Sul Titanic

L’Ance Sicilia vuole citare la Regione per omesso pagamento delle forniture e per danno erariale

Condividi
  • Ance Sicilia: “E solo in questi giorni sono stati resi disponibili in Cassa per pagare le imprese circa 3,2 miliardi di euro”. Ma la Regione siciliana dove li ha mai visti 3,2 miliardi di euro? 
  • “Quello di affidare commesse senza avere la necessaria copertura finanziaria è un malcostume che l’Ance Sicilia denuncia da anni”
  • Solo due domande ai vertici dell’Ance Sicilia

Ance Sicilia: “E solo in questi giorni sono stati resi disponibili in Cassa per pagare le imprese circa 3,2 miliardi di euro”. Ma la Regione siciliana dove li ha mai visti 3,2 miliardi di euro? 

“Il Consiglio generale di Ance Sicilia ha deciso di dare mandato ad uno studio legale affinché promuova un ricorso collettivo delle imprese edili associate – ciascuna per le proprie competenze – in sede civile e presso la Corte dei conti, contestando alla Regione siciliana il danno (costituito dal danno emergente e dal lucro cessante) arrecato alle stesse imprese dall’omesso pagamento, protrattosi per oltre otto mesi, delle fatture relative a forniture e lavori eseguiti. Le imprese non vengono pagate da novembre del 2020 e, come è noto, per adempiere ai propri impegni la Regione ha accumulato 4 mesi di ritardo nell’approvare il proprio Bilancio (fine aprile scorso) e ulteriori 3 mesi “soltanto” per il riaccertamento dei residui passivi. E solo in questi giorni sono stati resi disponibili in Cassa per pagare le imprese circa 3,2 miliardi di euro”. Così leggiamo in un comunicato dell’Ance Sicilia Collegio Regionale Costruttori Edili Siciliani. Abbiamo letto bene? 3, 2 miliardi di euro? E dove li ha trovati la Regione siciliana 3,2 miliardi di euro per pagare le imprese?

“Quello di affidare commesse senza avere la necessaria copertura finanziaria è un malcostume che l’Ance Sicilia denuncia da anni”

“Sarà, inoltre, segnalata alla Procura della Corte dei conti l’opportunità di valutare un’azione per danno erariale, sempre nei confronti della Regione, conseguente ai risarcimenti che l’amministrazione dovesse essere condannata a riconoscere ai ricorrenti – leggiamo sempre nel comunicato -. Quello di affidare commesse senza avere la necessaria copertura finanziaria è un malcostume che l’Ance Sicilia denuncia da anni, perché costringe le imprese a farsi carico degli oneri per i debiti assunti dall’amministrazione regionale, sottoponendosi a sovraesposizioni bancarie e costi che, prolungati fin troppo, portano le imprese all’impossibilità di operare e, spesso, al fallimento. Un
metodo non più tollerabile, ancor più ora che alla crisi del 2007, mai superata, si è aggiunta quella creata dalla pandemia da Covid-19. L’Ance Sicilia si chiede se questi ritardi siano creati ad arte per coprire una mancanza di liquidità, oppure se siano conseguenza di una
incapacità della macchina amministrativa di funzionare correttamente. Ma in entrambe le ipotesi sono gravi le responsabilità, e non possono essere le imprese a pagarne il conto. La Regione dovrà essere politicamente ed amministrativamente più veloce e competitiva, se non vuole mandare in necrosi il tessuto imprenditoriale della nostra Isola e se vuole cogliere le future sfide del Pnrr”.

Solo due domande ai vertici dell’Ance Sicilia

“La nostra azione – sottolinea il presidente di Ance Sicilia, Santo Cutrone – è in questa fase rivolta a tutelare le imprese ed i lavoratori dai ritardi registrati quest’anno, ma proseguirà con successive iniziative sul piano dei principi normativi, anche per evitare che simili situazioni si ripresentino negli anni a venire”. Ance Sicilia, infine, promuoverà un’azione legale contro l’arbitraria decisione della Regione di ridurre unilateralmente – e persino con un ulteriore taglio del 5% all’anno, oltre a quello già operato nel 2013, sempre del 5%, rispetto agli importi validi in sede nazionale – i canoni di locazione dovuti contrattualmente per immobili presi in affitto da privati, anche in questo caso arrecando un notevole danno alle imprese edili proprietarie”. Solo due domande ai vertici dell’Ance Sicilia. Dove si trovavano quando, nel 2015, su input del Governo Renzi, venivano cancellati dal Bilancio regionale oltre 5 miliardi di euro di crediti che la Regione vantava soprattutto verso lo Stato? Dove si trovavano nel 2016 quando – sempre su input del Governo Renzi – hanno scippato alla Regione siciliana IVA e IRPEF cambiando le norme di attuazione dell’articolo 36 dello Statuto? Gli amici dell’Ance pensavano che loro non sarebbero stati toccati da questi scippi dello Stato? Cosa glielo faceva pensare?

Pubblicato da