Mario Draghi è ‘bravo’ ma la Cgia di Mestre parla di 176 mila imprese italiane a rischio (chi)usura 

9 ottobre 2021
  • Tanto per cambiare, a rischiare di più è il tessuto produttivo del Sud Italia e della Sicilia
  • Cgia di Mestre: 176 mila imprese italiane a rischio  (chi)usura 
  • Anche le imprese del Centro e del Nord Italia non sono messe bene con il rischio di insolvenza
  • La denuncia: sembrerebbe che alcuni operatori telefonici di Almaviva Palermo del servizio Alitalia siano stati contattati per essere assunti con trattativa privata e con condizioni contrattuali differenti rispetto a quelle attuali

Tanto per cambiare, a rischiare di più è il tessuto produttivo del Sud Italia e della Sicilia

Dicono che il Governo italiano di Mario Draghi stia governando benissimo. Però, chissà perché, se diamo un’occhiata ai ‘numeri’ delle imprese in difficoltà, beh, i fatti raccontano una storia diversa. Abbiamo già raccontato cosa sta succedendo con le delocalizzazioni, ovvero con le multinazionali e grandi gruppi che, dopo aver rilevato aziende italiane e dopo avere intascato un sacco di soldi dai Governi italiani di turno, si accingono a lasciare l’Italia per piazzare gli impianti dove i costi di produzione (costo del lavoro, ma anche tasse e imposte) sono più bassi. La cosa incredibile è che alcune di questi gruppi imprenditoriali internazionali che operano in Italia sono in attivo, nel senso che le aziende producono utili; ma lasciano l’Italia perché delocalizzando in altri Paesi – anche europei tipo Polonia e Romania – incassano maggiori utili. capitalismo selvaggio allo stato puro! Poi ci sono le riorganizzazioni aziendali: è il caso di Almaviva, azienda che ha lavorato per Alitalia e, con la riorganizzazione di questa compagnia aerea, sono a rischio tanti posti di lavoro (570 solo a Palermo). a questo si aggiungono le rilevazioni della Cgia di Mestre sull’insolvenza delle imprese provocata dalla pandemia.

Cgia di Mestre: 176 mila imprese italiane a rischio  (chi)usura 

In questo momento u dati della Cgia di Mestre e il caso Almaviva tengono banco e ci diranno se l’azione del Governo Draghi è positiva o negativa. In questa fase – e ci dispiace per chi celebra il nuovo uomo solo al comando dell’Italia – i fatti raccontano che l’azione del Governo Draghi è negativa. “A rischio (chi)usura – leggiamo su Nuova Irpinia -oltre 176mila imprese: 58mila sono al Sud. Lo rivela uno studio licenziato da Cgia Mestre che elabora i recenti dati della Banca d’Italia sul grado di insolvenza delle imprese dopo la pandemia. L’area maggiormente a rischio è il Mezzogiorno, dove si contano 57.992 aziende, ovvero il 32,9% del totale. Un dato che preoccupa e allarma il presidente di Cia Campania Alessandro Mastrocinque in merito alle imprese dell’agroalimentare, da sempre nel mirino della criminalità organizzata, soprattutto in vista delle numerose scadenze fiscali previste per settembre. Oltre all’attività di riscossione e notifica di nuove cartelle esattoriali dell’Agenzia delle Entrate, le imprese hanno dovuto versare Irpef, Ires, Irap e Iva. Senza contare la scadenza per il versamento delle rate della rottamazione-ter e del saldo e stralcio scadute il 31 luglio 2020″. da questa rima parte dell’articolo viene fuori che il Governo Draghi sta facendo pagare tutte le tasse e tutte le imposte alle imprese, nonostante la pandemia non sia affatto finita. Ovviamente, molte di queste imprese non hanno, non possono avere i soldi per pagare. E allora? O chiuderanno i battenti, o si faranno prestare i soldi dalla criminalità organizzata.

