Il prossimo anno mancherà il grano duro per produrre pasta? L’allarme dei pastifici italiani. Verso l’aumento dei prezzi

10 settembre 2021
  • Il mondo comincia ad accorgersi che il grano comincerà a scarseggiare. L’allarme lanciato dai pastifici. Le previsioni di Mario Pagliaro, chimico del CNR e appassionato di climatologia, si sono rivelate esatte su tutta la linea
  • In realtà non è il solo Canada ad accusare un calo della produzione di grano. E’ andata giù anche la produzione di grano degli Stati Uniti e della Russia. E anche della Francia
  • Quando denunciavamo la presenza in Italia di tanto grano duro canadese non avevamo tutti i torti…

Il mondo comincia ad accorgersi che il grano comincerà a scarseggiare. L’allarme lanciato dai pastifici. Le previsioni di Mario Pagliaro, chimico del CNR e appassionato di climatologia, si sono rivelate esatte su tutta la linea

Quanto scriviamo da qualche settimana si sta avverando: il prossimo anno non ci sarà abbastanza grano per produrre la pasta. Il riferimento è alla pasta industriale italiana. Noi l’abbiamo scritto nel nostro MATTINALE di due giorni fa: “Prepariamoci a un’ondata di aumenti dei prezzi di pane, pasta, pizze e, in generale, derivati del grano“. Oggi lo scrive anche l’ANSA: “Tra marzo e maggio non avremo abbastanza grano per fare la pasta. A dare l’allarme è l’amministratore delegato de La Molisana (terzo pastificio italiano per valore) Giuseppe Ferro”. Ancora l’ANSA: “Il cuore del problema è in Canada – spiega l’ad in un’intervista a ‘Il Sole 24 Ore’ – che è di gran lunga il primo produttore al mondo di grano duro e che quest’anno ha prodotto 3,5 milioni di tonnellate anziché le solite 6,5”. Ferro afferma che si sta già assistendo ad una corsa all’accaparramento: “Nemmeno durante la guerra mancò così tanto grano”. Il punto è che il grano “può essere stoccato per un anno o anche due, ma la semola dura solo un mese”. Le ripercussioni sui prezzi si vedono già. L’aumento ricade “su tutti, dai mugnai fino ai consumatori”, spiega l’ad. “So che Lidl ha già aumentato il prezzo della pasta di 10 centesimi – aggiunge – e mi aspetto che ben prima di Natale tutti prevedano aumenti tra i 15 e i 20 centesimi al pacco”.

In realtà non è il solo Canada ad accusare un calo della produzione di grano. E’ andata giù anche la produzione di grano degli Stati Uniti e della Russia. E anche della Francia  

In realtà, il problema non sta solo nel calo della produzione di grano duro in Canada. La produzione di grano è franata anche negli Stati Uniti e in Russia, dove il Governo ha già disposto la riduzione delle esportazioni. Male anche la produzione del grano in Francia. Le previsioni di Mario Pagliaro, chimico del CNR e appassionato di climatologia si stanno verificando tutte. Poco meno di tre anni fa Pagliaro ha ipotizzato i cambiamenti climatici e ha previsto una riduzione della produzione di grano nel mondo. E, di conseguenza, un aumento del prezzo del grano. Quando Mario Pagliaro ha lanciato le sue previsioni, il grano duro si pagava in Sicilia e nel Sud a 18-20 euro al quintale; oggi il grano duro in Sicilia ha superato i 45 euro al quintale, mentre in Puglia è già a 50 euro al quintale. E i prezzi sono in aumento e, stando alle previsioni, aumenteranno fino a tutto Ottobre. Insomma, non è da escludere che il prezzo del grano duro – indispensabile per produrre pasta – arrivi a 60 euro al quintale.

Quando denunciavamo la presenza in Italia di tanto grano duro canadese non avevamo tutti i torti…

In ogni caso, la dichiarazione dell’amministratore delegato de La Molisana la dice lunga su come in Italia è stata prodotta la pasta. Quando scrivevamo che l’Italia era piena di grano duro canadese e non si capiva che fine facesse, non ci prendevano nemmeno in considerazione. Oggi scopriamo che il grano duro canadese – quello maturato a colpi di glifosato – è centrale nella produzione della pasta. Se i problemi, infatti, nascono dal fatto che il Canada, invece di produrre “le solite 6,5 milioni di tonnellate di grano duro” ne ha prodotte 3,5 milioni di tonnellate, beh, basta fare due più due! Adesso che succederà? Come già accennato, il calo della produzione di grano – duro e tenero – è mondiale. E se l’amministratore delegato di una grande azienda che produce pasta lancia l’allarme, ebbene, un motivo ci sarà. Abbiamo sottolineato la riduzione della produzione di grano duro anche negli Stati Uniti, in Russia e in Francia. Non sappiamo quale sia la situazione in Ucraina, altro produttore di grano duro. O quale sia stata la produzione di grano duro nel Kazakistan, anche se del grano duro di questo Paese non serbiamo un bel ricordo dopo quanto avvenuto tre anni fa. La nostra sensazione è che le industrie italiane della pasta dovranno rivolgere maggiori attenzioni alla produzione di grano duro italiana e, segnatamente, al grano duro che si produce nel Sud Italia e in Sicilia, che sono le Regioni maggiori produttrici di questo cereale in Italia.

Foto tratta da Molino Sima

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