Un Kg di anguria costa meno di un litro di acqua! Il paradosso della globalizzazione applicato all’agricoltura

2 settembre 2021
  • Prezzi stracciati, quest’anno, per le angurie, racconta ITALIA FRUIT NEWS. Sono gli agricoltori italiani che ignorano il mercato? No, sono le angurie africane che hanno ‘ammazzato’ il mercato del nostro Paese
  • E’ inutile che ci giriamo attorno: le angurie egiziane e, in generale, non africane – spesso immangiabili – ormai da qualche tempo hanno letteralmente invaso la Sicilia 
  • Il rimedio? C’è: distinguere il prodotto italiano da quello estero. Le angurie siciliane e, in generale, italiane costerebbero di più, ma i consumatori avrebbero la garanzia della qualità

Prezzi stracciati, quest’anno, per le angurie, racconta ITALIA FRUIT NEWS. Sono gli agricoltori italiani che ignorano il mercato? No, sono le angurie africane che hanno ‘ammazzato’ il mercato del nostro Paese

“L’anguria è tra i prodotti ortofrutticoli che contiene più acqua. Circa il 95%. Eppure, in un’annata come questa, dove il frutto è stato al centro di una pesante crisi dei prezzi, il cocomero costa meno dell’acqua che contiene: un chilo d’anguria – che ai produttori è liquidato una manciata di centesimi e che nei punti vendita è venduto al dettaglio per qualche decina di cents – è più a buon mercato di un litro di acqua minerale in bottiglia, che al supermercato troviamo mediamente dai 0,15 ai 0,50 euro al litro a seconda della marca”. Così leggiamo in un articolo pubblicato da ITALIA FRUIT NEWS. Il giornale dei professionisti dell’ortofrutta coglie un aspetto paradossale: un’anguria, che agli agricoltori costa tanto lavoro, è più che deprezzata: in pratica, si vende ad un prezzo ridicolo! E dire, come si legge sempre nell’articolo, che è un frutto che fa bene alla salute, se è vero che contiene minerali essenziali e il licopene, un carotenoide dalle spiccate proprietà antiossidanti molto attivo nel contrastare l’invecchiamento, le malattie cardiovascolari e alcune forme tumorali (qui un appofondimento). La prima domanda è: perché avviene tutto questo? E’ evidente che l’offerta è di gran lunga maggiore della domanda: da qui il crollo verticale del prezzo. La seconda domanda è: sono gli agricoltori italiani che hanno deciso di produrre angurie in quantità industriali, ignorando il mercato? O, forse, c’è qualche altra cosa?

E’ inutile che ci giriamo attorno: le angurie egiziane e, in generale, non africane – spesso immangiabili – ormai da qualche tempo hanno letteralmente invaso la Sicilia 

Per quello che sappiamo noi – per quello che vediamo in Sicilia da alcuni anni a questa parte, la nostra isola è letteralmente invasa da angurie che arrivano dall’Egitto e, in generale, dal Nord Africa. Non è facile distinguere, a vista, le angurie africane da quelle siciliane. La differenza si nota dopo che, a tavola, finiscono nel nostro piatto: le angurie africane, con rispetto parlando, non hanno alcun sapore! Chi scrive vive a Palermo e, ormai da sette-otto anni, non acquistiamo più angurie perché un’anguria, ormai, è un terno al lotto! E questo vale per le angurie che si vendono nei centri commerciali e lungo le strade. Tra l’altro, quest’anno è venuta fuori la notizia che le migliori angurie della Sicilia – che vengono coltivate nelle sciare di Mazara del Vallo – se le sono ‘pappate’ in buona parte i cinghiali! ITALIA FRUIT NEWS segnala che è così anche per altre produzioni agricole: e noi lo sappiamo bene, se è vero che segnaliamo, da anni, l’assurdità della globalizzazione dell’economia applicata all’agricoltura. Certo, i consumatori acquistano ortaggi e frutta a prezzi bassi, ma sono prodotti di qualità scadente, spesso pieni di pesticidi, visto che nei Paesi dove vengono prodotti cn i pesticidi e gli erbicidi fanno quello che vogliono.

Il rimedio? C’è: distinguere il prodotto italiano da quello estero. Le angurie siciliane e, in generale, italiane costerebbero di più, ma i consumatori avrebbero la garanzia della qualità

ITALIA FRUIT né accenna alla globalizzazione dell’economia, né dà possibili soluzioni. Una soluzione potrebbe essere quella di distinguere il prodotto italiano da quello estero. Quello italiano – che è di qualità – costerebbe molto di più. Lasciando i consumatori liberi di scegliere. Dovrebbero essere le Regioni ad attivarsi. Istituendo, per tutti i prodotti, marchi di qualità locali, con regole rigidissime e controlli random. In un’Unione europea fallimentare è l’unico modo per difendersi da prodotti agricoli esteri che, oltre a non avere sapore, fanno anche male alla salute! Ed è l’unico modo per difendersi dall’Unione europea che sta distruggendo l’agricoltura avallando la globalizzazione dell’economia.

 

AVVISO AI NOSTRI LETTORI

Se ti è piaciuto questo articolo e ritieni il sito d'informazione InuoviVespri.it interessante, se vuoi puoi anche sostenerlo con una donazione. I InuoviVespri.it è un sito d'informazione indipendente che risponde soltato ai giornalisti che lo gestiscono. La nostra unica forza sta nei lettori che ci seguono e, possibilmente, che ci sostengono con il loro libero contributo.
-La redazione
Effettua una donazione con paypal


Commenti