Anche le imprese del Centro e del Nord Italia non sono messe bene con il rischio di insolvenza

Abbiamo già accennato al fatto che il rischio maggiore lo presenta il Sud (Sicilia compresa, con 57.992 aziende in crisi di insolvenza, che rappresentano il 32,9% del totale9. Dopo il Mezzogiorno segue il Centro Italia con 44.854 imprese a rischio insolvenza (25,4 per cento del totale); quindi il Nordovest con 43.457 aziende a rischio insolvenza (24,6 per cento del totale) e infine il Nordest con 30.070 imprese in sofferenza (17 per cento del totale). Le città nelle quali si registrano maggiori difficoltà sono Roma, Milano, Napoli e Torino. Questi dati sono importanti, perché ci dicono che il problema, un po’ più grave nel Sud, è presente in tutta l’Italia. Ci sono imprese che hanno effettuato investimenti poco prima dell’esplosione della pandemia e oggi non sono in grado di pagare le rate dei finanziamenti. Inutile rivolgersi alle banche. E’ a questo punto che arrivano i rappresentanti della criminalità organizzata, che non sono presenti solo nel Sud e in Sicilia, ma in tutta l’Italia.

Il caso Almaviva di Palermo

Su Almaviva Palermo noi non vediamo grandi problemi. A nostro avviso la stanno tirando per le lunghe per motivi che non comprendiamo (che ci sembrano più politico-elettorali che economici). Però c’è un comunicato sindacale dai toni molto preoccupati con un annuncio di sciopero: “Monta la preoccupazione e riprende la mobilitazione massiccia dei lavoratori Almaviva della commessa Alitalia. Le segreterie territoriali e le rsu di Slc Cgil, Fistel Cisl, Uilcom Uil e Ugl Tlc di Almaviva Palermo hanno proclamato uno sciopero ad oltranza dei lavoratori del call center dall’11 al 15 ottobre, per l’intero turno lavorativo. La vertenza Ita/Alitalia sul cambio d’appalto delle attività di call center, aggiudicate a Covisian, che vede coinvolti 621 lavoratori di Almaviva, è alle strette finali. Tra pochi giorni (il 15 ottobre) Covisian inizierà a rispondere al servizio clienti Ita. E lunedì 11 ottobre tutte le attenzioni sono puntate sul nuovo importante incontro che si terrà alle 14.30 al ministero del Lavoro e delle Politiche sociali, in cui si potrebbero delineare le sorti dei 570 lavoratori di Almaviva Palermo del servizio Alitalia. In attesa del tavolo ministeriale, sempre lunedì, dalle ore 9 alle ore 12 gli operatori palermitani del call center si riuniranno in presidio davanti alla sede dell’assessorato al Lavoro, in via Trinacria, per manifestare tutto il loro dissenso e il disagio sociale che i lavoratori e le loro famiglie stanno attraversando. I lavoratori hanno indetto cinque giornate di protesta e chiedono “soluzioni che garantiscano la piena occupazione di tutte le risorse coinvolte, le loro retribuzioni e i diritti acquisiti in 20 anni. La professionalità va riconosciuta e non svenduta”.

La denuncia: sembrerebbe che alcuni operatori telefonici di Almaviva Palermo del servizio Alitalia siano stati contattati per essere assunti con trattativa privata e con condizioni contrattuali differenti rispetto a quelle attuali

Il comunicato prosegue con alcune precisazioni: “Al centro delle richieste l’applicazione della clausola sociale che, oltre a garantire diritti e retribuzioni ai lavoratori, garantisce alle aziende di poter contare su tutta la professionalità acquisita dai lavoratori in tanti anni di servizio, in un settore ad alto valore aggiunto qual è quello del trasporto aereo”. Qui arriva una brutta notizia che noi in realtà non abbiamo messo nel conto: “Siamo certi che anche Ita e Covisian si siano resi conto delle difficoltà che presenta l’avviare il servizio di Customer Care partendo da zero – dichiarano i segretari territoriali dei sindacati e le Rsu di Almaviva -. Sembrerebbe, infatti, che alcuni operatori telefonici di Almaviva Palermo del servizio Alitalia siano stati contattati per essere assunti con trattativa privata e con condizioni contrattuali differenti rispetto a quelle attuali. Se tutto ciò dovesse essere confermato, ci troveremmo davanti non solo a un tentativo di eludere una legge dello Stato (la legge 11 del 2016 sulla clausola sociale dei call center) ma nello stesso tempo al tentativo di depotenziare una trattativa sindacale, e il relativo tavolo di confronto, in cui il ministero del Lavoro e delle Politiche sociali svolge il ruolo fondamentale di garante”. I sindacati e le Rsu Almaviva invitano i lavoratori a restare uniti: “Invitiamo tutti i lavoratori a rimanere compatti, la professionalità si paga e non si svende, è l’unico bene che nessuno potrà mai togliere impunemente”. Se dal tavolo di lunedì non arriveranno soluzioni condivise – conclude il comunicato – saranno messe in campo altre azioni di lotta.

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