate che sono proprio i nostri conterranei che con la loro forza lavoro contribuiscono alla realizzazione di quelle opere al Nord). La colpa è della classe politica e dirigente italiana che sceglie di investire in infrastrutture, eventi e progetti produttivi solo nella parte di territorio che per loro è Italia e la Sicilia per loro è periferia da emarginare rispetto agli interessi italiani. La colpa è della classe dirigente locale che non fa gli interessi dei siciliani ma cura gli interessi dei partiti nazionali da cui prende ordini. La colpa è nostra nella misura in cui non le contrastiamo e non le puniamo quando nella cabina elettorale ne abbiamo l’opportunità. Solo se convintamente TUTTI ci adoperassimo a costruire una classe politica, una classe dirigente e una comunità siciliana a sostegno di una forza siciliana, potremmo invertire la rotta e da periferia tornare ad essere CENTRO dei nostri INTERESSI”. E ancora: “N.B.: per chi non lo sapesse la INTEL ha espresso interesse per investire in un impianto produttivo a Catania… ma a quanto pare il presidente di Confindustria e Giorgetti, ministro “padano” dello Sviluppo economico, non gradiscono e non intendono dare opportunità alle colonie”.

E noi che pensiamo? Semplice: che è sbagliato fare da sponda alle multinazionali che si prendono le agevolazioni italiane e poi delocalizzano

Solo una domanda: siamo sicuri che l’Italia debba continuare a fare da sponda alle multinazionali che decidono di investire dalle nostre parti? Ce lo chiediamo perché, in questo momento, presso il Ministero dello Sviluppo Economico, ci sono circa sessanta ‘Tavoli di crisi’. Si tratta di aziende in crisi e alcune di queste sono multinazionali che hanno investito in Italia, hanno incassato copiose agevolazioni e, dopo alcuni anni, hanno deciso di trasferirsi in altri Paesi della stessa Unione europea, dove magari non ci sono provvidenze per i primi anni, ma dove si pagano meno tasse e dove, soprattutto, il costo del lavoro è più basso rispetto all’Italia. Due esempi: Romania e Polonia. Questa si chiama delocalizzazione. E viene attuata anche se un’azienda è in attivo. E’ il caso della Whirlpool Corporation, un’azienda multinazionale statunitense, produttrice di elettrodomestici con sede a Benton Harbor, nel Michigan, che ha deciso di smontare lo stabilimento di Napoli, sembrerebbe per trasferire la produzione in Polonia o in un altro Paese dove costo del lavoro e tasse sono inferiori, lasciando oltre 320 lavoratori napoletani in mezzo alla strada. Lo stabilimento di Napoli va bene, è in attivo. Ma gli americani vogliono andare via lo stesso perché in un paese dell’Est Europa pagando meno tasse e pagando meno i lavoratori guadagnerebbero di più. Capitalismo selvaggio allo stato puro. Un’azienda italiana che fa utili non chiuderebbe mai. Una multinazionali che opera in Italia producendo utili chiude e va via se può fare più utili altrove. Conviene continuare ad avallare il capitalismo da rapina delle multinazionali?

 

 

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